Connettiti con Renovato 21

Persecuzioni

Le motivazioni anticristiane dietro il cambio del nome dell’India

Pubblicato

il

I recenti segnali inviati da Narendra Modi suggeriscono che il Paese dei maharaja potrebbe presto cambiare nome da India a Bharat – termine sanscrito –, una misura che, se confermata, si inserisce nella vasta impresa di eliminazione del suo passato coloniale e cristiano avviata diversi anni fa dal partito al potere.

 

Divenuto il Paese più popoloso del mondo e con la crescita più elevata, in grado di portare in sicurezza uno dei suoi congegni sulla Luna, la Federazione indiana è stata designata in modo del tutto naturale ad ospitare il G-20, lo scorso 9 e 10 settembre.

 

Sul biglietto d’invito inviato dal presidente indiano ai leader stranieri, per invitarli al vertice dei Paesi più ricchi, Droupadi Murmu – questo il nome del capo dello Stato – si presenta come il presidente di Bharat, e non dell’India. Bharat è infatti un termine derivato dal sanscrito, il cui utilizzo verrebbe menzionato nei primi testi della letteratura indiana.

 

Un accenno apparentemente innocuo, visto che il nome di Bharat compare, accanto a quello dell’India, nella Costituzione del Paese, ma che segnala cambiamenti più profondi: lo stesso Narendra Modi usa generalmente Bharat, quando parla dell’India; allo stesso modo, anche i membri del Bharatiya Janata Party (BJP), il partito indù al potere, si battono da tempo contro l’uso del nome India, sostenendo che lo vedono come un’odiata traccia della colonizzazione britannica.

 

Ma anche del cristianesimo, perché in effetti il ​​termine «India» affonda le sue radici nell’antichità occidentale: nel IV secolo a.C., il geografo greco Megastene lasciò una delle più antiche descrizioni del paese dei maharaja che chiamò Indica.

Sostieni Renovatio 21

Termine ripreso successivamente durante la «scoperta» del Paese da parte del portoghese Vasco da Gama: si parlerà gradualmente di Indie Orientali per designare sia l’India moderna ma anche tutte le terre di questo continente asiatico poco conosciute dagli europei.

 

Con l’insediamento dei francescani e poi dei gesuiti a Goa, sulla costa occidentale del Paese, le «Indie» costituirono ben presto il cuore dell’influenza cristiana in Asia. In quanto ordine insegnante, la Compagnia di Gesù vi svilupperà seminari, scuole, università, aprirà ospedali, costruirà chiese, ognuna più ricca e imponente dell’altra.

 

Un patrimonio che il BJP vuole cancellare in nome dell’hindutva, un’ideologia che intende sradicare dal Paese tutti i valori e le vestigia di cultura non indù: lo scorso giugno, il primo ministro della regione di Goa ha dichiarato che «era giunto il momento di cancellare ogni segno della presenza portoghese per ricominciare da capo». Il che implica, se lo prendiamo in parola, radere al suolo le chiese.

 

Senza dimenticare gli atti di violenza di cui sono vittime i cristiani: United Christian Forum ne ha registrati quattrocento tra gennaio e luglio 2023, contro i 274 dell’anno precedente nello stesso periodo.

 

Così come leggi anti-conversione o misure discriminatorie che rendono i cristiani cittadini di seconda classe. Tuttavia, con i suoi quasi due millenni di presenza sul suolo indiano, per non parlare delle sue molteplici conquiste per il bene comune, il cristianesimo ha sufficientemente dimostrato di essere di casa qui, come altrove.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

SOSTIENI RENOVATIO 21



 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

 

