Bioetica
La destra italiana vuole davvero punire l’utero in affitto?

La proposta di legge che trasforma la pratica della maternità surrogata – eufemismo orwelliano, assieme a «gestazione per altri» (GPA) dell’utero in affitto – in un «reato universale» è stata approvata dalla Commissione al Senato poche ora fa. La maggioranza, che pare aver ritrovato compattezza, celebra questa decisione con entusiasmo.
«L’Italia si conferma una nazione all’avanguardia sul fronte dei diritti, contro le nuove forme di sfruttamento delle donne e dell’infanzia» ha tripudiato il ministro della Famiglia Eugenia Roccella.
Finalmente «introdotto il diniego ad una pratica indegna, che trasforma il corpo delle donne e la procreazione di bambini in merce da vendere al miglior offerente. Tutto questo è oltremodo abominevole» ha dichiarato l’onorevole fiddina Augusta Montaruli.
Verrebbe da dire che tratta di uno dei primi risultati «di destra» visibili di un governo della Meloni, che tra asservimento al massacro NATO, occhi dolci ai moderati di Bruxelles e sbarchi clandestini mai fermati, ben poco aveva fatto per attuare il programma di un partito che da qualche parte nel logo ha ancora la fiamma tricolore.
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L’opposizione, al solito, schiuma pavlovianamente di rabbia, promettendo di andare in piazza, etc. Come sempre, con evidenza, non hanno idea di cosa sta succedendo nemmeno quando è chiaro che le cose stanno andando nella loro direzione, ammesso pure che essi sappiano quale che sia.
Il festone a destra è in realtà un paravento, perché una crepa inquietante si era aperta martedì. La Lega infatti aveva proposto sanzioni importanti contro l’utero in affitto, riportate dai giornaloni, più o meno scandalizzati, come «10 anni di carcere e milioni di multa».
Molte testate mainstream riportano la notizia come «l’utero in affitto è reato». C’è da stropicciarsi gli occhi. Prima non lo era?
Sì, lo era, e sempre con anni di carcere e milioni di euro di multa. Tuttavia i professionisti dell’informazione (e i blogger e pro-vita professionali abbaianti al seguito) lo ignorano, o fanno finta di non saperlo per tirare qualche coriandolo all’imperatrice Giorgia.
Fatto sta che l’emendamento della Lega, che prevedeva l’inasprimento della pena e la punibilità dei pubblici ufficiali che registrano i bambini nati via utero in affitto, è stato bocciato in Commissione Giustizia. A votarci contro, i senatori di FdI e di Forza Italia, assieme, ovviamente, all’intero arco dell’opposizione. A favore quindi erano risultati solo due senatori della Lega, che aveva preso la decisione di non togliere la protesta e lasciarla al voto, anche se il relatore e il governo avevano espresso parere contrario.
Fateci capire: il centrodestra al potere ora si bea del fatto che l’Italia sarebbe il primo Paese al mondo a dotarsi del «reato universale» per la surrogata – chiamata disumana ed equiparata al traffico di esseri umani oltre che ad un oltraggio alla maternità e alla donna in sé – ma al contempo rifiuta pene severe (nemmeno troppo) per i perpetratori?
Proprio così. Le motivazioni per cui FI e FdI (quest’ultimo un partito dell’ordine, sulla carta) hanno votato contro l’emendamento che produceva la dura lex, – quante coppie gay, o eterosessuali FIVET, scambierebbero la voglia matta di dotarsi anche di un bambino con dieci anni di carcere? – non sono chiare.
Sul giornale dei vescovi Avvenire leggiamo che «dai partiti di opposizione i rilievi – anche molto severi – sono rivolti contro un provvedimento che l’emendamento della Lega avrebbe allontanato ancora di più da un possibile consenso almeno di principio sulla necessità di fermare il lucroso commercio globale di mamme e bambini».
Cioè, era una mano tesa all’opposizione? Ammettiamo di non comprendere bene cosa stiano dicendo, ma vi è infilata anche un notevole ragionamento piazzato in un virgolettato del capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, il quale ha «sdrammatizzato le frizioni» dicendo che «in sintesi, più si rafforza il reato, inserendolo nel Codice penale, più aumenta la possibilità che ci sia una moratoria a livello internazionale».
C’est-à-dire, se fai una legge che ritieni giusta, deve andarci piano perché poi qualche organo transnazionale ti dice qualcosa? Il senatore Romeo sta dicendo questo?
I nostri legislatori hanno paura delle «moratorie internazionali»? La sovranità del popolo italiano finisce dove iniziano le rimostranze di UE, ONU, OMS, etc.?
