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Salute

I malori della 48ª settimana 2023

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Osimo, provincia di Ancona: «Malore nel sonno, muore a 48 anni. Il collega Giuseppe Muscarella non regge al dolore: stroncato da un infarto a 58 anni». Lo riporta Il Messaggero.

 

Parabiago, città metropolitana di Milano: «stroncato da un malore mentre lavorava». Lo riporta Milano Today.

 

Ancona: «”Vado a casa, ho mal di testa”: addio alla prof uccisa da un malore». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Vimercate, provincia di Monza e della Brianza: «morto il 33enne soccorso al motel dopo un malore». Lo riporta Prima Monza.

 

Salerno: «Colto da malore mentre cammina per strada: muore un uomo a Salerno». Lo riporta Salerno Today.

 

Civitanova Marche, provincia di Macerata: «Malore mentre gioca a biliardo, è morto». Lo riporta Cronache Maceratesi.

 

Salò, provincia di Brescia: «Malore fatale, si accascia al suolo: muore dopo poco in ospedale». Lo riporta Prima Brescia.

 

Castel Bolognese, provincia di Ravenna: «Operaio muore di malore durante lavori post-alluvionali». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Cassino, provincia di Frosinone: «Infermiera muore stroncata da un malore mentre dorme accanto al figlio di 4 mesi». Lo riporta La Repubblica Roma.

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Ancona: «Stroncato da un malore, si era battuto contro lo sfratto». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Montecassiano, provincia di Macerata: «Malore nel sonno, muore papà di 44 anni». Lo riporta Il Resto del Carlino

 

Rimini: «Malore in mare, muore tenente colonnello della Guardia di Finanza di Rimini». Lo riporta l’agenzia ANSA.

 

Fidenza, provincia di Parma: «Paura in A1, ha un malore e si schianta in auto contro il casello di Fidenza: 58enne in ospedale». Lo riporta Parma Today.

 

Vigolzone, provincia di Piacenza: «Malore fatale, soccorsi inutili per una 52enne». Lo riporta Libertà.it.

 

Cassano d’Adda, città metropolitana di Milano: «Pescatore ha un malore. Cade e annega – Pescatore ha un malore.». Lo riporta Il Giorno.

 

Macerata: «Colpito da malore in casa. Addio». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Roma: «Morto ex presidente del Consiglio comunale: malore improvviso». Lo riporta Lo Strillone News.

 

Termini Imerese, città metropolitana di Palermo: «Dramma a Termini imerese, automobilista stroncato da malore muore in ambulanza». Lo riporta BlogSicilia.

 

Stroncone, provincia di Terni: «Malore mentre va a funghi, muore 60enne di Orte». Lo riporta Viterbo Today.

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Brescia: «Si sente male alla guida dell’auto ed esce di strada, anziana di 87 anni muore in ospedale a 2 giorni dall’incidente». Lo riporta Il Dolomiti.

 

Borgonovo, provincia di Piacenza: «Malore fatale mentre fa la spesa, inutili i soccorsi per un 85enne a Borgonovo». Lo riporta Libertà.it.

 

Bibbona, provincia di Livorno: «Bibbona, malore fatale mentre guida: muore ex operaio». Lo riporta Il Tirreno.

 

Valdarno, provincia di Arezzo: «Lutto in Valdarno: malore improvviso per il maestro». Lo riporta Arezzo Informa.

 

Poviglio, provincia di Reggio nell’Emilia: «72enne stroncata da un malore e trovata morta davanti a casa». Lo riporta la Gazzetta di Reggio.

 

Bettola, provincia di Piacenza: «Colta da malore mentre cucina e sviene sui fornelli accesi, 75enne avvolta dalle fiamme: grave una donna». Lo riporta Piacenza 24.

 

Caorle, città metropolitana di Venezia. «Ha un malore durante una passeggiata: anziano di Caorle morto a Eraclea». Lo riporta La Nuova Venezia.

 

Padova: «idraulico investito dal treno dopo un malore: «Era disorientato». Disposta l’autopsia». Lo riporta Il Corriere del Veneto.

