Geopolitica
Il presidente boliviano parteciperà al vertice dei BRICS e cercherà l’adesione
Nel 198° anniversario dell’indipendenza della Bolivia dalla Spagna, il presidente Luis Arce Catacora, ha annunciato che la Bolivia chiederà l’adesione ai BRICS e rafforzi i legami con la Belt and Road Initiative della Cina.
Oggi, ha detto il presidente boliviano, il mondo sta vivendo un «cambiamento epocale in cui ci sono lotte di liberazione che si svolgono in cinque continenti come parte di un riallineamento economico e geopolitico globale».
Il 31 luglio, il suo ministro degli Esteri Rogelio Mayta ha dichiarato in una conferenza stampa che il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa aveva esteso un invito personale al presidente Arce a partecipare al vertice dei leader BRICS del 22-24 agosto a Johannesburg. L’invito era in risposta a una lettera che Arce aveva inviato a giugno ai leader di ciascuna delle Nazioni BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), chiedendo loro di prendere in considerazione l’adesione della Bolivia.
«Il mondo guarderà cosa accadrà dal 22 al 24 agosto in Sud Africa, e la Bolivia sarà lì, rappresentata dal nostro Presidente. La Bolivia condivide una visione sulla necessità di avanzare verso un ordine mondiale multipolare», ha sottolineato Mayta, riporta il quotidiano La Razón.
Nella sua conferenza stampa, Mayta ha chiarito che un invito al vertice dei BRICS non significa che la Bolivia ne diventi immediatamente membro, ma le consentirebbe di ampliare il suo accesso ad altre parti del mondo.
Nel discorso di oggi, Arce ha affermato che l’aumento del multipolarismo è dovuto al fatto che le Nazioni «non sono più allineate a un unico blocco, come in passato, e tanto meno agli ordini determinati da Washington». Non è così sorprendente, ha aggiunto, che la Bolivia abbia ricevuto inviti a unirsi a blocchi come i BRICS o la Nuova Via della Seta, a causa del riconoscimento dei suoi risultati nel mondo, riferisce la testata boliviana.
Di fronte all’irreversibile marcia verso un mondo multipolare, ha affermato, «è innegabile l’influenza sempre più forte di nuove iniziative per l’integrazione economica e commerciale. L’emergere di blocchi commerciali come i BRICS consente oggi alle Nazioni di accedere ai mercati internazionali senza dover compromettere la loro dignità di una virgola».
Come riportato da Renovatio 21, anche la Bolivia inizia a commerciare in yuan, allontanandosi dal dollaro.
La Bolivia negli anni scorsi è stata teatro di quella che hanno chiamato «la prima guerra del litio», con un colpo di palazzo che ha estromesso il presidente Evo Morales, il quale ha accusato la «politica dell’impero, la cultura della morte» degli americani dietro al golpe del 2019.
Il presidente francese Macron ha chiesto, un po’ a sorpresa, di partecipare alla riunione dei BRICS di questo agosto, ma gli è stata chiusa la porta.
L’Algeria, l’Argentina, Egitto, oltre all’Arabia Saudita hanno significato il loro interesse ad entrare nei BRICS. Secondo alcuni calcoli, nel 2022 il PIL dei BRICS sarebbe divenuto maggiore di quello dei Paesi G7.
Come riportato da Renovatio 21, si è ipotizzato che al meeting agostano dei BRICS si parlerà della possibile introduzione di una moneta per il commercio globale alternativa al dollaro. Tale ipotesi ha subito recentemente delle smentite.
Immagine di Ministerio de Cultura de la Nación via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Geopolitica
«Può combattere fino a consumare il suo piccolo cuore»: Trump sul possibile rifiuto di Zelens’kyj agli accordi
Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj è libero di «continuare a combattere con tutte le sue forze» nel caso in cui rifiuti il piano di pace avanzato per chiudere il conflitto con la Russia.
