Geopolitica
L’ayatollah Khamenei impugna il fucile e minaccia di colpire i siti energetici israeliani se dovesse reagire
Venerdì l’Iran ha lanciato le sue controminacce sulla scia di diversi resoconti secondo cui Israele sta preparando una risposta importante all’attacco missilistico balistico iraniano del 1° ottobre.
Secondo voci, l’amministrazione Biden sarebbe in consultazione con il gabinetto di sicurezza di Israele sulla possibilità di distruggere i siti di petrolio e gas e le infrastrutture vitali della Repubblica islamica. I siti nucleari potrebbero essere potenziali obiettivi, il presidente Biden si oppone, almeno a livello pubblico.
«La resistenza nella regione non si arrenderà nemmeno con l’uccisione dei suoi leader», ha dichiarato il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei mentre guidava le preghiere del venerdì a Teheran. «La brillante azione delle nostre forze armate un paio di notti fa è stata del tutto legale e legittima», ha detto con aria di sfida nella rara apparizione.
Che la pace di Dio sia sul leader martire Nasrallah. pic.twitter.com/KGIIRljcwA
— Khamenei.it (@it_Khamenei) October 4, 2024
Che la pace di Dio sia sull’eroe martire Haniyeh. pic.twitter.com/Fh3cW2kunJ
— Khamenei.it (@it_Khamenei) October 4, 2024
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L’Iran non «ritarderà né agirà frettolosamente per svolgere il suo dovere» nell’affrontare Israele, ha detto. Pur non minacciando direttamente Israele o gli Stati Uniti, è stato fotografato in quel momento mentre stringeva la canna di un fucile con la mano sinistra.
Tuttavia una minaccia molto più specifica è arrivata dal vice comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (i Pasdaran) Ali Fadavi, che è stato citato dai media statali mentre affermava che qualsiasi attacco israeliano sarebbe stato reagito con attacchi alle installazioni energetiche israeliane.
جمهوری اسلامی هر وظیفهای در زمینه مقابله با رژیم صهیونی داشته باشد با قدرت و صلابت و قاطعیت انجام خواهد داد.
ما در انجام این وظیفه نه تعلل میکنیم، نه شتابزده عمل میکنیم؛ آن وظیفه در وقت خود انجام میگیرد و انجام هم گرفت و در آینده هم اگر لازم شد باز انجام خواهدشد.#جمعه_نصر pic.twitter.com/JQir6HQ99Z
— KHAMENEI.IR | فارسی 🇮🇷 (@Khamenei_fa) October 4, 2024
«Se gli occupanti commettono un simile errore, prenderemo di mira tutte le loro fonti energetiche, le loro installazioni, tutte le raffinerie e i giacimenti di gas», ha affermato il vertice pasdarano.
Dopo una notte caratterizzata dai più grandi attacchi aerei su Beirut finora perpetrati, e mentre il numero totale delle vittime dall’inizio degli attacchi aerei ha raggiunto quota 2.000, l’Iran ha ulteriormente promesso il suo sostegno ai suoi «amici» in Libano.
In una mossa sorprendente e rischiosa, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi è effettivamente volato a Beirut, nonostante le bombe cadessero nella zona. Questo nonostante gli ufficiali delle Guardie Rivoluzionarie siano stati recentemente presi di mira dai crescenti attacchi aerei israeliani sulla capitale libanese.
«Siate certi che la Repubblica islamica dell’Iran è e sarà fermamente al fianco degli amici in Libano», ha detto il ministro Araghchi durante un incontro con la stampa nella capitale libanese, sottolineando del viaggio che «era necessario dirlo di persona», anche se Israele continua a prendere di mira i vertici di Hezbollahusando anche pesanti bombe «bunker buster» per raggiungere luoghi di incontro sotterranei sotto gli edifici.