 

Reggiolo, provincia di Reggio nell’Emilia: «Malore improvviso durante la notte. Addio alla 45enne: domani il funerale». Lo riporta Il Resto del Carlino

 

Grosseto: «Malore improvviso, muore un dirigente di Coldiretti Toscana». Lo riporta La Nazione.

 

San Vito in Leguzzano, provincia di Vicenza: «Maxi incidente, colto da un malore si scontra con 5 auto prima di riuscire a fermare il camion». Lo riporta Prima Vicenza.

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Copparo, provincia di Ferrara: «Sale in auto e muore, malore fatale per un 76enne». Lo riporta Estense.com.

 

Cuorgnè, città metropolitana di Torino: «Malore in casa, uomo trovato morto in via Valle Sacra». Lo riporta il Quotidiano del Canadese.

 

Maddaloni, provincia di Caserta: «Muore a 50anni per un malore improvviso». Lo riporta CasertaCE.

 

Millesimo, provincia di Savona: «Malore a fine turno di sorveglianza su un cantiere dell’A6: muore operaio di 65 anni». Lo riporta Savona News.

 

Albignasego, provincia di Padova: «Ucciso da un malore, lascia due bimbi piccoli». Lo riporta Polesine24.

 

Bione, provincia di Brescia: «Malore improvviso mentre viaggia in auto come passeggera, nulla da fare per una 79enne». Lo riporta Prima Brescia.

 

Cogliate, provincia di Monza e Brianza: «Malore fatale in aereo mentre volava in Finlandia». Lo riporta Il Saronno.

 

Genova: «Operaio dell’Ilva di 47 anni trovato morto in casa, probabile malore: indaga la polizia». Lo riporta Genova 24.

 

La Spezia: «Muore velista di 53 anni. Stroncato da un infarto». Lo riporta La Nazione.

 

Duluth, Minnesota, USA: «Malore mentre si allena in palestra, giocatore di football si accascia davanti ai compagni di squadra: morto a 22 anni dopo una settimana di agonia». Lo riporta Leggo.it.

 

Barcellona, Spagna «Malore al Bernabeu: tifoso si accascia durante il prepartita». Lo riporta Sportitalia.

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Valenza, provincia di Alessandria: «Polizia Locale di Valenza soccorre una signora colpita da malore su una panchina». Lo riporta Radiogold.

 

Paternò, città metropolitana di Catania: «Colto da malore per il controllo dell’auto e sbatte contro il marciapiedi». Lo riporta 95047.it.

 

Concordia, provincia di Modena: «Colto da un malore improvviso finisce nel canale, grave un ciclista». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Sankt Moritz, Svizzera: «Esce dal parcheggio di un hotel, ha un malore e si schianta contro un muro». Lo riporta Tio.ch.

 

Cossato, provincia di Biella: «Accusa un malore nel cuore della notte, 80enne chiede aiuto al vicino». Lo riporta Newsbiella.it.

 

Amantea, provincia di Cosenza: «Malore per un’anziana ad Amantea: interviene l’elisoccorso». Lo riporta il Corriere della Calabria.

 

Campofilone, provincia di Fermo: «Malore nell’area di servizio, la polizia sfonda la porta del bagno». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Jesi, provincia di Ancona: «Malore: si accascia in mezzo alla strada, viabilità bloccata». Lo riporta QdM notizie.

 

Romano di Lombardia, provincia di Bergamo: «Malore, cade dal terzo piano. Diciassettenne se la caverà». Lo riporta Il Giorno.

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Busto Arsizio, provincia di Varese: «due incidenti con pedoni coinvolti. Nel secondo malore del conducente». Lo riporta La Provincia di Varese.

 

Vezza d’Oglio, provincia di Brescia: «Malore al volante, auto esce di strada e si schianta contro un muro». Lo riporta Brescia Today.

 

Reggio Calabria: «ha un malore e la moglie lo porta al Gom: “non riuscivo a guidare, i carabinieri lo hanno salvato”». Lo riporta StrettoWeb.

 

Forlì: «Il presidente della Querzoli Volley colpito da malore sulle tribune durante la partita: la gara viene sospesa». Lo riporta Forlì Today.

