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Geopolitica

I Sauditi non inizieranno nessuna normalizzazione con Israele senza Stato palestinese

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L’Arabia Saudita si sarebbe irritata riguardo tentativo del portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, di separare un potenziale accordo di cessate il fuoco a Gaza da un’eventuale normalizzazione saudita-israeliana. Lo riporta EIRN.

 

Il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha rilasciato una dichiarazione respingendo il suggerimento di Kirby secondo cui Riyadh sarebbe pronta a normalizzare le relazioni con Israele prima che ci sia un cessate il fuoco a Gaza e senza progressi verso uno Stato palestinese, scrive il Times of Israel.

 

Ieri, durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, un giornalista ha chiesto a Kirby: «quando l’America parla di un accordo con gli ostaggi, è parte di un accordo più ampio di normalizzazione con l’Arabia Saudita, o stiamo parlando di due percorsi diversi qui?»

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«No, queste sono due cose diverse», ha detto Kirby in risposta. Da un lato c’è lo sforzo per un accordo sugli ostaggi e «una pausa prolungata», mentre dall’altro ci sono le discussioni sul tentativo di andare avanti con un accordo di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita.

 

«Quindi anche quelle discussioni [sulla normalizzazione] sono in corso», ha detto Kirby. «Abbiamo sicuramente ricevuto feedback positivi da entrambe le parti sulla loro disponibilità a continuare ad avere queste discussioni. Ma questa è una pista separata e non correlata specificamente al tentativo di mettere in atto questa pausa umanitaria prolungata. Entrambi sono davvero importanti però».

 

Il ministero degli Esteri saudita ha affermato che non è vero. «Per quanto riguarda le discussioni tra il Regno dell’Arabia Saudita e gli Stati Uniti d’America sul processo di pace arabo-israeliano, e alla luce di quanto attribuito al portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, il Ministero degli Affari Esteri afferma che la posizione del Regno dell’Arabia Saudita è sempre stata ferma sulla questione palestinese e sulla necessità che il fraterno popolo palestinese ottenga i suoi diritti legittimi», ha affermato il ministero degli Esteri saudita, in una dichiarazione pubblicata su Twitter.

 

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«Il Regno ha comunicato la sua ferma posizione all’amministrazione americana che non ci saranno relazioni diplomatiche con Israele a meno che non venga riconosciuto uno stato palestinese indipendente ai confini del 1967 con Gerusalemme Est come capitale, e che l’aggressione israeliana alla Striscia di Gaza cessi e tutte le forze di occupazione israeliane si ritirino da Gaza Striscia».

 

Il Times of Israel nota che la dichiarazione è stata rilasciata appena un giorno dopo che il Segretario di Stato Blinken ha incontrato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Riyadh, in una possibile indicazione che l’incontro non è andato bene.

 

Come riportato da Renovatio 21, secondo un sondaggio del mese scorso il 96% dei sauditi si oppone ai legami con Israele, mentre Hamas nel Regno starebbe crescendo in popolarità. L’indagine ha inoltre rilevato che l’87% dei sauditi ritiene che «Israele è così debole e diviso al suo interno che un giorno potrà essere sconfitto».

 

Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa si parlava di colloqui segreti tra il principe saudita Mohammed bin Salman e Netanyahu. Due mesi fa, dopo l’inizio della guerra di Gaza, l’Arabia Saudita ha dichiarato che ogni piano di accordo con Israele è sospeso.

 

La situazione nell’area è precipitata al punto che tre mesi fa Mohammed bin Salman ha dichiarato che il Regno dei Saud è pronto a dotarsi dell’atomica se lo farà l’Iran. Tra Riyadh e Teheran era pochi mesi prima arrivato un accordo stipulato sotto l’auspicio cinese.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Geopolitica

Maduro ha offerto ampie concessioni economiche agli Stati Uniti

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Il Venezuela ha proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Lo riporta il New York Times, citando fonti anonime.   Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.   Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi al largo delle coste venezuelane contro quelle che hanno definito «imbarcazioni della droga», causando oltre venti morti e rafforzando la propria presenza militare nella regione. Funzionari americani hanno accusato Maduro di legami con reti di narcotraffico, accusa che il presidente venezuelano ha respinto.   Caracas ha accusato Washington di perseguire un cambio di regime, un’intenzione smentita dai funzionari statunitensi.

