Geopolitica
Il discorso di Putin alla parata del 9 maggio 2022
«Non c’è famiglia in Russia che non sia stata bruciata dalla Grande Guerra Patriottica; la sua memoria non svanisce mai», ha detto il presidente russo Vladimir Putin alla parata del Giorno della Vittoria a Mosca.
Il presidente della Federazione Russa ha spiegato che la guerra per procura della NATO contro la Russia richiedeva che la sua Nazione agisse:
« nonostante tutte le controversie nelle relazioni internazionali, la Russia ha sempre sostenuto l’istituzione di un sistema di sicurezza eguale e indivisibile che è assolutamente necessario per l’intera comunità internazionale».
«Lo scorso dicembre abbiamo proposto di firmare un trattato sulle garanzie di sicurezza. La Russia ha esortato l’Occidente a tenere un dialogo onesto alla ricerca di soluzioni significative e compromettenti e a tenere conto dei reciproci interessi. Tutto invano. I Paesi della NATO non volevano darci ascolto, il che significa che avevano piani completamente diversi. E l’abbiamo visto».
«Un’altra operazione punitiva nel Donbass, un’invasione delle nostre terre storiche, inclusa la Crimea, era apertamente in preparazione. Kiev ha dichiarato che potrebbe ottenere armi nucleari. Il blocco NATO ha lanciato un attivo potenziamento militare nei territori a noi adiacenti».
«Quindi, una minaccia assolutamente inaccettabile per noi veniva costantemente creata proprio ai nostri confini. C’erano tutte le indicazioni che uno scontro con neonazisti e banderiti sostenuti dagli Stati Uniti e dai loro tirapiedi fosse inevitabile».
«Lasciatemelo ripetere, abbiamo visto la costruzione delle infrastrutture militari, centinaia di consulenti stranieri che hanno iniziato a lavorare e forniture regolari di armi all’avanguardia consegnate dai paesi della NATO. La minaccia cresceva ogni giorno».
«La Russia ha lanciato un attacco preventivo contro l’aggressione. È stata una decisione forzata, tempestiva e l’unica corretta. Una decisione di un Paese sovrano, forte e indipendente».
Dopo aver passato in rassegna gli atti eroici passati delle forze armate, il Presidente ha parlato insieme al presente e al passato: «Mi rivolgo alle nostre forze armate e alla milizia del Donbass. State combattendo per la nostra Patria, il suo futuro, in modo che nessuno dimentichi le lezioni della SecondaGuerra Mondiale, in modo che non ci sia posto nel mondo per torturatori, squadroni della morte e nazisti».
«Oggi chiniamo il capo alla sacra memoria di tutti coloro che persero la vita nella Grande Guerra Patriottica, i ricordi dei figli, delle figlie, dei padri, delle madri, dei nonni, dei mariti, delle mogli, dei fratelli, delle sorelle, dei parenti e degli amici».
«Chiniamo il capo alla memoria dei martiri di Odessa, bruciati vivi nella Camera dei Sindacati nel maggio 2014, alla memoria degli anziani, delle donne e dei bambini del Donbass uccisi in atroci e barbari bombardamenti da neo- nazisti. Chiniamo la testa ai nostri compagni combattenti che sono morti di una morte coraggiosa nella giusta battaglia, per la Russia».
A differenza di quanto predetto dai giornali e politici occidentali, il discorso di Putin non ha annunciato nuove iniziative in Ucraina, né una dichiarazione di guerra contro quel Paese, né la mobilitazione militare.
Geopolitica
Boris Johnson fotografato con in mano lo stendardo runico del Battaglione Azov
L’ex primo ministro britannico Boris Johnson si è unito ai combattenti della famigerata unità neonazista ucraina Azov per posare per una foto mentre tiene in mano uno stendardo con un simbolo runico generalmente associato alle SS della Germania nazisa.
La controversia è scoppiata mercoledì quando diversi membri della brigata Azov, ampiamente nota per la sua ideologia descritta prima della guerra dai giornali occidentali (compresi quelli italiani) come di matrice neonazista, sono stati accolti dai parlamentari britannici nell’ambito di una tavola rotonda sul ritorno dei prigionieri di guerra dell’Azov nel Parlamento britannico.
Fondata come milizia neonazista nel 2014, il Battaglione Azov è stato un partecipante chiave nei combattimenti nel Donbass prima dello scoppio delle ostilità in piena regola nel 2022. Secondo rivelazioni, i suoi uomini sarebbero stati addestrati da istruttori NATO già nel 2021.
