Geopolitica
Inspiegabilmente cancellato il discorso di Zelens’kyj al Parlamento romeno
Martedì il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj non si è rivolto al Parlamento rumeno durante la sua visita nello Stato dell’UE. I resoconti della stampa locale hanno suggerito che il discorso sarebbe stato inspiegabilmente cancellato.
Il quotidiano G4media aveva inizialmente affermato che il discorso dello Zelens’kyj, che avrebbe dovuto svolgersi martedì alle 17 prima di una sessione plenaria congiunta delle due camere del parlamento, era stato annullato o rinviato dai leader parlamentari, con alcune fonti che citavano problemi di sicurezza come il motivo della cancellazione.
Alfred Simonis, presidente ad interim della Camera dei deputati rumena, ha poi detto ad Agerpres di non sapere perché il discorso di Zelens’kyj fosse stato cancellato, ma ha osservato che non sono stati i legislatori a pianificare i discorsi del presidente ucraino.
«Non stiamo realizzando il programma del presidente Zelenskyj», ha sottolineato Simonis, aggiungendo che la decisione di annullare la sua presenza in parlamento non è venuta dalla Camera dei deputati. «Non posso rispondere di un cambiamento apportato dallo staff del signor Zelens’kyj», ha detto.
Tuttavia, il Simonis ha insistito sul fatto che qualunque fosse la ragione del cambiamento di piani di Zelens’kyj, non era collegata ad alcuna minaccia da parte di «alcuni estremisti».
Il funzionario sembra si riferisca alle dichiarazioni della deputata Diana Sosoaca, che martedì ha detto al Parlamento rumeno che Zelenskyj «non ha affari in Romania» e ha accusato il leader ucraino di essere un nazista.
Ha anche tirato fuori una mappa raffigurante la «vera» Romania con le terre «rubate» dall’Ucraina. «Restituiscici il nostro territorio, signor Zelens’kyj», ha chiesto Sosoaca, aggiungendo che Kiev ha represso i cittadini rumeni in Ucraina vietando la lingua rumena, proibendo le chiese rumene e «uccidendo» i bambini rumeni.
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In una conferenza stampa dopo l’incontro con il suo omologo rumeno, Zelens’kyj ha detto ai giornalisti che non avrebbe mai avuto intenzione di rivolgersi ai parlamentari rumeni. «Sono arrivato in visita al popolo rumeno, per esprimere la nostra gratitudine e per parlare strategicamente con il presidente Iohannis», ha detto al quotidiano europeo Pravda.
Il presidente-attore ucraino ha aggiunto che intende incontrare anche il primo ministro rumeno, i capi delle camere e i deputati, ma non ha ancora il discorso pronto. «Forse qualcuno è contrario, ma non ero pronto», ha detto, sottolineando che sarebbe stato «felice» di farlo la prossima volta.
Intanto continua lo psicodramma nella vicina Moldavia, ex Repubblica Sovietica verso su cui ovviamente vi sono intenzioni di annessione da parte di fazioni romene. Due settimane il leader dell’opposizione della Moldavia ha accusato il capo dello Stato, Maia Sandu, di essere diretto da potenze esterne che cercano di portare il Paese nella NATO.
Sotto la guida della Sandu, il governo moldavo è diventato sempre più critico nei confronti della Russia e ha represso i sentimenti filo-russi all’interno del Paese, bandendo di recente il partito Sor, che le autorità hanno accusato di essere uno strumento degli «oligarchi».
Come riportato da Renovatio 21, la Sandu ha accusato Mosca di complottare per rovesciare il suo governo e destabilizzare la situazione in Moldavia. Mosca ha respinto con veemenza tali affermazioni.
Vari canali TV sono stati bloccati in Moldavia, russi o considerati «filorussi».
In Agosto la Moldavia aveva vietato l’ingresso nel Paese al noto musicista balcanico Goran Bregovic, ritenuto filorusso.
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La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
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