Geopolitica
Joe Biden amico di Tito, il macellaio croato delle foibe
Cominciano ad emergere dettagli sempre più edificanti della vita di Joe Biden, l’uomo proclamato presidente dai media mainstream e dai glitch dei software elettorali.
Sono riemersi già nelle settimane scorse cose spiacevoli, come quando dovette ritirarsi dalle presidenziali negli anni Ottanta perché scoperto a plagiare belluinamente il discorso di un laburista britannico. O come quando dovette scusarsi per aver mentito sul suo curriculum scolastico.
«Joe Biden, dopo aver partecipato come membro di una delegazione USA, nel febbraio 1979, ai funerali del braccio destro di Tito, Edvard Kardelj (, scrisse al Satrapo di Belgrado per ringraziarlo dell’accoglienza, spingendosi addirittura a precisare, nella lettera che egli trasmise al dittatore, la evidentemente condivisione di vedute»
Ovviamente, le sinistre antirazziste in overdose di lancio di coriandoli dimenticano che lui – ma anche la sua vice, l’indogiamaicana non-afroamericana Kamala Harris – sono responsabili dell’imprigionamento di una massa immane di neri americani (i quali, pare, abbiano votato in grande numero il presidente Donald J. Trump.
Tuttavia, a registrare lo sconcerto su un altro piccolo episodio del passato sono state le associazioni di Istriani e Dalmati (nonché certe pagine web di nazionalisti croati).
«Joe Biden, dopo aver partecipato come membro di una delegazione USA, nel febbraio 1979, ai funerali del braccio destro di Tito, Edvard Kardelj (colui, cioè, che il Maresciallo jugoslavo inviò assieme a Milovan Đilas in Istria nel 1946 per organizzare la propaganda antitaliana finalizzata all’esodo), scrisse al Satrapo di Belgrado per ringraziarlo dell’accoglienza, spingendosi addirittura a precisare, nella lettera che egli trasmise al dittatore, la evidentemente condivisione di vedute» ricorda a pagina Facebook Unione degli Istriani.
Nella sua missiva al macellaio Tito, l’uomo che gettò nelle foibe innumeri vite italiane e non solo italiane, Biden scrive:
Ecco la missiva di Biden al macellaio Tito, l’uomo che gettò nelle foibe innumeri vite italiane e non solo italiane
Caro signor Presidente
Desidero ringraziarti ancora per la tua gentilezza ospitalità durante la mia recente visita in Jugoslavia come membro della delegazione degli Stati Uniti a le cerimonie in occasione della triste morte di Eduard Kardelj.
È stato gentile da parte tua ricevermi e ho apprezzato molto il nostro scambio di opinioni.
Cordialmente,
Joseph R. Biden Jr.
La lettera è datata 1 marzo 1979.
Non si può dimenticare, soprattutto se si è italiani, veneti, istriani, dalmati, il genocidio barbaro e maledetto compiuto dal maresciallo.
Si può dire che si tratta di cortesia diplomatica, si può dire che all’epoca la Yugoslavia comunista ma non allineata a Mosca faceva comodo a Washington. Ma non si può dimenticare, soprattutto se si è italiani, veneti, istriani, dalmati, il genocidio barbaro e maledetto compiuto dal maresciallo.
Il quale non sappiamo se abbia ricevuto il Biden nella sua tenuta di Brioni, l’isoletta al largo dell’Istria che, come un Pablo Escobar o un Bokassa qualsiasi, aveva riempito di animali esotici. Dictator Style, ci riceveva personalità e divi del cinema internazionali – mentre, ricordiamo, il suo popolo era schiacciato in una semipovertà permanente che molti di noi ancora ricordano.
Tito sedette su un trono di sangue e menzogne. Non passò molto tempo dalla sua morte che i fantasmi che pensava di aver sepolto tornarono dal sottosuolo, e quello che abbiamo avuto e il massacro balcanico degli anni Novanta, che per certi versi non è ancora finito, se pensiamo al Kosovo dove il presidente si è appena di messo per le storie di crimini di guerra e traffici di organi; il Kosovo, ricordiamo, è il Paese primo al mondo nella statistica pro-capite foreign fighters mandati in Siria a combattere l’ISIS.