Il tema della sovranità devastata era apparso chiaro anche in un altro frangente del tema riproduttivo, peraltro intimamente connesso all’utero in affitto: l’aborto.
Ricordate il discorso di Giorgia Meloni durante l’insediamento? I discorsi fatti fare prima ancora dai famigli? I discorsi dei suoi ministri e dei suoi candidati pro-vita? La 194 non si tocca. L’assassinio di milioni di italiani (e non solo!) ancora nel grembo materno rimane una componente fondamentale dello Stato italiano, anche quando al governo ci va un partito che è discendente da partiti che per decenni e decenni hanno avversato il feticidio.
Renovatio 21 ha definito il fenomeno come «inchino a Moloch»: chi arriva al potere, deve annunciare subito che il sacrifizio degli innocenti continuerà. Lo stesso fenomeno avviene, abbiamo notato, negli USA, dove la prima cosa che fanno i presidenti democratici è occuparsi della Mexico City Policy, ossia la legge che previene l’amministrazione dal finanziare gli aborti all’estero.
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Ora è chiaro che non voler punire davvero l’utero in affitto – che prostituisce la donna, mercifica il bambino, produce e uccide quantità di embrioni in provetta, e apre decisamente all’eugenetica (le «donatrici» dell’ovulo e le surrogate si possono scegliere da cataloghi, così come, in caso, i «donatori» di spermatozoi) – testimonia che la direzione non cambierà affatto.
Andiamo verso la riproduzione artificiale totalizzante, con non solo uteri in affitto, ma ectogenesi (cioè uteri artificiali), e non solo bambini in provetta, ma esseri prodotti con la gametogenesi (che permette a due omosessuali di divenire «padre» e «madre» genetici, e alle donne di divenire «padri»), raffinati con la bioingegneria CRISPR o con le tecniche che la soppianteranno.
Il destino del mondo, qualcuno ha programmato, è questo: il transumanismo sessuale, la riprogenetica come unica forma di procreazione, con buona pace del sesso, lasciato solo come strumento di intrattenimento (magari tramite perversioni sempre più inimmaginabili, e consentite).
Del resto, la politica si è mai veramente occupata della cosa?
Rammentiamo che uno dei Paesi che il nostro governo ama di più, al punto da finanziarlo ed armarlo, costituisce la principale centrale di utero in affitto, anche durante la guerra: l’Ucraina per anni ha fornito bambini surrogati alle coppie italiane. È mai stata presa un’iniziativa politica riguardo al fenomeno?
Più di dieci anni fa parlai con personale dell’ambasciata di Kiev. Mi dissero che i casi sospetti venivano sistematicamente segnalati alle procure della Repubblica competenti. Parlavano di diversi casi al mese.
In Ucraina l’utero in affitto è una realtà organizzata in business enormi, che non si ferma nemmeno sotto i missili russi. Su Renovatio 21 abbiamo scritto delle dichiarazioni di uno dei boss della filiera, Albert Tochilovsky, che già qualche anno fa preconizzava che per l’ectogenesi, cioè l’utero artificiale, è questione di pochi anni. Lui ha capito esattamente dove sta andando il mondo. I cataloghi di ragazze ucraine, bionde e sorridenti con le didascalie dove dicono di amare lo sport e l’università, saranno da cestinare a breve.
Quante coppie italiane che hanno affittato l’utero di una ragazza ucraina sono state, infine, perseguite? Non lo sappiamo. Alla stampa arrivano solo casi estremi, come quelli in cui la coppia è formata da anziani.
Al contempo, va ricordato che la politica possiede un ulteriore, più intimo, buco nero rispetto alla surrogata.
Quanti politici, gay o meno che siano, hanno un bambino prodotto con la surrogata? Ci sono esempi lampanti, autodichiarati. Qualcuno dice che sarebbe da vedere se i bimbi sono stati prodotti in alcuni Paesi rispetto ad altri forse per le leggi che consentono la selezione dell’ovocita, cioè della genetica del bambino. Scegliere l’ovulo significa guardare questi elenchi fotografici di belle ragazze, dove non mancano mai, ovviamente, le bionde (così come nei cataloghi dei donatori maschi primeggia la Danimarca, regina dell’export, oltre che dei mattoncini lego e dell’Ozempic, dello sperma).
Decidere a tavolino i tratti genetici di proprio figli si chiama, in una parola, eugenetica. Che poi coppie LGBT possano finire a volere un bambino biondo dolicocefalo come da ideale hitleriano è qualcosa che può sorprendere molti, certo non i lettori di Renovatio 21.
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Ora, la domanda da porre, in termini istituzionali, è un’altra: come mai nessuna di queste coppie, anche famose, è stata davvero arrestata e processata?
