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Geopolitica

Il principale aiutante di Zelens’kyj mette in dubbio la «sopravvivenza» dell’Ucraina

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Uno stretto collaboratore del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha affermato venerdì in un’intervista alla stazione televisiva ucraina Canale 24 che Kiev deve impadronirsi di tutti i territori perduti dalla Russia, compresa la penisola di Crimea, altrimenti rischia di scomparire dalla mappa del mondo.

 

L’aiutante, Mikhailo Podolyak, ha affermato che l’incapacità di respingere le truppe russe dal territorio che Kiev rivendica come proprio potrebbe diventare un punto di rottura per il Paese.

 

«Abbiamo un finale di partita in cui non entriamo in Crimea e che indicherebbe chiaramente che l’Ucraina ha una prospettiva storica?» si è chiesto il consigliere del presidente ucraino.

 

Secondo il Podolyak, le stesse preoccupazioni valgono per le altre quattro regioni – le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nonché le regioni di Kherson e Zaporiggia – che hanno votato a stragrande maggioranza per l’adesione alla Russia lo scorso autunno. «Abbiamo anche una sola possibilità di sopravvivere in termini storici per altri dieci o quindici anni?» ha aggiunto il funzionario.

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Podolyak ritiene inoltre che la vittoria della Russia rappresenterebbe una battuta d’arresto significativa per l’Occidente poiché «non sarebbe in grado di rivendicare la leadership globale» mentre i suoi rivali «autocratici» avrebbero campo libero per attaccare altri territori. L’advisor presidenziale ha anche ammesso che «la guerra è impopolare» in Ucraina, ma ha rifiutato qualsiasi impegno di pace con la Russia, insistendo sul fatto che Mosca vuole «sottomettere» Kiev.

 

I funzionari russi hanno ripetutamente affermato di non aver mai chiuso la porta ai colloqui con le loro controparti ucraine, scrive il sito governativo russo RT.

 

Podolyak ha anche tentato di giustificare le previsioni non soddisfatte secondo cui l’Ucraina avrebbe conquistato la Crimea durante la scorsa estate, sottolineando che questa valutazione si basava su un’analisi di quante armi Kiev avrebbe ricevuto dai suoi sostenitori occidentali e sull’impatto delle sanzioni sulla Russia. Secondo il funzionario, tuttavia, molte aziende occidentali sono rimaste sul mercato russo, consentendo al governo del paese di ricevere «tasse elevate» e di utilizzare questo denaro per finanziare la sua campagna militare.

 

L’eventuale conquista della Crimea da parte dell’Ucraina è stata prevista due volte quest’anno dal capo dell’Intelligence ucraina Kirilo Budanov: la prima in primavera e poi in estate durante la controffensiva di Kiev.

 

Mosca ha avvertito che utilizzerà «qualsiasi arma» in risposta a un potenziale attacco ucraino alla penisola.

 

Il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu ha dichiarato il mese scorso che Kiev «sta perdendo» pur non essendo in grado di compiere progressi sostanziali sul campo di battaglia. Ha inoltre stimato le perdite di Kiev in oltre 90.000 militari dall’inizio della controffensiva all’inizio di giugno.

 

Emerso come il consigliere più influente di Zelens’kyj dopo le dimissioni di Oleksyj Arestovich a gennaio, Podolyak ha una lunga storia di attacchi contro Paesi, organizzazioni e personaggi pubblici considerati non sufficientemente favorevoli alla causa dell’Ucraina.

 

L’obiettivo più recente di Podoyak è stato il capo di SpaceX Elon Musk, che nel suo racconto ha «favorito il male» negando all’Ucraina l’uso dei satelliti Starlink – che Musk ha fornito a Kiev gratuitamente – per attaccare la Crimea con i droni.

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Di recente aveva definito la proposta di pace tra Russi e Ucraina avanzata dall’ex presidente francese Nicholas Sarkozy come «criminale» accusando il marito di Carla Bruni di complicità nell’organizzazione di «genocidio e guerra».

