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Grande Reset

Il Necronomicon di Klaus Schwab: la Quarta Rivoluzione industriale creerà l’inferno sulla Terra

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C’è una frase che mi tocca ripetere spesso, quando vengo interpellato su quando finirà l’emergenza pandemica e quando si potrà tornare a vivere «come prima».

 

La risposta che purtroppo devo dare è questa: «nulla sarà più come prima».

 

Se qualcuno pensasse che questa opinione è esageratamente pessimista, posso dire di avere trovato una autorevole conferma a questa mia tesi che peraltro sostengo già dall’inizio della pandemia in un libro la cui lettura non è assolutamente consigliabile, perché ci vuole uno stomaco davvero forte per affrontarla. È una sorta di Necronomicon, una finestra aperta sull’abisso.

 

Si tratta del volume La Quarta rivoluzione industriale, il cui autore è Klaus Schwab, ingegnere, economista e accademico tedesco, fondatore e presidente del World Economic Forum (WEF).

 

Il Forum è famoso per il suo incontro annuale a Davos, in Svizzera, che attira imprenditori, capi di Stato e politici di tutto il mondo, oltre a intellettuali e giornalisti, per discutere le questioni più importanti e urgenti del pianeta, anche nei settori della salute e dell’ambiente.

 

L’anno scorso l’ottuagenario Schwab pubblicò un volume sull’epidemia da COVID e gli scenari che esso apriva, intitolato Il Grande Reset.

 

Schwab, in questo libro illustra come l’epidemia possa costituire una grande occasione di cambiamento. Altro che un castigo inviato da Dio per colpire la pravità degli uomini, come dicevano alcuni fondamentalisti cristiani nel 2020; altro che un castigo inviato da Madre Natura, umiliata e offesa, come dicevano importanti esponenti della neochiesa cattolica, a partire dall’Arcivescovo di Vienna.

 

L’epidemia è un fattore importante di accelerazione di processi avviati da qualche tempo.

 

E non è complottismo, si badi, perché questi scenari sono illustrati da un esponente del pensiero dominante.

 

Un piano preciso, ufficiale e ben documentato, sul quale istituzioni internazionali, filantropi, organizzazioni non governative e mega-aziende private collaborano apertamente già da tempo.

 

Le nuove abitudini acquisite dalle popolazioni durante la pandemia hanno apportato quell’impulso alla digitalizzazione e all’automazione decisivo per implementare la Quarta Rivoluzione Industriale, che finora stentava a realizzarsi. È l’inizio di una nuova era.

 

E così, sono andato a leggermi questo testo del 2016 di Schwab, in cui si annunciava ad un pubblico ristretto, quasi di addetti ai lavori, cosa si stava annunciando. E se la prefazione all’edizione italiana è di John Elkan, il cui nonno, Gianni Agnelli, il Signore della FIAT, designò prima di morire a suo successore dinastico, e che oggi è amministratore delegato della Exor N.V., una holding di investimento controllata dalla famiglia Agnelli,e a capo di una serie di imprese di innovazione tecnologica, la prima edizione inglese aveva nientemeno che una prefazione di Sua Altezza Reale il Principe (allora) Carlo d’Inghilterra.

 

Il successore della Regina Elisabetta ha una lunga frequentazione con Schwab, il che fa pensare che il nuovo inquilino di Buckingham Palace non abbia passato i suoi primi 74 anni nell’estenuante attesa di succedere alla madre, dedicandosi agli sport ippici e alla frequentazione di Camilla, e ciò significa che la sua ascesa al trono della più inquietante tra le superpotenze possa segnare un altro punto a favore del Grande Reset.

 

Ma di cosa parla questo libro fondamentale per comprendere ciò che sta accadendo e quale sia il futuro che ci attende? La Quarta rivoluzione industriale è una rivoluzione ipertecnologica, che comporterà- negli auspici di Schwab, una profonda trasformazione per l’umanità. Il termine «rivoluzione», secondo l’economista germanico, denota un cambiamento repentino. Tutto si dovrà svolgere in modo veloce, deciso, irreversibile.

