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Spirito

Lettera del Superiore Generale Don Davide Pagliarani agli amici e benefattori della FSSPX

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Mitte operarios in messem tuam.
Manda operai nella tua messe.

 

Cari fedeli, amici e benefattori,

 

Tra pochi giorni inizierà un nuovo anno giubilare per la Chiesa universale. Speriamo di essere numerosi a Roma il 20 agosto prossimo. In quell’occasione, naturalmente, daremo testimonianza della nostra fede: una fede ricevuta dalla Chiesa attraverso la Tradizione, una fede viva che abbiamo il dovere di trasmettere a nostra volta così come l’abbiamo ricevuta, senza compromessi con lo spirito del mondo.

 

Che questo giubileo sia anche una testimonianza di speranza, soprattutto per quanto riguarda il futuro della Chiesa e la sua indefettibilità. Infatti, se siamo profondamente legati alla Roma di sempre, dobbiamo anche essere profondamente preoccupati per la Chiesa di domani. Certo, conosciamo la promessa di Cristo di essere con lei fino alla fine dei tempi, nonostante gli assalti dell’inferno. Ma dobbiamo capire che questa promessa implica necessariamente la nostra partecipazione: Nostro Signore conta sui nostri sforzi, ispirati e resi fecondi dalla sua grazia, per garantire l’indefettibilità della Chiesa.

 

Quali sono nello specifico questi sforzi che Nostro Signore si aspetta da noi per assicurare il futuro della Chiesa? Si possono riassumere nel nostro sforzo comune di far germogliare molte sante vocazioni, sia religiose che sacerdotali. I santi e i papi non hanno mai smesso di ricordarcelo: un popolo è santo solo grazie a un clero santo, e una civiltà ridiventa cristiana solo se è fecondata da religiosi santi. Preoccuparsi della Chiesa di domani significa fare tutto ciò che è in nostro potere per aiutare queste vocazioni a fiorire, a formarsi e a perseverare.

 

Testimoni eroici di Cristo

Chi può dire abbastanza su ciò che i sacerdoti e i religiosi di domani sono chiamati ad essere? Mons. Lefebvre lo ha riassunto in poche parole parlando ai suoi seminaristi:

 

«Questo è un tempo per eroi. In un momento in cui tutto sembra scomparire nella struttura della società e persino nella struttura della Chiesa, non c’è posto per le anime tiepide che si arrendono ai problemi o ai dubbi che circolano dappertutto, incluso sulla divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, e ciò persino all’interno della Chiesa cattolica. È il tempo per coloro che credono in Nostro Signore Gesù Cristo, e che credono che Nostro Signore Gesù Cristo, attraverso la Sua Croce, abbia fornito la soluzione a tutti i problemi personali della nostra vita»(1).

 

Ciò che la situazione del nostro mondo richiede è una generazione di sacerdoti e religiosi che testimonino Nostro Signore Gesù Cristo, spesso contro venti e tempeste; una generazione che, per il nostro mondo languente, testimoni l’onnipotenza redentrice che si trova in Cristo Gesù, e solo in Lui; che sia testimone con parole coraggiose e senza scorciatoie intellettuali, ma soprattutto tramite una vita vissuta alla sua scuola e nel suo amore; una generazione in cui ognuno, a modo suo, sarà «un’immagine vivente del Salvatore», come disse Pio XII(2).

 

Una luce per il mondo

Alcuni possono talvolta essere spaventati dalle tempeste che scuotono il mondo, e che lo scuotono ancora di più quando questo mondo si allontana da Dio. Con Nostro Signore, che calmò i cuori dei suoi apostoli ancor prima di calmare le onde, vorremmo dire loro: non abbiate paura (3). La potenza della tempesta non dimostra forse la potenza ancora più grande del faro, che non smette mai di illuminarci e di guidarci in porto?

 

Io sono la luce del mondo (4). Come Cristo, anche la Chiesa lo è. Tali saranno anche i suoi ministri e i suoi religiosi, se rimarranno fondati e radicati nella carità, se Cristo abiterà nei loro cuori attraverso la fede (5). Con San Paolo, potranno dire: «Sono certo che né la morte, né la vita, né gli angeli, né i principati, né le potenze, né le cose presenti, né quelle future… né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (6).

