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Mons. Viganò: il silenzio dei vescovi è uno scandalo grande quanto lo stesso Bergoglio
Monsignor Carlo Maria Viganò ha affidato a X parole di commento riguardo la mancata reazione dei vescovi alle recenti dichiarazioni indifferentiste di Bergoglio, per il quale tutte le religioni portano a Dio – un’idea condannata severamente dalla Scrittura e da secoli di magistero cattolico.
«Ciò che ci scandalizza e ci riempie di orrore non è tanto la serie delle provocazioni monomaniacali di Bergoglio, che ormai ha dato prova della sua indole ribelle e apostatica; quanto la complicità vile dell’intero Episcopato» scrive il già nunzio apostolico negli USA.
«Non mi capacito di come possa un Successore degli Apostoli tollerare l’aperta apostasia dalla Fede di colui che si presenta come capo della Chiesa, come se si trattasse dei vaneggiamenti di uno squilibrato a cui non dare troppa attenzione».
Ciò che ci scandalizza e ci riempie di orrore non è tanto la serie delle provocazioni monomaniacali di Bergoglio, che ormai ha dato prova della sua indole ribelle e apostatica; quanto la complicità vile dell’intero Episcopato.
Non mi capacito di come possa un Successore degli… pic.twitter.com/jBf4vJbw9e
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) September 17, 2024
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«Penso con orrore a ciò che Nostro Signore imputerà a costoro, quando si presenteranno al Suo cospetto e dovranno rendere conto del loro silenzio dinanzi alla sistematica distruzione della Chiesa» continua l’arcivescovo.
«Sono questi i peccati di cui la Gerarchia deve pentirsi e chiedere perdono».
Come riportato da Renovatio 21, monsignor Viganò aveva dapprima reagito alle blasfemie di Singapore notando che «Bergoglio non contraddice il Vaticano II: ne applica i principi sine glossa. Ma per i conservatori montinian-ratzingeriani, le parole della Sacra Scrittura e le condanne del Magistero infallibile valgono meno delle ambiguità del loro Concilio».
In un comunicato di tre mesi fa, l’arcivescovo Viganò aveva scritto che «il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana “chiesa sinodale” è necessaria metastasi».
«Tutto ciò che Bergoglio compie costituisce un’offesa e una provocazione a tutta la Chiesa Cattolica, ai suoi Santi di tutti i tempi, ai Martiri che sono stati uccisi in odium Fidei, ai Papi di tutti i tempi fino al Concilio Vaticano II».
Due giorni fa l’arcivescovo aveva dichiarato di Bergoglio che «le sue parole menzognere sono particolarmente insidiose perché rivolte alle nuove generazioni, che Bergoglio inganna, facendo loro credere che è possibile salvarsi senza riconoscere che Gesù Cristo è il Figlio Dio, Unico Salvatore, e che la Sua Chiesa è l’unica arca di salvezza».
«Io sono la porta (Gv 10, 9) ha detto di Sé Nostro Signore. Negare questa verità significa apostatare dalla Fede e calpestare la Croce. Farlo dal più alto Soglio è uno scandalo di gravità inaudita, superato solo dal silenzio pavido o complice della maggioranza dell’Episcopato».
«La “passio Ecclesiæ” si compie nel tradimento di un’autorità usurpata, di un nuovo Sinedrio altrettanto apostata.
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Il Vaticano rifiuta di formulare un «giudizio definitivo» sulle donne diacono
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Spirito
Papa Leone XIV inaugura il suo magistero aereo
Come il suo predecessore, Leone XIV adottò la pratica di tenere conferenze stampa in aereo al ritorno dal viaggio apostolico. Il 2 dicembre 2025, il pontefice rispose a domande su vari argomenti: il sinodo tedesco, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e il dialogo con l’Islam. Su questi argomenti, le sue risposte, spesso convenzionali, erano in netto contrasto con le dichiarazioni a volte esplosive di Francesco.
Si guadagna quota a 10.000 metri ? La domanda è lecita. In ogni caso, questo era l’ obiettivo dichiarato della prima conferenza stampa aerea del nuovo pontificato. L’intervista è iniziata con una domanda sul fatto che Leone XIV fosse un «papa americano» nel contesto del processo di pace in Medio Oriente e sui suoi rapporti con i leader chiave della regione e con l’ amministrazione Trump.
Il pontefice ha ribadito con forza la sua convinzione che una pace duratura sia possibile e ha confermato di aver parlato con diversi capi di Stato e con Washington. Ha promesso di proseguire questi sforzi, personalmente o tramite la Santa Sede, per realizzare questa aspirazione alla pace.
