Economia
La Banca Centrale d’Israele promuove lo Shekel Digitale
Per accelerare lo sviluppo della valuta digitale della banca centrale ( CDCC ), Israele sta portando avanti l’iniziativa dello shekel digitale. La Banca d’Israele (BoI) collaborerà con una serie di fornitori di servizi per creare un sofisticato sistema di pagamento digitale basato su questa nuova valuta. Lo riporta il sito Reclaim The Net.
La Banca Centrale Israeliana ha delineato i suoi piani in un annuncio , rivelando il lancio della «Digital Shekel Challenge». Questa iniziativa, ispirata al “Progetto Rosalind” dell’Innovation Hub della Banca dei regolamenti internazionali (BRI), mira a esplorare prototipi di software avanzati per le transazioni. Il progetto BRI, condotto in collaborazione con la Banca d’Inghilterra, funge da modello per questo impegno israeliano.
Nell’ambito della sfida, la Banca Centrale dello Stato Ebraico offrirà un ambiente sandbox dotato di un livello API («interfaccia di programmazione dell’applicazione»). I partecipanti competeranno per sviluppare soluzioni di pagamento CBDC in tempo reale progettate per un uso pubblico diffuso.
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Shauli Rejwan, socio dirigente di Masterkey Venture Capital a Tel Aviv, ha fatto luce sulla struttura del programma in un’intervista, descrivendo la sfida come un processo in tre fasi: domande e presentazioni iniziali, successivo accesso alla nuova rete per progetti selezionati e una presentazione finale a una giuria, molti dei quali sono figure di spicco nella comunità crittografica.
«Questa iniziativa rappresenta un passo significativo per l’ecosistema israeliano, poiché potenzialmente colma il divario tra l’industria web3 e il governo, anche se DeFi, ZK e soluzioni senza autorizzazione non sono ancora state prese in considerazione», ha affermato il Rejwan.
Gli inviti a partecipare sono stati estesi a soggetti del settore privato, istituzioni pubbliche e ambienti accademici. La banca centrale ha sottolineato una preferenza per usi innovativi e originali nel settore dei pagamenti, siano essi miglioramenti ai sistemi esistenti o applicazioni completamente nuove.
L’iniziativa consente inoltre ai partecipanti di adattare le proprie soluzioni a nicchie specifiche e scenari unici, nonostante l’applicabilità universale delle CBDC.
Come ripetuto da Renovatio 21, Israele nel 2020 è stato uno dei primi Paesi a istituire, assieme ad un programma di vaccinazione massivo (e fallimentare, oltre che inutile), una potente architettura di sorveglianza biopolitica della popolazione, che andavano dai braccialetti di tracciamento geografico ad un sistema di green pass tale da non consentire di ordinare il cibo nemmeno da chioschi automatici dei fast food.
Le CBDC introdurranno un sistema di programmazione dell’esistenza del cittadino inappellabile e onnipervasivo, molto superiore al credito sociale della Repubblica Popolare Cinese. Ciò, unito ad un impianto tecnologico sull’essere umano, ci spinge a realizzare che siamo davvero di fronte all’«uomo terminale» – non solo nel senso dell’ultima umanità, ma della persona ridotta a terminale, interfaccia, di una grande macchina che lo comanda.
Il progetto di una CBDC globale, una valuta digitale sintetica globale controllata dalle banche centrali, ha lunga storia. Nel 2019, prima della pandemia, dedollarizzazione, superinflazione e crash bancari che stiamo vedendo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ne aveva parlato all’annuale incontro dei banchieri centrali di Jackson Hole, nel Wyoming nel 2019.
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Come riportato da Renovatio 21, l’euro digitale sembra in piattaforma di lancio, e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sembra aver ammesso che sarà usato per la sorveglianza dei cittadini.
Come ripetuto da Renovatio 21, la piattaforma su cui si è costruito il green pass è la medesima dell’euro digitale, i cui preparativi sono partiti ben prima del COVID.
L’abolizione del contante – che il CEO del mega-fondo internazionale BlackRock sostiene essere accelerata dalla guerra ucraina – non può che portare che alla piattaforma che sarà la vostra schiavitù definitiva.
Come riportato da Renovatio 21, l’economista tedesco Richard Werner ha dichiarato di aver sentito da un funzionario di una Banca Centrale che i sistemi per «i CBDC assomigliano a un piccolo chicco di riso che vogliono metterti sotto la pelle».
Di chip impiantati a Davos parla da molto tempo: dai telefonini «costruiti direttamente nei nostri corpi» immaginati dal capo di Nokia ospite di Klaus Schwab, ai farmaci con biochip raccontati dal CEO di Pfizer Albert Bourla, agli articoli sulle ragioni «solide e razionali» per piazzare microchip dentro il corpo dei bambini.
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Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Economia
La BCE respinge il ladrocinio dei fondi russi congelati proposto dalla Von der Leyen
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