 

Così, lungi dall’essere spaventati dalle tenebre, le supereranno grazie alla luce che portano. Dall’umile aula dove insegna la suora al pulpito dove predica il sacerdote, attraverso di loro la Chiesa continuerà a rafforzare le anime, a raddrizzare i cuori e a illuminare il mondo. Dal chiostro silenzioso all’oscurità del confessionale, la Chiesa riverserà la pace di Cristo in abbondanza sulle anime e presto anche sulle società. Non ci sono dubbi: il nostro mondo, ogni giorno più invischiato nella sua logica autodistruttiva, ha sete di questa luce, fatta di verità e di carità.

 

«Va’ e ricostruisci la mia Chiesa in rovina»: così disse Cristo crocifisso al giovane Francesco d’Assisi. Per diffondere questa luce divina su un mondo immerso nelle tenebre, per comunicare la vita di Nostro Signore alle anime, abbiamo bisogno di anime pronte a testimoniare la verità (7), sia davanti al Sommo Sacerdote che davanti a Pilato. Certo, il fumo di Satana è penetrato nella Chiesa, dove il demonio della divisione si traveste da angelo della luce (8). Ma non ci dobbiamo sbagliare: le gravi aberrazioni dottrinali e morali degli uomini di Chiesa, in piena decadenza, annunciano, presto o tardi, la morte dell’utopia modernista.

 

Un’ardente milizia

La vittoria di Cristo e del Cuore Immacolato di Maria avverrà quindi attraverso l’irradiazione della vita consacrata, vissuta in tutta la sua pienezza, e quindi attraverso una santa milizia di vocazioni sacerdotali e religiose, che scelgono di rinunciare a tutto per seguire Nostro Signore.

 

Questi testimoni eroici e luminosi avranno bisogno, naturalmente, di grande fortezza e virtù: animati da uno spirito di fede tanto fermo quanto profondo, dovranno essere incapaci di scendere a compromessi con il male e l’errore, e allo stesso tempo pieni di dolcezza e carità.

 

Questi conquistatori avranno successo solo se saranno ardenti di amore per Cristo, ardenti di zelo e interamente dedicati al bene della Chiesa. Mons. Lefebvre ha ricordato ai suoi seminaristi: «Dovrete essere eroi, santi e martiri; martiri nel senso di testimoni della fede cattolica. Sarete attaccati da tutte le parti ma, sostenuti dall’esempio di coloro che hanno dato la vita e il sangue per la loro fede, sostenuti dall’esempio della Beata Vergine Maria e con il suo aiuto, compirete quest’opera per la vostra santificazione e per la santificazione delle anime» (9).

 

È questa nuova generazione di sacerdoti, religiosi e religiose che bisogna suscitare e senza la quale la Provvidenza non avrà gli strumenti necessari per portare avanti la sua opera di salvezza. Come possiamo raggiungere questo obiettivo?

 

Un dono di Dio da reclamare

Come ce lo indica la parola stessa, la vocazione è un dono di Dio. Solo Dio chiama: nessuno si arroga questa dignità, bisogna essere chiamati da Dio[10]. Solo Dio infonde la sua grazia nelle anime, e la vocazione religiosa o sacerdotale è una grazia molto speciale, una grazia di elezione.

 

Questa grazia, però, deve essere richiesta. Tale dono dipende dalla nostra preghiera. Nostro Signore ci ricorda: La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe (11). Più il dono è considerevole, più la preghiera dev’essere insistente. È davvero così la nostra preghiera per le vocazioni? C’è da temere che qualche volta noi impieghiamo più tempo a deplorare il male che a implorarne il rimedio da Dio… Se siamo veramente convinti che solo sante vocazioni restaureranno la Chiesa, e quindi il mondo, se vogliamo veramente che l’opera della Redenzione di Nostro Signore trionfi di nuovo nel nostro tempo, allora dobbiamo chiedere con sempre maggiore insistenza e perseveranza sante vocazioni, moltiplicando le nostre suppliche.

 

Come i giusti dell’Antico Testamento che aspettavano con ansia la venuta del Salvatore, così noi dobbiamo pregare il Cielo di inviare ai nostri tempi dei «riflessi dell’amore di Dio», «immagini vive di Cristo», in altre parole, nuovi Francesco d’Assisi o Padre Pio, nuove Teresa d’Avila o Caterina da Siena, e tanti santi sacerdoti per dispensare alle anime «la perla più preziosa, cioè le inesauribili ricchezze del Sangue di Gesù Cristo»(12).