 

Nella storia abbiamo avuto diverse rivoluzioni: la prima, migliaia di anni fa, fu quella agricola, con il passaggio dalla caccia come principale attività per sopravvivere all’agricoltura. Poi, dopo molti secoli, nell’800 abbiamo avuto la prima Rivoluzione industriale, quella del vapore per muovere le macchine, per ingrandire le industrie, per fare ricchezza.

 

La seconda Rivoluzione avvenne agli albori del ‘900, e fu quella dell’elettricità.

 

La terza l’abbiamo conosciuta negli ultimi anni del XX –secolo: quella digitale o informatica.

 

La quarta, infine, sta iniziando ora, ed è quella – dice Schwab – dell’IA, Intelligenza Artificiale, delle nanotecnologie, dell’automazione, del mito dello «sviluppo sostenibile». «La Quarta Rivoluzione Industriale conferirà alla tecnologia un carattere pervasivo» (p. 129).

 

Un aggettivo piuttosto curioso, mai usato per indicare una realtà traumatica come una rivoluzione. Che significa pervasivo? Qualcosa che è capace di diffondersi in campi e aspetti un tempo estranei. La Treccani definisce il termine «pervasivo» come «tendente a pervadere, a diffondersi in modo penetrante, così da prevalere o dominare».

 

E quale e come sarà questo nuovo potere pervasivo? Sarà «The Second Machine Age», dice Schwab. La Seconda Era delle macchine, quella della Robotica avanzata, della manifattura additiva, chiamata Stampa 3D, che fabbricherà qualunque cosa, utilizzando anche nuovi materiali (la Chimica dei materiali sta avendo uno sviluppo vertiginoso) come Grafene, come conduttori di calore e elettricità.

 

Con la stampante 3D si potranno anche fabbricare organi umani; già oggi si possono realizzare padiglioni auricolari, ad esempio, ma nel futuro prossimo si potrà produrre ogni tipo di organi, realizzando così il sogno del professor Frankenstein di costruire un uomo in laboratorio.

 

Ci sarà una biologia di sintesi, si svilupperà l’Epigenetica, ovvero quelle tecnologie per cui, come dice l’autore del libro, «il contesto potrà contribuire a modificare l’espressione genica».

 

Quale contesto? Schwab cita uno scienziato italoamericano, James Giordano, che ha dichiarato che «il genoma è il campo di battaglia del futuro». Questo Giordano è professore presso il Dipartimento di Neurologia e responsabile del Programma di Studi di Neuroetica presso il Centro di Bioetica Clinica della Georgetown University, una università cattolica, diretta e amministrata dalla Compagnia di Gesù. È altresì membro del Comitato consultivo per la neuroetica, la legalità e le questioni sociali della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), un’agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare.

 

Le sue ricerche si concentrano sull’uso di neurotecnologie avanzate per esplorare la neurobiologia del dolore e altri disturbi dello spettro neuropsichiatrico; la neuroscienza del processo decisionale morale e le questioni neuroetiche derivanti dall’uso delle neuroscienze e delle neurotecnologie nella ricerca, nella medicina clinica, nella vita pubblica, nelle relazioni e politiche internazionali e nella sicurezza e difesa nazionale

 

Giordano quindi lavora per i Gesuiti e per l’apparato militare statunitense, e ha conquistato Schwab con questa affermazione sul genoma come campo di battaglia, che non può non suscitare viva preoccupazione.

 

Modificare il genoma umano è il sogno dei transumanisti, per i quali l’uomo come è uscito dalle mani del Creatore non va affatto bene, perché è difettoso, perché si ammala, perché è debole, fragile, e infine muore.

 

I transumanisti, nel loro delirio gnostico e luciferino, ambiscono all’uomo come macchina perfetta, e possibilmente immortale.

 

La strada per arrivare a questo passa attraverso diverse tappe, che hanno come obiettivo la modifica del DNA, possibile attraverso i processi definiti eufemisticamente come «editing», ovvero creare organismi con determinate caratteristiche la manipolazione genetica.

 

Si parla anche di «bioprinting», ed è singolare l’uso di un linguaggio mutuato dall’editoria per definire il rimaneggiamento e le modificazioni apportate alle creature viventi e all’uomo stesso.