 

Roiano, provincia di Trieste: «malore improvviso per un anziano al supermercato: guardia giurata lo soccorre, salvandolo». Lo riporta Trieste Cafè.

 

Tevernole sul Mella, provincia di Brescia: «Stroncata a 40 anni da un malore improvviso: era mamma di una bambina». Lo riporta Brescia Today.

 

Panano, provincia di Reggio nell’Emilia: «Colpito da un malore nel sonno. Muore un 52enne». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Salerno: «Malore improvviso mentre è in palestra, il boss della bistecca muore a 44 anni». Lo riporta Leggo.it.

 

Rieti: «Colto da malore sulla ciclabile: morto a 50 anni». Lo riporta Il Messaggero.

 

Napoli: «Cade dallo scooter e muore, è giallo: malore o incidente, video al setaccio». Lo riporta Il Mattino.

 

Ancona: «Malore in chiesa durante la messa, paura per una donna: i fedeli allertano i soccorritori». Lo riporta Ancona Today.

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Montevecchia, provincia di Lecco: «Malore in azienda: soccorso un uomo». Lo riporta Prima Merate.

 

Trapani: «Dramma per improvviso malore in strada, salvato dai carabinieri». Lo riporta BlogSicilia.

 

Taranto: «malore a bordo di nave mercantile: marittimo soccorso dalla Guardia Costiera». Lo riporta La Gazzetta del Mezzogiorno.

 

Versilia, provincia di Massa Carrara: «Accusa un malore nella hall dell’ospedale, rianimata una 78enne». Lo riporta Lucca in Diretta.

 

Montecatini, provincia di Pistoia: «Malore in mezzo alla strada. Salvato da due passanti». Lo riporta La Nazione.

 

Firenze: «Malore ai mercatini. Lo salva il defibrillatore». Lo riporta La Nazione.

 

Benevento: «Laurea alla memoria alla 23enne deceduta a seguito di un malore in una sagra». Lo riporta Anteprima24.

 

Odolo, provincia di Brescia: «Malore al volante per una donna: investe un ciclista, lui si rialza e le salva la vita». Lo riporta il Corriere Brescia.

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Cancro

I tatuaggi collegati ad un rischio più elevato di cancro della pelle. Per il fegato chiedete alla Yakuza

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Un recente studio ha rilevato che chi porta tatuaggi corre un rischio del 29% superiore di ammalarsi di una variante aggressiva di tumore cutaneo.   Gli studiosi hanno indagato il nesso tra tatuaggi e melanoma cutaneo, una neoplasia che origina dalle cellule preposte alla produzione di melanina, il pigmento responsabile della colorazione di pelle, capelli e iride.   Il melanoma cutaneo è ritenuto la forma più insidiosa di cancro della pelle e, se non curato per tempo, può metastatizzare con rapidità ad altre zone del corpo. Pur potendo insorgere in qualunque distretto corporeo, tipicamente si manifesta nelle zone cutanee esposte ai raggi solari. I ricercatori hanno vagliato le cartelle cliniche di oltre 3.000 svedesi tra i 20 e i 60 anni, riscontrando un incremento del 29% nella probabilità di melanoma cutaneo tra i tatuati.

