Geopolitica
Israele rifiuta il piano di pace arabo-americano
L’amministrazione Biden e un piccolo gruppo di partner mediorientali si stanno affrettando a completare un piano dettagliato e completo per la pace a lungo termine tra Israele e Palestina, compresa una tempistica precisa per la creazione di uno Stato palestinese, che potrebbe essere annunciata già nelle prossime settimane. Lo riporta un articolo del Washington Post.
L’urgenza dell’operazione, dice WaPo, è direttamente legata alla proposta di pausa nei combattimenti e al rilascio degli ostaggi tenuti a Gaza da Hamas, che è in fase di negoziazione tra Stati Uniti, Qatar ed Egitto.
Funzionari statunitensi e arabi hanno detto al quotidiano della capitale statunitense che un cessate il fuoco iniziale, previsto di almeno sei settimane, avrebbe dato il tempo di rendere pubblico il piano, reclutare ulteriore sostegno e compiere i primi passi verso la sua attuazione, inclusa la formazione di un governo palestinese ad interim.
I pianificatori sperano che un accordo sugli ostaggi possa essere raggiunto prima dell’inizio del Ramadan, il mese di digiuno musulmano che inizia quest’anno il 10 marzo, per evitare di aggravare l’atmosfera di deprivazione e di pentola a pressione a Gaza.
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L’«elefante nella stanza», come dice il Post, è se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con il suo governo «accetterà gran parte di ciò che viene discusso: il ritiro di molte, se non tutte, comunità di coloni in Cisgiordania; una capitale palestinese a Gerusalemme Est; la ricostruzione di Gaza; e accordi di sicurezza e governance per una Cisgiordania e Gaza unite. La speranza è che a Israele vengano offerte anche garanzie specifiche di sicurezza e una normalizzazione con l’Arabia Saudita e altri stati arabi che sarebbe difficile rifiutare».
«La chiave è l’accordo sugli ostaggi», ha detto un funzionario americano tra diversi diplomatici americani e arabi che hanno discusso l’argomento a condizione di anonimato per evitare di far deragliare il piano prima che sia completato. Netanyahu, tuttavia, ha pugnalato al cuore la questione degli ostaggi.
«I rifiuti di Netanyahu sono impliciti attacchi pubblici agli Stati Uniti» scrive EIRN. «Israele continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese», ha detto Netanyahu. «Israele rifiuta apertamente i dettami internazionali riguardanti una soluzione permanente con i palestinesi».
Ieri, il ministro delle Finanze ultrasionista Bezalel Smotrich ha anche chiarito che il governo di coalizione non sarà d’accordo neanche sul resto. «Non accetteremo in alcun modo questo piano, secondo il quale i palestinesi meritano un premio per il terribile massacro che hanno compiuto contro di noi: uno Stato palestinese con Gerusalemme come capitale», ha detto Smotrich, riporta l’agenzia Reuters.
«Uno Stato palestinese è una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele, come è stato dimostrato il 7 ottobre», ha affermato lo Smotrich, aggiungendo che chiederà al gabinetto di sicurezza, che si riunirà più tardi il 15 febbraio, di prendere una posizione chiara contro lo Stato palestinese.
Come riportato da Renovatio 21, lo Smotrich a inizio anno aveva dichiarato di voler cacciare il 90% degli abitanti di Gaza, perché «non costa nulla». A marzo 2023 Smotrich aveva dichiarato a una cerimonia commemorativa privata a Parigi che non esiste un popolo palestinese, che è un’invenzione del mondo arabo e che lui e i suoi nonni sono i veri palestinesi.
Il ministro appartenente al Tkuma o Partito Sionista Religioso era presente al convegno politico sull’occupazione di Gaza, dove, tra balli scatenati, un pugno di ministri del governo Netanyahu e parlamentari della Knesset hanno acceso la miccia della colonizzazione ebraica di Gaza dinanzi a migliaia di attivisti della destra ebraica festanti.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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