Spirito
Kazakistan: verso una religione mondiale? (Parte II)
Il viaggio di papa Francesco in Kazakistan il 14 e 15 settembre 2022, per partecipare al Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, ha suscitato commenti duri ma lucidi da diversi vaticanisti. Ha reagito anche monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana.
Il discorso del Papa e la reazione di Mons. Schneider
Alla fine, il congresso dei leader religiosi non si è svolto nella Piramide della Pace e della Concordia, ma nel Palazzo dell’Indipendenza, un altro edificio costruito sotto Nursultan Nazarbayev. Il trasferimento del luogo dell’incontro sarebbe stato dovuto a “ragioni di spazio”.
In questo edificio , il 14 settembre, il Papa ha pronunciato un discorso dai forti connotati sincretistici: «le religioni non sono problemi, ma parte della soluzione per una convivenza più armoniosa».
«La ricerca della trascendenza e il sacro valore della fraternità possono infatti ispirare e illuminare le scelte da prendere nel contesto delle crisi geopolitiche, sociali, economiche, ecologiche ma, alla radice, spirituali che attraversano molte istituzioni odierne, anche le democrazie, mettendo a repentaglio la sicurezza e la concordia tra i popoli».
«Abbiamo dunque bisogno di religione per rispondere alla sete di pace del mondo e alla sete di infinito che abita il cuore di ogni uomo». – In questa affermazione, la «religione» vuole placare «la sete di pace del mondo» e la «sete di infinito» di ogni uomo; la «religione» indistintamente, e non la religione di Cristo di cui il Papa è vicario.
Accanto a questo discorso, il Papa ha inviato un messaggio su Twitter: «Di fronte al mistero dell’infinito che ci domina e ci attrae, le religioni ci ricordano che siamo creature: non siamo onnipotenti, ma donne e uomini in cammino verso lo stesso obiettivo celeste». Tutte le religioni offrono «la stessa meta celeste» della religione dell’unico Salvatore, con la reincarnazione, il nirvana o un paradiso popolato da voluttuose uri?
È in questo contesto che mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, ha reagito: «il Congresso cerca giustamente di promuovere il rispetto e la comprensione reciproci nel mondo di oggi».
«Ma c’è anche un pericolo, perché potrebbe dare l’impressione di un supermercato delle religioni», aggiungendo che «in questo incontro la Chiesa cattolica appare, dall’esterno, come una religione tra le altre. (…) Questo è, dal mio punto di vista, un aspetto negativo e pericoloso», ha lamentato il presule, perché la missione della Chiesa è annunciare a tutte le genti la natura unica e assoluta di Gesù Cristo.
Interrogato dai giornalisti sul suo disaccordo con papa Francesco, il vescovo ha risposto: «Come vescovi, siamo fratelli. È il fratello maggiore, il Capo della Chiesa, ma quando, in coscienza, vedo che qualcosa non è giusto, o è ambiguo, devo dirglielo con rispetto, fraternamente».
Esprimere disaccordo con il Papa è segno di «vero amore fraterno», perché essere vescovo non è «comportarsi come un impiegato con il proprio capo». Al contrario, «parlare quando si considera che c’è un pericolo per la Chiesa, è offrire un aiuto reale al Papa», ha ricordato.
Ricordiamo che mons. Schneider ha fortemente criticato il Documento di Abu Dhabi sulla «fratellanza umana, per la pace nel mondo e la convivenza comune», firmato nel 2019 da Papa Francesco e dall’egiziano Ahmed al-Tayeb, grande Imam della Moschea Al-Azhar, a il Cairo.
A proposito di questo Documento, ricordiamo la dichiarazione di don Davide Pagliarani, Superiore Generale della Fraternità San Pio X, del 24 febbraio 2019, denunciando con vigore «un’empietà che disprezza il primo Comandamento di Dio e fa dire alla Saggezza di Dio, incarnata in Gesù Cristo morto per noi sulla Croce, che “il pluralismo e le diversità di religioni” sarebbero una “sapiente volontà divina”».
«Tali affermazioni si oppongono al dogma che afferma che la religione cattolica è l’unica vera religione (Cfr. Syllabus, proposizione 21). E trattandosi di un dogma, tutto quello che vi si oppone porta il nome di eresia. Dio non può contraddirsi».
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Immagine di jtstewart via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Spirito
Il Vaticano rifiuta di formulare un «giudizio definitivo» sulle donne diacono
Una commissione vaticana ha negato la possibilità di un «diaconato femminile» sacramentale, ma senza esprimere un «giudizio definitivo».
A dicembre, il Vaticano ha pubblicato il rapporto della Commissione Petrocchi, presieduta dal cardinale Giuseppe Petrocchi, che ha escluso l’ammissione delle donne al diaconato come grado sacramentale degli Ordini sacri, ma ha suggerito che potrebbe essere possibile una forma di «diaconato femminile».
«Lo status quaestionis intorno alla ricerca storica e all’indagine teologica, considerati nelle loro mutue implicazioni, esclude la possibilità di procedere nella direzione dell’ammissione delle donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell’ordine», ha affermato la commissione. «Alla luce della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero ecclesiastico, questa valutazione è forte, sebbene essa non permetta ad oggi di formulare un giudizio definitivo, come nel caso dell’ordinazione sacerdotale».
La commissione è stata istituita nel 2021 da papa Francesco per esaminare la possibilità che le donne vengano ordinate diacono. Il rapporto finale di sette pagine della commissione è stato presentato il 18 settembre a Papa Leone XIV ed è stato ora pubblicato pubblicamente dal Vaticano.
