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Il vescovo Eleganti afferma che i vaccini anti-COVID hanno causato «grandi danni» a milioni di persone
Il vescovo svizzero Marian Eleganti ha affermato che le persone «sono state esposte a un grande esperimento umano» durante la crisi del COVID in un’intervista esclusiva con il sito prolife nordamericano LifeSiteNews.
Durante l’intervista con la giornalista Maike Hickson, il vescovo Eleganti ha discusso di un’ampia gamma di argomenti, tra cui la crisi del COVID, la guerra in Ucraina, la messa latina tradizionale e la scomunica dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò.
L’ex vescovo ausiliare di Coira in Svizzera ha detto di aver pensato che qualcosa non andasse nella «pandemia di COVID» fin dall’inizio. Ha ritenuto che «ci dovesse essere un piano generale dietro» per stabilire «un sistema di controllo» degli esseri umani.
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Il prelato elvetico ha affermato che i vaccini anti-COVID erano «sperimentali» e che le persone sono state esposte «a un grande esperimento, un esperimento umano», sottolineando che le iniezioni «non hanno aiutato, ma hanno causato gravi danni a molti milioni di persone».
Monsignor Eleganti è stato anche molto critico nei confronti del comportamento di molti membri della gerarchia ecclesiastica durante la crisi del COVID, poiché si sono comportati «come se la Chiesa potesse perdere la sua fede soprannaturale».
«Come puoi trattare la Santa Eucaristia come una […] cosa contaminata?», si è chiesto, criticando la rimozione dell’acqua santa dalle chiese, poiché il sacramentale è destinato a proteggere i fedeli dal male.
Come riportato da Renovatio 21, il vescovo un mese fa aveva dichiarato che i vaccini avevano portato al turbocancro ed all’eccesso di morti, oltre che ad altri «effetti collaterali dannosi». Eleganti si era distinto anche per la reazione all’ennesimo attacco di Bergoglio contro non-vaccinati.
Parlando della guerra in corso in Ucraina, il prelato ha affermato che è essenziale vedere la guerra dal punto di vista di entrambe le parti e non semplicemente dividerla tra la parte «buona» e quella «cattiva».
«C’è una storia e una politica aggressiva da parte degli Stati Uniti e della NATO che hanno provocato questa guerra» ha detto il vescovo svizzero. «E lo volevano fin dall’inizio».
«Non ho mai visto una tale promozione della guerra da parte della politica in Europa», ha continuato l’Eleganti. «È davvero folle». Il prelato ha quindi dichiarato che «ci sono persone potenti con soldi che hanno i loro piani nascosti».
Il vescovo ha sottolineato che le persone dovrebbero rivolgersi a Dio e «pregare affinché il Signore non permetta che questa catastrofe» della guerra si aggravi ulteriormente.
L’intervistatrice ha quindi chiesto al vescovo Eleganti se la Messa latina tradizionale dovesse avere un posto nella Chiesa, e il vescovo emerito di Coira ha risposto che «sì, dovrebbe avere un posto nella Chiesa».
«Abbiamo 24 riti» nella Chiesa, ha detto il vescovo, citando come esempio il rito ambrosiano. «Si potrebbe gestire tutto questo senza troppa ideologia», ha sottolineato, aggiungendo che la messa tridentina è «un rito meraviglioso, profondo, con preghiera e riverenza verso la sacra realtà».
Eleganti ha quindi affermato che la riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II ha commesso «un grande errore» trasformando la liturgia in «un laboratorio».
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Il vescovo Eleganti ha dichiarato a LifeSiteNews che, a suo avviso, papa Benedetto XVI ha fornito una risposta migliore di papa Francesco a questa domanda, concedendo un’indennità generale per celebrare la messa antica.
Alla domanda se sia legittimo criticare certi passaggi dei documenti del Vaticano II, il vescovo ha detto: «da giovane, mi sono reso conto che alcuni passaggi del testo non sono abbastanza chiari, quindi sono aperti a interpretazioni, e questo ha avuto un impatto rivoluzionario su molti liberali» che hanno interpretato i testi in modo eterodosso.
Come riportato da Renovatio 21, Eleganti aveva già rimarcato questa ambiguità, notando come la messa vetus ordo attiri i giovani cattolici.
Affrontando la questione della recente scomunica dell’arcivescovo Viganò annunciata dal Vaticano, il vescovo Eleganti ha detto che pensa che la situazione sia tragica. Tuttavia, ha detto che pensa che se qualcuno non riconosce il Romano Pontefice, «è molto difficile» per il Vaticano «non agire».
Il vescovo Eleganti ha affermato che non avrebbe scomunicato l’arcivescovo Viganò se si fosse trovato nella situazione di papa Francesco «perché, nella sua fede e nella sua pietà sacramentale, lui [Viganò] non è eretico».
Sebbene ritenga che l’arcivescovo possa aver esagerato non riconoscendo Francesco come papa, «bisogna prendere molto sul serio ciò che [Viganò] rimprovera e ciò che critica».
Come riportato da Renovatio 21, Eleganti si è opposto al documento di benedizioni delle coppie omofile Fiducia Supplicans e ha sottolineato le contraddizioni del papato attuale anche su temi come la pena di morte e la guerra.