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Il capo della difesa israeliana Yoav Gallant ha definito gli attacchi aerei in corso come necessari per degradare e distruggere la struttura di comando di Hezbollah: «Hezbollah sta ricevendo colpi molto duri, uno dopo l’altro. Abbiamo eliminato Nasrallah e abbiamo altre sorprese in serbo, alcune delle quali sono già state realizzate e alcune delle quali saranno realizzate», ha affermato il ministro dello Stato Ebraico, pronunziando queste parole mentre visitava le truppe posizionate lungo il confine settentrionale.
Il Gallant ha inoltre avvertito che l’offensiva terrestre continuerà «fino alla rimozione dei mezzi di combattimento» e che «abbiamo altre sorprese nel nostro arsenale».
Secondo quanto riferito, gli attacchi aerei tra giovedì e venerdì hanno danneggiato e chiuso l’arteria principale che collega il Libano alla Siria , in un momento in cui la crisi dei rifugiati libanesi si sta aggravando e dopo che decine di migliaia di persone erano già fuggite in Siria.
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Immagine da Twiiter
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Senatore americano: «il Sudafrica è nostro nemico»
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Geopolitica
Putin sostiene Maduro nella situazione di stallo con gli Stati Uniti
Il presidente russo Vladimir Putin ha rinnovato il suo pieno appoggio al presidente venezuelano Nicolás Maduro, nonostante l’intensificazione della presenza militare statunitense nei Caraibi.
I due leader hanno evidenziato l’eccezionale solidità dei rapporti tra Mosca e Caracas nel corso di una telefonata avvenuta giovedì. Secondo quanto riferito dal Cremlino, Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio sostegno alla ferma determinazione del governo guidato da Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne».
I presidenti hanno confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico firmato lo scorso maggio.
Dal canto suo, il governo venezuelano ha fatto sapere che Putin e Maduro hanno sottolineato «la natura strategica, solida e in costante crescita delle relazioni bilaterali» e che il leader russo ha manifestato il proprio sostegno agli sforzi di Maduro volti a «rafforzare la pace, la stabilità politica e lo sviluppo economico».
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La telefonata è arrivata pochi giorni dopo il sequestro, da parte degli Stati Uniti, di una petroliera salpata da un porto venezuelano all’inizio del mese. La procuratrice generale statunitense Pam Bondi ha dichiarato che la nave era già stata sanzionata in passato per aver presumibilmente trasportato petrolio iraniano.
Caracas ha definito l’operazione «un atto di pirateria» e ha accusato Washington di voler «saccheggiare» le risorse naturali venezuelane.
Da settembre gli Stati Uniti hanno dispiegato una flotta navale nei Caraibi e hanno fermato oltre venti imbarcazioni sospettate di traffico di droga in acque internazionali. Secondo quanto riportato da Reuters, l’amministrazione americana si starebbe preparando a intercettare ulteriori navi che trasportano greggio venezuelano nell’ambito della campagna di massima pressione contro Maduro, accusato dal presidente Donald Trump di collusione con i cartelli della droga.
Maduro ha respinto categoricamente ogni legame del suo governo con il narcotraffico, ha promesso di difendere il Paese da una eventuale invasione e ha bollato le azioni di Washington come «colonialiste», avvertendo che potrebbero scatenare «una guerra folle» nella regione.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa si era parlato di una telefonata segreta tra Trump e Maduro.
Gli Stati Uniti hanno offerto una taglia di 50 milioni di dollari per informazioni che conducano all’arresto o alla condanna di Maduro, ritenuto dagli americani a capo di una ghenga narcoterrorista.
Diverse notizie della scorsa settimana indicano che Washington stia pianificando operazioni in Venezuela e abbia identificato potenziali bersagli legati al presunto narcotraffico. Gli USA avrebbero schierato nella zona circa 16.000 soldati e otto navi da guerra della Marina.
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Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
L’Ungheria dice che il capo della NATO «pugnala alle spalle» e «alimenta la guerra»
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