 

In effetti, Schwab, a un certo punto (p. 55), si lascia andare a una strana previsione:  «Prima di quanto si possa prevedere, le principali attività di diverse occupazioni (tra cui medici e giornalisti) potrebbero essere parzialmente o completamente automatizzate».

 

Una frase che fa pensare al ruolo avuto da medici e giornalisti nell’ambito della gestione della pandemia, ruolo che in effetti avrebbe potuto essere tranquillamente rivestito da automi: quasi tutti i giornalisti scrivevano le stesse cose, e quasi tutti i medici avrebbero potuto essere sostituiti da un ripetitore telefonico automatico per dire di prendere il Paracetamolo e andare a vaccinarsi.

 

Medici e giornalisti hanno avuto un ruolo fondamentale nella narrazione pandemica, ma il cantore del Grande Reset ne annuncia la fine.

 

E per finire Schwab annuncia anche altri grandi cambiamenti nella società e nell’uomo. Annuncia una «economia on demand», che caratterizzerà una società sempre più liquida, dove si passerà dalla cultura della proprietà a quella dell’uso comune.

 

Nessuno possiederà nulla, dalla casa all’auto, al lavoro stesso, e dovrà essere felice così. Schwab annuncia la fine di quella istituzione obsoleta – retaggio del vecchio Stato sociale – che è il pensionamento: si dovrà lavorare tutta la vita. Lo Stato sarà molto occupato a mantenere «la sicurezza»: avrà a disposizione nuovi strumenti tecnologici potentissimi di controllo, evoluzione degli attuali green pass.

 

Già, perché l’economista tedesco dice (p. 114) che «il pericolo maggiore per la stabilità globale potrebbe arrivare da gruppi radicali, la cui lotta contro il progresso si traduca in atti di violenza».

 

Per garantire la sicurezza ci saranno Blockchain e sensori identificativi radio frequency. Dovremo indossare apparecchi che monitoreranno la salute, secondo gli intenti del Potere, ma che in realtà serviranno a controllare ed eteroguidare le persone.

 

E non è finita: se non saranno sufficienti gli organismi di polizia, si potrà ricorrere alla guerra. E qui Schwab ci descrive uno scenario che ha già avuto inizio in Ucraina: la guerra – secondo lui – sarà di tipo non convenzionale, senza distinzione tra e civili e soldati. Tutti dovranno prendere le armi per distruggere quanti più nemici possibile. Le guerre, per il tedesco, saranno tecnologiche e biologiche, e prevederanno . «epidemie prodotte da organismi geneticamente modificati».

 

Ci sarà l’uso militare di neurotecnologie (quelle studiate da Giordano), ovvero nanotecnologie che producono «metamateriali», ovvero materiali «intelligenti» che sono in possesso di proprietà create artificialmente.

 

E tutto questo sarà sostenuto, promosso, propagandato come il migliore dei mondi possibili dai media di ogni tipo. Benvenuti all’inferno.

 

 

Paolo Gulisano

 

 

Articolo previamente apparso su Ricognizioni

 

 

 

Immagine Skellator di via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

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Canadese «non binario» chiede al governo di pagare l’intervento per avere sia una vagina che un pene

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Un uomo dell’Ontario ha fatto causa al piano di assicurazione sanitaria del governo provinciale per coprire un intervento chirurgico di nicchia negli Stati Uniti per l’affermazione del genere, che gli darà sia una vagina che un pene.

 

Il caso riguarda KS, un 33enne nato maschio, ma che ora si identifica come un «femminile dominante» non binario. Usa un nome femminile. Secondo lui, l’intervento chirurgico più appropriato per la sua identità di genere è una «vaginoplastica con conservazione del pene», una procedura offerta presso il Crane Center for Transgender Surgery di Austin, in Texas. Non è disponibile in Canada.

 

Secondo i documenti legali, KS afferma che «ignorare “l’altro terzo”» di lei e il modo in cui si presenta sarebbe invalidante; lei è «entrambi», non esclusivamente l’uno o l’altro ma letteralmente un mix.