Questa settimana Washington ha consegnato a Kiev una bozza aggiornata di proposta per porre fine alle ostilità, esortando la dirigenza ucraina ad approvarla entro giovedì prossimo. Secondo i media, il documento in 28 punti contempla diverse clausole finora respinte da Kiev e dai suoi alleati europei occidentali, tra cui l’abbandono delle ambizioni NATO e il taglio drastico delle forze armate ucraine.
Trump ha espresso questa posizione sabato, conversando con i reporter fuori dalla Casa Bianca, in risposta a una domanda su cosa accadrebbe in caso di rifiuto da parte di Zelens’kyj.
«Allora potrà continuare. Potrà continuare a combattere con tutto il suo cuore» («fight his little heart out»), ha replicato il presidente USA.
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Le sue parole riecheggiano quanto affermato venerdì, quando Trump aveva sostenuto che Zelens’kyj «dovrà accettare qualcosa» prima o poi, avvertendo che l’Ucraina si avvia verso un «inverno freddo» con le sue infrastrutture energetiche «sotto attacco, per usare un eufemismo».
«Dovrà piacergli e se non gli piace, allora, sai, dovrebbero semplicemente continuare a combattere, immagino», ha aggiunto riferendosi al piano.
Sempre secondo fonti giornalistiche, Washington ha già brandito la minaccia di sospendere gli aiuti militari e lo scambio di intelligence se Kiev respingesse la bozza. All’inizio dell’anno, gli Stati Uniti avevano impiegato la medesima strategia per convincere l’Ucraina ad accettare l’accordo di Trump sulle terre rare.
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Geopolitica
Wargame USA sulla cacciata di Maduro: il risultato è un «caos a lungo termine»
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Geopolitica
Fico: la Russia emergerà come «vincitrice assoluta» nel conflitto in Ucraina
Il primo ministro slovacco Robert Fico ha previsto che la Russia emergerà come «vincitrice assoluta» dal conflitto ucraino, qualora venisse approvato il piano di pace proposto dal presidente statunitense Donald Trump.
Questa settimana gli USA hanno consegnato a Kiev l’ultima bozza di intesa per porre fine alle ostilità con Mosca: un documento in 28 punti che, secondo i media, contempla numerose concessioni finora respinte da Kiev e dai suoi alleati occidentali, tra cui il rifiuto dell’adesione alla NATO, il dimezzamento delle forze armate ucraine e il ritiro delle truppe dalle porzioni del Donbass russo ancora controllate da Kiev.
Venerdì, in una conferenza stampa a Bratislava, Fico ha espresso il proprio appoggio alla proposta, definendola «sensazionale». Ha poi sferrato un duro attacco ai «falchi» europeisti pro-Kiev, accusando la «politica estera zero» dell’UE di aver condotto l’Ucraina alla sua attuale situazione drammatica.
«Con questo accordo, la posizione ucraina è cento volte peggiore rispetto ad aprile 2022», ha dichiarato Fico, alludendo all’intesa preliminare emersa dai negoziati di Istanbul all’inizio del conflitto, da cui Kiev si era ritirata unilateralmente.
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«Chi tra quei guerrafondai lo ammetterà nell’Unione Europea? Chi confesserà di aver sostenuto con tanto vigore la guerra, l’invio di armi, il divieto di tregue? Chi oggi riconoscerà i propri errori?», ha proseguito il premier slovacco.
Pur riconoscendo il fallimento dei piani per «distruggere» la Russia, Fico ha sostenuto che Mosca ne uscirà trionfante e irrobustita.
«Se questo piano verrà firmato, la Russia lascerà la guerra come vincitrice assoluta, rafforzata in modo straordinario sia dal punto di vista morale che economico», ha concluso.
I sostenitori occidentali di Kiev, secondo fonti giornalistiche, considerano la bozza una vera «capitolazione» ucraina, e ora i leader UE pro-guerra starebbero correndo ai ripari per modificarla, adducendo il pretesto di «aggiornamenti costruttivi».
Mosca ha confermato di aver ricevuto il documento americano, precisando che non è stato ancora esaminato «in dettaglio». «Potrebbe costituire la base per un accordo di pace definitivo», ha commentato il presidente russo Vladimir Putin.
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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