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Non è emersa alcuna correlazione tra l’estensione del tatuaggio e un pericolo accresciuto di insorgenza tumorale. «I tatuaggi policromi, sia isolati sia abbinati a neri o grigi, paiono legati a un lieve innalzamento del rischio di melanoma cutaneo», hanno osservato gli autori. «Non si è rilevato che i tatuati con forte esposizione ai raggi UV manifestino un pericolo maggiore di melanoma cutaneo rispetto a quelli con minor irraggiamento. Dunque, i nostri risultati indicano che la scomposizione accelerata dei pigmenti indotta dai raggi UV non amplifica il rischio di melanoma oltre quello intrinseco all’esposizione ai tatuaggi stessi».   La ricerca ha pure evidenziato che il picco di vulnerabilità si registra tra chi esibisce tatuaggi da 10 a 15 anni.   L’inchiostro tatuato è percepito dal corpo come un corpo estraneo, scatenando una reazione immunitaria: i pigmenti vengono racchiusi dalle cellule del sistema immunitario e convogliati ai linfonodi per lo stoccaggio.   Secondo i dati disponibili, il numero di italiani tatuati sarebbe stimato intorno ai 7 milioni, pari a circa il 12,8-13% della popolazione over 12 anni. Questa cifra proviene principalmente da un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel 2015, su un campione di oltre 7.600 persone rappresentative della popolazione italiana dai 12 anni in su, e confermata in report successivi di altri enti. Se si includono gli “ex-tatuati” (chi ha rimosso il tatuaggio), la percentuale sale al 13,2%.   In Italia le donne sono leggermente più tatuate (13,8%) rispetto agli uomini (11,7-11,8%). I minorenni (12-17 anni) costituirebbero circa il 7,7-8% dei tatuati, con l’età media del primo tatuaggio intorno ai 25 anni. La fascia d’età in cui il tattoo è più diffuso è quella dei 35-44 anni (23,9% tra i tatuati).   Alcuni articoli e sondaggi parlano di un 48% della popolazione tatuata, che renderebbe l’Italia il paese più tatuato al mondo, prima di Svezia 47% e USA 46%. Tuttavia alcuni non ritengono questa cifra attendibile.   Secondo quanto riportato solo il 58,2% degli italiani è informato sui rischi (infezioni, allergie, ecc.). Il 17-25% dei tatuati vorrebbe rimuoverlo, per un totale di oltre 1,5 milioni di potenziali rimozioni.   La categoria sociale più vastamente tatuata del mondo è probabilmente quella dei mafiosi giapponesi, i famigerati Yakuza. Secondo varie fonti storiche, giornalistiche e culturali, i membri di alto livello della Yakuza (i cosiddetti oyabun o boss) soffrono spesso di problemi epatici gravi, come cirrosi o insufficienza epatica, e i tatuaggi tradizionali (irezumi) sono considerati un fattore contributivo importante   I tatuaggi Yakuza sono estesi (coprono spesso schiena, braccia, petto e gambe in un «body suit» completo) e realizzati con tecniche tradizionali manuali (tebori), usando aghi di bambù o metallo e inchiostri a base di carbone (sumi). Ciò può portare al blocco delle ghiandole sudoripare, con la densità dell’inchiostro e le cicatrici multiple impediscono al sudore di evaporare normalmente dalla pelle. Il sudore aiuta a eliminare tossine (come alcol e metaboliti), quindi il fegato deve «lavorare di più» per processarle, accelerando il danno epatico. Questo è un problema comune tra i boss anziani, che hanno tatuaggi completati in anni di sessioni dolorose.

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Vi sarebbe inoltre il rischio di infezioni e epatite C: gli aghi non sterilizzati (comuni nelle sessioni tradizionali) trasmettono facilmente virus come l’epatite C, che attacca direttamente il fegato causando infiammazione cronica e cirrosi. Molti boss hanno contratto l’epatite proprio durante i tatuaggi, e questo è un fattore dominante nei casi documentati.   Infine, la tossicità dell’inchiostro: i pigmenti tradizionali possono causare febbri sistemiche e accumulo di metalli pesanti (come piombo o cromo), che sovraccaricano il fegato nel tempo, specialmente con un abuso di alcol (comune nella Yakuza per «festeggiamenti» e rimedio allo stress).   L’esempio più noto è quello di Tadamasa Goto (ex-boss del clan Goto-gumi, noto come «il John Gotti del Giappone»): nel 2001, a 59 anni, ha dovuto volare negli USA per un trapianto di fegato al UCLA Medical Center, saltando una lista d’attesa di 80 persone – secondo quanto scrissero i media, pagando 1 milione di dollari e fornendo info all’FBI. La sua cirrosi era dovuta a epatite C da tatuaggi non sterili, alcolismo e stile di vita.  

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Essere genitori

I bambini con cellulare prima dei 12 anni corrono un rischio maggiore di obesità, depressione e sonno scarso

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Ran Barzilay, MD, Ph.D., autore principale di uno studio pubblicato lunedì su Pediatrics e psichiatra infantile e adolescenziale presso il Children’s Hospital di Philadelphia, ha dichiarato a The Defender che spera che i genitori considerino in che modo la decisione di dare un cellulare ai propri figli possa influire sulla loro salute.