 

Questa è certamente la richiesta più urgente del nostro tempo. Sappiamo che Dio non abbandonerà la sua Chiesa e che vuole concedere alla nostra epoca i santi di cui ha bisogno: ma lo farà solo se glielo chiederemo con altrettanta insistenza e umiltà. È proprio questa la speranza e la preghiera che vogliamo portare a Roma in occasione del Giubileo, ed è per questo che abbiamo scelto come tema del nostro pellegrinaggio: «Mitte operarios in messem tuam. Manda operai nella tua messe»(13).

 

Una nuova generazione di sacerdoti

Tuttavia, non vogliamo limitare tale causa a queste poche ore di preghiera giubilare. Al contrario, vorremmo che questa preoccupazione per le vocazioni vivesse in tutti noi negli anni a venire: innanzitutto nella nostra preghiera, certo, ma anche nello zelo che ciascuno di noi metterà in campo a questo scopo. Tutti dobbiamo lavorare per questa causa: i sacerdoti, naturalmente, con il loro esempio e il loro entusiasmo soprannaturale; ma anche i padri e le madri: perché è dallo zelo che metteranno nello sviluppo e nella santificazione della loro famiglia che dipendono le vocazioni di domani, tanto è vero che la famiglia profondamente cristiana è, secondo le parole di Pio XI, «il primo e più adatto giardino dove le vocazioni dovrebbero come spontaneamente germogliare e fiorire» (14). Torneremo su queste riflessioni in modo più approfondito nelle prossime lettere che vi invieremo.

 

Questo progetto durerà anni. Per questo vogliamo porlo, ad un titolo particolare, sotto la protezione della Madonna Addolorata. Già con il Fiat dell’Annunciazione, il suo grembo verginale divenne la prima cattedrale dove il Verbo, assumendo la nostra natura, ricevette l’unzione che lo rese il Consacrato di Dio e istituì il nuovo sacerdozio… Poi, ai piedi della Croce, Gesù affidò al Cuore addolorato e immacolato di Maria il sacerdozio di San Giovanni, istituendola Madre, nella persona dell’amato Apostolo, di tutti i sacerdoti. Così, attraverso la sua intima compassione alle sofferenze del suo Figlio divino, nei dolori del Calvario, la Madonna ha dato vita alla Chiesa di ieri, di oggi e di domani.

 

È a lei, dunque, che dobbiamo rivolgere le nostre urgenti preghiere. Imploriamola con fiducia di concederci le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. E in termini molto concreti, usiamo instancabilmente l’arma del santo rosario. Per tutto l’anno giubilare, che inizierà il 24 dicembre prossimo e terminerà il 6 gennaio 2026, eleviamo al cielo una supplica continua di ferventi rosari per le vocazioni. Non li conteremo, né vogliamo limitarne il numero, ma contiamo sull’impegno di ciascuno di noi a dedicare questo Anno Santo alla fruttuosa recita del Rosario. Contiamo in particolare sulle preghiere dei bambini delle nostre famiglie e delle nostre scuole e sui loro sacrifici; invitiamo i loro educatori a fare tutto il possibile per aiutare questi bambini a essere generosi.

 

Il 20 agosto deporremo solennemente questa moltitudine incalcolabile di rosari e sacrifici ai piedi della Madonna, come tributo di gratitudine e umile fiducia nella potenza della sua materna intercessione. Sotto la sua guida, faremo il possibile per suscitare le sante vocazioni che renderanno santa la Chiesa di domani.

 

Auguro a tutti voi e alle vostre famiglie un santo Natale.

 

Dio vi benedica.

 

Menzingen, 20 dicembre 2024

 

Don Davide Pagliarani

Superiore Generale

 

1) Omelia, Ecône, 7 gennaio 1973.
2) Enc. Menti Nostræ.
3) Gv 6,20.
4) Gv 8,12.
5) Cfr. Ef 3,17.
6) Rom. 8,38-39.
7) Gv 18,37.
8) 2 Cor 11,14.
9) Omelia, Ecône, 21 maggio 1983.
10) Eb 5,4.
11) Mt 9,37-38.
12) Pio XII, enc. Menti Nostræ.
13) Missale Romanum, Messa per chiedere vocazioni sacerdotali.
14) Enc. Ad Catholici sacerdotii.