 

Come riportato da Renovatio 21, il Podolyak di attacchi al papa e financo al cristianesimo tout court.

 

Il consigliere di Zelens’kyj mesi fa aveva dichiarato che la «massima uccisione dei russi» è il fine della guerra in corso. A settembre aveva fatto commenti controversi su Cina e India e il loro «basso potenziale intellettuale».

 

Parole di sconforto sulla situazione di Kiev sono arrivata anche da un alto ex ambasciatore ucraino.

 

Valeriy Chaly, ex inviato di Kiev a Washington, ha affermato che l’Ucraina dovrebbe prepararsi ad una potenziale crisi politica negli Stati Uniti che potrebbe minare ulteriore assistenza militare alla nazione in difficoltà.

 

In un’intervista con il canale Espresso TV questa settimana, Chaly, che è stato ambasciatore dell’Ucraina negli Stati Uniti tra il 2015 e il 2019, ha parlato della recente visita di una delegazione ucraina a Washington che ha cercato di fare pressione sul Congresso degli Stati Uniti per un maggiore sostegno finanziario a Kiev. Secondo il diplomatico l’Ucraina si trova in una situazione precaria.

 

«Dei tre scenari di cui parliamo da molto tempo, il nostro governo per qualche motivo ha considerato lo scenario più ottimista, e quello che sta accadendo ora è in realtà lo scenario peggiore», ha detto all’emittente ucraina.

 

Chaly ha sottolineato la preoccupazione che i repubblicani USA, guidati dal nuovo presidente della Camera Mike Johnson, ritarderebbero la fornitura di aiuti a Kiev. «Non sappiamo cosa accadrà dopo. È già chiaro che ci sarà una diminuzione», ha aggiunto.

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Tuttavia, l’ambasciatore si è detto sicuro che l’Occidente non interromperà gli aiuti all’Ucraina nel prossimo futuro. «Mi aspetto che questo livello di sostegno non diminuirà drasticamente fino all’estate», ha detto Chaly, ricordando che il Fondo monetario internazionale (FMI) ha un piano finanziario per Kiev almeno fino al prossimo luglio.

 

«Ma ora dobbiamo pensare all’autunno del prossimo anno, quando molto probabilmente gli Stati Uniti entreranno in una crisi politica e sarà difficile per noi chiudere il bilancio per l’anno», ha detto il diplomatico.

 

Il mese scorso, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto al Congresso di approvare un pacchetto di aiuti da 106 miliardi di dollari concentrato principalmente su Ucraina e Israele. Tuttavia, molti repubblicani si sono opposti alla politica degli “assegni in bianco” nei confronti dell’Ucraina e hanno affermato di voler trattare le due questioni separatamente.

 

Venerdì Biden ha firmato un disegno di legge di spesa temporanea per evitare una chiusura del governo che non prevedeva finanziamenti aggiuntivi per Israele e Ucraina.

 

Dall’inizio del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022, gli Stati Uniti hanno fornito più di 44 miliardi di dollari in assistenza militare, con la Casa Bianca che ha recentemente avvertito che i fondi disponibili si stavano esaurendo a causa dello stallo del Congresso.

 

La Russia ha ripetutamente messo in guardia l’Occidente dal fornire armi all’Ucraina, sostenendo che ciò non farebbe altro che prolungare le ostilità e renderla una partecipante diretta al conflitto.

