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Mons. Viganò: Messaggio alla Resistenza Cattolica in Polonia

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Renovatio 21 pubblica il messaggio di monsignor Carlo Maria Viganò alla Resistenza Cattolica in Polonia intitolato «Resistite Fortes» ed emesso il 31 maggio 20124..

 

 

Eccellenza Reverendissima, caro Mons. Michal, Reverendi sacerdoti e chierici, carissimi fedeli: permettetemi anzitutto di ringraziarvi per avermi invitato ad intervenire al vostro convegno, a difesa della Fede Cattolica e a denuncia delle deviazioni della Gerarchia modernista. La vostra comunità in Polonia costituisce il nucleo della futura rinascita del Cattolicesimo nella vostra amata Patria.

 

La vostra fedeltà, e la fedeltà ancor più coraggiosa dei vostri Pastori vi rende oggi privilegiati: perché con gli occhi della Fede, e con l’ammaestramento della vostra Storia patria, siete in grado di riconoscere quell’epocale battaglia in corso tra Dio e Satana, che si concluderà alla fine dei tempi con la vittoria di Cristo sull’Anticristo, proprio nel momento in cui il regno del figlio dell’iniquità sembrerà al suo apogeo.

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Una battaglia senza quartiere, che oggi in altre Nazioni è combattuta in modo ancor più aspro e cruento, e che voi conoscete da un tempo più recente, e in particolare dopo che le epurazioni bergogliane hanno messo a tacere le voci di Vescovi non totalmente asserviti alla tirannide del Gesuita Argentino.

 

Nel frattempo, crisi di governo e diktat politici dell’Unione Europea hanno portato nel vostro Parlamento e fatto assurgere a ruoli di governo gli emissari del World Economic Forum, principale artefice dell’agenda globalista.

 

Le riforme che costoro vi stanno già imponendo sono chiaramente volte a distruggere la Polonia colpendola nella Fede, nella morale, nel suo patriottismo, nella sua memoria storica, nella sua identità.

 

Parlare di Polonia senza parlare di Chiesa Cattolica è impossibile. La Polonia è, tra tutte le nazioni slave, la più grande a professare la Fede cattolica. Sin dal Battesimo di Miecislao I, nel 966, e con lui di tutta la sua Corte – e questo grazie alle preghiere e alla testimonianza della Regina Dubrawka di Boemia – la Polonia è una nazione cattolica e tale rimase attraverso i secoli, nonostante le numerose guerre che si trovò a combattere contro i pagani, contro gli idolatri islamici, contro gli eretici protestanti e infine contro il materialismo ateo del Comunismo bolscevico. Ma in tutte quelle battaglie, la fiamma della Fede non fu mai affievolita, né messa a rischio di spegnersi come in questi ultimi, sventuratissimi decenni.

 

Per grazia di Dio, le grandi celebrazioni per il Millenario del Battesimo della Polonia nel 1966 – ma già iniziate nel 1957 con una Novena preparatoria di digiuno e penitenza cui aderirono tutti i Cattolici polacchi – ebbero il merito di oscurare le tristi vicende che in quegli anni travagliarono la Chiesa universale, vittima di quel colpo di stato modernista che fu il Concilio Vaticano II.

 

Il Sacrum Poloniæ Millennium portò i vostri nonni e i vostri padri ad accompagnare in processione per tutta la vostra Patria la vuota cornice dell’icona della Vergine di Częstochowa, in coraggiosa testimonianza cristiana dinanzi ai divieti del governo comunista.

 

Voi avevate sotto gli occhi gli orrori di un regime tirannico e anticristiano, e secoli di memoria di guerre e di caduti per difendere la Polonia dall’invasione maomettana. Parlare a voi Cattolici polacchi di ecumenismo, di dialogo con gli eretici e di laicità dello Stato vi avrebbe fatti insorgere con sdegno contro chi avesse cercato di convincervi a rinnegare la vostra Fede e la vostra identità nazionale, intrinsecamente cattolica.