 

L’assicuratore ha ribattuto che la vaginoplastica senza rimozione del pene (penectomia) è considerata un intervento sperimentale e non è una prestazione assicurata.

 

Tuttavia, il comitato di appello e revisione dei servizi sanitari dell’Ontario ha annullato la decisione dell’assicuratore. Ha affermato che una vaginoplastica è elencata per la copertura pubblica e che non vi è motivo per cui non dovrebbe includere una penectomia.

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Il caso è attualmente all’esame della Corte Superiore di Giustizia dell’Ontario.

 

Secondo il National Post:

 

«KS ha sostenuto che costringere una persona non binaria a sottoporsi a un intervento chirurgico binario – da maschio a femmina, o da femmina a maschio – non farebbe altro che esacerbare la sua disforia di genere e sarebbe simile a un atto di terapia di conversione, che è stata vietata in Canada dal 2022».

 

«Nella sua decisione, il tribunale d’appello dei servizi sanitari ha fatto riferimento agli standard di cura stabiliti dall’influente World Professional Association for Transgender Health, o WPATH, che considera una vaginoplastica con risparmio del pene una valida opzione di trattamento per le persone non binarie. Il consiglio ha affermato di aver adottato la logica del gruppo trans care secondo cui “presentazioni diverse per genere possono portare a richieste chirurgiche personalizzate individualmente che alcuni potrebbero considerare “non standard”».

 

Questo caso solleva ovviamente importanti questioni sull’etica della chirurgia sperimentale. Ma il capo del Crane Center, Curtis Crane, li ha risolti in modo soddisfacente. Crane è membro della WPATH, l’Associazione professionale mondiale per la salute transgender. In un video promozionale sul suo sito web afferma che «non riesco a pensare a una volta in cui un paziente ha presentato una richiesta chirurgica che non sono stato in grado di soddisfare». Ad esempio: «un uomo trans è venuto da me e voleva una falloplastica ma voleva mantenere la sua vagina e io ho detto, beh, non c’è problema. Non mi è mai stato chiesto di farlo e non c’è mai stato nulla pubblicato a riguardo e non l’ho mai visto, ma sono felice di pensarci».

 

Ha fatto un esame di coscienza e ha scoperto che era etico. Questo era il suo ragionamento: «essere un uomo trans o una donna trans o non binario non ha niente a che fare con la tua anatomia, non ha niente a che fare con quello che hai tra le gambe». Inoltre, ragionava, «se il genere esiste in un continuum, perché allora i miei trattamenti chirurgici dovrebbero essere binari? Non ha alcun senso riconoscere che il genere esiste in un continuum, ma offrirò solo opzioni tutte maschili o tutte femminili».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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La finanza come arma: preparatevi alla debancarizzazione

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Renovatio 21 ripubblica questo testo di Joseph Mercola apparso su LifeSiteNews nel dicembre 2023. Il tema del debanking o debancarizzazione – ossia, la chiusura improvvisa del vostro conto corrente da parte della vostra banca che potrebbe non dare spiegazioni o farvi capire che lo ha fatto per le vostre idee – è una realtà sempre più vicina anche in Europa. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Dobbiamo spingere per il decentramento e la libertà tanto quanto i globalisti stanno spingendo il loro Grande Reset. Ciò significa rifiutare tutte le loro allettanti offerte, soprattutto per quanto riguarda il settore bancario e la sorveglianza.   Come riportato in precedenza, a metà luglio 2023, Chase Bank ha chiuso i miei conti aziendali, insieme ai conti personali del mio CEO e CFO – entrambi con me da quasi 20 anni – e ai conti dei loro coniugi e figli. Questo nonostante una nuova legge della Florida vieti specificamente alle istituzioni finanziarie di negare o annullare servizi basandosi su convinzioni politiche o religiose.