 

Secondo una ricerca pubblicata lunedì su Pediatrics, i bambini che possiedono un cellulare entro i 12 anni corrono un rischio maggiore di obesità, depressione e mancanza di sonno rispetto ai bambini che non ne hanno uno. Inoltre, più sono piccoli quando ricevono il telefono, maggiore è il rischio che diventino obesi e abbiano difficoltà a dormire.

 

Ran Barzilay, MD, Ph.D., autore principale dello studio e psichiatra infantile e adolescenziale presso il Children’s Hospital di Philadelphia, ha dichiarato a The Defender che spera che i genitori considerino in che modo la decisione di dare un cellulare ai propri figli possa influire sulla loro salute.

 

«Non dovrebbe essere qualcosa che fai e poi dimentichi», ha detto Barzilay. «Piuttosto, i genitori dovrebbero comunicarlo ai loro figli e collaborare per capire come il possesso di uno smartphone influisca sul loro stile di vita e sul loro benessere».

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Gli autori dello studio hanno condotto analisi statistiche dei dati su oltre 10.000 dodicenni statunitensi nell’ambito dell’Adolescent Brain Cognitive Development Study, descritto come «la più ampia analisi a lungo termine sullo sviluppo cerebrale dei bambini condotta negli Stati Uniti fino ad oggi».

 

Il team di Barzilay ha riunito ricercatori del Children’s Hospital di Philadelphia, della Penn Medicine, dell’Università della California, Berkeley e della Columbia University.

 

Oltre a prendere in considerazione i dodicenni che già possedevano un cellulare, hanno monitorato anche i dodicenni che non ne avevano uno all’inizio dell’anno, ma che ne avevano ricevuto uno all’età di 13 anni.

 

«Quando hanno compiuto 13 anni», ha detto Barzilay, «quelli che avevano ricevuto uno smartphone in quell’anno avevano maggiori problemi di salute mentale e di sonno rispetto ai ragazzi che ancora non ne avevano uno».

 

Ciò era vero anche quando gli autori tenevano conto della salute mentale e dei problemi di sonno dei bambini dell’anno precedente, ha aggiunto.

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I genitori devono parlare con i loro figli dell’uso del cellulare

Barzilay ha sottolineato che i cellulari non sono intrinsecamente dannosi. «Offrono vantaggi significativi, connettendo le persone e fornendo accesso a informazioni e conoscenze», ha affermato.

 

Ha empatizzato con i genitori che devono decidere per quanto tempo aspettare a dare un cellulare ai propri figli e che devono stabilire dei limiti di tempo una volta che lo fanno.

 

I genitori possono stare tranquilli che i cellulari non sono ammessi nella stanza dei bambini durante la notte e che è opportuno dedicare loro del tempo per socializzare e fare attività fisica, ha affermato.

 

Barzilay ha anche incoraggiato i genitori ad aiutare i propri figli a sviluppare «abitudini tecnologiche sane» parlando regolarmente con loro dell’uso del cellulare e di come li fa sentire.

 

«Quando gli adolescenti capiscono che queste conversazioni nascono da un impegno genuino nei confronti della loro salute, sono più propensi a collaborare con i genitori, riconoscendo che entrambe le parti condividono l’obiettivo comune di sostenere il loro benessere generale», ha affermato.

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I social media sono solo una parte del problema

Lo studio di Pediatrics si è concentrato sul possesso di cellulari, non sul tipo di contenuti a cui i bambini accedono quando li usano.

 

Tuttavia, parte della controversia sull’uso del cellulare da parte dei bambini riguarda l’impatto negativo dei social media su di loro. Ad esempio, The Defender ha recentemente riportato la notizia di una ragazzina di 12 anni che si è tolta la vita appena tre settimane dopo aver iniziato ad assumere Prozac, in seguito ad anni di dipendenza dai social media che, secondo i suoi genitori, avevano contribuito alla sua depressione.

 

Sua madre è ora coinvolta in una causa che accusa TikTok, Snapchat e YouTube di aver preso di mira i bambini vulnerabili con contenuti dannosi.