 

Eppure oggi sono i vertici della Chiesa a chiedervi di cancellare quei mille anni di Storia patria, in nome di un’inclusività che in altre Nazioni sta distruggendo la loro identità cristiana e riportando la barbarie.

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Pochi, in quegli anni di rivoluzione, compresero quello cui pure in ambito civile avevano assistito: la spartizione della Polonia tra Germania e Unione Sovietica avvenuta nel 1939 – quando gli Alleati vi promisero un sostegno che poi colpevolmente non vi vollero garantire – sembrava ripetersi in ambito religioso trent’anni dopo, quando la Gerarchia modernista vi lasciò spiritualmente disarmati dinanzi all’assalto sempre più feroce dei due principali nemici della Chiesa: il Liberalismo e il Comunismo, entrambi partoriti dalla Massoneria.

 

Vi tolse – ci tolse – la Messa Cattolica, e con essa l’intero tesoro di spiritualità e dottrina della Liturgia apostolica. Al suo posto vi offrì, come un tozzo di pane rancido gettato a chi si è visto privare del proprio posto alla mensa del Re, un rito plagiato dagli eretici e pensato per compiacere loro, a detrimento dell’adorazione dovuta alla Maestà di Dio.

 

Vi tolse la purezza della dottrina cattolica, per darvi i sassi del Concilio e gli scorpioni dei modernisti. Ed oggi vi chiede di riconoscere come Padre comune un eresiarca apostata, che ha infestato la Curia Romana di suoi protetti o di personaggi che tiene sotto ricatto.

 

Vi chiede di conservare la comunione con il primo demolitore della comunione cattolica, minacciandovi che se non riconoscete la sua autorità usurpata e il suo magistero ereticale sareste separati dalla Chiesa Cattolica, cui costui palesemente non appartiene, ma che osa rivendicare su di essa la sacra Autorità di Cristo.

 

Avrete ormai compreso, cari fedeli, che questo è un attacco che non si limita ad una crisi interna alla Chiesa cattolica, ma che coinvolge l’umanità intera, i governi delle nazioni, i leader delle organizzazioni sovranazionali, le grandi famiglie usuraie dell’alta finanza e con essi tutto il seguito di cortigiani e servi, convinti che servendo il potente potranno salvarsi dalla rovina incombente.

 

Siamo dinanzi ad un colpo di Stato globale, in cui una minoranza di traditori e di corrotti è riuscita a salire sino ai vertici delle istituzioni, spartendosi il potere tra deep state in ambito civile e deep church in ambito ecclesiale. Entrambi obbediscono alla medesima lobby satanica, alle medesime Logge, agli stessi personaggi votati al Male.

 

E gli orrori che lentamente ma inesorabilmente vanno diventando normalità nella vostra Patria, noi li abbiamo già veduti da tempo: l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda – tutte nazioni un tempo cattoliche – sono ostaggio di eversori che abusano del proprio potere per nuocere scientemente ai propri sudditi.

 

I cittadini si trovano ad essere considerati come nemici dallo Stato, mentre i fedeli sono considerati nemici della Chiesa; e chi li accusa ostenta i propri vizi, la propria corruzione, l’irridente presunzione di impunità, l’illusione di aver già vinto.

 

Avete dei Ministri che vi impongono l’ideologia woke e tutto il ciarpame LGBTQ+, che vogliono costringervi ad accettare l’aborto, l’eutanasia, la maternità surrogata, la transizione di genere, la sostituzione etnica, le nozze sodomitiche, la distruzione dell’agricoltura e dell’allevamento, la follia green, l’avvelenamento dell’aria e delle acque con la geoingegneria, il vostro impoverimento in nome di guerre per procura e di continue emergenze, la vostra trasformazione in schiavi mediante il controllo totale e in malati cronici mediante i sieri genici e finti vaccini.

 

Ma avete anche una Gerarchia che tace, come ha taciuto in Italia, in Francia, in Irlanda, in Spagna, in Portogallo e ovunque il piano infernale del Nuovo Ordine Mondiale potesse essere in qualche modo ostacolato dalla Fede e dalla Morale del popolo.

