Geopolitica
Il vaccino sperimentale per l’AIDS in Africa è fallito

Uno studio avanzato sul vaccino contro l’HIV in Africa è stato interrotto dopo che i dati hanno mostrato che le iniezioni offrivano solo una protezione limitata contro il virus. Lo riporta il New York Times, che cita la comunicazione dei ricercatori coinvolti.
Il vaccino, realizzato da Johnson & Johnson, è uno di una lunga serie che si è scoperto offrire poca difesa contro l’HIV, il virus ritenuto responsabile dell’AIDS.
«Un vaccino candidato ha persino aumentato il rischio di infezione» scrive il quotidiano americano, un po’ buttandola là, così, come se questa notizia non fosse sconvolgente al punto da far cadere la fiducia nella tecnologia vaccinale, che specie in questo momento sta mostrando tutti i suoi mortali limiti.
«Un vaccino candidato ha persino aumentato il rischio di infezione» scrive il New York Times, un po’ buttandola là, così, come se questa notizia non fosse sconvolgente al punto da far cadere la fiducia nella tecnologia vaccinale
È riportato che un altro studio è stato interrotto l’anno scorso in Sud Africa dopo che un diverso vaccino sperimentale «non è riuscito a offrire una protezione sufficiente», e cosa questo significhi per le cavie umane dell’esperimento lo si lascia all’immaginazione del lettore.
Sia pure controllato grazie ai costosi cocktail di farmaci, l’AIDS è ancora una malattia presente nella popolazione mondiale. Circa 1,5 milioni di persone sono state infettate dall’HIV in tutto il mondo nel 2020 e 38 milioni vivono con l’infezione.
La «convivenza» della società con questo virus persistente ha ingenerato perfino incredibili, pericolosissimi fenomeni di perversione come il bugchasing, che è la ricerca volontaria dell’infezione. Bugchaser («cercatori del baco») e giftgiver («donatori del dono») sono figure conosciute in certi circuiti omosessuali anche in Italia, come si è appreso da un servizio del programma TV Le Iene.
Lo studio vaccinale africano, chiamato Imbokodo, ha testato un vaccino sperimentale su 2.600 giovani donne ritenute ad alto rischio di infezione da HIV in cinque paesi dell’Africa subsahariana. Lo scorso anno le donne e le ragazze hanno rappresentato quasi i due terzi delle nuove infezioni da HIV nella regione.
Il vaccino si basava su un adenovirus chiamato Ad26, modificato per trasportare frammenti di quattro sottotipi di HIV nel corpo nella speranza di provocare una risposta immunitaria che potesse difendersi dall’infezione.
Ai partecipanti al processo Imbokodo, iniziato nel 2017, sono stati somministrate due iniezioni iniziali e due richiami nel corso di un anno. I ricercatori hanno monitorato il numero di nuove infezioni nei gruppi placebo e vaccino dal settimo mese (un mese dopo la terza vaccinazione) fino al 24° mese.
Il fallimento di questo vaccino anti-AIDS sta portando ovviamente acqua al mulino delle nuove generazioni di vaccini, quelli genetici come l’mRNA
In due anni, 63 dei 1.109 partecipanti che hanno ricevuto il placebo si sono infettati dall’HIV, rispetto ai 51 dei 1.079 partecipanti cui è stato inoculato il vaccino, dando al siero un tasso di efficacia del 25%.
Lo studio è stato finanziato da Johnson & Johnson, dall’immancabile Bill and Melinda Gates Foundation e dal National Institutes of Health, la Sanità Nazionale USA dove il dominus (in realtà a capo del ramo malattie infettive) è Tony Fauci, che già in modo molto controverso – e fallimentare – si era occupato dell’AIDS allo scoppio dell’epidemia negli anni Ottanta.
Il fallimento di questo vaccino anti-AIDS sta portando ovviamente acqua al mulino delle nuove generazioni di vaccini, quelli genetici (che, quindi, secondo alcuni, è improprio definire «vaccini»): i sieri mRNA. Questo mese, Moderna ha annunciato che avrebbe testato un vaccino basato sulla piattaforma mRNA utilizzata per ideare il vaccino contro il coronavirus dell’azienda.
Montagnier metteva sul piatto un’idea ancora più radicale: quella di un vaccino anti-AIDS come possibile origine del coronavirus
Come noto, prima dell’emergenza pandemica, nessun vaccino mRNA era stato approvato per uso umano, e l’attuale vaccino a base genetica è stato disconosciuto e giudicato pericoloso dallo stesso inventore della tecnologia mRNA Robert Malone, ora ostracizzato, oltre che dall’accademia, dai media e dai social, perfino su Wikipedia.
Il premio Nobel Luc Montagnier sconvolse il mondo, attirandosi censure dei social tra fact checker e insulti, disse che analizzando al microscopio il SARS-nCoV-2 aveva notato delle strane somiglianze con il virus HIV – per la scoperta del quale Montagnier vinse appunto il Nobel.
«Per inserire una sequenza HIV in questo genoma, sono necessari strumenti molecolari, e ciò può essere fatto solo in laboratorio» disse Montagnier in un’intervista per il podcast Pourquoi Docteur,.
Oltre a supportare l’allora screditatissima ipotesi del virus creato in laboratorio a Wuhan, Montagnier metteva sul piatto un’idea ancora più radicale: quella di un vaccino anti-AIDS come possibile origine del coronavirus.
Risolvere il problema dell’AIDS significherebbe stringere a sé per sempre ogni Paese africano e, soprattutto, le sue inesauribili risorse
Per i cinesi, la ricerca di un vaccino anti-AIDS non è priva di valore geopolitico, e quindi economico- industriale.
«Immaginate il potere diplomatico che può avere un Paese che si presenta in Africa, dove vi sono zone dove la popolazione è infettata dall’HIV al 70%, con l’elisir contro il morbo del Continente Nero» scriveva l’anno passato Renovatio 21. Risolvere il problema dell’AIDS significherebbe stringere a sé per sempre ogni Paese africano e, soprattutto, le sue inesauribili risorse.
Lo ripetiamo da anni, lo facciamo ancora: il vaccino è un fatto non solo biologico, ma geopolitico.
Anzi, coniamo un neologismo, biogeopolitico.
Geopolitica
Maduro ha offerto ampie concessioni economiche agli Stati Uniti

