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Politica

Musk accusa il Partito Democratico USA di incoraggiare la gente ad uccidere Trump

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Alcuni esponenti di spicco del partito democratico hanno attivamente incoraggiato la gente a uccidere l’ex presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump, ha affermato lunedì l’imprenditore americano Elon Musk.

 

«Loro hanno attivamente incoraggiato la gente a uccidere Trump», ha commentato Musk in un post su X che definiva Trump «un dittatore malvagio».

 


Musk ha quindi ricordato che Reid Hoffman, suo ex socio in PayPal e co-fondatore di LinkedIn noto per essere uno dei principali donatori del Partito Democratico USA, ha detto al pubblico del festival cinematografico Sundance che avrebbe voluto che Trump fosse un «vero martire», il che, secondo Musk, significa «morto».

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Musk aveva già riportato le parole di Hoffman, personaggio già frequentatore di Jeffrey Epstein, lo scorso luglio, all’altezza del primo attentato contro Trump.

 


Il secondo tentativo di assassinio di Donald Trump è avvenuto domenica al Trump International Golf Club di West Palm Beach, mentre l’ex presidente stava giocando a golf.

 

La polizia ha affermato che gli agenti dei Servizi Segreti hanno aperto il fuoco sul presunto assassino, che si nascondeva tra i cespugli. L’uomo è fuggito dalla scena ma è stato poi arrestato. Sulla scena è stato trovato un fucile in stile AK-47, insieme a due zaini e una telecamera GoPro.

 

L’FBI si è unita alle indagini e le autorità statunitensi stanno trattando la vicenda come un tentativo di assassinio.

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Immagine di UK Government via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
 

 

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Politica

Macron riconferma Lecornu come primo ministro

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Il presidente francese Emmanuel Macron ha reinsediato Sébastien Lecornu come primo ministro, a soli quattro giorni dall’accettazione delle sue dimissioni.   Lecornu aveva rassegnato le dimissioni lunedì, meno di un mese dopo il suo insediamento. Secondo un comunicato dell’Eliseo rilasciato venerdì, sarà lui a guidare la formazione del nuovo governo. La decisione rappresenta una svolta sorprendente dopo giorni di negoziati politici per superare l’attuale impasse parlamentare in Francia.   «Accetto, per senso del dovere, la missione conferitami dal Presidente della Repubblica di fare tutto il possibile per dotare la Francia di un bilancio entro la fine dell’anno e affrontare i problemi quotidiani dei nostri concittadini», ha scritto Lecornu su X.   «Dobbiamo mettere fine a questa crisi politica che esaspera il popolo francese e a questa instabilità che danneggia l’immagine e gli interessi della Francia», ha aggiunto.    

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Nominato appena un mese fa, Lecornu ha affrontato crescenti pressioni nelle ultime settimane, dovendo gestire l’approvazione di un bilancio in un Parlamento francese profondamente frammentato e l’aggravarsi della crisi del debito.   Le sue dimissioni erano arrivate dopo che la proposta di composizione del governo aveva suscitato critiche sia da destra che da sinistra, per la presenza di troppe figure legate al precedente esecutivo guidato dall’ex primo ministro François Bayrou.   La riconferma ha scatenato reazioni immediate e aspre da tutto l’arco politico francese.   Jordan Bardella, leader del partito di destra Rassemblement National, ha definito la decisione «una pessima farsa e un’umiliazione per il popolo francese». La domina del RN Marina Le Pen ha promesso di bloccare qualsiasi nuovo governo francese.   Mathilde Panot, del partito di sinistra La France Insoumise, ha accusato Macron di aggrapparsi al potere nonostante la sua crescente impopolarità. «Mai un Presidente aveva desiderato così tanto governare suscitando disgusto e rabbia», ha dichiarato Panot in un post su X. «Lecornu, dimessosi lunedì, è stato reinsediato da Macron venerdì. Macron rinvia pateticamente l’inevitabile: la sua uscita di scena», ha aggiunto, proponendo di avviare una procedura di impeachment contro il presidente.   Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso l’agenzia di rating Fitch ha declassato l’economia francese da un punteggio creditizio di AA- a uno di A+, il livello più basso mai registrato.  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Politica

L’editore ritira il libro in cui si sostiene che Epstein abbia presentato Melania a Trump

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HarperCollins UK si è scusata con Melania Trump e ha ritirato un libro che affermava che Jeffrey Epstein, condannato per reati sessuali, l’avesse presentata al marito, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

 

Mercoledì, la casa editrice ha dichiarato in una nota di aver «deciso di rimuovere diverse pagine» da una biografia non autorizzata del principe Andrea, scritta dallo storico Andrew Lowine. I passaggi in questione riportavano accuse non verificate secondo cui Epstein avrebbe favorito l’incontro tra la coppia presidenziale statunitense.