 

E sul Soglio che fu del Beato Pio IX oggi siede – abominazione della desolazione – il Gesuita Argentino, il piazzista di BigPharma, l’apostolo del cambiamento climatico, l’adoratore della Pachamama, il fautore della persecuzione dei Cattolici cinesi, il difensore di pornografi e pervertiti, il promotore del business dell’invasione islamica, il servo del World Economic Forum, il manovratore della farsa sinodale, il nemico della Messa di San Pio V, il liquidatore fallimentare della Chiesa di Cristo.

 

Ma in questa oscena ostentazione di quanto più alieno al Papato si possa pensare; in questa sfrontata offesa a Dio, ai Martiri e ai Santi della Chiesa di tutti i tempi; in questa desolante prova di pavidità e di vile cortigianeria di tanti cardinali, vescovi e sacerdoti; e nella evidenza che la congiura del sinedrio globalista vede come complici gli eversori nello Stato e quelli infiltrati nella Gerarchia cattolica, gli occhi del popolo e di tanti sacerdoti vanno finalmente aprendosi.

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Il baratro che separa i cittadini dai loro governanti è lo stesso di quello che divide i fedeli dai loro Pastori. L’asservimento all’élite da parte di chi è costituito in autorità è ormai talmente evidente da sconcertare anche i più moderati.

 

Per questo è indispensabile che comprendiate il pericolo che incombe sulla Polonia, e che lo facciate comprendere a chi si illude di poter evitare ciò che altrove si è già verificato.

 

Perseverate, cari fratelli! Perseverate, resistite fortes in fide! Perché il nostro avvicinarci agli ultimi tempi richiede una testimonianza eroica ma ci riserva anche grandi consolazioni.

 

Come le pecore riconoscono la voce del Buon Pastore, così le anime seguono i Ministri di Dio che si fanno docili strumenti della Grazia e che ardono del fuoco della Carità. Se siamo pochi ora, saremo in numero sempre maggiore, e potremo creare delle comunità diffuse in cui educare cristianamente i nostri figli e trasmettere loro ciò che li renderà forti e determinati.

 

Se oggi siete derisi, domani vi renderanno onore. Se vi emarginano, domani verranno a bussare alla vostra porta. Ma proprio perché avete compreso e dovrete tramandare ai posteri quel nucleo di resistenza che domani permetterà di ricostruire e riconvertire la Polonia, avete il dovere di vivere coerentemente alla Fede Cattolica che professate, essendo per gli altri modello di buoni Cristiani.

 

Questo, carissimi fratelli, è il mio più sincero auspicio per tutti voi.

 

Questa dev’essere la vostra determinazione.

 

Questa la Grazia che invochiamo insieme alla Beata Vergine Maria di Częstochowa, Regina della Polonia.

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

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Papa Leone incontra le vittime di abuso poco dopo aver lodato don Milani

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Papa Leone XIV ha incontrato gli attivisti di ECA (Ending Clergy Abuse), rete costituta da vittime di abusi del cleroparticolarmente attiva negli Stati Uniti. I giornali mainstream riportano la notizia sottolineando come si tratterebbe di una «prima volta».   Si tratta del primo tra Papa Leone XIV e un gruppo di vittime, nonché il primo con un’associazione dedicata alla lotta contro gli abusi. I suoi predecessori, da Benedetto XVI a Francesco I, avevano incontrato gruppi di vittime, ma mai organizzazioni strutturate come ECA, che ha seguito molti viaggi di papa Francesco con proteste, specialmente nei Paesi più colpiti dagli abusi, senza però essere mai ricevuta. Oggi, invece, l’associazione ha varcato le porte del Vaticano.   Pochi giorni fa, la Pontificia Commissione per la tutela dei minori aveva pubblicato il Rapporto annuale, evidenziando la lentezza di alcune diocesi nel contrastare gli abusi. Tra i casi critici è stato citato l’Italia, con la CEI che ha replicato sottolineando gli sforzi compiuti in formazione e prevenzione.  