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Quarant’anni fa, l’arcivescovo Lefebvre diceva la verità
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Papa Leone incontra le vittime di abuso poco dopo aver lodato don Milani
Papa Leone XIV ha incontrato gli attivisti di ECA (Ending Clergy Abuse), rete costituita da vittime di abusi del clero particolarmente attiva negli Stati Uniti. I giornali mainstream riportano la notizia sottolineando come si tratterebbe di una «prima volta».
Si tratta del primo tra Papa Leone XIV e un gruppo di vittime, nonché il primo con un’associazione dedicata alla lotta contro gli abusi. I suoi predecessori, da Benedetto XVI a Francesco I, avevano incontrato gruppi di vittime, ma mai organizzazioni strutturate come ECA, che ha seguito molti viaggi di papa Francesco con proteste, specialmente nei Paesi più colpiti dagli abusi, senza però essere mai ricevuta. Oggi, invece, l’associazione ha varcato le porte del Vaticano.
Pochi giorni fa, la Pontificia Commissione per la tutela dei minori aveva pubblicato il Rapporto annuale, evidenziando la lentezza di alcune diocesi nel contrastare gli abusi. Tra i casi critici è stato citato l’Italia, con la CEI che ha replicato sottolineando gli sforzi compiuti in formazione e prevenzione.
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«È stata una conversazione profondamente significativa», ha dichiarato Gemma Hickey, presidente di ECA e sopravvissuta agli abusi in Canada. «Riflette un impegno comune per la giustizia, la guarigione e un cambiamento autentico. I sopravvissuti hanno a lungo cercato un posto al tavolo, e oggi ci siamo sentiti ascoltati». ECA definisce l’incontro «un passo storico e pieno di speranza verso una maggiore cooperazione».
Non è chiaro se tale organizzazione di vittime, premiata con l’udienza papale a favore di telecamere, abbia presente che solo pochi giorni fa il papa ha lodato, per la seconda volta, un sacerdote, diciamo così, controverso, definendolo perfino ripetutamente «profeta».
Il quadretto edificante avviene infatti a poche ore da un riferimento entusiastico fatto nei confronti di Don Milani. L’11 ottobre, parlando ai pellegrini delle diocesi toscane, Prevost ha citato in modo molto benevolo il controverso prete-maestro della Barbiana: «Don Lorenzo Milani, profeta della Chiesa toscana, che Papa Francesco ha definito “testimone e interprete della trasformazione sociale ed economica”, aveva come motto “I care“, cioè “mi importa”, mi interessa, mi sta a cuore».
Non è la prima volta. Il 12 giugno all’incontro con il clero della diocesi di Roma aveva definito di Don Lorenzo Milani come di «un profeta di pace e giustizia».
Scandali vari – il più grosso esploso sui giornali nel 2017, all’altezza dell’uscita del romanzo di Walter Siti Bruciare tutto, che faceva a partire dalla sua dedica un pesante ammiccamento – hanno portato alla luce lettere scritta da Don Milani dal contenuto fortemente inquietante.
In un lettera di Don Milani a Giorgio Pecorini, contenuta nel libro di quest’ultimo Don Milani! Chi era Costui? (Baldini&Castoldi, 1996, pp. 386-391), il presbitero autore del celebre Lettera ad una professoressa scriveva:
«… Come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani più che la Chiesa e il Papa? E che se un rischio corro per l’anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!) (…) E chi potrà mai amare i ragazzi fino all’osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno e desideri il Paradiso?». Il corsivo è nostro.
In un’altra lettera ad un amico vi sarebbe scritto «Vita spirituale? Ma sai in che consiste oggi per me? Nel tenere le mani a posto».
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Nonostante questi fatti, e voci ricorrenti sul personaggio che non circuitavano solo nei circoli tradizionalisti a lui ostili, negli anni scorsi la chiesa toscana sembrava indirizzata a tentare il processo di beatificazione del Milani, processo che, con evidenza, davanti a questi macigni subì una battuta d’arresto.
Ciononostante, il 20 giugno 2017 Bergoglio – che aveva avuto pure i suoi scandali con il caso della «Casita de Dios», ma anche col presbitero cileno Karadima, col prete ciellino don Inzoli etc. – effettuò un «pellegrinaggio» (sic – proprio come per i viaggi presso santuari e luoghi sacri) a Barbiana, per onorare don Milani. Un segnale che per molti è apparso chiaro, e terrificante.
Ora, papa Prevost si rivela, come in tanti altri temi, dalla sin0dalità all’omotransessualismo alla farsa climatica – totalmente in linea con il predecessore, lasciando intendere un papato di continuità totale con la catastrofe conciliare in generale e la catastrofe bergogliana in particolare.
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«Persecuzione feroce e genocida contro i cattolici» e «vile e cortigiana complicità». Mons. Viganò contro Parolin sulle persecuzioni in Nigeria
Conosco bene e porto quotidianamente nel cuore la situazione di sofferenza e di persecuzione dei Cattolici nigeriani, essendo vissuto in Nigeria per sei anni, dal 1992 al 1998, come Nunzio Apostolico.
Le parole vergognose del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin sul… pic.twitter.com/fBeMP085CE — Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) October 22, 2025
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Fans of the Romanian national football team unfurled a banner before their Worlld Cup Qualifier pic.twitter.com/asTnmvuV1l — Catholic Arena (@CatholicArena) October 15, 2025
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