 

«Le copie del libro che includono tali riferimenti saranno rimosse definitivamente dalla distribuzione. HarperCollins UK si scusa con la First Lady», si legge nella dichiarazione. Melania Trump ha successivamente condiviso il messaggio sul suo account X.

 


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La biografia, pubblicata a metà agosto, analizzava il rapporto tra il principe Andrea e Epstein, il finanziere americano morto in carcere nel 2019 in attesa di processo per accuse di traffico sessuale. NBC News aveva precedentemente riferito che il libro sosteneva che Epstein avesse «facilitato» l’incontro tra Melania e Donald Trump, in un articolo che descriveva in dettaglio i suoi tentativi di prendere le distanze dall’uomo d’affari caduto in disgrazia.

 

Un portavoce della first lady statunitense (FLOTUS) ha riferito ad Axios che il suo team legale è «attivamente impegnato a garantire immediate ritrattazioni e scuse da parte di coloro che diffondono falsità maligne e diffamatorie», sottolineando che nelle sue memorie Melania afferma di aver conosciuto Donald Trump nel 1998 a una festa a New York tramite un’altra conoscenza.

 

Durante la campagna presidenziale del 2024, Donald Trump aveva promesso di rendere pubblici i «file Epstein», che si presume dettagliassero i legami del finanziere con figure influenti. Tuttavia, dopo il suo insediamento, Trump ha definito l’esistenza di tali documenti una «bufala democratica», una svolta che, secondo i critici, servirebbe a distogliere l’attenzione dai suoi precedenti rapporti con Epstein.

 

Melania Trump ha già ottenuto una ritrattazione dal Daily Beast e da un podcast condotto dallo stratega democratico James Carville per affermazioni simili.

 

Come riportato da Renovatio 21, al contrario, per le sue affermazione sulla FLOTUS, suo marito ed Epstein Hunter Biden ha rifiutato di scusarsi. Melania Trump ha minacciato di fargli causa per un miliardo di dollari, ma il figlio già tossicodipendente di Biden ha risposto a maleparole.

 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Politica

Trump non vince il Nobel. Premiato pure lo scrittore nemico di Orban

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato escluso dalla lista dei candidati al Premio Nobel per la Pace 2025, assegnato venerdì alla politica dell’opposizione venezuelana Maria Corina Machado.   Trump ha più volte dichiarato di meritare il premio per aver, a suo dire, risolto numerosi conflitti internazionali da quando è entrato in carica a gennaio, incluso il più recente a Gaza.   Il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Steven Cheung, ha commentato la notizia affermando che il comitato «ha dimostrato di anteporre la politica alla pace» e ha aggiunto che Trump «continuerà a stipulare accordi di pace, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane».   Il Comitato norvegese per il Nobel ha lodato la Machado, nota critica del presidente venezuelano Nicolas Maduro, «per la sua instancabile difesa delle libertà democratiche in Venezuela e il suo impegno nel realizzare una transizione pacifica dalla dittatura alla democrazia». Maduro ha accusato Machado di aver convogliato fondi americani verso gruppi antigovernativi «fascisti», definendola una pedina per l’ingerenza di Washington negli affari venezuelani.

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La Machado ha mantenuto stretti legami con il governo statunitense per decenni. Nel 2005, fu ricevuta nello Studio Ovale dall’allora presidente George W. Bush.   Durante il primo mandato di Trump, gli Stati Uniti e diverse nazioni occidentali riconobbero il rappresentante dell’opposizione venezuelana Juan Guaidó come «presidente ad interim» del Paese, sebbene i tentativi di Guaidó di prendere il potere attraverso proteste e colpi di stato siano falliti.   Da quando è tornato al potere a gennaio, Trump ha intensificato la pressione su Caracas con sanzioni e operazioni militari, descritte dalla sua amministrazione come azioni antidroga.   Critici, tra cui il senatore repubblicano Rand Paul e Juan Gonzalez, ex diplomatico di alto livello nell’amministrazione di Joe Biden, sostengono che la Casa Bianca stia perseguendo una strategia di cambio di regime già sperimentata. Il Segretario di Stato di Trump, Marco Rubio, noto oppositore di Maduro, è considerato il principale promotore di questa linea.   All’inizio di questa settimana, il Comitato per il Nobel ha assegnato il Premio per la Letteratura allo scrittore ungherese Laszlo Krasznahorkai, critico del primo ministro ungherese Viktor Orban, uno dei più fedeli alleati di Trump in Europa.  

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