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Scuse zoppicanti

All’epoca, l’unica ragione fornita era che avevano riscontrato «attività sospette» su un conto non specificato. Più tardi, un rappresentante ha detto ai giornalisti che le chiusure dei conti sono in genere effettuate solo a fini di antiriciclaggio.   Tuttavia, non sono mai state mosse accuse di riciclaggio di denaro contro di me e, in un vero caso di riciclaggio di denaro, sequestrano i tuoi conti a titolo definitivo. Non ti ordinano di portare la tua attività altrove.   In seguito, in risposta a un’indagine del Chief Financial Officer della Florida Jimmy Patronis, un portavoce di Chase ha risposto che i conti erano stati chiusi perché la mia attività era stata «oggetto di controllo regolamentare da parte del governo federale… per aver intrapreso attività illegali relative alla commercializzazione e alla vendita di prodotti di consumo».   Il portavoce ha affermato che la banca aveva un «obbligo legale» di impedire che i fondi derivanti da tali attività passassero attraverso la propria banca. Il problema di questa «spiegazione» è che l’ultimo «controllo federale» della nostra attività è stato quando la Food and Drug Administration, nel 2021, ci ha inviato una lettera di avvertimento che ci accusava di vendere vitamine C, D, quercetina e pterostilbene avanzate per «mitigare, prevenire, trattare, diagnosticare o curare il COVID-19» in violazione del Federal Food, Drug, and Cosmetic Act.   Tuttavia, una lettera di avvertimento non è la prova di un’attività illegale. È un’accusa. Abbiamo risposto alla lettera della FDA e non sono mai state intraprese ulteriori azioni, perché non avevamo, di fatto, violato la legge.   Se Chase Bank insiste sul fatto che ha un «obbligo legale» di chiudere i conti a me, i miei dipendenti e le loro famiglie, in base a una vecchia lettera di avvertimento della FDA, allora sarebbero anche legalmente obbligati a chiudere i conti ai dirigenti e ai dipendenti di Chase che hanno intenzionalmente beneficiato del traffico sessuale e truffato gli investitori con schemi di investimento illegali, cosa che non hanno fatto.   No, qualcos’altro ha spinto Chase Bank a chiudere i nostri conti e la ragione più probabile sembra essere la relazione della banca con la rete di controllo tecnocratica che sta cercando di inaugurare un governo totalitario mondiale.   Dal nostro debanking, abbiamo scoperto che Chase Bank ha diversi collegamenti con entità che stanno spingendo la distopia orwelliana che è il Grande Reset, sia a livello nazionale che internazionale.   È importante sottolineare che JP Morgan Chase è stato un partner commerciale storico di Bill Gates, tanto da creare insieme un «fondo di investimento» per i vaccini. Quindi, Chase Bank è alla base del profitto derivato dai vaccini di Gates e ha ricavato somme incalcolabili dai vaccini in cui Gates è coinvolto, inclusi i «vaccini» mRNA.

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Chase Bank ha legami diretti con il centro di censura nazionale

Lori Beer, Chief Information Officer di JP Morgan Chase, è diventata membro del nuovo Cybersecurity Advisory Committee della Cybersecurity & Infrastructure Security Agency (CISA) nel dicembre 2021.    Secondo un comunicato stampa, questo comitato consultivo ha il compito di formulare raccomandazioni al direttore della CISA su «politiche, programmi, pianificazione e formazione per migliorare la difesa informatica della nazione».   Due degli argomenti affrontati dal sottocomitato includevano «combattere la disinformazione e la contro-informazione che incidono sulla sicurezza delle infrastrutture critiche» e «trasformare il partenariato pubblico-privato in una vera collaborazione operativa».   Quindi, quello che abbiamo qui è una banca, JP Morgan Chase, che consiglia un’agenzia federale, CISA, su come censurare gli americani e capire come sfruttare questa relazione pubblico-privato per garantire la sopravvivenza di un governo sempre più totalitario e al di sopra della legge.   Con questo in mente, c’è da meravigliarsi quindi che Chase sia stata la prima banca a «punire per associazione?» Non fate confusione, il debanking è l’arma della finanza ai fini del controllo sociale.   Chiudendo i miei conti, quelli del mio CEO, CFO, dei loro coniugi e figli (in realtà escludendoli a vita), Chase Bank ha dato alle persone un assaggio di come le valute digitali delle banche centrali (CBDC) e i punteggi di credito sociale verranno utilizzati per controllarci.   Se si scopre che sei anche solo vagamente associato a un «dissidente», il tappeto che è la tua vita finanziaria ti verrà tolto da sotto i piedi. Lo scopo è che le persone si sorveglino a vicenda ed evitino chiunque non segua la narrativa ufficiale.