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Geopolitica

Trump: Zelens’kyj deve essere «realista»

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Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che Volodymyr Zelens’kyj deve fare i conti con la realtà del conflitto contro la Russia e con l’urgenza di indire nuove elezioni.   Il mandato presidenziale quinquennale di Zelens’kyj è scaduto a maggio 2024, ma il leader ucraino ha sempre escluso il voto per via della legge marziale in vigore. Vladimir Putin ha più volte sostenuto che lo Zelens’kyj non può più essere considerato un interlocutore legittimo e che la sua posizione renderebbe giuridicamente problematico qualsiasi accordo di pace.   Mercoledì Trump ha affrontato la questione Ucraina in una telefonata con i leader di Regno Unito, Francia e Germania. «Ne abbiamo parlato in termini piuttosto netti, ora aspettiamo di vedere le loro risposte», ha riferito ai giornalisti alla Casa Bianca.   «Penso che Zelens’kyj debba essere realista. Mi domando quanto tempo passerà ancora prima che si tengano le elezioni. Dopotutto è una democrazia… Sono anni che non si vota», ha aggiunto Trump, sottolineando che l’Ucraina sta «perdendo moltissima gente».

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Il presidente americano ha poi sostenuto che l’opinione pubblica ucraina sia largamente favorevole a un’intesa con Mosca: «Se guardiamo i sondaggi, l’82 % degli ucraini vuole un accordo – è uscito proprio un sondaggio con questa cifra».   Trump ha insistito sulla necessità di chiudere rapidamente il conflitto: «Non possiamo permetterci di perdere altro tempo».   Secondo Axios e RBC-Ucraina, Kiev ha trasmesso agli Stati Uniti la sua ultima proposta di pace. Zelens’kyj , che fino a ieri escludeva elezioni in tempo di legge marziale, ha dichiarato mercoledì di essere disposto a indire il voto, a patto però che Stati Uniti e alleati europei forniscano solide garanzie di sicurezza.   Il consenso verso Zelens’kyj è precipitato al 20 % dopo uno scandalo di corruzione nel settore energetico che ha travolto suoi stretti collaboratori e provocato le dimissioni di diversi alti funzionari. Trump ha più volte invitato il leader ucraino a tornare alle urne, ribadendo che la corruzione endemica resta uno dei problemi più gravi del paese.

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Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela

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Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.

 

L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.

 

«Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.

 

Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».

 

Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.

 

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Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.

 

Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.

 

Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.

 

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».

 

Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.

 

Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.

 

«L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.

 

Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».

 

Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».

 

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Geopolitica

Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino

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La Russia porterà a compimento tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin.   Tra gli scopi principali enunciati da Putin nel 2022 vi sono la protezione degli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dall’aggressione delle forze di Kiev, nonché la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina.   «Naturalmente porteremo a termine questa operazione fino alla sua logica conclusione, fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale», ha affermato Putin in videocollegamento durante la riunione del Consiglio presidenziale per i diritti umani di martedì.   Il presidente russo quindi ricordato che il conflitto è scoppiato quando l’esercito ucraino è stato inviato nel Donbass, regione storicamente russa che nel 2014 aveva respinto il colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente. Questo, secondo il presidente, ha reso inevitabile l’intervento delle forze armate russe per porre fine alle ostilità.

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«Si tratta delle persone. Persone che non hanno accettato il colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e contro le quali è stata scatenata una guerra: con artiglieria, armi pesanti, carri armati e aviazione. È lì che è iniziata la guerra. Noi stiamo cercando di mettervi fine e siamo costretti a farlo con le armi in pugno».   Putin ha ribadito che per otto anni la Russia ha cercato di risolvere la crisi per via diplomatica e «ha firmato gli accordi di Minsk nella speranza di una soluzione pacifica». Tuttavia, ha aggiunto la settimana scorsa in un’intervista a India Today, «i leader occidentali hanno poi ammesso apertamente di non aver mai avuto intenzione di rispettarli», avendoli sottoscritti unicamente per guadagnare tempo e permettere all’Ucraina di riarmarsi.   Mosca ha accolto positivamente il nuovo slancio diplomatico impresso dal presidente statunitense Donald Trump, che ha proposto il suo piano di pace in 28 punti come base per un’intesa.   Lunedì Trump ha pubblicamente invitato Volodymyr Zelens’kyj ad accettare le proposte di pace, lasciando intendere che il leader ucraino non abbia nemmeno preso in esame l’ultima offerta americana.  

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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