Durante questo periodo il Battaglione Azov, che en passant ricordiamo a Mariupol aver eretto un idolo al dio slavo del tuono Perun, è stato accusato dalle Nazioni Unite e da diverse organizzazioni per i diritti umani di ricorrere alla tortura, stupri e saccheggi, scrive il sito governativo russo RT. Con lo scoppio della guerra l’Azov è stato integrato nella Guardia nazionale ucraina e nel 2023 è stato ampliato a brigata militare vera e propria, al punto che il suo capo ha ricevuto una visita al fronte da Zelens’kyj l’anno scorso.
L’evento è stato presieduto dalla deputata Victoria Prentis, procuratore generale di Inghilterra e Galles. Johnson ha anche incontrato i combattenti della brigata Azov, definendoli «eroi» ed esortando l’Occidente a dare a Kiev più armi e l’autorità per effettuare attacchi «fuori dai propri confini», anche sul suolo russo.
«Contiamo interamente su eroi come le persone che sono qui stasera con noi, della brigata Azov», ha aggiunto.
Johnson ha anche posato per una foto con i combattenti dell’Azov mentre teneva in mano uno striscione giallo con le insegne del wolfsangel, la runa detta anche «dente del lupo». Il simbolo fu utilizzato da diverse divisioni tedesche durante la seconda guerra mondiale, inclusa la 2a divisione SS Panzer Das Reich, nota per i suoi crimini di guerra, in particolare contro le popolazioni ebraica e francese.
450,000 British died during WW2 to defeat Nazi Germany. This week Boris Johnson welcomed the Ukrainian neo-Nazi Azov Battalion as “heroes” in London. No respect for those who died to stop the Nazi ideology. Now the UK Govt is using Nazis to kill Russians. pic.twitter.com/4tMq7N8npr
— Kim Dotcom (@KimDotcom) May 24, 2024
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Sebbene la fotografia sia stata ampiamente ignorata dai media britannici, ha causato una tempesta sui social media, con alcuni utenti che hanno accusato Johnson di insultare la memoria di centinaia di migliaia di inglesi morti combattendo l’ideologia nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.
L’ambasciata russa a Londra ha denunciato quello che ha definito uno «spettacolo grottesco» nel Parlamento britannico, sottolineando il record di crimini di guerra di Azov.
È stato affermato da varie parti che Johnson è il responsabile del deragliamento i colloqui di pace russo-ucraini a Istanbul nella primavera del 2022. Funzionari russi hanno insistito sul fatto che i negoziati, che ruotavano attorno alla neutralità dell’Ucraina, inizialmente hanno fatto progressi ma poi sono falliti dopo che Johnson, piombato d’improvviso a Kiev, avrebbe consigliato al presidente ucraino Zelens’kyj di continuare nella guerra che sarebbe costata al Paese forse mezzo milione di ragazzi morti.
Dopo anni in cui la voce circolava, Johnson, davanti all’ennesima rivelazione a riguardo, ha negato l’accusa.
Come tutti i conservatori britannici, il Johnson, che è un classicista che parla il greco e ricorda i sette colli di Roma meglio del premier Draghi e del presidente della Repubblica Mattarella, deve avere il mito di Churchill e della Battle for Britain. E quindi, chissà quanti discorsi sull’uomo che ha fermato Hitler, quando oramai l’invasione dell’Inghilterra da parte delle truppe tedesche sembrava inevitabile.
A generazioni di britannici è stato ripetuta l’idea del Churchill salvatore della democrazia e della libertà, e dell’estremo sacrifizio di tante giovani vite (forse 450 mila) offerte dal Regno Unito come unico argine all’oscura barbarie nazista pronta ad attraversare la manica.
Ora, con una foto del genere, con un ex inquilino di Downing Street che impugna uno stendardo runico, è impossibile non vedere crollare l’intero edificio narrativo della democrazia liberale.
Siamo al momento in cui le maschere sono calate: la democrazia, il liberalismo sono solo paraventi dell’oligarcato e dei suoi demoni, che, raccontandoci le frottole della politica, chiedono all’umanità danari e sangue.
Questa verità non è mai stata più chiara che in questi giorni.
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Economia
La Tailandia chiede di entrare nei BRICS
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Arte
Rivista di moda cancella dalla foto la spilletta pro-Palestina dell’attore hollywoodiano
L’edizione francese di Vanity Fair ha ritoccato l’immagine dell’attore Guy Pearce, rimuovendo una spilla palestinese che indossava al Festival di Cannes. La rivista è stata poi costretta a scusarsi dopo le accuse di censura.