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Spirito

La chiesa africana respinge l’«arcivescova» di Canterbury

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La Chiesa anglicana della Nigeria ha ufficialmente rigettato la nomina della prima «arcivescova» di Canterbury. La reazione era stata pienamente anticipata.   L’arcivescovo nigeriano, metropolita e primate della Chiesa nigeriana, Henry Ndukuba, ha definito l’elezione di Sarah Mullally un «doppio rischio»: in primo luogo, perché impone una leadership femminile a chi non può accettarla, e in secondo luogo, perché promuove «una forte sostenitrice del matrimonio tra persone dello stesso sesso».   In una dichiarazione pubblicata lunedì su Facebook, Ndukuba si è chiesto come Mullally «speri di ricucire il tessuto già lacerato della Comunione anglicana», considerando i dibattiti in corso sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.   Lo Ndukuba ha sottolineato che la Nigeria, parte della Global Fellowship of Confessing Anglicans (GAFCON), «riafferma la sua precedente posizione di sostenere l’autorità delle Scritture» e rifiuta quella che ha chiamato «l’agenda revisionista» presente in alcune sezioni della Comunione.

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«Questa elezione è un’ulteriore conferma che il mondo anglicano globale non può più accettare la guida della Chiesa d’Inghilterra e quella dell’arcivescovo di Canterbury», ha dichiarato Ndukuba.   La GAFCON ha espresso «dispiacere» per la nomina di Mullally, sostenendo che la Chiesa d’Inghilterra ha «abbandonato gli anglicani nel mondo» e ha perso la sua autorità morale. La Chiesa d’Inghilterra non ha ancora risposto alla dichiarazione nigeriana.   Sarah Mullally, 63 anni, è stata nominata venerdì come 106° Arcivescovo di Canterbury, dopo l’approvazione della sua candidatura da parte di Re Carlo III. Assumerà l’incarico a gennaio, dopo la conferma definitiva dei vertici della Chiesa d’Inghilterra, diventando la prima donna a ricoprire questo ruolo.

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In gran parte dell’Africa subsahariana, la Chiesa anglicana e altre denominazioni cristiane mantengono una visione tradizionale su matrimonio e genere. La Chiesa della Nigeria, una delle più grandi province anglicane, definisce il matrimonio esclusivamente come l’unione tra un uomo e una donna e non ordina donne come sacerdoti o vescovi.   In Kenya, nonostante la consacrazione del vescovo Rose Okeno abbia rappresentato una svolta storica, le donne in ruoli episcopali rimangono rare e le unioni tra persone dello stesso sesso sono fermamente respinte. Posizioni conservatrici simili predominano in Uganda e in gran parte dell’Africa orientale e occidentale. L’eccezione principale è la Chiesa anglicana dell’Africa meridionale, che ammette donne vescovo ma continua a sostenere l’insegnamento tradizionale sul matrimonio.   Come riportato da Renovatio 21la comunione anglicana ha già visto a causa dell’elezione di una donna ad arcivescovo del Galles una rottura nelle sue pendici africane. In una conferenza a Kigali di due mesi fa, a seguito della nomina della «vescova» Cherry Wann ad arcivescovo del Galles, è stato concluso che «Poiché il Signore non benedice le unioni tra persone dello stesso sesso, è pastoralmente fuorviante e blasfemo formulare preghiere che invocano la benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».   «La decisione della Chiesa in Galles di eleggere la Reverenda Cherry Vann come Arcivescovo e Primate è un altro doloroso chiodo nella bara dell’ortodossia anglicana. Celebrando questa elezione e la sua immorale relazione omosessuale, la Comunione di Canterbury ha ceduto ancora una volta alle pressioni mondane che sovvertono la buona parola di Dio» aveva commentato Laurent Mbanda, Presidente del Consiglio dei Primati della Global Anglican Future Conference (GAFCON).  

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Gender

Il cardinale Zen condanna il «pellegrinaggio» LGBT nella Basilica di San Pietro: «offesa a Dio»

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Il cardinale Joseph Zen ha denunciato il pellegrinaggio LGBT in Vaticano e si è unito agli appelli di altri vescovi affinché compiano riparazioni per la profanazione della Basilica di San Pietro. Lo riporta LifeSite.

 

In una dichiarazione in lingua cinese pubblicata mercoledì, Zen ha scritto: «recentemente è emersa la notizia che un’organizzazione LGBTQ+ ha organizzato un evento per l’Anno Santo, in cui i partecipanti sono entrati nella Basilica di San Pietro a Roma per attraversare la Porta Santa».

 

«Ostentavano oggetti di scena color arcobaleno, indossavano abiti con slogan e coppie dello stesso sesso si tenevano per mano con passione: era puramente un’azione di protesta», ha osservato il vescovo emerito di Hong Kong.

