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Mons. Aguer: i canti anti-Milei durante la Santa Messa minano il sacro mistero della liturgia

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Renovatio 21 pubblica questo testo di monsignor Hector Aguer, arcivescovo emerito della diocesi argentina di La Plata, riguardo il fenomeno di canti contro il presidente argentino Javier Milei all’interno delle chiese durante le funzioni religiose.

 

Recentemente nelle parrocchie di Buenos Aires si sono verificati una serie di scandali, tutti dello stesso tipo: canti durante la messa contro il presidente Javier Milei. Il tema era «la patria no se vende» [«la patria non è in vendita», ndr].

 

Si tratta ovviamente di una questione politica che si intromette nel luogo più sacro della Tradizione cattolica. È successo nella parrocchia della Santa Croce, nel quartiere di San Cristóbal, e nella parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, a Constitución. Forse sto dimenticando qualche nome per questo sforzo concertato; non è difficile immaginare da quale angolo dell’opposizione provenga. Qualcosa di simile era avvenuto anche durante la presidenza di Mauricio Macri qualche anno fa.

 

La Prensa racconta quanto accaduto nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria, affidata ai Clarettiani. Il giornale cita le scuse del celebrante: «Monsignor [Gustavo Oscar] Carrara si è scusato per i canti durante la messa». In questo caso, forse, la circostanza ha discretamente favorito la reazione del gruppo dietro al coro. Si trattava di una Messa «per padre Mauricio Silva, membro dei Piccoli Fratelli del Vangelo che, mentre lavorava come spazzino, fu arrestato e poi scomparve il 14 giugno 1977».

 

Mi permetto una digressione per segnalare il caso di padre Pablo Gazzarri, sacerdote di Buenos Aires che si era unito ai Piccoli Fratelli del Vangelo in quei giorni sinistri e scomparve il 27 novembre 1976. Questo sacerdote, con il quale avevo una stretta amicizia, custodiva le armi dei Montoneros nella chiesa dove era vicario parrocchiale. C’è da chiedersi se davvero abbiano fatto sparire Silva solo perché lavorava come spazzino.

 


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Secondo La Nación, monsignor Carrara «ha commentato che nella celebrazione si è ricordata la vocazione di Silva di gridare il Vangelo con la vita, poiché era amico dei poveri ed era semplicemente un lavoratore come tanti». Carrara ha spiegato che «prima della benedizione finale sono stato sorpreso da una signora che ha cominciato a scandire “La patria non è in vendita”. Molti dei presenti in chiesa hanno continuato il canto per un minuto». Le sue scuse sono che ha capito che «alcuni semplici fedeli avrebbero potuto essere confusi o addirittura turbati da questa situazione, che potrebbe essere interpretata come una politicizzazione partigiana della celebrazione dell’Eucaristia, che è sacramento di unità».

 

Allo stesso tempo, leggo su La Prensa che monsignor Oscar Vicente Ojea, presidente della Conferenza Episcopale Argentina, prevedeva una reiterazione di questo tipo di atteggiamenti.

 

Lanciando un monito prima della messa per le «Madri della Patria» di mercoledì 19 giugno, per rendere omaggio a coloro che lavorano nelle mense e nelle mense dei poveri, monsignor Ojea ha detto: «Non intendiamo invitare nessun politico a questo Messa, perché non vogliamo che qualcosa di così proprio dell’essere umano che non appartiene a nessun particolare settore politico venga utilizzato in alcun modo».

 

La questione della presenza di un politico è irrilevante. Nei casi citati non c’era nessun politico; era un gruppo di fedeli – non escludo infiltrati kirchneristi – a guidare i canti.

 

Jorge García Cuerva, arcivescovo di Buenos Aires, era un po’ più vicino alla spiegazione corretta. Nella parrocchia di San Ildefonso, nel quartiere Palermo, ha detto che «non è giusto che le cerimonie religiose servano per dividere, frammentare e partigianizzare». Ha aggiunto che «la Messa è qualcosa di sacro, la Messa è nel nucleo più profondo della fede del nostro popolo».

 

Purtroppo, l’argomentazione dell’arcivescovo è di ordine antropocentrico: «È qualcosa di sacro, ci aiuta a unirci, a diventare umani, a nutrirci e a essere testimoni del regno [di Dio] nelle strade»

 

È notevole come i nostri attuali vescovi ignorino il fatto che la Messa è indirizzata a Dio; è un sacrificio di adorazione e di supplica che contiene sacramentalmente la morte e la risurrezione di Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. È questa confusione che si sperimenta in tante messe con la chitarra, con canti che non costituiscono una lode oggettiva della Santissima Trinità.