Non sappiamo se Tito abbia ricevuto il Biden nella sua tenuta di Brioni, l’isoletta al largo dell’Istria che, come un Pablo Escobar o un Bokassa qualsiasi, aveva riempito di animali esotici.
Della Bosnia, delle ferite aperte dove le purulenze jihadiste ci sono pure, non parleremo.
Questa è la realtà del mostro Tito. Non ci sorprende che Biden abbia voluto conoscerlo, stringergli la mano, farsi intrattenere da lui.
Non ci sorprende nemmeno che la sinistra italiana che ora festeggia con le trombette abbracciando se stessa causa COVID (copyright Commissario Gentiloni) si entusiasmi: sono i figli di coloro che alla stazione di Bologna sputarono sugli istrodalmati in fuga dal macellaio amico di Biden, buttando il latte destinato ai loro bambini sui binari.
Che volete farci: quando la storia rima non solo diventa farsa, ma fa pure un po’ schifo. Un po’ tanto.
Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
Il presidente argentino Javier Milei ha conquistato una vittoria schiacciante alle elezioni di medio termine del suo Paese, considerate un importante banco di prova per il sostegno alle sue riforme radicali di «terapia d’urto» e alla sua politica economica «a motosega».
Il partito di Milei, La Libertad Avanza, ha ottenuto il 40,8% dei voti a livello nazionale per la camera bassa del Congresso e ha prevalso in sei delle otto province che hanno eletto un terzo del Senato.
L’opposizione di sinistra, rappresentata dai peronisti, ha raccolto il 31,7% dei voti. Sebbene Milei non abbia conquistato la maggioranza assoluta in Congresso, questo risultato complicherà notevolmente gli sforzi dei suoi oppositori per ostacolare il suo programma.
Milei ha implementato un ambizioso piano libertario, caratterizzato da tagli significativi a normative, spesa pubblica, politiche statali e dipartimenti governativi, con l’obiettivo di risollevare l’Argentina da decenni di stagnazione economica.
Il suo approccio ha ricevuto il sostegno del presidente statunitense Donald Trump, che ha offerto supporto finanziario per garantire l’avanzamento delle riforme, soprattutto dopo il recente crollo drammatico del peso argentino.
Durante un incontro alla Casa Bianca con Milei la settimana scorsa, Trump ha promesso un pacchetto di aiuti da 20 miliardi di dollari, con la possibilità di raddoppiarlo in caso di successo alle elezioni di medio termine.
«Se non vince, siamo fuori», ha dichiarato Trump. «Se perde, non saremo generosi con l’Argentina».
Aiuta Renovatio 21
All’inizio di questo mese, il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha stipulato uno swap valutario da 20 miliardi di dollari con la banca centrale argentina per stabilizzare il mercato obbligazionario del Paese in vista delle elezioni. Bessent ha chiarito che il pacchetto di aiuti non va considerato un «salvataggio», ma piuttosto una «Dottrina Monroe economica», richiamando la politica del XIX secolo volta ad affermare la supremazia degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale.
Il segretario del Tesoro USA ha sottolineato che il successo dell’Argentina è nell’interesse degli Stati Uniti, non solo per stabilizzare il Paese, ma anche per renderlo un «faro» per altre nazioni della regione. «Non vogliamo un altro Stato fallito o sotto l’influenza cinese in America Latina», ha affermato Bessent.
Le obbligazioni, la valuta e le azioni argentine hanno registrato un’impennata lunedì mattina, dopo che il partito del presidente Javier Milei ha ottenuto una decisiva vittoria alle elezioni di medio termine. Il risultato è fondamentale per preservare il radicale rilancio economico di Milei in un Paese devastato da decenni di mala gestione socialista che ha distrutto la nazione.
Le riforme del libero mercato e l’aggressivo programma di austerità di Milei hanno già iniziato a raffreddare l’inflazione e a stabilizzare le condizioni finanziarie, segnalando agli investitori che il percorso di ristrutturazione resta intatto.
