Geopolitica
L’Ucraina «minaccia» la Polonia per il blocco del grano. Varsavia estraderà comunque gli ucraini del suo territorio per mandarli in guerra
Le tattiche di pressione ucraine sul divieto della Polonia alle spedizioni di grano attraverso il suo territorio non funzioneranno, ha detto venerdì il ministro per gli affari europei Szymon Szynkowski vel Sek, rispondendo alla minaccia di Kiev di portare la questione all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).
Secondo il diplomatico Varsavia non è entusiasta di una simile mossa, poiché la protezione degli agricoltori e dei cittadini polacchi è una priorità assoluta per il governo.
«Questa è una minaccia, e questo è un altro elemento di pressione da parte ucraina», ha detto il ministro. «Questi elementi a volte vanno oltre i limiti della diplomazia classica da parte dell’Ucraina».
Szynkowski vel Sek ha aggiunto che le autorità polacche non intendono revocare l’embargo imposto sulle importazioni di prodotti agricoli ucraini, che scade il 15 settembre.
Le esportazioni di grano dell’Ucraina, il suo principale bene commerciale a cui allude persino la sua bandiera (il giallo rappresenta il campo di spighe), sono attualmente vietate dai mercati di Polonia, Ungheria e altre tre nazioni dell’UE in base a un accordo raggiunto con la Commissione Europea all’inizio di quest’anno per proteggere gli agricoltori del blocco da un eccesso di prodotti agricoli più economici.
La questione ha creato un cuneo tra Kiev e i membri orientali dell’UE, che sono stati tra i maggiori sostenitori dell’Ucraina nel confronto con la Russia.
Le Nazioni colpite dall’eccesso si sono ripetutamente impegnate a imporre divieti unilaterali di importazione, in violazione delle regole commerciali comuni del blocco, se l’UE decidesse di revocare le restrizioni.
Come riportato da Renovatio 21, i nervosismi tra Kiev e Varsavia vanno avanti da tempo, con episodi vicini all’incidente diplomatico. In un episodio, il regime Zelens’kyj ha convocato l’ambasciatore polacco a Kiev, che doveva rispondere di alcune affermazioni proferita da un alto funzionario del governo di Morawiecki riguardo una presunta ingratitudine ucraina.
Varsavia tuttavia sembra ad essere vicina all’estradizione dei cittadini ucraini maschi presenti nel suo territorio, al fine di mandarli al fronte a combattere la Russia.
Funzionari del Ministero dell’Interno polacco stimano che in Polonia ci siano 80.000 uomini ucraini di età compresa tra i 18 ei 60 anni. Secondo la rivista polacca Rzeczpospolita, questi uomini potrebbero ora essere estradati in Ucraina, pronti per il tritacarne della prima linea.
La base per le estradizioni è che il regime di Kiev accusa tutti questi uomini di aver lasciato l’Ucraina sulla base di documenti medici falsi che attestano che non erano idonei al servizio militare e sono quindi passibili di accuse penali.
Un portavoce della guardia di frontiera polacca, il tenente Anna Michalska, avrebbe affermato che non si sapeva quanti effettivamente soddisfacessero i requisiti di esenzione. Altri quattro paesi confinano con l’Ucraina: Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldavia. Il numero di coloro che sono fuggiti potrebbe essere decine di migliaia.
Fedir Venislavsky, membro del Comitato per la sicurezza nazionale, la difesa e l’Intelligence dell’Ucraina, ha affermato che il numero di coloro che si sono rifugiati all’estero per evitare illecitamente di andare in guerra è estremamente significativo: «queste persone potrebbero essere mobilitate e aumentare i ranghi delle nostre forze armate, rafforzando così la nostra difesa e sicurezza».
Come riportato da Renovatio 21, il ministero della Difesa ucraino negli scorsi giorni ha modificato i requisiti per il servizio militare, consentendo la coscrizione di persone con varie patologie croniche tra cui epatite, turbercolosi, malattie ematiche, «manifestazioni lievi di disturbi mentali a breve termine», «malattie del sistema nervoso centrale a progressione lenta» nonché HIV.
La Polonia, stretta tra un rapporto sempre più teso con l’Ucraina e con la percezione di minaccia proveniente dalla Bielorussia, dove stazionano truppe della Wagner, sta divenendo sempre più nervosa – anche perché al termine di tutto il conflitto, potrebbe esserci l’annessione di terre ucraine occidentali che sono state in passato anche polacche.
Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di queste mire polacche in recenti discorsi pubblici, facendo abbondanza di riferimenti storici.
L’idea di un’annessione di porzioni dell’Ucraina occidentale, che sono state storicamente polacche (Leopoli, Ternopoli, Rivne) aleggia sin dall’inizio nel conflitto nelle chiacchiere sui progetti di Varsavia.
Un articolo apparso sul quotidiano turco Cumhuriyet di fine 2022 riportava che il presidente ucraino Zelens’kyj avrebbe negoziato con le autorità polacche la partecipazione delle forze armate polacche al conflitto in Ucraina.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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