Geopolitica
Missili in Polonia. La Russia nega. Chi vuole la Terza Guerra Mondiale?

La Russia non ha effettuato alcun attacco contro obiettivi vicino al confine polacco-ucraino, ha detto martedì il ministero della Difesa a Mosca, in seguito alle notizie di un missile che ha colpito il villaggio di Przewodow e ucciso due civili.
«Alcuni media e politici occidentali hanno affermato che la Russia è responsabile dell’incidente. Tuttavia, non è stata fornita alcuna prova a sostegno di tali affermazioni» scrive la testata governativa russa in lingua inglese Sputnik.
I frammenti di missili, le cui foto sono state pubblicate dai media polacchi sulla scena, «non hanno nulla a che fare con le armi russe», ha affermato il ministero della Difesa russo.
Le dichiarazioni dei media e dei funzionari polacchi sui presunti missili «russi» caduti nell’area del villaggio di Przewodow sono «una deliberata provocazione per aggravare la situazione», ha aggiunto l’esercito russo.
Di fatto, l’unica «prova al momento» sono dei video telefonici confusi dove si vedono dei detriti e un trattatore, che epperò appare integro. Ciò è bastato a molti giornali internazionali, e italiani, e Bruno Vespa, etc. per parlare di «missili russi». Magari dimenticando che alcuni «missili russi», come gli S-300, sono in dotazione anche dell’Ucraina…
#BREAKING: Footage from the scene of the explosions in the village of Przéwodow, Poland. The fragments found at the site resemble parts from an S-300 anti-aircraft missile, apparently fired by Ukrainian air defense systems. pic.twitter.com/xFo3X6rWK3
— Denis Rogatyuk (@DenisRogatyuk) November 15, 2022
Martedì sera la Polonia ha convocato una riunione di emergenza del suo consiglio di sicurezza nazionale, dopo che almeno due civili sono stati uccisi quando uno o più missili hanno colpito il villaggio nella regione di Lublino, appena oltre il confine con l’Ucraina.
Mentre l’Associated Press ha riferito che i missili russi erano entrati in Polonia, citando un anonimo «alto funzionario dell’Intelligence statunitense», il Pentagono ha rifiutato di confermare l’affermazione.
«Posso dirvi che al momento non abbiamo alcuna informazione per corroborare tali rapporti e stiamo esaminando ulteriormente la questione», ha detto ai giornalisti il generale di brigata dell’aeronautica militare Patrick Ryder, quando gli è stato chiesto dell’incidente di Przewodow.
Il portavoce del governo polacco Piotr Mueller ha invitato i media e il pubblico a «non pubblicare informazioni non confermate».
Funzionari degli Stati baltici hanno incolpato la Russia e affermato che la Polonia avrebbe dovuto invocare l’articolo 5 della NATO per rappresaglia.
Nel frattempo, il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha accusato la Russia di «terrorismo» e ha affermato che la NATO deve «agire» contro questo «attacco alla sicurezza collettiva».
Il caso del presunto attacco russo dentro i confini NATO arriva curiosamente dopo che i vertici USA sia militari che civili – il presidente Biden e il generale Milley – avevano dato segni della volontà di cercare, a questo punto, il negoziato con il Cremlino.
Appare davvero strano che i tiri di precisione russi abbiano sbagliato il bersaglio andando a colpire la linea che fa scattare automaticamente la Terza Guerra Mondiale, che è cosa che, a differenza di Kiev e dell’apparato militare-industriale intorno alla NATO, Mosca non desidera.
Come riportato da Renovatio 21, i missili russi sono stati in grado di colpire infrastrutture energetiche con una tale precisione da lasciare intatto il sistema di generazione di corrente, andando a distruggere solo gli impianti di distribuzione, che sono rimpiazzabili.
A inizio conflitto si ricorda il missile che colpì la caserma di Yavarov, antica struttura militare sovietica riconvertita poi dagli Ucraini in luogo di addestramenti con la NATO. A Yavorov, che sta a nemmeno 20 chilometri dal confine polacco, perirono centinaia di foreign fighter accorsi in Ucraina.