Fu poi affrontato il caso del Libano, gravemente colpito dal conflitto tra Israele e Hezbollah. Leone XIV ha confidato che la diplomazia vaticana non si limitava a dichiarazioni pubbliche: agiva attivamente «dietro le quinte». Rivelò che durante il suo viaggio aveva incontrato rappresentanti di vari gruppi coinvolti in conflitti interni e internazionali.
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Interrogato su possibili contatti con Hezbollah – attore chiave nella regione – il Santo Padre ha confermato che gli scambi sono avvenuti. Senza entrare nei dettagli, ha ribadito la posizione coerente della Chiesa: è imperativo deporre le armi e sedersi al tavolo dei negoziati, unico modo efficace per porre fine alla violenza.
Il papa ha poi risposto a domande più personali sui suoi inizi come Pastore Supremo e sui sentimenti provati al momento della sua elezione. Con umorismo, ha raccontato di aver pensato di più al suo futuro ritiro quando il Sacro Collegio lo ha scelto. Riguardo al conclave, il successore di Francesco ha sottolineato la segretezza che lo circonda e si è rammaricato per le fughe di notizie avvenute dopo la sua elezione.
Al momento di accettare il pontificato sovrano, colui che pochi secondi prima era immobile, il cardinale Robert Prevost, ha affermato di aver praticato il «lasciar andare» di fronte alla volontà divina, frutto in particolare della lettura di La Pratica della Presenza di Dio, di frate Lorenzo della Resurrezione, un carmelitano scalzo francese del XVII secolo.
Affrontando le tensioni tra NATO e Russia, il Papa ha sottolineato la complessità dei conflitti moderni. Ha espresso una visione sfumata delle iniziative di pace in Ucraina: mentre gli Stati Uniti possono proporre piani, il pieno coinvolgimento dell’Europa nei negoziati rimane, a suo avviso, una questione cruciale. Ha sottolineato in particolare il ruolo dell’Italia, che, in virtù della sua storia e cultura, possiede, a suo avviso, una «capacità unica di mediazione» che la Santa Sede è pronta a incoraggiare per raggiungere una «pace giusta».
Il pontefice ha poi delineato i suoi programmi di viaggio: l’Africa ha avuto un ruolo di primo piano, con una preferenza personale per l’Algeria; l’America Latina (Argentina, Uruguay, Perù) è rimasta una possibilità in una fase successiva.
Riferendosi alla situazione esplosiva in Venezuela, ha sottolineato che la Chiesa locale e il nunzio apostolico stavano lavorando instancabilmente per allentare le tensioni per il bene della popolazione, principale vittima del conflitto. Interrogato su possibili minacce di intervento militare o di operazioni volte a «eliminare» l’attuale governo, Leone XIV si è mostrato molto cauto e ha chiaramente favorito la ricerca del dialogo.
Interrogato sull’Islam, che molti cattolici percepiscono come una minaccia all’identità cristiana dell’Occidente, il Papa ha ripetuto alcuni luoghi comuni: le paure sono spesso «strumentalizzate» da «chi si oppone all’immigrazione», e ha presentato il Libano come una «lezione» di convivenza tra musulmani e cristiani, a rischio di apparire estraneo alla realtà vissuta da molti.
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Interrogato sul Cammino sinodale tedesco e sulla sua influenza sulla Chiesa, Leone XIV si mosse con cautela, riconoscendo che la sinodalità può essere vissuta in modo diverso a seconda del contesto, ma espresse una preoccupazione: alcuni aspetti del Cammino sinodale in Germania potrebbero non riflettere fedelmente le aspirazioni dei cattolici tedeschi. Ribadì l’ importanza del dialogo continuo tra i vescovi tedeschi e la Curia romana per garantire che il «Cammino sinodale tedesco» non si allontani dal cammino della Chiesa universale.
Infine, il Papa ha concluso spiegando il significato del suo motto, In Illo Uno Unum («In Colui che è Uno, noi siamo uno»), in risposta a una domanda sul contributo dei cristiani orientali all’Occidente. In un mondo segnato dall’individualismo , ha portato come esempio quei cristiani capaci di offrire un «bacio» o un «abbraccio» nonostante le ferite della guerra.
A suo avviso, quanto più l’umanità promuoverà l’amicizia, il dialogo e la comprensione, tanto più si allontanerà dalla guerra e dall’odio. Un appello nobile nelle sue intenzioni, ma che non può essere realizzato senza una conversione soprannaturale e genuina alla fede nell’unico Signore Gesù Cristo.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine screenshot da YouTube
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Mons. Viganò: «chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re»
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene… pic.twitter.com/2fH1Ro36Oq
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) December 1, 2025
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