Il Venezuela ha proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Lo riporta il New York Times, citando fonti anonime.
Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi al largo delle coste venezuelane contro quelle che hanno definito «imbarcazioni della droga», causando oltre venti morti e rafforzando la propria presenza militare nella regione. Funzionari americani hanno accusato Maduro di legami con reti di narcotraffico, accusa che il presidente venezuelano ha respinto.
Caracas ha accusato Washington di perseguire un cambio di regime, un’intenzione smentita dai funzionari statunitensi.
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Secondo fonti anonime di funzionari americani e venezuelani riportate dal NYT, dietro le tensioni pubbliche, Caracas avrebbe presentato un’ampia proposta diplomatica. Questa includeva l’apertura di tutti i progetti petroliferi e auriferi, attuali e futuri, alle aziende americane, l’offerta di contratti preferenziali per le imprese statunitensi, il reindirizzamento delle esportazioni di petrolio dalla Cina agli Stati Uniti e la riduzione degli accordi energetici e minerari con aziende cinesi, iraniane e russe.
I colloqui, condotti per mesi tra i principali collaboratori di Maduro e l’inviato statunitense Richard Grenell, miravano a ridurre le tensioni, secondo l’articolo. Sebbene siano stati fatti progressi in ambito economico, le due parti non sono riuscite a trovare un accordo sul futuro politico di Maduro, si legge nel rapporto.
Secondo il NYT, il Segretario di Stato americano Marco Rubio sarebbe stato il principale sostenitore della linea dura dell’amministrazione Trump per rimuovere Maduro. Si dice che Rubio sia scettico sull’approccio diplomatico di Grenell e abbia spinto per una posizione più rigida contro Caracas.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Geopolitica
Haaretz: Israele sarà indifendibile se violeremo questo piano di pace

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Geopolitica
Il Cremlino dice di essere pronto per un accordo sull’Ucraina

Mosca rimane aperta a una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, ma le ostilità proseguiranno finché Kiev continuerà a ostacolare i negoziati, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.
Rispondendo al presidente francese Emmanuel Macron, che di recente ha scritto in un post su X che la Russia «dovrà pagare il prezzo» se si rifiutasse di dimostrare disponibilità a negoziare, Peskov, parlando ai giornalisti lunedì, ha sottolineato che Mosca ha sempre favorito una soluzione diplomatica alla crisi. Tuttavia, ha notato che Kiev, sostenuta dai suoi alleati occidentali, continua a respingere tutte le proposte russe.
«La Russia è pronta per una soluzione pacifica», ha affermato Peskov, evidenziando che la campagna militare di Mosca continua «a causa della mancanza di alternative». Ha aggiunto che la Russia raggiungerà infine i suoi obiettivi dichiarati, salvaguardando i propri interessi di sicurezza nazionale.
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Le sue dichiarazioni arrivano in vista dell’incontro previsto per venerdì a Washington tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.
Peskov ha espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici di Trump volti a risolvere pacificamente il conflitto, auspicando che «l’influenza degli Stati Uniti e le capacità diplomatiche degli inviati del presidente Trump contribuiscano a incoraggiare la parte ucraina a essere più proattiva e preparata al processo di pace».
La Russia ha ripetutamente ribadito la propria disponibilità a colloqui di pace con l’Ucraina. Le due parti erano vicine a un accordo a Istanbul all’inizio del 2022, ma, secondo Mosca, Kiev si è ritirata dopo che i suoi sostenitori occidentali l’hanno spinta a continuare il conflitto.
Da allora, i funzionari russi hanno sostenuto che né Kiev né i suoi alleati europei sono genuinamente interessati a porre fine alle ostilità, accusandoli di ostacolare i negoziati con condizioni mutevoli e ignorando le proposte russe.
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Immagine di A.Savin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e 1.0 Generic
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