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Secondo fonti anonime di funzionari americani e venezuelani riportate dal NYT, dietro le tensioni pubbliche, Caracas avrebbe presentato un’ampia proposta diplomatica. Questa includeva l’apertura di tutti i progetti petroliferi e auriferi, attuali e futuri, alle aziende americane, l’offerta di contratti preferenziali per le imprese statunitensi, il reindirizzamento delle esportazioni di petrolio dalla Cina agli Stati Uniti e la riduzione degli accordi energetici e minerari con aziende cinesi, iraniane e russe.   I colloqui, condotti per mesi tra i principali collaboratori di Maduro e l’inviato statunitense Richard Grenell, miravano a ridurre le tensioni, secondo l’articolo. Sebbene siano stati fatti progressi in ambito economico, le due parti non sono riuscite a trovare un accordo sul futuro politico di Maduro, si legge nel rapporto.   Secondo il NYT, il Segretario di Stato americano Marco Rubio sarebbe stato il principale sostenitore della linea dura dell’amministrazione Trump per rimuovere Maduro. Si dice che Rubio sia scettico sull’approccio diplomatico di Grenell e abbia spinto per una posizione più rigida contro Caracas.   Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.   Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.

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Immagine di Confidencial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported  
 
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Geopolitica

Haaretz: Israele sarà indifendibile se violeremo questo piano di pace

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L’editoriale principale del quotidiano israeliano Haaretz, pubblicato il 10 e l’11 ottobre, lancia un severo monito agli israeliani attratti dai piani del primo ministro Benjamin Netanyahu e dei suoi sostenitori estremisti per ostacolare gli accordi di pace negoziati.

 

«Se Israele fosse così sprovveduto da liberare gli ostaggi e poi trovare un pretesto banale per riprendere i combattimenti, consolidando la sua nuova immagine di Stato guerrafondaio che viola ripetutamente gli accordi, le proteste che hanno scosso l’Europa per la reazione di Israele alla flottiglia per Gaza si intensificheranno con una forza doppia e saranno inarrestabili».

 

L’editoriale, scritto dall’editorialista Carolina Landsmann, ribadisce: «se Israele riprendesse i combattimenti dopo aver recuperato tutti gli ostaggi, compirebbe un autentico suicidio diplomatico. Difendere il Paese diventerebbe impossibile. Nemmeno Trump potrebbe riuscirci».

 

L’editoriale è stato innescato dalle dichiarazioni del giornalista israeliano Amit Segal, trasmesse sul Canale 12 israeliano, secondo cui «non esiste una fase due, questo è chiaro a tutti, no?». Segal ha escluso qualsiasi soluzione che richiami gli accordi di Oslo, vantandosi che, una volta liberati gli ostaggi, Israele riprenderà a combattere,.

 

La Landsmann ha replicato che questo gioco è finito: «Il mondo ha compreso la realtà meglio di Israele», e persino i sostenitori di Trump «sono stanchi» di vedere i contribuenti americani finanziare le guerre di Israele. L’editorialista ha riportato le parole di Trump a Netanyahu: «Israele non può combattere contro il mondo, Bibi; non può combattere contro il mondo».

 

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Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

 

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Geopolitica

Il Cremlino dice di essere pronto per un accordo sull’Ucraina

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Mosca rimane aperta a una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, ma le ostilità proseguiranno finché Kiev continuerà a ostacolare i negoziati, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.   Rispondendo al presidente francese Emmanuel Macron, che di recente ha scritto in un post su X che la Russia «dovrà pagare il prezzo» se si rifiutasse di dimostrare disponibilità a negoziare, Peskov, parlando ai giornalisti lunedì, ha sottolineato che Mosca ha sempre favorito una soluzione diplomatica alla crisi. Tuttavia, ha notato che Kiev, sostenuta dai suoi alleati occidentali, continua a respingere tutte le proposte russe.   «La Russia è pronta per una soluzione pacifica», ha affermato Peskov, evidenziando che la campagna militare di Mosca continua «a causa della mancanza di alternative». Ha aggiunto che la Russia raggiungerà infine i suoi obiettivi dichiarati, salvaguardando i propri interessi di sicurezza nazionale.

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Le sue dichiarazioni arrivano in vista dell’incontro previsto per venerdì a Washington tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.   Peskov ha espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici di Trump volti a risolvere pacificamente il conflitto, auspicando che «l’influenza degli Stati Uniti e le capacità diplomatiche degli inviati del presidente Trump contribuiscano a incoraggiare la parte ucraina a essere più proattiva e preparata al processo di pace».   La Russia ha ripetutamente ribadito la propria disponibilità a colloqui di pace con l’Ucraina. Le due parti erano vicine a un accordo a Istanbul all’inizio del 2022, ma, secondo Mosca, Kiev si è ritirata dopo che i suoi sostenitori occidentali l’hanno spinta a continuare il conflitto.   Da allora, i funzionari russi hanno sostenuto che né Kiev né i suoi alleati europei sono genuinamente interessati a porre fine alle ostilità, accusandoli di ostacolare i negoziati con condizioni mutevoli e ignorando le proposte russe.  

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  Immagine di A.Savin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic1.0 Generic
 
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