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All’interno della commissione, alcuni sostenevano che impedire alle donne di essere ordinate diaconesse minasse la «l’uguale dignità di entrambi i generi, basata su questo dato biblico» e la dichiarazione per cui «non c’è più giudeo e greco, schiavo e libero, maschio e femmina, perché tutti voi siete “uno” in Cristo Gesù (Galati 3,28)».
Questo gruppo ha espresso la speranza che le donne possano diventare diaconesse, poiché sosteneva che l’ordinazione di un diacono è per il ministero e non per il sacerdozio.
Tuttavia, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica , il diaconato è uno dei tre gradi dell’Ordine Sacro, non solo un ministero o una funzione.
Alcuni membri della commissione lo hanno sottolineato e hanno insistito «sull’unità del sacramento dell’Ordine, insieme al significato nuziale dei tre gradi che lo costituiscono». Questo gruppo ha respinto l’ipotesi di un «diaconato femminile», osservando «se fosse approvata l’ammissione delle donne al primo grado dell’ordine risulterebbe inspiegabile la esclusione dagli altri».
Il gruppo ortodosso ha inoltre sottolineato che «La mascolinità di Cristo, e quindi la mascolinità di coloro che ricevono l’ordine, non è accidentale, ma è parte integrante dell’identità sacramentale, preservando l’ordine divino della salvezza in Cristo. Alterare questa realtà non sarebbe un semplice aggiustamento del ministero ma una rottura del significato nuziale della salvezza».
Questa tesi è stata votata dalla commissione ma non è stata approvata poiché ha ricevuto cinque voti a favore e cinque contrari. Allo stesso tempo, mentre la commissione si è pronunciata contro l’ordinazione delle donne come diaconi, i membri hanno votato 9 a 1 a favore dell’ampliamento del ruolo delle donne nella Chiesa.
La Commissione ha espresso l’auspicio che venga ampliato «l’accesso delle donne ai ministeri istituiti per il servizio della comunità (…) assicurando così anche un adeguato riconoscimento ecclesiale alla diaconia dei battezzati, in particolare delle donne. Questo riconoscimento risulterà un segno profetico specie laddove le donne patiscono ancora situazioni di discriminazione di genere».
In conclusione, la Commissione Petrocchi ha chiesto di proseguire l’esame del ruolo del diaconato «sull’identità sacramentale e sulla sua missione ecclesiale, chiarendo alcuni aspetti strutturali e pastorali che attualmente non risultano interamente definiti».
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Come riportato da Renovatio 21, cinque mesi fa si notò l’insistenza del cardinale progressista Gualtiero Kasper che arrivò a definire le diaconesse come «utili dal punto di vista pastorale». Contestualmente era emersa la sollecitudine del vescovo tedesco Franz-Josef Overbeck ha chiesto una «nuova risposta» per il ruolo delle donne nella Chiesa, aggiungendo di aver incaricato le donne nella sua diocesi di «predicare» e fornire «guida» ai fedeli come un modo per affrontare le lotte per adempiere ai doveri dei sacerdoti. L’anno passato il prefetto per il Dicastero della Dottrina della Fede Victor Manuel «Tucho» Fernandez dichiarò che, nonostante l’opposizione esplicitata da lui stesso, la questione delle diaconesse non era chiusa.
Nel frattempo, gli insegnamenti della Chiesa cattolica riservano la vocazione al sacerdozio agli «uomini battezzati». Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1577) spiega:
«Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile [“vir“]. Il Signore Gesù ha scelto uomini [“viri“] per formare il collegio dei dodici Apostoli, e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l’ordinazione delle donne non è possibile».
Renovatio 21 ribadisce la sua analisi secondo cui che l’attuale via scelta dal Vaticano per scardinare gerarchia cattolica – e sessualità naturale – non passa per il sacerdozio femminile (reso sempre più improbabile anche da episodi come quello delle recenti «ordinazioni» di donne sul Tevere), ma attraverso l’accettazione del transessualismo.
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Immagine di Chiesadilaquila via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
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Papa Leone XIV inaugura il suo magistero aereo
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Mons. Viganò: «chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re»
Renovatio 21 pubblica questo testo dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò apparso su X.
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene purificatrici del Purgatorio – si leva alla Augusta Vergine Madre, Nostra Signora, che onoriamo quale Regina in virtù della Sua divina Maternità, dei meriti della Corredenzione e degli specialissimi privilegi di cui, in vista dell’Incarnazione, Ella è stata insignita dalla Santissima Trinità.
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene… pic.twitter.com/2fH1Ro36Oq
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) December 1, 2025
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A quelle voci si uniscono quelle delle Gerarchie angeliche e dei Santi, che dalla loro dimora di gloria celebrano Colei che, sopra tutte le creature, è stata scelta per essere il Tabernacolo dell’Altissimo, l’Arca dell’Eterna Alleanza in cui è custodita la pienezza della Legge, il Pane della Vita, lo scettro del nuovo Aronne, l’olio dell’Unzione regale e sacerdotale.
Maria Santissima è anche Regina Crucis: la Sua Regalità, sul modello della Signoria di Cristo, è stata conquistata nella co-Passione e coronata nella Corredenzione, perché non vi può essere la gloria della vittoria senza prima salire il Calvario
Chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re, né può sperare di aver parte al banchetto del Sovrano chi non onora Sua Madre.
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Immagine: vetrata raffigurante l’Annunciazione originariamente installata nella Cattedrale di Santa Vibiana, Los Angeles, California, USA; ora si trova nel Mausoleo della Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli, Los Angeles.
Immagine di via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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