La star australiana di film come Memento e LA Confidential ha camminato sul tappeto rosso con una spilla con la bandiera palestinese visibile sulla giacca. La stessa spilla era assente nella foto ritratto dell’attore realizzata da Vanity Fair France e pubblicata sul suo sito.
La modifica è stata segnalata per la prima volta dal giornalista Ahmed Hathout durante il fine settimana. «Così Guy Pearce ha mostrato solidarietà con la Palestina a Cannes indossando una spilla e Vanity Fair ha deciso di ritoccarla con Photoshop», ha scritto su X, sottolineando che l’attore indossava anche un braccialetto con i colori della bandiera palestinese.
So Guy Pearce showed solidarity with Palestine at Cannes by wearing a pin and Vanity Fair decided to photoshop it out. 🇵🇸
Little did they know the bracelet was also of the Palestinian flag colors. pic.twitter.com/kxdoVzJa2v
— Ahmed Hathout 🇵🇸 (@ahmedhathoutt) May 26, 2024
Vanity Fair France has issued an apology after removing a Palestinian pin worn by actor Guy Pearce from a photo, following a furious online backlash.
The Australian actor had posed for the photo as part of the magazine’s portraiture series at the Cannes Film Festival. pic.twitter.com/pv6n59tt3Q
— MintPress News (@MintPressNews) May 27, 2024
La rivista è stata rapidamente accusata di censura dagli utenti dell’internet. Molti hanno sottolineato che Pearce è un convinto sostenitore dei palestinesi e ha etichettato il primo ministro israeliano Benjamin Natanyahu «un tiranno vendicativo» per la condotta dell’IDF a Gaza. «I palestinesi vengono assassinati mentre parliamo. Sfollati, traumatizzati, rovinati», ha scritto martedì l’attore sui social media. «Tutto questo DEVE finire. VERGOGNA Netanyahu».
Palestinians are being murdered as we speak. Displaced, traumatised, ruined.
The lives and futures of Palestinian children are being eradicated by a vengeful tyrant.He MUST be stopped.
This MUST stop.
SHAME on you Netanyahu.#CeaseFire #FreePalestine 🇵🇸
— Guy Pearce (@TheGuyPearce) May 27, 2024
Lunedì Vanity Fair France ha risposto alle critiche. «Abbiamo erroneamente pubblicato sul sito una versione modificata di questa foto. La versione originale è stata pubblicata su Instagram lo stesso giorno», ha scritto la testata su X. «Abbiamo corretto il nostro errore e ci scusiamo».
Hathout ha ritwittato la dichiarazione della rivista, aggiungendo che «non è chiaro il motivo per cui esisteva una versione modificata».
Il Pearce altre volte si è fatto fotografare con i colori palestinesi.
History. Humanity. It’s not hard to know how to find your moral centre. #FreePalestine pic.twitter.com/DLI8kCJdw3
— Guy Pearce (@TheGuyPearce) May 11, 2024
Pearce non è stata l’unica celebrità a esprimere solidarietà alla Palestina a Cannes. L’attrice britannica Cate Blanchett è apparsa sul tappeto rosso con un abito che riprendeva i colori della bandiera palestinese.
Wow tengah trending satu dunia Cate Blanchett punya dress kat Cannes film festival sbb dia buat tribute to Palestine. Sebelum ni pun dia join artist 4 ceasefire campaign. Mcm ni la baru queen. pic.twitter.com/Zpb9rUgJWq
— Tag Jones 🇵🇸 (@callmefye) May 21, 2024
Anche la modella palestinese-americana Bella Hadid indossava un abito ispirato alla sciarpa kefiah.
Bella Hadid wearing a Keffiyeh dress in Cannes. pic.twitter.com/6SW1UW5kuZ
— lola❣️ (@malbwgaf) May 23, 2024
Come riportato da Renovatio 21, la Hadid, che è di padre palestinese, ha già avuto a che fare con le polemiche della questione israelo-palestinese. Una casa di alta moda francese lo scorso novembre fu accusata di averla sostituita con una modella israeliana.
La sorella di Bella, Gigi Hadid, ad un certo punto presa di mira persino dallo stesso governo israeliano, che le scrisse su internet la minacciosa frase «ti vediamo».
Va ricordato l’impegno di altre vedette hollywoodiane, come la filopalestinese Susan Sarandon.
Temendo manifestazioni filo-palestinesi, le autorità locali di Cannes hanno vietato le proteste lungo l’iconico viale della Croisette e nei suoi dintorni per tutta la durata del festival.
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