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Chase Bank supporta il Complesso Industriale della Censura

Chase è anche l’unica banca rappresentata nel sottocomitato CISA sulla protezione delle infrastrutture critiche da disinformazione e contro-informazione.    I documenti interni della CISA ottenuti da una causa in corso contro il governo degli Stati Uniti mostrano che un rappresentante della Chase Bank, il cui nome è stato redatto, ha partecipato alla riunione della sottocommissione del 1 marzo 2022, in cui il capo sezione della Foreign Influence Task Force (FITF) dell’FBI ha avvertito che «informazioni sovversive» sui social media potrebbero minare il sostegno pubblico al governo degli Stati Uniti e che «l’infrastruttura dei media» deve essere ritenuta responsabile.    I membri del comitato hanno continuato a discutere quale dovrebbe essere l’approccio strategico del governo relativo alla disinformazione e alla contro-informazione, come organizzare al meglio la condivisione delle informazioni tra il settore pubblico e privato e come collaborare attraverso vari canali.   Ora sappiamo che è stato implementato un processo formale che ha consentito ai funzionari governativi di accedere a un portale speciale in cui potevano contrassegnare i contenuti dei social media da rimuovere.   Il comitato ha anche cercato di identificare le entità che avevano «compiuto un adeguato monitoraggio dei social media per il governo». Ora abbiamo la prova che la CISA ha collaborato con un consorzio di censura chiamato Election Integrity Partnership (EIP), in seguito rinominato Virality Project, per censurare illegalmente gli americani. Ho dettagliato questa relazione in «How the Virality Project Threatens Our Freedom».   Perché Chase Bank è stata inclusa in una riunione per individuare il modo migliore per il governo di censurare gli americani? Con tutto ciò che ora sappiamo sulle attività di censura interna incostituzionale della CISA, la risposta più probabile è che l’arma della finanza faceva parte di quel piano e, un anno e mezzo dopo, Chase ha testato questa tattica sui miei dipendenti e sulle loro famiglie.

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Chase Bank ha anche legami diretti con Bill Gates

Come accennato all’inizio di questo articolo, Chase Bank ha anche legami intimi con Bill Gates, così come con il famigerato pedofilo Jeffrey Epstein. Queste connessioni collegano la banca non solo alle imprese globali di traffico sessuale di minori, ma anche al disastroso filantrocapitalismo vaccinale di Gates, all’agenda eugenetica nascosta e al cuore della cabala del governo mondiale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.   Come riportato da Seamus Bruner, autore di Controligarchs: Exposing the Billionaire Class, Their Secret Deals, and the Globalist Plot to Dominate Your Life, JP Morgan Chase è stato uno dei «più potenti partner commerciali» di Gates.   Nel 2011, la banca ha formato una partnership ufficiale con Gates chiamata Global Health Investment Fund (GHIF), che «ha cercato di trarre profitto dallo sviluppo di vaccini e altre tecnologie sanitarie». Gli investitori in GHIF includevano la Pfizer Foundation, Merck, GlaxoSmithKline ed entità finanziate dai governi di Svezia, Canada e Germania.   Secondo Bruner, il GHIF «ha sostenuto le tecnologie mRNA almeno cinque anni prima della pandemia COVID-19 e almeno quattro delle società in cui il GHIF ha investito – Atomo Diagnostics, Access Bio, genedrive plc e Univercells – hanno lavorato attivamente per affrontare la pandemia COVID-19 attraverso una diagnostica efficiente che aiuta a identificare e tracciare i casi e l’applicazione di tecnologie innovative per lo sviluppo e la produzione di vaccini».   In altre parole, JP Morgan Chase aveva un incentivo diretto e finanziariamente motivato a collaborare con CISA per censurare i distruttori della narrativa ufficiale sul COVID come me e punire me e i miei dipendenti per aver continuato a parlare contro la narrativa anche dopo che eravamo stati sepolti con successo da Google, banditi da tutti i social media e aver avuto il nostro sito web abbattuto dagli hacker e i nostri server di posta elettronica distrutti definitivamente.   Dopo tutto questo, Chase Bank ha intrapreso un’azione contro di noi e, dopo aver appreso che la banca ha sostenuto gli sviluppatori di mRNA per quasi un decennio, le sue azioni ora hanno più senso che mai. Per loro, zittirmi e chiudermi era ciò che si definisce «una questione personale», perché i miei punti di vista rappresentano una chiara minaccia per i loro investimenti.  