 

A gennaio, i ricercatori dell’organizzazione no-profit Sapien Labs hanno riferito che sentimenti di aggressività, rabbia e allucinazioni erano in forte aumento tra gli adolescenti negli Stati Uniti e in India, e che tale aumento era collegato all’età sempre più precoce in cui i bambini acquistano i cellulari.

 

Questo mese, l’Australia si prepara a implementare il primo divieto nazionale al mondo sui social media per gli adolescenti. A partire dal 10 dicembre, le aziende di social media dovranno adottare «misure ragionevoli» per garantire che i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 16 anni in Australia non possano creare account sulle loro piattaforme.

 

Entro tale data, le aziende dovranno anche rimuovere o disattivare gli account dei giovani australiani.

 

Ma i cellulari non sono dannosi per i bambini solo a causa dei social media, secondo il dottor Robert Brown, radiologo diagnostico con oltre 30 anni di esperienza e vicepresidente della ricerca scientifica e degli affari clinici per l’Environmental Health Trust.

 

All’inizio di quest’anno, Brown ha pubblicato una ricerca che dimostrava che bastano appena 5 minuti di esposizione al cellulare per far sì che le cellule del sangue di una donna sana si aggregassero in modo anomalo, anche quando il cellulare si trovava a un centimetro dalla pelle.

 

Brown ha dichiarato al The Defender di essere incoraggiato nel vedere istituzioni di alto livello come l’Università della Pennsylvania prestare attenzione alle conseguenze dell’uso dei cellulari sulla salute dei bambini.

 

Tuttavia, vorrebbe anche che la ricerca si concentrasse su come le radiazioni a radiofrequenza (RF) emesse dai telefoni danneggiano la salute dei bambini. «Non è solo la giovane età in cui si acquista un telefono a essere responsabile», ha affermato.

 

Miriam Eckenfels, direttrice del programma sulle radiazioni elettromagnetiche (EMR) e wireless di Children’s Health Defense, è d’accordo.

 

«Lo studio di Pediatrics si aggiunge alla montagna di prove che dimostrano che gli smartphone sono problematici e che i genitori devono proteggere i propri figli. Oltre al contenuto, anche le radiazioni RF sono dannose».

 

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ormai riconosciuto che ci sono prove «altamente certe» che l’esposizione alle radiazioni dei cellulari provoca due tipi di cancro negli animali, ha affermato.

 

«Genitori e pubblico devono avviare un dialogo sensato sulla tecnologia quando si tratta dei nostri figli e smettere di dare per scontato che queste tecnologie siano innocue», ha affermato Eckenfels.

 

Suzanne Burdick

Ph.D.

 

© 2 dicembre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Questo articolo è stato aggiornato per chiarire che il bupropione (Wellbutrin) è un antidepressivo, ma non un SSRI. È un inibitore della ricaptazione della noradrenalina e della dopamina, o NDRI.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Psicofarmaci

PFAS pure nel Prozac e nelle statine per il colesterolo alto

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A gennaio è divenuta operativa la normativa dello Stato americano del Minnesota sulle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS), una famiglia di composti sintetici impiegati per conferire resistenza al calore, al grasso, all’olio e all’acqua nei manufatti di consumo. Lo riporta Undark.   Tale legislazione, tra le più rigorose negli Stati Uniti, ha posto al bando queste sostanze in undici settori merceologici, dalle pentole agli imbottiti tessili.   Dal luglio 2026, inoltre, le autorità statali imporranno ai produttori di dichiarare la presenza di PFAS nei propri articoli, mentre dal 2032 vieterebbero la commercializzazione di qualsiasi bene contenente tali elementi aggiunti deliberatamente, salvo limitate deroghe.