Continua a leggere

Persecuzioni

Pakistan, conversioni forzate: tentato avvelenamento di un cristiano di 13 anni

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, quando una guardia di sicurezza, che aveva notato addosso al ragazzo una collana con la croce, ha iniziato a chiedergli di recitare preghiere islamiche. Il giovane, dopo essersi rifiutato, è stato costretto a ingerire una sostanza nociva.   In Pakistan si è verificato l’ennesimo tentativo di conversione forzata nei confronti di un ragazzo cristiano di 13 anni, costretto a ingerire una sostanza tossica dopo essersi rifiutato di abbracciare l’Islam.   L’episodio è avvenuto nella città di Lahore il 13 aprile: Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, ma è stato fermato da una guardia di sicurezza musulmana che aveva notato che il ragazzo aveva al collo una croce. La guardia, di nome Qadar Khan, ha strappato la collana e costretto Saim a recitare una preghiera islamica, ma il ragazzo si è rifiutato, dicendo di essere cristiano. L’uomo ha quindi costretto Saim a ingerire una sostanza tossica nel tentativo di avvelenarlo.   Sono stati i genitori del giovane a trovare il corpo del figlio senza conoscenza dopo diverse ore che Saim mancava da casa. Il padre, Liyaqat Randhava, si è rivolto alla polizia ma ha raccontato di aver ricevuto un trattamento iniquo.   Gli agenti hanno registrato la denuncia solo dopo diverse insistenze e una copia del documento non è stata rilasciata alla famiglia di Saim, ha detto. Inoltre, diverse parti del racconto non sono state incluse nella denuncia (chiamata anche primo rapporto informativo o FIR).   Joseph Johnson, presidente di Voice for Justice, ha espresso profonda preoccupazione per i crescenti episodi di conversioni religiose forzate in Pakistan e ha condannato quanto successo a Saim, aggiungendo che la polizia sta mostrando estrema negligenza nel caso.   «Evitando di includere i dettagli cruciali nel FIR, la polizia ha sottoposto Saim e la sua famiglia a ulteriori abusi», ha affermato Johnson, chiedendo l’intervento del governo per un’indagine.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Guilhem Vellut via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Continua a leggere

Persecuzioni

Un prete e un laico «spariti» nella diocesi di Baoding in Cina

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Fonti di AsiaNews raccontano l’apprensione per due persone della comunità cattolica clandestina dell’Hebei di cui non si hanno notizie da giorni. Si sospetta siano sottoposte a misure restrittive da parte delle autorità locali come già avvenuto in altri casi. In questa stessa diocesi dove un secolo fa il Concilio di Shanghai volle il santuario mariano di Donglu, restano fortissime le pressioni sulle comunità che rifiutano la registrazione negli organismi «ufficiali» della Chiesa in Cina.

 

Nuove notizie di persone sparite, con molta probabilità vittime di provvedimenti restrittivi da parte delle autorità locali, giungono dalla diocesi di Baoding, nella provincia dell’Hebei, dove vive una delle più folte comunità cattoliche clandestine in Cina. Fonti di AsiaNews hanno segnalato due casi avvenuti nelle ultime settimane.

 

Dal 17 aprile non si hanno più notizie di padre Chi Huitian, un sacerdote della contea di Zhao, scomparso dalla sua casa.

 

«Nato in una famiglia di cattolici devoti – raccontano alcuni fedeli della diocesi di Baoding – è stato uno zelante servitore del Signore fin dall’infanzia. Diventato sacerdote si è dedicato al servizio della parrocchia. Chiediamo ai nostri fratelli e sorelle di pregare per lui e di chiedere al Signore di ricolmarlo dello Spirito Santo per guidarlo e proteggerlo».

 

Pochi giorni dopo – il 29 aprile a Zhangjiakou, sempre nella provincia dell’Hebei – è scomparso anche un laico della comunità, il prof. Chen Hekun. «La sua famiglia e i suoi amici lo stanno cercando» continuano le fonti di AsiaNews. «Ci auguriamo che chi sa dove si trova possa aiutarci. Nello stesso tempo chiediamo di pregare per lui, perché il Signore lo sostenga».

 

La comunità cattolica sotterranea di Baoding è una tra le più colpite in Cina nella repressione della libertà religiosa. Già in passato sono avvenuti casi di sacerdoti sottoposti alla guanzhi, una forma di restrizione di movimenti e attività che può durare fino a tre anni, durante la quale sono sottomessi a sessioni politiche e costrizioni per aderire agli organismi «ufficiali» controllati dal Partito della Chiesa in Cina.

 

Lo stesso vescovo Giacomo Su Zhimin fu arrestato nel 1997 in relazione ai pellegrinaggi a Donglu, luogo legato a una presunta apparizione mariana durante la rivolta dei Boxer nel 1900 e dove un santuario intitolato a Nostra Signora della Cina fu costruito proprio per volontà del Concilio di Shanghai, lo storico incontro dei vescovi del 1924 di cui in questi giorni ricorre il centenario. Mons. Su Zhimin (che oggi avrebbe 92 anni) ricomparve solo una volta nell’ospedale di Baoding nel 2003. Da allora non ci sono più state sue notizie certe su di lui.

 

La diocesi «ufficiale» oggi è guidata da mons. Francis An Shuxin, oggi 77enne, già giovane vescovo ausiliare di Baoding. Anche lui dal 1996 ha trascorso dieci anni agli arresti, ma ha poi deciso di lasciare la comunità sotterranea registrandosi presso le autorità. Ma questo ha creato una spaccatura, con i sacerdoti e i fedeli «clandestini» che non lo riconoscono più come il proprio vescovo.

