Geopolitica
Le truppe dell’esercito birmano si arrendono nello Stato Karen, civili e soldati in fuga in Thailandia
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Combattimenti sono ancora in corso dopo che la giunta militare ha bombardato la città, che si trova nello Stato Karen. Il governo thailandese ieri ha dichiarato che si aspetta l’arrivo di 100mila sfollati. In difficoltà nelle aree periferiche del Paese, i generali puntano tutto sulla leva obbligatoria, costringendo i civili ad arruolarsi con la violenza.
Decine di militari dell’esercito birmano che avevano attaccato la città di Myawaddy, nello Stato Karen al confine con la Thailandia, si sono arresi alle milizie che compongono la resistenza anti-golpe. Il governo thailandese ha poi fatto sapere di aver concesso l’autorizzazione a un volo speciale da Yangon a Mae Sot – la città thailandese al di là del confine – per «trasportare passeggeri e merci», senza poi fornire ulteriori dettagli.
Sono le ultime notizie che giungono dal fronte della «guerra dimenticata» del Myanmar, citata anche oggi da papa Francesco durante l’udienza generale in piazza San Pietro.
Il varco di confine tra Myawaddy e Mae Sot è importante perché da lì transitano ogni anno oltre un miliardo di dollari di traffico commerciale, che nell’ultimo anno è diminuito di circa il 30% secondo i funzionari thai.
«Siamo preoccupati per il commercio di frontiera con la Thailandia e speriamo di poter stabilizzare rapidamente la situazione», ha detto un portavoce dell’Unione nazionale Karena (KNU), la milizia etnica locale, che ha sconfitto i soldati del regime – circa 600 in base alle fonti locali – insieme alle Forze di difesa del popolo, che fanno capo al governo in esilio.
In altre aree sottratte al controllo dei militari, le organizzazioni etniche locali hanno già dato vita ad amministrazioni indipendenti.
Tuttavia, come già accaduto in altre occasioni, dopo la resa, la giunta militare ha dato nuovo slancio ai combattimenti bombardando l’area di Myawaddy per cercare di riprenderne il controllo e costringendo la popolazione locale a fuggire e rifugiarsi in Thailandia, che si aspetta un aumento del numero di sfollati fino a 100mila persone, ha detto ieri il ministro degli Esteri Parnpree Bahiddha-nukara.
«Ci siamo preparati per un po’ e possiamo ospitare temporaneamente circa 100mila persone», ha dichiarato il ministro. La Thailandia, come altri Paesi della regione, non è firmataria della Convenzione di Ginevra sui rifugiati e il mese scorso ha iniziato l’invio di aiuti umanitari (giudicati insufficienti e legati alle strutture logistiche della giunta militare) in Myanmar.
Negli ultimi tre anni il governo thailandese è stato spesso criticato per aver sostenuto i militari al comando. In riferimento al volo partito da Yangon, il ministero degli Esteri thailandese ha rilasciato una dichiarazione: «dopo aver considerato l’urgenza della situazione e la possibilità di un’evacuazione del personale del Myanmar e delle loro famiglie in aree sicure, è stata presa la decisione a livello governativo di approvare la richiesta dal Myanmar per motivi umanitari».
La sconfitta di Myawaddy è un’ulteriore conferma della debolezza della giunta militare birmana (che ha tentato di prendere il controllo del Paese con un colpo di Stato a febbraio 2021) nelle aree periferiche del Paese. Una debolezza sottolineata la settimana scorsa anche dal primo ministro thailandese Srettha Thavisin, secondo cui “l’attuale regime sta iniziando a perdere un po’ di forza. Ma anche se stanno perdendo, hanno il potere, hanno le armi.
Forse è il momento di raggiungere un accordo, ha detto, aggiungendo che la Thailandia ci guadagnerebbe di più ad avere vicino un Myanmar stabile e prospero.
Da ottobre dello scorso anno, le milizie etniche hanno riconquistato ampie fette di territorio negli Stati Shan (al confine con la Cina), Rakhine (al confine con il Bangladesh), e ora Karen. Negli ultimi mesi migliaia di soldati sono stati uccisi o hanno disertato, costringendo i militari a imporre la leva obbligatoria a uomini e donne per cercare di compensare le perdite.
Centinaia di persone stanno provando a disertare scappando nei Paesi vicini, al punto, scrive Nikkei Asia, che la richiesta di valuta estera ha ulteriormente deprezzato il kyat, la valuta birmana.
Secondo gli osservatori, è probabile che nelle prossime settimane i militari si accaniranno sui civili con ferocia per costringerli a entrare nelle fila dell’esercito con la forza.
Il programma di reclutamento, infatti, finora non ha ottenuto i risultati sperati dai generali, ragione per cui, secondo gli esperti, «i funzionari militari dovranno ricorrere alla cattura, ai rapimenti e altri metodi repressivi» per attuare la legge sulla leva obbligatoria.
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
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