Terrorismo
Istanbul, miliziani ISIS con passaporti falsi fuggono in Europa e America

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews.
L’industria della contraffazione è «in forte espansione». Rete gestita da un cittadino uzbeko che sfrutta un canale dedicato su Telegram per reclutare clienti. I documenti sempre più difficili da distinguere dagli originali e costano oltre 13mila euro. Lo scalo internazionale di Istanbul come base di partenza.
Una rete finalizzata alla fabbricazione di passaporti falsi in Turchia gestita da un cittadino uzbeko – e l’aeroporto internazionale di Istanbul come punto di partenza – per permettere a miliziani e affiliati allo Stato islamico (SI, ex ISIS) di fuggire all’estero.
Dai terreni di battaglia di Siria e Iraq al viaggio in Occidente, soprattutto Europa o negli Stati Uniti dove rifarsi una vita nuova sotto copertura grazie ai documenti contraffatti. A rivelarlo è una lunga inchiesta pubblicata oggi dal Guardian, che parla «industria online in forte espansione» che usa visti ufficiali e timbri di viaggio sempre più accurati, difficili da scoprire anche all’osservatore più attento.
L’indagine dei cronisti del quotidiano britannico ha portato alla luce una rete gestita da un uzbeko da tempo in Turchia, che in almeno 10 occasioni sarebbe riuscito a fornire passaporti falsi ai miliziani, e aprendo loro le porte del Regno Unito, dell’Unione Europea, di USA e Canada.
Le nazioni europee restano le destinazioni più popolari, ma in almeno due casi i viaggi iniziati a Istanbul si sono conclusi in Messico grazie a due falsi documenti russi. E dal Messico si sono poi spostati negli Stati Uniti varcando illegalmente il confine. Altre mete popolari il Niger e la Mauritania, così come l’Ucraina e l’Afghanistan oggi in mano ai talebani.
I passaporti contraffatti, ma la cui somiglianza all’originale è sempre più marcata, possono costare fino a 13.500 euro.
«In molti casi – scrive il Guardian – le persone che hanno attraversato in modo clandestino il confine siriano con la Turchia» si sono poi rivolte al cittadino uzbeko con profondi legami e conoscenze con la galassia jihadista – soprattutto l’Isis – per «partire usando l’aeroporto di Istanbul». Gli affari sono in fase di ulteriore espansione tanto che il trafficante ha aperto un nuovo canale dedicato sull’app di messaggistica Telegram, utilizzando come nome ufficiale «Istanbul Global Consulting».
Il fenomeno è noto anche agli esperti del Dipartimento USA per la sicurezza interna, che riferiscono di un «venditore particolare in Turchia, che fornisce ai membri dell’Isis documenti di altissimo livello [ben forgiati]».
La fonte, dietro anonimato, aggiunge inoltre che il cittadino uzbeko usa interlocutori sul territorio che parlano russo, arabo e altre lingue, per poter intercettare il maggior numero di persone fra i miliziani in fuga e quando arrivano in Europa «le agenzie di sicurezza non riescono ad arrestarli».
Interpellato dagli autori dell’inchiesta con il pretesto di un falso passaporto, il cittadino uzbeko ha detto di non chiedere «l’appartenenza o meno a un gruppo» quando gli viene commissionato un documento. »Sono disposto – ha aggiunto – a lavorare con chiunque. Non è mio compito vedere chi è cattivo e chi no. I servizi di sicurezza dovrebbero occuparsi della faccenda».
Funzionari dell’Intelligence in Occidente ricordano che nel 2015 lo Stato Islamico era riuscito a ottenere diversi passaporti vuoti siriani e iracheni, usati per infiltrare propri agenti e miliziani fra i milioni di profughi in cerca di salvezza in Europa, durante le fasi più acute della crisi migranti.
A distanza di qualche tempo il gruppo jihadista ha rivendicato sanguinosi attacchi nel continente, fra i quali l’assalto al Bataclan di Parigi nel novembre 2015 e alla Manchester Arena nel 2017.
Da allora, le agenzie di frontiera hanno investito in tecnologia e formazione del personale per identificare meglio i passaporti falsi.
Nel 2020, il Tagikistan ha rinnovato per intero i dipendenti del consolato a Istanbul e il sistema di concessione dei documenti per eliminare l’uso di passaporti tagiki falsi.
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Droni
La polizia sventa un complotto jihadista con droni contro il primo ministro belga

Le autorità belghe hanno neutralizzato un presunto piano per assassinare il primo ministro Bart De Wever e altri politici con un drone carico di esplosivi, secondo quanto riportato giovedì da diverse testate giornalistiche.