Il malizioso può notare che il governo democratico USA starebbe pensando a smobilitare il supporto a Kiev proprio quando va in bancarotta FTX, colosso delle criptovalute il cui boss, oltre che essere il secondo donatore dei Dem dopo Soros, aveva messo in piedi anche un sistema di scambio criptovalute a favore dell’Ucraina.
Ora, tuttavia, appare chiaro che sulla scena vi sono soggetti che non intendono in alcun modo mollare il colpo sulla guerra totale alla Russia, perfettamente consci che ciò significa la Terza Guerra Mondiale, combattuta con armi di distruzione di massa in grado di scatenare l’apocalisse termonucleare, e un dopo-bomba ancora più drammatico in cui secondo gli studi periranno di fame almeno 5 miliardi di persone.
Lo sappiamo: a questo punto è difficile non pensare che sia proprio questo quello che vogliono.
Immagine di Ukrainian Air Force mil.gov.ua via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
L’incontro Trump-Zelensky è stato «pessimo». Accenni al tunnel eurasiatico-americano

L’incontro di venerdì alla Casa Bianca tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj è stato descritto come «teso», con Zelensky che non è riuscito a ottenere la consegna dei missili a lungo raggio Tomahawk. Lo riporta la testata Axios, citando fonti informate.
Trump ha comunicato allo Zelens’kyj che non intende fornire i Tomahawk «almeno per il momento», hanno rivelato due fonti a conoscenza dell’incontro. I colloqui, durati circa due ore e mezza, sono stati definiti da una fonte come «non facili» e da un’altra come «difficili». A momenti, la discussione è diventata «un po’ emotiva», secondo il rapporto.
«Nessuno ha alzato la voce, ma Trump è stato fermo», ha dichiarato una fonte ad Axios. L’incontro si è concluso bruscamente quando Trump avrebbe detto: «Penso che abbiamo finito. Vediamo cosa succede la prossima settimana», probabilmente riferendosi ai colloqui imminenti tra Russia e Stati Uniti.
Parlando successivamente con i giornalisti, lo Zelens’kyj ha evitato di rispondere a domande sulle forniture di Tomahawk, limitandosi a dire che gli Stati Uniti «non desiderano un’escalation».
Trump ha sottolineato che per Washington «non è semplice» fornire i missili, poiché gli Stati Uniti devono preservare le proprie scorte per la difesa nazionale. Ha anche riconosciuto che autorizzare Kiev a condurre attacchi in profondità in Russia potrebbe portare a un’escalation del conflitto.
Mosca ha avvertito che fornire missili all’Ucraina «non cambierebbe la situazione sul campo di battaglia», ma «comprometterebbe gravemente le prospettive di una soluzione pacifica» e danneggerebbe le relazioni tra Russia e Stati Uniti.
Lo Zelens’kyj ha cercato per settimane di ottenere i missili Tomahawk, con una gittata massima di 2.500 km, insistendo che l’Ucraina li avrebbe utilizzati solo contro obiettivi militari per aumentare la pressione sulla Russia e favorire un accordo di pace. Tuttavia, il leader ucraino ha minacciato blackout nelle regioni di confine russe e a Mosca. Funzionari russi hanno anche suggerito che Kiev intenda usare i missili per «attacchi terroristici».
Durante i momenti con la stampa, il presidente ha prodotto una scena imprevedibile quando ha parlato della discussione avuta con Putin di un tunnel tra l’Alaska e la Siberia, chiedendo quindi allo Zelens’kyj cosa ne pensasse. L’ex attore ha risposto con tempi comici «non sono felice di questa cosa», sorridendo. «Non credo che gli piaccia» ha detto Trump ridendo.
Reporter: Are you interested in a Putin-Trump tunnel to connect Russia and Alaska?
Trump: Just heard about that one. Interesting idea — we’ll think about it. What do you think, Mr. President?
Zelensky: I’m not happy about this
— Alice Williams (@afreegirlll) October 18, 2025
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Il progetto di tunnello sotto lo stretto di Bering, che tocca le isole Diomede, esiste da molto tempo.