 

Nelle Messe in cui si sono sentiti canti anti-Milei, il danno maggiore è stato lo indebolimento del mistero liturgico, come se la Messa fosse un incontro protestante o evangelico.

 

Contro una tale abolizione del mistero del culto protesta unanime tutta la Tradizione, dall’età post-apostolica fino al Concilio Vaticano II. I vescovi non hanno letto Sacrosanctum Concilium? In questo testo, approvato praticamente all’unanimità, la liturgia è presentata come la rappresentazione sacramentale del Mistero pasquale, con l’Eucaristia come celebrazione di questo mistero per eccellenza.

 

I canti politici costituiscono una profanazione, un abuso arbitrario e antropocentrico, di una realtà teologica in cui Dio è presente. Dobbiamo restituire alla liturgia cattolica l’esattezza, la solennità e la bellezza che sono la dote che la identifica. Se i canti ascoltati nelle parrocchie che ho citato fossero a favore di Milei, sarebbero altrettanto riprovevoli.

 

+ Héctor Aguer

Arcivescovo emerito di La Plata

 

Buenos Aires, mercoledì 19 giugno 2024

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto su X un breve testo in cui accusa papa Leone XIV di voler divenire leader di una religione globalista uscita dalle logge massoniche.   «È evidente che Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica» scrive sua eccellenza. «Prevost non si discosta minimamente dal “nuovo corso” sinodale inaugurato da Bergoglio, nel tradimento del Mandato petrino e nell’abdicazione al ruolo di Vicario di Cristo».   Il prelato lombardo commenta così un videomessaggio con intenzione di preghiera di papa Prevost diffuso con immagini di eventi «ecumenici» dei passati pontificati come Assisi (1986) con Giovanni Paolo II , la visita in Sinagoga di Benedetto XVI in sinagoga e il famoso incontro con l’islam di papa Francesco ad Abu Dhabi.   «Preghiamo perché noi credenti di diverse tradizioni religiose lavoriamo insieme per difendere e promuovere la pace, la giustizia e la fratellanza umana» dice il testo del messaggio.  

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Monsignor Viganò da anni parla del disegno soggiacente alla sovversione degli Stati e della Chiesa. Al cambio del paradigma politico corrisponde un cambio di paradigma teologico.   «Il Great Reset prevede l’instaurazione di una Religione Universale, ecumenica, ecologica e malthusiana, che vede in Bergoglio il suo naturale leader, come riconosciuto recentemente dalla Massoneria» aveva scritto in un intervento del marzo 2021 monsignore. «L’adorazione della pachamama in Vaticano, l’accordo di Abu Dhabi, l’Enciclica Fratelli tutti e il prossimo sabba di Astana vanno tutti in questa direzione, compiendo quell’inesorabile processo dissolutorio della Chiesa iniziato con il Concilio Vaticano II» .   In un’intervista di mesi fa, ricordando la figura del pontefice precedente, Viganò dichiarava che come «papa della chiesa sinodale», Bergoglio «si sentiva autorizzato a predicare il verbo globalista, l’ideologia woke, l’omosessualismo arcobaleno, la frode climatica e pandemica, l’immigrazionismo sfrenato, la morale situazionale e via dicendo».   Ciò, elaborava Viganò, corrispondeva ad un disegno di ingegneria spirituale precisa, architettata dagli incappucciati: «considerandosi un monarca assoluto, sciolto cioè da ogni vincolo con l’autorità di Cristo, Bergoglio ha svolto il compito assegnatogli dai suoi padroni: dare corpo a una chiesa dell’umanità – auspicata dalla massoneria – totalmente desacralizzata ed orizzontale, globalista, ecumenica e sincretista, green, gender fluid e gay friendly».   «Se Bergoglio è riuscito ad ottenere tanta ammirazione da chi detesta la Chiesa Cattolica e il papato è perché l’élite lo considera «uno di loro», altrettanto rivoluzionario, altrettanto imbevuto di filantropismo massonico, altrettanto ecumenico, sincretista, inclusivo, green woke» aveva dichiarato ancora l’arcivescovo in un’intervista dello scorso maggio con Steve Bannon.   Come riportato da Renovatio 21, Viganò considera «Prevost in evidente e inquietante continuità con Bergoglio».

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Consacrazioni dell’arcivescovo Lefebvre per la FSSPX, il video

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Quando l’Arcivescovo Lefebvre affrontò una grave crisi nella Chiesa, tradì la Chiesa o protesse la Fede? Con questo video di formazione di FSSPX.News, approfondisci il cuore della decisione che lo portò a consacrare vescovi senza mandato papale, in nome di una missione: salvaguardare la Tradizione cattolica.