 

Va anche aggiunto che la diocesi di Baoding è anche quella dove – come raccontavamo su AsiaNews – le autorità locali hanno adottato eccezionali misure di sicurezza in occasione del Natale scorso, imponendo blocchi del traffico e deviazioni dei percorsi degli autobus per evitare la zona della cattedrale, impedendo l’ingresso dei bambini alla Veglia natalizia e vietando di esporre oggetti che richiamino il Natale nei dormitori delle università.

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.

Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di BabelStone via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

 

 

 

Continua a leggere

Persecuzioni

Adolescente armato entra in chiesa durante le prime comunioni: fermato dai fedeli

Pubblicato

il

Da

Un adolescente armato di fucile si è presentato in una chiesa della Louisiana piena di bambini durante una cerimonia di prima comunione trasmessa in live, ma è stato bloccato dal pronto intervento dei fedeli della parrocchia. Lo riporta NBC News.   La polizia è stata chiamata alla chiesa di Santa Maria Maddalena ad Abbeville, 20 miglia a sud di Lafayette, alle 10:35 quando il sospettato di 16 anni ha cercato di entrare dalla porta sul retro.   In quel momento all’interno della chiesa cattolica si trovavano circa 60 bambini in attesa di ricevere la prima Comunione, ha detto la chiesa. La chiesa ha affermato in un comunicato che i parrocchiani hanno affrontato il sospetto e lo hanno portato fuori prima di chiamare la polizia.  

Sostieni Renovatio 21

Una registrazione dello streaming, trasmessa da diverse stazioni di notizie locali, mostra un uomo che si avvicinava al sacerdote, padre, Nicholas DuPré dopo 48 minuti per sussurrare qualcosa. Don DuPré quindi interrompe la funzione e chiede ai fedeli di unirsi a lui in preghiera, mentre si odono alcune urla di panico.   Si possono quindi vedere gli agenti di polizia che camminano per la chiesa, mentre i ragazzi corrono attraverso l’altare e i religiosi si rifugiano sotto l’altare conciliare. Si sente qualcuno dire dall’altoparlante: «ragazzi, prendete i vostri figli, andate piano. Abbiamo arrestato un ragazzo, è in custodia».   Il capo della polizia di Abbeville, Mike Hardy, ha dichiarato in una dichiarazione su Facebook che il sospettato è stato «affrontato dai parrocchiani e scortato fuori».   Poi è arrivata la polizia e lo ha messo in custodia, prima di spazzare la chiesa per assicurarsi che non ci fossero ulteriori minacce e che non ci fossero stati feriti.   Il sospettato è stato arrestato e successivamente accusato di aver terrorizzato la chiesa e di due capi d’accusa di possesso di armi da fuoco da parte di un minorenne. Testimoni hanno detto a KADN di Lafayette che era vestito tutto di nero ed era armato di fucile.   È stato interrogato al dipartimento di polizia di Abbeville, insieme a un genitore, prima di essere portato all’unità comportamentale dell’Abbeville General Hospital per una valutazione, ha detto la polizia.   In un’intervista con l’Acadiana Advocate, il capo della polizia di Abbeville, Mike Hardy, ha attribuito ai parrocchiani il merito di aver disarmato il sospettato e di averlo già inchiodato a terra all’arrivo della polizia.   L’evento della comunione è continuato nonostante l’interruzione. «La gioia che hanno provato oggi questi ragazzi dopo aver ricevuto la Prima Comunione è indescrivibile. Congratulazioni!» ha detto la parrocchia su Facebook.   Un comunicato rilasciato dalla diocesi cattolica di Lafayette ha ringraziato la polizia e i parrocchiani per la loro rapida risposta.

Aiuta Renovatio 21

«Anche se ci rendiamo conto che è stata un’esperienza spaventosa per i presenti, siamo incredibilmente grati sia ai parrocchiani che agli agenti di polizia per aver agito rapidamente per garantire la sicurezza di tutti», ha affermato.   Monsignor J. Douglas Deshotel, vescovo di Lafayette ha detto: «siamo grati a Dio che una tragedia sia stata evitata». «Preghiamo per la fine di tutte le minacce di violenza contro vite umane innocenti», ha aggiunto.   La chiesa ora prevede di avere agenti delle forze dell’ordine in uniforme fuori dalle sue messe d’ora in poi, «per estrema cautela».   Non sono chiare le motivazioni del giovane, anche se in rete fioccano affermazioni secondo cui sarebbe stato un «terrorista anticattolico».   Come sempre, Renovatio 21 sarebbe più interessata a sapere se il sospetto fosse in cura con psicofarmaci o altre droghe psichiatriche.   Come riportato da Renovatio 21, all’inizio di questo mese, un uomo ha puntato una pistola– che pare essersi incredibilmente inceppata – contro un pastore in un altro luogo di culto in Pennsylvania; pure quell’ incidente è stato ripreso in un video streaming.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da Twitter
Continua a leggere

Più popolari