La polizia ha arrestato tre individui nella zona di Anversa, accusati di aver progettato un «attacco terroristico di ispirazione jihadista», ha dichiarato il procuratore federale Ann Fransen in una conferenza stampa. «Alcuni indizi suggeriscono che i sospettati pianificassero un attacco di natura jihadista contro figure politiche», ha precisato, senza rivelare i nomi dei bersagli.
Gli investigatori ritengono che i sospettati stessero lavorando alla costruzione di un drone kamikaze progettato per trasportare esplosivi.
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Secondo il quotidiano De Standaard, durante le perquisizioni sono stati rinvenuti componenti di droni, una stampante 3D e sfere metalliche destinate a essere usate come schegge, una delle quali trovata a poche centinaia di metri dall’abitazione privata di De Wever.
I sospettati, descritti come «radicalizzati», sono nati nel 2001, 2002 e 2007. Uno di loro, secondo quanto riferito, è stato rilasciato.
Il vice primo ministro Maxime Prevot ha definito le notizie sul complotto «profondamente sconvolgenti». De Wever ha reagito pubblicando su Instagram una foto con il suo gatto, accompagnata da un fumetto in cui chiede: «Maximus, riesci a catturare un drone?». Il gatto risponde: «Catturare un sogno? Nessuno lo fa meglio di me».
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La notizia giunge dopo che diversi paesi dell’UE hanno segnalato avvistamenti di droni non identificati vicino a aeroporti, basi militari e altre infrastrutture critiche nell’ultimo mese.
A inizio ottobre, le autorità belghe hanno riportato circa 15 droni non identificati nei cieli sopra la base militare di Elsenborn, avviando un’indagine su possibili minacce ibride.
Avvistamenti simili sono stati registrati in Danimarca, Francia e Germania, mentre la Polonia ha segnalato un’incursione di 19 droni a settembre, che ha provocato l’intervento della NATO e un allarme diplomatico. Funzionari occidentali hanno attribuito i droni alla Russia.
Mosca ha smentito ogni coinvolgimento, definendo le accuse occidentali come tentativi allarmistici per alimentare l’isteria anti-russa, giustificare maggiori spese militari e inasprire le tensioni.
Il Servizio di Intelligence estero russo (SVR) ha avvertito che Kiev potrebbe orchestrare operazioni sotto falsa bandiera con droni per screditare Mosca e coinvolgere ulteriormente la NATO nel conflitto ucraino.
Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse ore il ministro della Difesa belga Theo Francken ha annunciato che potrebbe dispiegare truppe a Bruxelles entro la fine dell’anno per pattugliare la città, in risposta alle crescenti pressioni sul governo per contrastare la criminalità violenta e ristabilire l’ordine nella capitale, oramai totalmente sconvolta dall’immigrazione che ne ha cambiato i connotati.
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni.
Terrorismo
L’Ungheria accusa il premier polacco di «difendere i terroristi»

According to @donaldtusk, blowing up a gas pipeline is acceptable. That’s shocking as it makes you wonder what else could be blown up and still be considered forgivable or even praiseworthy. One thing is clear: we don’t want a Europe where prime ministers defend terrorists. https://t.co/39wYJkRgfL
— Péter Szijjártó (@FM_Szijjarto) October 8, 2025
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Terrorismo
Le forze somale respingono un attacco al carcere di massima sicurezza

Le forze governative somale hanno respinto con successo un assedio di sei ore condotto dai militanti di Al-Shabaab contro il carcere di massima sicurezza di Godka Jilacow, situato a breve distanza dal palazzo presidenziale di Mogadiscio.
Domenica sera, il governo ha confermato che tutti e sette gli assalitori sono stati neutralizzati durante l’attacco.
L’assalto è iniziato sabato sera, quando si sono udite esplosioni e intensi colpi d’arma da fuoco nei pressi della struttura, gestita dall’Agenzia Nazionale per l’Intelligence e la Sicurezza (NISA) della Somalia.
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Secondo i media locali, gli aggressori si sono camuffati da personale di sicurezza, utilizzando un pick-up verniciato con i colori ufficiali delle forze di sicurezza e indossando uniformi militari per penetrare nel perimetro. Il loro intento sembrava essere un’irruzione diretta nella prigione, che detiene prigionieri legati al terrorismo e alla criminalità organizzata.
L’attacco è avvenuto poche ore dopo che le autorità somale avevano rimosso diversi posti di blocco storici a Mogadiscio. Secondo le agenzie di stampa locali, queste barriere proteggevano da tempo strutture governative chiave, ma erano state criticate da molti residenti per le limitazioni alla mobilità e i danni alle attività commerciali locali.