Perché, per tornare allo stupore cretino di giornali e politici nei confronti dell’emendamento «draconiano» della Lega, una legge contro l’utero in affitto esiste già.
Si chiama legge 40/2004, quella contro cui nel 2005 le forze gosciste chiesero un referendum, che perdettero, per la gioia del cardinale Ruini, che la considera una delle grandi vittorie della sua carriera.
Riteniamo che la legge 40 sia profondamente iniqua. Non solo: essa è alla base dell’uccisione di un numero di embrioni perfino superiore, annualmente, a quello degli aborti, che sono oramai solo uno specchietto per le allodole per il ritardo cattolico. La legge 40, pensata e sostenuta da personaggi di origine democristiana ed appoggiata dalla CEI, è stata costruita con una serie di debolezze (il numero di embrioni da produrre ed impiantare, la contraddizione con la 194) che sembrano poste lì come bombe a tempo pronte a detonare in sentenze di tribunali, cassazioni e consulte.
La legge 40, è il nostro giudizio, ha costituito un passo deciso verso l’accettazione dei bambini artificiali – cioè del transumanismo – da parte dei cattolici. Il risultato è visibile più che mai ora nei convegni della Pontificia Accademia per la Vita sotto monsignor Paglia, che paiono aprire sempre più alla riproduzione artificiale totale. La foto del papa con i primi quattro figli di Elon Musk, tutti fatti in botte provetta (qualcuno dei più recenti pure con la surrogata), abbiamo rilevato, dice la medesima cosa. La neochiesa accetta la riprogenetica…
Tuttavia, la malvagia legge 40, a leggerla, contiene punti decisamente chiari riguardo all’utero in affitto. Articolo 12, comma 6: «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro».
Quindi, il reato c’era già? Sì. Eccome.
Quindi, gli anni di carcere, i milioni di euro di multa, c’erano già? Sì. Eccome.
Quindi, perché in questi 20 anni dalla legge, non abbiamo mai sentito di un grande nome, di quelli che sbandierano l’utero in affitto come diritto e che ora sarebbero dunque tacciabili di «reato universale», andare in galera? Perché non sono state perseguite associazioni e realtà di altro tipo che promuovevano l’utero in affitto?
Quindi, tutti coloro che gridavano e gridano ancora oggi – sui giornali, sui social, in Parlamento – la meraviglia umana della «gestazione per altri», incorrono nel reato di istigazione a delinquere? Art. 414 del vigente codice penale italiano: «chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati è punito, per il solo fatto dell’istigazione».
Non siamo giuristi, non siamo giudici, non siamo poliziotti. Ci chiediamo addirittura se sia lecito fare questa domanda, o se non sia essa stessa considerabile fuori da quella che recentemente è stata definita dal presidente della Corte Costituzionale come «Costituzione materiale»: una legge che non è scritta da nessuna parte, ma che domina la società, perché quella è la percezione diffusa, quello è il senso delle cose.
È forse possibile dire che l’eutanasia, non ancora pienamente legalizzata in Italia, costituisca, «Costituzione materiale». L’utero in affitto lo è? È per questo che sembra non venire perseguito? È per questo che i partiti della destra moderna evitano di volerlo punire sul serio?
Ecco di fronte alla vera riflessione da fare: uno Stato senza morale, retto da partiti «post-bioetici» se non «post-etici» (definiamoli così) tout court, scivola giocoforza verso la Necrocultura più pura, e dunque nella violenza più crudele e devastante.
Lo Stato moderno – che è amorale per programma – non può che trasformarsi, sempre meno gradualmente, in una definitiva macchina per la degradazione umana e per la morte.
Lo avevamo già scritto in occasione di quanto fatto dal presente governo riguardo ai vaccini: uno Stato senza principio, non può che finire per ferirvi ed uccidervi.
Sì, lo stato non vi protegge, fa il contrario. Tutto si è rovesciato. Il rovescio della libertà è l’obbligo. Il rovescio del diritto è la sottomissione. E il rovescio del cittadino è lo schiavo.
Siamo schiavi dello Stato della morte e della sua cultura. Credete che vi potevano, quindi, risparmiare l’utero in affitto combattendolo davvero?
Roberto Dal Bosco
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Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche

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Bioetica
Aborto, il governo spagnuolo chiede la lista degli obiettori di coscienza

La Spagna ha richiesto la creazione di registri per i medici che rifiutano di praticare aborti, suscitando proteste da parte dei professionisti pro-life, che considerano la misura un tentativo di stilare una «lista nera».
Il primo ministro Pedro Sánchez ha recentemente scritto ai presidenti delle regioni a guida conservatrice, invitandoli a «istituire un registro degli obiettori di coscienza all’aborto», come riportato da OSV News.