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L’obiettivo, stando all’Agenzia per il controllo dell’inquinamento del Minnesota (MPCA), è tutelare «la salute pubblica, l’ecosistema e le finanze dei contribuenti» mediante la contrazione dell’impiego di PFAS.   Una coalizione di imprese farmaceutiche e distributrici di dispositivi medici, il PFAS Pharmaceutical Working Group (PPWG), ha tuttavia contestato la misura, argomentando che le restrizioni estese dello Stato gravano sulle attività produttive e di imballaggio del settore.   Taluni farmaci, come Prozac e Lipitor (una statina per il colesterolo alto), potrebbero rientrare nelle definizioni di PFAS. Sebbene i dispositivi e i medicinali regolati dalla Food and Drug Administration (FDA) siano esentati dal divieto di vendita, le società dovranno nondimeno rivelare dettagli esaustivi su ciascun articolo, inclusi quantità e finalità di ogni composto PFAS utilizzato.   «La portata inedita della legge del Minnesota, applicabile a ogni prodotto immesso sul suo mercato, impone di fatto un divieto nazionale sui PFAS e un obbligo di notifica svincolato dal profilo di rischio, con tempistiche irrealizzabili e norme in contrasto con la legislazione federale», ha scritto il consorzio – che raggruppa colossi come Merck, Pfizer e Roche – in una missiva indirizzata al Dipartimento di Giustizia statunitense.   Inoltre, ha proseguito il PPWG, la frammentazione normativa tra Stati genera un «puzzle regolatorio» per le imprese, che devono conformarsi alla norma più stringente.   La legislazione federale dovrebbe prevalere sui precetti statali, ha concluso il gruppo. Il parere, reso pubblico a settembre, rispondeva all’invito dell’amministrazione Trump a individuare le leggi locali più gravose.   Gli ambientalisti, tuttavia, dubitano che tale frammentazione – o la legge del Minnesota, che non esclude i PFAS nei prodotti sanitari regolati dalla FDA – configuri un onere rilevante per le imprese.   L’approccio olistico del Minnesota e del Maine, che integra obblighi di disclosure, costituisce «una strategia concreta, lineare e sensata a fronte di una sfida immane», ha osservato Anna Reade, direttrice della campagna anti-PFAS al Natural Resources Defense Council (NRDC), organizzazione ambientalista globale. «Viene dipinta come un divieto totale e draconiano su tutti i beni con PFAS, ma la realtà è ben diversa».   La reazione potrebbe celare non solo profili di compliance, ma pure una manovra per eludere regolamentazioni statali più pervasive sui PFAS, ha ipotizzato Albert Lin, docente di diritto ambientale all’Università della California, Davis. «L’industria potrebbe mirare a scongiurare una regolazione statale più ampia sui PFAS».   Queste sostanze, soprannominate «chimiche eterne» per la loro persistenza ambientale (fino a 1.000 anni o oltre), sono sempre più correlate a patologie quali carcinomi, ritardi evolutivi e disfunzioni endocrine.   Attualmente, 30 Stati americani hanno varato politiche sui PFAS, secondo il database di Safer States, coalizione per la salute ambientale negli USA. Il Colorado, ad esempio, proscrive la vendita e la diffusione di carburanti petroliferi e taluni tessuti con PFAS intenzionali.   Stati come Minnesota e Maine, però, hanno innovato ulteriormente, bandendo un’ampia gamma di articoli con PFAS aggiunti e imponendo la segnalazione quando l’uso è ineludibile.   Per le farmaceutiche, tuttavia, l’accumulo di norme «varia per estensione, definizioni, esenzioni e scadenze», lamenta il PPWG nel suo commento.

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Ad agosto, un magistrato ha sospeso le regole di notifica del Minnesota, ritenendole «prive di razionalità» rispetto agli obiettivi della MPCA e eccedenti i poteri dell’ente.   Il giudice ha invitato l’agenzia a emendare e riproporre le norme.   L’MPCA ha eluso commenti sul parere del PPWG, rimandando a una nota in cui si precisa che la rimozione e lo smaltimento dei PFAS dalle acque reflue del Minnesota costerebbe 11-25 miliardi di dollari in vent’anni: perciò, lo Stato privilegia la prevenzione tramite disclosure e fase-out degli usi non essenziali.   Per i promotori, la regolamentazione statale supplisce a un vuoto cruciale nel tracciamento dei PFAS, consentendo a consumatori e autorità di pinpointare fonti di rischio e curando una riduzione attiva dell’esposizione,.    

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