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«È stata una conversazione profondamente significativa», ha dichiarato Gemma Hickey, presidente di ECA e sopravvissuta agli abusi in Canada. «Riflette un impegno comune per la giustizia, la guarigione e un cambiamento autentico. I sopravvissuti hanno a lungo cercato un posto al tavolo, e oggi ci siamo sentiti ascoltati». ECA definisce l’incontro «un passo storico e pieno di speranza verso una maggiore cooperazione».   Non è chiaro se tale organizzazione di vittime, premiata con l’udienza papale a favore di telecamere, abbia presente che solo pochi giorni fa il papa ha lodato, per la seconda volta, un sacerdote, diciamo così, controverso, definendolo perfino ripetutamente «profeta».   Il quadretto edificante avviene infatti a poche ore da un riferimento entusiastico fatto nei confronti di Don Milani. L’11 ottobre, parlando ai pellegrini delle diocesi toscane, Prevost ha citato in modo molto benevolo il controverso prete-maestro della Barbiana: «Don Lorenzo Milani, profeta della Chiesa toscana, che Papa Francesco ha definito “testimone e interprete della trasformazione sociale ed economica”, aveva come motto “I care“, cioè “mi importa”, mi interessa, mi sta a cuore».   Non è la prima volta.  Il 12 giugno all’incontro con il clero della diocesi di Roma aveva definito di Don Lorenzo Milani come di «un profeta di pace e giustizia».   Scandali vari – il più grosso esploso sui giornali nel 2017, all’altezza dell’uscita del romanzo di Walter Siti Bruciare tutto, che faceva a partire dalla sua dedica un pesante ammiccamento – hanno portato alla luce lettere scritta da Don Milani dal contenuto fortemente inquietante.   In un lettera di Don Milani a Giorgio Pecorini, contenuta nel libro di quest’ultimo Don Milani! Chi era Costui? (Baldini&Castoldi, 1996, pp. 386-391), il presbitero autore del celebre Lettera ad una professoressa scriveva:   «… Come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani più che la Chiesa e il Papa? E che se un rischio corro per l’anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!) (…)  E chi potrà mai amare i ragazzi fino all’osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno e desideri il Paradiso?». Il corsivo è nostro.   In un’altra lettera ad un amico vi sarebbe scritto «Vita spirituale? Ma sai in che consiste oggi per me? Nel tenere le mani a posto».

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Nonostante questi fatti, e voci ricorrenti sul personaggio che non circuitavano solo nel circoli tradizionalisti a lui ostili, negli anni scorsi la chiesa toscana sembrava indirizzata a tentare il processo di beatificazione del Milani, processo che, con evidenza, davanti a questi macigni subì una battuta d’arresto.   Ciononostante, il 20 giugno 2017 Bergoglio – che aveva avuto pure i suoi scandali con il caso della «Casita de Dios», ma anche col presbitero cileno Karadima, col prete ciellino don Inzoli etc. –  effettuò un «pellegrinaggio» (sic – proprio come per i viaggi presso santuari e luoghi sacri) a Barbiana, per onorare don Milani. Un segnale che per molti è apparso chiaro, e terrificante.   Ora, papa Prevost si rivela, come in tanti altri temi, dalla sin0dalità all’omotransessualismo alla farsa climatica – totalmente in linea con il predecessore, lasciando intendere un papato di continuità totale con la catastrofe conciliare in generale e la catastrofe bergogliana in particolare.

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«Persecuzione feroce e genocida contro i cattolici» e «vile e cortigiana complicità». Mons. Viganò contro Parolin sulle persecuzioni in Nigeria

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha pubblicato su X una dura accusa alle parole del cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin che sembrano sminuire la persecuzione anticristiana che sta insanguinando da anni la Nigeria.