Questa iniziativa segue una legge che obbliga tutti gli ospedali pubblici spagnuoli a effettuare aborti, con l’obiettivo di migliorare l’accesso alla procedura nelle aree dove è difficile trovare medici disponibili a praticarla.
Ad esempio, nella regione di La Rioja, a lungo governata dai conservatori, la maggior parte dei medici degli ospedali pubblici si è rifiutata di eseguire aborti per obiezione di coscienza. «Il problema era che tutto il personale sanitario si opponeva agli aborti, anche nelle cliniche private», ha dichiarato a Euronews nel 2023 Izaskun Fernández Núñez, presidente del gruppo Donne Progressiste di La Rioja.
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In Castiglia e León, cinque delle nove province «non avevano registrato un solo aborto dal 2010» fino al rapporto del 2023. «Le donne non potevano accedere all’aborto nella loro provincia, nemmeno pagando o rivolgendosi a cliniche private», ha spiegato Nina Infante Castrillo, vicepresidente del Forum femminista di Castiglia e León.
Questi dati hanno spinto il governo a imporre l’obbligo di registrazione degli obiettori di coscienza in tutte le comunità autonome, con una scadenza di tre mesi. Sánchez ha avvertito che, in caso di mancata compilazione dei registri, «saranno attivati i meccanismi legali per garantire il rispetto della norma». «Il rispetto della coscienza dei professionisti sanitari non deve mai ostacolare l’assistenza sanitaria delle donne» ha aggiunto.
I difensori dell’obiezione di coscienza hanno definito la misura incostituzionale e una «lista nera». «Qualunque cosa dica il primo ministro, l’obiezione di coscienza è un diritto costituzionale. Chi può obbligare i cittadini a registrarsi in un elenco non richiesto nemmeno dalla Corte Costituzionale? Si tratta solo di espedienti», ha dichiarato José Antonio Díez, coordinatore generale dell’Associazione Nazionale per la Difesa del Diritto all’Obiezione di Coscienza (ANDOC), alla testata cattolica Alpha y Omega.
«Perché non creare un elenco di medici disposti a praticare aborti ed eutanasia, che sarebbe più pratico? Questi registri di obiettori sono liste nere per escludere professionalmente i medici che esercitano il loro diritto», ha aggiunto Eva Martín, presidente di ANDOC, citata da Alpha y Omega.
Secondo i dati del ministero della Salute, in Ispagna i tassi di aborto sono in aumento, avvicinandosi al picco del 2011. Nel 2023 sono stati registrati 103.097 aborti, con un incremento del 4,8% rispetto al 2022 e dell’8,7% rispetto al 2014.
L’aborto è legale in Spagna, con alcune restrizioni, dal 1985, e il numero di procedure è più che raddoppiato, passando da 54.000 nel 1998 a 112.000 nel 2007. Nel 2010, il governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero ha ulteriormente liberalizzato la legge, consentendo l’aborto fino alla 14ª settimana di gravidanza, con estensioni fino alla 22ª settimana in caso di rischi per la salute della madre o di «gravi disabilità» del feto.
In Italia la situazione non è dissimile, con continui tentativi, compresi quelli dei sindacati lontani oramai anni luce dalla questione dei lavorativi, di limitare o cancellare l’obiezione di coscienza.
L’obiezione di coscienza, ritiene Renovatio 21, costituisce un compromesso non accettabile: chi «obietta» lascia tranquillamente che i bambini vengano trucidati dai colleghi nella stanza accanto, e quindi non si capisce esattamente in cosa credano gli «obiettori». Se pensano davvero che l’aborto sia omicidio, come possono vivere e lavorare tranquillamente in quegli spazi? Come possono magari pure andare fuori a pranzo con dei colleghi che hanno appena ammazzato degli esseri umani?
Si tratta della grottesca ipocrisia della legge 194/78, difesa oggi anche dai sedicenti «cattolici» perché appunto contiene la foglia di fico dell’obiezione, e più in generale dell’ipocrisia massimamente farisaica, e genocida, della Democrazia Cristiana e della sua opera.
Si aggiunga come, in Italia, l’obiezione agisce come una porta girevole carrieristica: il medico e l’infermiere diviene obiettore ad intermittenza, a secondo di chi sia il primario di turno.
La vera difesa della vita nascente non passa per la difesa dell’obiezione di coscienza – anzi, passa per la sua rimozione, di modo che quanti saranno costretti a praticare il diabolico feticidio di massa si sveglino e combattano per fermare il vero genocidio in atto.
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Immagine di PES via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 2.0
Bioetica
Falso allarme bomba in una chiesa cattolica prima della Marcia antiabortista di Vienna

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