Chase ha sostenuto Epstein

Epstein è stato introdotto nella partnership da James Staley, un dirigente senior di Chase Bank che gestiva il rapporto di Epstein con la banca. Intendiamoci, nel 2008, Epstein, di fronte alle accuse federali di reati sessuali, si è dichiarato colpevole di un’accusa minore di istigazione alla prostituzione da parte di una persona di età inferiore ai 18 anni e ha scontato una pena di 18 mesi in un programma di riabilitazione.   Molti sapevano che era un accordo mite che nascondeva una realtà molto più sordida, eppure Chase Bank non aveva scrupoli a mantenere Epstein come cliente. Hanno anche tenuto i conti per le vittime di Epstein e «gestito il flusso di denaro tra di loro», secondo il Washington Post.   Chase Bank non ha chiuso i conti di Epstein fino al 2013 e, anche allora, la banca ha mantenuto con lui un rapporto d’affari segreto che è durato fino al suo arresto per traffico sessuale nel 2019.

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«Lockdown Globale» e il ruolo delle banche

Come spiegato dall’esperta di finanza Catherine Austin Fitts, fondatrice del Solari Report, i banchieri centrali, la maggior parte dei quali sono tecnocrati, hanno creato una società parallela in cui sono al di sopra di ogni legge e controllano quasi tutto, compresa la politica fiscale.   Il loro piano, che è parte integrante del Great Reset, è quello di implementare un nuovo sistema finanziario che suggellerà in modo permanente il loro potere illecito. In breve, il sistema di controllo tecnocratico e il sistema delle transazioni finanziarie sono la stessa cosa.   Questo nuovo sistema di transazioni è la fine delle valute, perché in questo sistema non puoi mai prendere la valuta dalla banca e metterla in tasca. È possibile effettuare transazioni solo digitalmente e tutte le transazioni devono essere convalidate e approvate tramite e dalla banca centrale.   Usando la mia esperienza personale di debanking come esempio, dovrebbe essere facile vedere come questo tipo di sistema di transazione possa essere utilizzato come meccanismo di controllo centrale.   Quando qualcuno esce dallo schema, la sua capacità di effettuare transazioni finanziarie è semplicemente interrotta e non ci sarà nemmeno un essere umano a prendere questa decisione. La punizione finanziaria per il pensiero sbagliato e le associazioni con gli indesiderabili saranno inflitte dall’intelligenza artificiale che gestisce il sistema di credito sociale.   Sapendo questo, le opzioni diventano piuttosto semplici. Possiamo avere una civiltà umana, o possiamo avere una civiltà disumana. Possiamo avere un sistema finanziario in cui il monopolio privato controlla la stampa di denaro, oppure possiamo avere un sistema decentralizzato fondato su denaro sonante.   Sono d’accordo con Fitts, che dice di voler vivere in un mondo in cui la stampa finanziaria è stata decentralizzata e in cui ci impegniamo per la civiltà umana – non una distopia transumanista gestita da tecnocrati immersi nell’ideologia dell’eugenetica.   Dobbiamo spingere per il decentramento e la libertà tanto quanto i globalisti stanno spingendo il loro Grande Reset. Ciò significa rifiutare tutte le loro allettanti offerte, soprattutto per quanto riguarda il settore bancario e la sorveglianza.   Joseph Mercola   Pubblicato originariamente da Mercola.