 

«Conosco bene e porto quotidianamente nel cuore la situazione di sofferenza e di persecuzione dei Cattolici nigeriani, essendo vissuto in Nigeria per sei anni, dal 1992 al 1998, come Nunzio Apostolico» scrive Viganò ricordando la sua esperienza diplomatica.

 

«Le parole vergognose del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin sul presunto “conflitto sociale” in Nigeria mistificano la realtà di una persecuzione feroce e genocida contro i Cattolici, martirizzati mentre Roma vaneggia di sinodalità e inclusività».

 

«Mentre la Gerarchia si schiera apertamente in favore dell’islamizzazione dell’Europa cristiana e osa definire “diritto umano” la libertà religiosa del Vaticano II, migliaia di fedeli continuano a testimoniare eroicamente il Vangelo di Cristo, e il loro sangue grida vendetta al Cielo» tuona il prelato lombardo.

 

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«No, Eminenza: i Cattolici nigeriani sono uccisi in odio alla Fede che essi professano, da parte di mussulmani e in obbedienza al Corano. Quegli stessi mussulmani che stanno trasformando le vostre chiese in moschee, con la vostra vile e cortigiana complicità, e che presto rovesceranno i governi per imporre la sharia agli “infedeli”» continua l’arcivescovo.

 

«La responsabilità della chiesa bergogliana e post-bergogliana in questo crimine contro Dio e contro l’uomo rimarrà a perenne esecrazione del tradimento dei Pastori».

 

La persecuzione anticristiana in Nigeria si è aggravata dopo il 1999, quando 12 stati del Nord hanno adottato la sharia. L’ascesa di Boko Haram nel 2009 ha segnato un’ulteriore escalation, con il gruppo noto per il rapimento di centinaia di studentesse nel 2014, di cui 87 risultano ancora disperse.

 

Recentemente, attacchi nel Paese hanno incluso rapimenti e omicidi di sacerdoti e seminaristi cattolici. A luglio, la diocesi di Auchi, nello Stato di Edo, ha riferito che uomini armati hanno attaccato il Seminario Minore dell’Immacolata Concezione, uccidendo una guardia e rapendo tre seminaristi.

 

Come riportato da Renovatio 21rapporto pubblicato quest’estate dalla Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) ha evidenziato numerosi attacchi sponsorizzati dallo Stato contro i cristiani in Nigeria.

 

La situazione è deteriorata al punto che il rapporto 2025 della Lista Rossa di Global Christian Relief (GCR) ha indicato la Nigeria come uno dei luoghi più pericolosi per i cristiani. Nella primavera del 2023, la Società Internazionale per le Libertà Civili e lo Stato di Diritto ha riferito che oltre 50.000 persone sono state uccise nel Paese per la loro fede cristiana dal 2009.

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Nel suo rapporto del 2025, l’USCIRF ha esortato il governo statunitense a designare la Nigeria come «paese di particolare preoccupazione», esprimendo delusione per la lentezza, e a volte apparente riluttanza, del governo nigeriano nel rispondere a questa violenza, creando un clima di impunità per gli aggressori.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli ultras della nazionale romena, a quanto pare più cristiani di Parolin, durante una recente partita di qualificazione ai mondiali a Bucarest hanno esposto un grande striscione con la scritta «DIFENDETE I CRISTIANI NIGERIANI».

 


 

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Una donna a presiedere il declino definitivo dell’anglicanesimo

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La nomina di Sarah Mullally ad «arcivescovo» di Canterbury, annunciata il 3 ottobre 2025, ha sconvolto l’anglicanesimo, esacerbando le crescenti divisioni che affliggono questo protestantesimo surrogato da decenni.   Prima donna a ricoprire questa posizione emblematica, succedendo a Justin Welby, che si dimetterà nel gennaio 2026, Sarah Mullally, leader dell’anglicanesimo londinese, intende incarnare il «progresso verso la parità di genere» all’interno di una confessione protestante che sembra più che mai allo stremo delle forze.   La decisione, approvata da Re Carlo III, di insediare questa donna nella sede primaziale di Canterbury ha suscitato scalpore in tutto il mondo, soprattutto nel continente africano, e in tutta la religione anglicana, che conta circa 85 milioni di fedeli distribuiti in 42 province autonome in tutto il mondo.