Gruppi di insorti legati ad al-Qaeda, in particolare Al-Shabaab, continuano a condurre attacchi regolari in diversi Paesi africani, inclusi quelli della regione del Sahel. Il gruppo terroristico persiste nel portare avanti raid, attentati e omicidi mirati per destabilizzare il governo somalo e le strutture di sicurezza regionali.
Ad agosto, la Missione di sostegno e stabilizzazione dell’Unione Africana in Somalia (AUSSOM) ha annunciato che oltre 50 militanti di Al-Shabaab sono stati eliminati in operazioni congiunte con le forze somale a Bariire, 73 km a Sud-Ovest della capitale.
Nel frattempo, le regioni separatiste somale del Somaliland e del Puntland hanno siglato un accordo di cooperazione sulla sicurezza a seguito dei colloqui tenutisi a Nairobi, in Kenya, all’inizio di questo mese, impegnandosi a intensificare la collaborazione nella lotta contro Al-Shabaab.
Il Somaliland ha proclamato l’indipendenza nel 1991, operando come Stato di fatto senza riconoscimento internazionale. Il Puntland, invece, rimane parte del sistema federale somalo, sebbene l’anno scorso abbia dichiarato l’intenzione di operare in modo indipendente fino alla formazione di un governo federale.
Come riportato da Renovatio 21, a marzo gli Shabaab avevano preso d’assalto un hotel nella città di Beledweyne, nella Somalia centrale, dove leader locali e funzionari governativi si erano incontrati per pianificare un’offensiva contro l’organizzazione jihadista. Un anno fa gli Shabaab catturarono un elicottero ONU, uccidendo una persona e prendendone altri in ostaggio.
Nell’agosto 2023, l’Africa Command statunitense aveva effettuato su richiesta del governo somalo un attacco aereo contro i terroristi Shabaab, provocando la morte di 13 militanti del gruppo. A inizio 2023 il Pentagono aveva dichiarato di aver ucciso un alto comandante dell’ISIS in Somalia, eliminando assieme al leader regionale Bilal al-Sudani almeno altri 10 combattenti
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Nel 2022 un gruppo di Shabaab ha preso il controllo dell’Hotel Hayat di Mogadiscio, dopo aver fatto detonare tre bombe nella capitale. Nel 2020 un altro attacco in un hotel provocò una strage con almeno 16 morti.
Come noto, gli Shabaab furono recipienti di milioni dati dal governo italiano con il riscatto della cooperante italiana in Kenya nel 2020. Per il rapimento, la procura di Roma ha chiesto a febbraio l’archiviazione dell’indagine, adducendo la mancata collaborazione delle autorità di Nairobi.
Come riportato da Renovatio 21, con gli Shabaab operava la «vedova bianca» Samantha Lewthwaite, britannica convertita all’Islam radicale irreperibile dopo la strage di Londra del luglio 2007, nonostante la caccia che, teoricamente, apparati di sicurezza britannici e africani le stanno dando da anni. La vedova bianca, dissero i giornali inglesi, aveva addirittura un programma di infiltrazione terrorista a partire da giovani europee convertite all’Islam per colpire le spiaggia spagnole. Si parlò di 30 reclute a cui è stato insegnato come costruire giubbotti suicidi e come scegliere i propri obiettivi di morte. Il nome della Lewthwaite viene fatto anche per l’attacco del settembre 2013 rivendicato dagli Shabaab nel centro commerciale Westgate a Nairobi, che causò 71 morti e circa 200 feriti.
Secondo alcuni, gli Shabaab potrebbero essere stati d’ispirazione per l’assassino del deputato inglese – cattolico, brexiter e pro-life – Sir David Amess, ammazzato a colpi di pugnale durante un incontro con i suoi elettori nella regione dell’Essex nell’ottobre 2021. I legami tra i terroristi somali e il giovane attentatore, figlio di buona famiglia somala espatriata a Londra, non sono mai stati chiariti.
Nel giugno 2024 gli Shabaab hanno attaccato soldati ugandesi delle forze di pace dell’Unione Africana (UA) presenti in Somalia, uccidendone 54. Per coincidenza, l’attacco è avvenuto a poche ore dall’approvazione da parte di Kampala di una legge anti-LGBT che ha messo l’Uganda al centro dell’attenzione mondiale. L’Uganda avrebbe subito poco dopo un’altra strage terrorista, stavolta sul suo territorio, ad opera di un’altra sigla islamista.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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