(Video in lingua francese, ndt)

 

 

Articolo apparso su FSSPX.News

 

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Immagine da FSSPX.News

 

 

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Viganò contro papa Leone sull’onoreficenza dell’arcidiocesi al politico abortista

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato a X un commento ad un caso che sta tenendo banco negli Stati Uniti, dove l’arcidiocesi di Chicago, centro nevralgico del cattolicesimo americano da cui peraltro proviene lo stesso Leone, intende premiare un politico abortista.   «Alla domanda sull’opportunità di conferire il premio dell’Arcidiocesi di Chicago al Senatore Dick Durbin, esponente della Sinistra Radicale Woke e abortista notorio, Prevost ha risposto che “è importante considerare l’intera attività del Senatore” e che “Chi dice ‘Sono contro l’aborto ma sono a favore della pena di morte, non è veramente pro-vita. Così qualcuno che dice ‘Sono contro l’aborto ma sono d’accordo con il trattamento disumano degli immigrati che sono negli Stati Uniti’, non so se è pro-vita; quindi sono questioni molto complesse”» scrive monsignore.   «Prevost usa argomenti capziosi – come la presunta immoralità della pena di morte o del respingimento degli immigrati illegali da parte dell’autorità civile – ottenendo il risultato di derubricare l’aborto, con quel malcelato imbarazzo di chi è costretto suo malgrado a ripetere con poca convinzione una condanna che non pretende sia condivisa dal mondo moderno, al pari della intrinseca peccaminosità della sodomia» prosegue l’arcivescovo lombardo. «Prevost sposta l’attenzione su altri temi. Ed è sorprendente che un agostiniano come Leone non si accorga che questo atteggiamento è tipico del peggior gesuitismo modernista».  

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«Non solo: affermando che queste sono “questioni molto complesse”, Prevost delegittima la condanna di quei Vescovi americani verso il comportamento di Blase Cupich e favorisce lo scandalo dei fedeli, portati a credere che la pena di morte e il respingimento degli immigrati illegali vadano condannati al pari dell’uccisione di una creatura innocente nel ventre materno» tuona il già nunzio apostolico in USA.   «Diciamolo chiaro: l’aborto è un crimine esecrando che va sempre condannato senza appello. Chi se ne rende colpevole – anche favorendo l’uccisione di innocenti mediante leggi inique – compie un delitto che grida vendetta al cospetto di Dio» accusa Sua Eccellenza. «Come membro morto del Corpo Mistico non appartiene più alla Chiesa Cattolica e non può essere ammesso ai Sacramenti né tanto meno ricevere premi da Autorità ecclesiastiche. Lo Stato, per essere coerente con il fine per il quale esiste, dovrebbe proibire e punire l’aborto, e non dichiararlo un “diritto umano”».   «Contrariamente a quanto affermato da Leone, non c’è niente di “complesso” in questo, se non il rifiuto di affermare la Verità e di non delegittimare Blase Cupich, potente erede e seguace di Joseph Bernardin e di Theodore McCarrick, insieme ad altri Prelati tuttora in carica» continua monsignore in un successivo post.  

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  «La strategia modernista – basata sulla “morale situazionale” – non nega direttamente la dottrina, ma la “addomestica” in nome dell’evoluzione dei dogmi e la rende inapplicabile nella pratica, svuotandola dall’interno. E non stupisce che questa impostazione relativista, complice della dissoluzione morale della società, sia stata formulata dal Cardinale Joseph Bernardin».   «La sua pseudo-dottrina della “tunica inconsutile” pone l’aborto in un’unica “etica della vita” che include arbitrariamente la povertà, la guerra, la pena di morte. Ciò ha fornito ai politici “cattolici” liberali e ai sedicenti “cattolici adulti”, cari alla Sinistra woke, il pretesto per dirsi “pro-life” pur votando a favore dell’aborto (fino al momento della nascita), delle unioni sodomitiche, della transizione di genere e dell’ideologia LGBTQ+».   «(…) Ricordo bene che durante la cerimonia di imposizione del Pallio, Cupich ripropose la dottrina della tunica inconsutile, che contestai nel mio intervento come Nunzio Apostolico. Nel Novembre 2023 l’allora card. Prevost, nel discorso per il conferimento del Dottorato honoris causa in Perù, lodò Bernardin e Cupich proprio per questa loro aberrante falsa dottrina» chiosa Viganò.   «Se i Romani Pontefici avessero voluto “evitare polarizzazioni” – come sembra essere la principale preoccupazione di Leone – la Chiesa Cattolica avrebbe finito di esistere con San Pietro. Si direbbe che Prevost intenda seguire le orme di Simone nel cortile del pretorio, piuttosto che quelle di Pietro nella testimonianza della Fede. Cosa diranno i conservatori, così entusiasti dell’elezione di Leone?»

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