 

«Questo non era un pellegrinaggio giubilare (in cui i credenti rinnovano i voti battesimali, si pentono dei peccati e si impegnano a riformarsi). Tali azioni offendono gravemente la fede cattolica e la dignità della Basilica di San Pietro: una grave offesa a Dio!»

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«Il Vaticano era a conoscenza di questo evento in anticipo, ma non ha poi emesso alcuna condanna. Troviamo ciò davvero incomprensibile!»

 

Zen ha sottolineato che «coloro che provano attrazione per persone dello stesso sesso» dovrebbero essere trattati con beneficenza; tuttavia, «non possiamo dire loro che il loro stile di vita è accettabile».

 

«Non siamo Dio», ha continuato. «Dio ci chiama a trasmettere ciò che Gesù ci ha insegnato: il vero amore per loro. Dobbiamo aiutarli a ottenere la grazia attraverso la preghiera e i sacramenti per resistere alla tentazione, vivere virtuosamente e percorrere la via verso il cielo».

 

Zen ha fatto riferimento alla richiesta di atti di riparazione avanzata da quattro vescovi: il vescovo Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, Kazakistan; il vescovo Joseph Strickland, vescovo emerito di Tyler, Texas; il vescovo Marian Eleganti, vescovo ausiliare emerito di Coira, Svizzera; e il vescovo Robert Mutsaerts, ausiliare di ‘s-Hertogenbosch, Paesi Bassi.

 

Il porporato cinese ha affermato di sostenere fermamente questo appello e ha suggerito che, dopo la Festa di metà autunno in Cina, i fedeli dovrebbero «riunirsi con i parrocchiani vicini per tre giorni per recitare le preghiere allegate».

 

«Inoltre, compite un atto di abnegazione o un atto di carità per offrire riparazione davanti a Dio per i peccati dei nostri fratelli e sorelle che hanno sbagliato», ha concluso.

 

Il cardinale Zen ha allegato al suo messaggio la preghiera di riparazione compilata dai quattro vescovi e recitata alla Conferenza sull’identità cattolica lo scorso fine settimana.

 

Il vescovo emerito di Hong Kong si aggiunge alla lista dei prelati ortodossi che hanno pubblicamente condannato il «pellegrinaggio LGBT» in Vaticano. Oltre ai quattro vescovi che hanno redatto la preghiera di riparazione, l’evento è stato criticato anche dal cardinale Gerhard Müller, che ha affermato che si trattava «indubbiamente» di un sacrilegio.

 

Come riportato da Renovatio 21, il cardinale Zen la scorsa estate aveva scritto che «il Dio misericordioso è così disgustato dai comportamenti sessuali tra persone dello stesso sesso perché questo crimine è troppo lontano dal piano di Dio per l’uomo (…) Il Suo piano è che un uomo e una donna si uniscano in un solo corpo con un unico ed eterno amore e cooperino con Dio. Una nuova vita può nascere e crescere nel calore della famiglia».

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Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato lo Zen si era scagliato contro Fiducia Supplicans arrivando a chiedere le dimissioni dell’autore del testo, il cardinale Victor «Tucho» Fernandez, eletto da Bergoglio a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede.

 

Il porporato in questi mesi ha attaccato con estrema durezza il Sinodo sulla Sinodalità, accusando Bergoglio di usare i sinodi per «cambiare le dottrine della Chiesa», nonché «rovesciare» la gerarchia della Chiesa per creare un «sistema democratico».

 

Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa il cardinale Zen ha celebrato una messa tradizionale per la festa del Corpus Domini e ha guidato una processione per le strade di Hong Kongo, città dove le autorità, ora dipendenti da Pechino, lo hanno arrestato ed incriminato, nel silenzio più scandaloso del Vaticano (mentre, incredibilmente, il Parlamento Europeo esorta la Santa Sede a difenderlo!), con il papa Bergoglio a rifiutarsi di difendere il cardinale in nome del «dialogo» con la Cina comunista che lo perseguita.