Il concetto di un collegamento tra i due continenti (un ponte o tunnel chiamato «Kennedy-Khrushchev World Peace Bridge») è emerso durante la Guerra Fredda, con proposte già nel 1905 dall’Impero Russo e nel 1904 da magnati ferroviari americani. Nel 2007, la Russia ha pianificato un tunnel da $65 miliardi come parte di una rete ferroviaria trans-siberiana. Nel 2011, funzionari russi hanno sostenuto un tunnel da 100 km per collegare Yakutsk a Komsomolsk-on-Amur, estendendolo all’Alaska. Nel 2015, si è parlato di una collaborazione Russia-Cina per un ponte stradale con oleodotti.
Il 16 ottobre 2025, Kirill Dmitriev, inviato per gli investimenti del presidente russo Vladimir Putin e CEO del Fondo Russo per gli Investimenti Diretti (RDIF), ha proposto il «Putin-Trump Tunnel» su X (ex Twitter), rivolgendosi direttamente a Elon Musk e alla sua Boring Company, l’azienda che crea tunnelli stradali. Il Dmitriev lo ha descritto come un «simbolo di unità» per collegare le Americhe all’Eurasia.
Dmitriev ha rivelato che uno studio di fattibilità è iniziato sei mesi fa (aprile 2025), con RDIF che ha già esperienza in ponti come quello Russia-Cina.
Con i suoi 112 chilometri di lunghezza, si tratterebbe del tunnel più lungo del mondo. Un costo stimato sarebbe di 65 miliardi, ma riducibile, per una durata di lavori di meno di otto anni.
Come riportato da Renovatio 21, l’incontro Trump-Zelens’kyj è seguito a una telefonata tra Trump e Putin, dopo la quale entrambe le parti hanno espresso l’intenzione di organizzare un vertice a Budapest, in Ungheria, nel prossimo futuro.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Trump e Putin si telefonano: «può portare alla pace»

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Geopolitica
Budapest si prepara ad ospitare il vertice Putin-Trump

L’Ungheria e la Russia hanno avviato discussioni sui preparativi per il vertice tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, previsto a Budapest, ha annunciato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto.
In un post su Facebook pubblicato venerdì, Szijjarto ha riferito di aver avuto una conversazione telefonica con Yury Ushakov, principale consigliere di Putin per la politica estera, confermando che «i preparativi sono in pieno svolgimento».
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha dichiarato di aver parlato al telefono con Putin venerdì. Szijjártó ha aggiunto che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il Segretario di Stato americano Marco Rubio si incontreranno più tardi nella stessa giornata.
Szijjarto ha sottolineato che l’Ungheria è pronta a garantire la sicurezza dei colloqui tra Russia e Stati Uniti, che si concentreranno sul conflitto ucraino, e che Budapest accoglierà Putin con rispetto, assicurandogli libertà di movimento da e per il Paese.
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Giovedì Orban aveva annunciato che Budapest è pronta a ospitare l’incontro tra i due presidenti, definendolo «una grande notizia per i popoli amanti della pace nel mondo» e descrivendo l’Ungheria come «un’isola di pace».
L’incontro tra Trump e Putin è stato annunciato per la prima volta dal presidente statunitense giovedì, dopo una telefonata tra i due leader, la prima in quasi due mesi, durata oltre due ore secondo il Cremlino e la Casa Bianca. Trump ha definito la conversazione «molto produttiva», sottolineando che «sono stati compiuti grandi progressi».
Anche il Cremlino ha confermato il vertice programmato, con Ushakov che ha dichiarato che i preparativi sarebbero iniziati «senza indugio». Ha precisato che Budapest era stata proposta come sede dell’incontro da Trump e che Putin aveva subito appoggiato l’idea.
L’ultimo incontro tra Putin e Trump si era tenuto a metà agosto in Alaska, incentrato sul conflitto in Ucraina e sul rilancio delle relazioni tra Russia e Stati Uniti. È stato il loro primo faccia a faccia dal 2019. Entrambi i leader avevano definito il vertice produttivo, pur senza registrare progressi significativi.
Sebbene i contatti tra Mosca e Washington siano successivamente diminuiti, Lavrov ha dichiarato all’inizio di questa settimana che il processo avviato in Alaska «non è concluso» e che le due nazioni hanno ancora «molto da fare».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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