Milei ha poi ringraziato Trump su X:
Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
Sudan, le Forze di Supporto Rapido rivendicano la cattura del quartier generale dell’esercito
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
Lavrov: falchi europei minano i negoziati tra Russia e Stati Uniti
L’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump sta affrontando pressioni «incredibili» da parte dei «falchi» in Europa e in Ucraina, determinati a far fallire i negoziati con la Russia, ha dichiarato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Queste affermazioni sono state rilasciate durante un’intervista al canale YouTube ungherese Ultrahang, trasmessa domenica.
La Russia non intende influenzare né «interferire» nelle «decisioni interne» della leadership statunitense, che sta subendo crescenti pressioni nel contesto degli sforzi di riavvicinamento con Mosca avviati sotto Trump, ha precisato Lavrov.
«Non vogliamo creare difficoltà agli Stati Uniti, che sono sottoposti a una pressione enorme e straordinaria da parte dei “falchi” europei», di Volodymyr Zelens’kyj dell’Ucraina e «di altri che si oppongono a qualsiasi cooperazione tra Stati Uniti e Russia su qualsiasi questione», ha detto Lavrov.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
«Ci sono molte persone poco ragionevoli che cercano di influenzare i politici di Washington, utilizzando ogni mezzo per ostacolare un processo che avrebbe potuto già raggiungere i suoi obiettivi».
Coloro che tentano di sabotare i negoziati tra Washington e Mosca stanno «cercando di distogliere il presidente Trump dalla linea che ha ripetutamente sostenuto in passato», ha aggiunto Lavrov. Il presidente degli Stati Uniti ha più volte dichiarato che il conflitto in Ucraina deve essere risolto in modo definitivo, una posizione ribadita chiaramente durante l’incontro con il suo omologo russo, Vladimir Putin, in Alaska, ha sottolineato il ministro.
«Tutti concordano che il modo migliore per porre fine alla terribile guerra tra Russia e Ucraina sia raggiungere un accordo di pace definitivo, che metta fine al conflitto, e non un semplice cessate il fuoco. Questo è essenziale», ha affermato.
I recenti cambiamenti nella retorica statunitense, «quando ora si parla di “nient’altro che un cessate il fuoco, un cessate il fuoco immediato, lasciando poi che la storia giudichi”, rappresentano un cambiamento molto radicale», ha osservato Lavrov.
«Questo indica anche che gli europei non stanno fermi, non mangiano e cercano di forzare la mano a questa amministrazione».
Mosca ha dichiarato di perseguire una soluzione duratura al conflitto ucraino, piuttosto che una pausa temporanea. Tuttavia, Kiev e i suoi alleati occidentali hanno ripetutamente richiesto un cessate il fuoco immediato, che Mosca considera un’opportunità per l’Ucraina di riorganizzare le sue forze armate e riarmarsi.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
-



Pensiero1 settimana faCi risiamo: il papa loda Don Milani. Torna l’ombra della pedofilia sulla Chiesa e sul futuro del mondo
-



Sanità2 settimane faUn nuovo sindacato per le prossime pandemie. Intervista al segretario di Di.Co.Si
-



Necrocultura6 giorni fa«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone
-



Oligarcato1 settimana faPapa Leone conferisce a Carlo III, capo della Chiesa d’Inghilterra, la cattedra permanente nella basilica papale
-



Salute2 settimane faI malori della 42ª settimana 2025
-



Autismo2 settimane faTutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?
-



Politica1 settimana faI vaccini, l’euro, l’OMS e le proteste pro-Palestina. Renovatio 21 intervista il senatore Borghi
-



Bioetica2 settimane faMorte cerebrale, trapianti, predazione degli organi, eutanasia: dai criteri di Harvard alla nostra carta d’identità