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Immagine di Rock Li via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine tagliata 

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Misteri

Candace Owens pubblica i presunti messaggi di Charlie Kirk: «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore»

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Candace Owens ha pubblicato presunti messaggi personali del defunto Charlie Kirk che dimostrano un crescente interesse per la Chiesa cattolica. Lo riporta LifeSite.   In uno dei messaggi, Kirk affermava che «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore». Owens ha affermato che Kirk le ha inviato il messaggio nel febbraio 2024 durante conversazioni private sulla teologia e sull’uso politico del termine «giudeo-cristiano».   Candace ha descritto l’osservazione come parte di uno scambio continuo tra amici, aggiungendo di non aver mai affermato che Kirk si fosse convertito o si stesse preparando a farlo. «Charlie stava attraversando alcuni cambiamenti spirituali verso la fine», ha detto l’attivista, affermando che Kirk «non frequentava la chiesa del pastore Rob McCoy», ma piuttosto andava a messa ogni settimana e a volte anche più spesso.  

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Owens ha anche attirato l’attenzione sul ciondolo di San Michele che Kirk indossava al momento della morte, aggiungendo che la sua vedova, Erika, aveva portato un vescovo a pregare sul suo corpo in seguito, e in precedenza aveva portato un prete a casa loro per pregare dopo una «fattura» comminatagli pubblicamente da giornalisti di sinistra.   Aveva anche parlato positivamente dell’importanza della Madonna, presentandola come la «soluzione al femminismo tossico» e invitando gli evangelici a venerarla di più.     Tuttavia, pur notando che i cattolici «speravano che avrebbe fatto il passo successivo perché stava pregando il Rosario», Owens ha insistito sul fatto che Kirk non aveva deciso di convertirsi e che lei non aveva mai affermato il contrario.   La rivelazione arriva nel mezzo di controversie in corso sulla vita spirituale e l’eredità di Kirk, seguite al suo assassinio a settembre. Alex Clark e Andrew Kolvette della TPUSA avevano recentemente discusso dell’interesse di Kirk per il cattolicesimo, definendolo più estetico che teologico.   «Stava diventando cattolico? No», ha detto Kolvet, produttore e caro amico di Kirk. «Ma amava molto la Messa cattolica. Amava il suo rituale. Amava la bellezza delle antiche chiese cattoliche e le vetrate. E lui ed Erika ci andavano ogni tanto».   «Mi è sembrata una specie di insabbiamento», ha detto la Owens a proposito di questa conversazione, chiedendosi perché personaggi vicini a Kirk si fossero affrettati ad affermare che non si stava avvicinando al cattolicesimo.   «Sono rimasto un po’ stupita», ha detto Candace, definendo il modo in cui hanno parlato dell’argomento un «tentativo inautentico di dissuadere l’idea che Charlie si stesse ammorbidendo nei confronti del cattolicesimo».   Le opinioni religiose di Kirk sono diventate un punto focale nella più ampia lotta sulla sua eredità, con personalità interne a Turning Point, e commentatori come la Owens che offrono resoconti divergenti delle sue posizioni private su questioni di fede.   Il giornalista della testata d’inchista di sinistra Grayzone Max Bluementhal ha sottolineato che un’eventuale conversione al cattolicesimo di Charlie lo avrebbe reso forse più distante dall’influenza israeliana, che abbonda tra gli evangelici americani da cui il ragazzo proveniva.   Bluementhal aveva pubblicato uno scoop che raccontava come Kirk avesse rifiutato 160 milioni offerti dal primo ministro israeliano Netanyahu a Turning Point USA (per portarlo «al prossimo livello») e come fosse stato invitato ad un ritrovo nella prestigiosa magione del miliardario hedge fund sionista Bill Ackman, dove gli sarebbe stata fatta pressione al punto che una lobbista israeliana britannica gli avrebbe pure urlato.

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Parimenti, è stato detto che amici avessero rivelato come Charlie avesse «paura» delle forze di Israele, di cui pure era stato un accanito sostenitore. L’insofferenza di Kirk per le pressioni che gli stavano mettendo – specie dopo che aveva fatto parlare ad un evento estivo il giornalista Tucker Carlson e il comico Dave Smith, considerati ora come anti-Israele – erano state rese pubbliche durante una trasmissione con la celebre giornalista Megyn Kelly.   Tutti coloro che si sono interessati del caso ci tengono a ricordare, tuttavia che non vi sono prove che Israele sia implicato nell’omicidio di Kirk.   Come riportato da Renovatio 21, a ribadire l’estraneità dello Stato Ebraico è stato più volte, alla TV americana e in videomessaggi pubblici sui social, il premier israeliano Beniamino Netanyahu, il quale per qualche ragione ha negato simultaneamente anche le accuse sugli assassinii rituali ebraici medievali con vittime i bambini cristiani, come San Simonino.

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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