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Davos messianica: Klaus Schwab dichiara le élite non elette del WEF come «amministratrici del futuro»

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Nel tentativo di ricostruire la fiducia, il fondatore del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab nomina se stesso e la folla di Davos «amministratori del futuro» in occasione dell’incontro annuale del WEF.

 

Martedì scorso, dando il via all’incontro annuale del WEF a Davos, in Svizzera, lo Schwab si è concentrato sul tema dell’incontro di quest’anno, «Ricostruire la fiducia», senza mai menzionare la ricostruzione della fiducia dei privati ​​cittadini.

 

«Dobbiamo ricostruire la fiducia: fiducia nel nostro futuro, fiducia nella nostra capacità di superare le sfide e, soprattutto, fiducia gli uni negli altri», ha affermato Schwab, riferendosi alla folla di Davos.

 

Il capo del gruppo estremista poi dato una definizione piuttosto peculiare di cosa significhi per lui «fiducia»: «la fiducia non è solo un sentimento; la fiducia è un impegno all’azione, alla fede, alla speranza» ha affermato il calvo guru.

 

 

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Lo Schwabbo ha quindi ribadito la necessità di abbracciare la Great Narrative Initiative del WEF, lanciata nel novembre 2021 in seguito al lancio dell’agenda del Grande Reset un anno prima, affermando che «dobbiamo riscoprire e abbracciare la narrativa che ha guidato l’umanità sin dal suo inizio, agendo come amministratori per un futuro migliore».

 

«Il concetto di fiducia e amministrazione fiduciaria ci obbliga a pensare oltre i confini e oltre le nostre vite», ha affermato Schwab, aggiungendo che «incoraggia la collaborazione rispetto alla concorrenza, la sostenibilità rispetto all’opportunità e l’empatia rispetto all’apatia».

 

«Come amministratori del futuro, abbiamo la responsabilità di far avanzare un mondo che sia più ricco di possibilità, più equo nelle opportunità e più sicuro nelle sue fondamenta. Inoltre, come leader nel governo, nel mondo degli affari e nella società, abbiamo la particolare responsabilità di ricostruire la fiducia nel modo in cui assumiamo il nostro ruolo di amministratori fiduciari».

 

Diventa chiaro, quindi, che il guru stia autonominando se stesso e i partecipanti del vertice di Davos come amministratori del mondo e padroni del futuro collettivo dell’umanità, in un impeto messianico ora quasi totalmente slatentizzato.

 

Significativo come tale evidente «complesso di Dio» venga venduto utilizzando una parola placida e pura, «fiducia».

 

«La fiducia è un pilastro fondamentale della nostra vita sociale, economica e politica. È vitale per la cooperazione, la coesione sociale e istituzioni efficaci e funzionanti. Per ricostruire la fiducia, è fondamentale incarnare l’amministrazione fiduciaria, il che significa prendersi cura del bene comune. Usiamo questo incontro annuale per ricostruire la fiducia esercitando la nostra amministrazione fiduciaria individualmente e collettivamente per salvaguardare il futuro dell’umanità e della natura».

 

Ogni anno che passa a Davos l’autodeificazione dell’élite diventa sempre più spudorata, svergognata.

 

Come riportato da Renovatio 21, poche ore fa la Regina d’Olanda ha parlato di sistemi di tracciamento totale dell’essere umano, dalle transazioni economiche allo status vaccinale. Il filosofo transumanista israeliano gay Yuval Harari si è invece concentrato sulla minaccia all’ordine mondiale costituita dall’elezione democratica di Donald Trump.

 

In passato abbiamo sentito di tutto uscire dal WEF: blackout «benefici», telefonini «costruiti dentro i nostri corpi», microchip nel cervello, esseri umani geneticamente per essere più bassi ed intolleranti alla carne, perfino la privazione dell’acqua come strumento di controllo della popolazione.

 

Nel frattempo, sul palco di Davos si celebrano apertamente riti di quel paganesimo amazzonico tanto caro a Bergoglio, accorciando sempre più la distanza nei confronti dei culti che nei secoli compivano sacrifici umani – gli stessi di cui Davos, in ultima analisi, invoca il ritorno.

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