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Non sorprende che per decenni l’anglicanesimo si sia fratturato a causa di mode progressiste: l’ordinazione delle donne, le benedizioni per le coppie dello stesso sesso e l’interpretazione della Bibbia. Finora, tuttavia, l’«arcivescova» di Canterbury, considerato un «primus inter pares», uno «strumento di comunione», ha svolto un ruolo tanto simbolico quanto cruciale nel mantenere una parvenza di coesione all’interno di questa religione nata dallo scisma di Re Enrico VIII nel XVI secolo.   Sotto la guida di Justin Welby, le tensioni si sono intensificate, in particolare dopo che il Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra ha approvato le benedizioni per le coppie dello stesso sesso nel 2023, una mossa considerata dai conservatori come un tradimento degli insegnamenti biblici. La nomina di Sarah Mullally, che ha sostenuto queste misure come un «faro di speranza per la Chiesa», ha ulteriormente radicato queste divisioni.   Anche gruppi conservatori come la Global Anglican Future Conference (GAFCON) e la Global South Fellowship of Anglican Churches (GSFA) hanno reagito immediatamente alla nomina di Mullally: la GAFCON, un’alleanza di province anglicane prevalentemente africane e asiatiche, ha espresso il suo «dispiacere» per la scelta ratificata da Re Carlo III.   In una dichiarazione, il suo presidente, Laurent Mbanda del Ruanda, ha affermato che la Chiesa d’Inghilterra (anglicana) ha scelto una guida che «dividerà ulteriormente una Comunione già frammentata». E accusa Sarah Mullally di promuovere «insegnamenti non biblici e revisionisti sul matrimonio e sulla moralità sessuale», citando il suo sostegno alle benedizioni per le coppie LGBT.   Il GAFCON insiste sul fatto che la maggioranza della Comunione anglicana aderisce a un episcopato esclusivamente maschile, negando qualsiasi legittimità al nuovo «arcivescovo» di Canterbury. La dichiarazione ribadisce la Dichiarazione di Kigali del 2023, che affermava come l’arcivescovo di Canterbury avesse perso il suo ruolo storico di «strumento della Comunione anglicana».   Lo stesso tono è stato espresso dal GSFA, presieduto da Justin Badi, leader anglicano del Sud Sudan, che ha descritto la promozione di Sarah Mullally come «grave» e «un ulteriore sintomo della crisi di fede e autorità» che sta dilagando nella comunità anglicana.   Queste dichiarazioni sottolineano una frattura formale e sempre più ampia: le province del Sud del mondo, che rappresentano oltre 60 milioni di anglicani – la maggioranza – stanno ancora una volta rifiutando l’autorità della Sede di Canterbury, che avevano già dichiarato «scomunicata» nel 2023, optando per strutture alternative come la GAFCON e la GSFA.

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Queste fratture sono più pronunciate in Africa, dove l’anglicanesimo sta vivendo una crescita che contrasta con il suo declino nel Vecchio Continente. L’Africa subsahariana ospita le province anglicane più prospere, come la Chiesa di Nigeria, con 20 milioni di fedeli, e quelle di Uganda, Kenya e Ruanda, che sostengono tutte un’interpretazione più tradizionale della Bibbia.   La disintegrazione della «comunione» anglicana non sorprende, e la storia ha sufficientemente documentato il destino delle comunità che hanno scelto di separarsi dall’unità romana.   Ciò che sta accadendo sulle rive del Tamigi può, in ogni caso, servire da esempio ai prelati cattolici progressisti, spinti da un mal indirizzato zelo riformista: più ci separiamo dalla Rivelazione – e dalle sue due fonti, Scrittura e Tradizione – più ci prepariamo a un futuro disilluso…   Articolo previamente apparso su FSSPX.News   SOSTIENI RENOVATIO 21
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