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Salute

I malori della 18ª settimana 2024

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Roma: «Malore a Roma, turista americano collassa e muore in strada davanti ai suoi familiari: choc in via Labicana». Lo riporta Il Messaggero.

 

Bilegno, provincia di Piacenza: «Stroncato in bici da un malore, 64enne muore a Bilegno». Lo riporta IlPiacenza.

 

Milano: «Morta a 23 anni per un malore mentre era al lavoro». Lo riporta MilanoToday.

 

Genzano, città metropolitana di Roma: «Accusa un malore, morta infermiera di 66 anni». Lo riporta RomaToday.

 

Cornuda, provincia di Treviso: «Malore nel sonno: muore papà di 40 anni. Lascia moglie e due figli». Lo riporta Il Gazzettino.

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Piacenza: «Malore fatale nel parcheggio, muore un uomo». Lo riporta IlPiacenza.

 

Potenza Picena, provincia di Macerata: «Malore nella notte, muore a 42 anni volontario della Protezione civile». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Pontassieve, città metropolitana di Firenze: «Sieci, malore mortale sul posto di lavoro». Lo riporta FirenzeToday.

 

Latina: «Stroncato da un malore mentre è in spiaggia con gli amici». Lo riporta LatinaToday.

 

Torino: «Vigile del fuoco muore in servizio: stroncato da un malore improvviso durante il corso per caposquadra». Lo riporta La Nazione.

 

Meldola, provincia di Forlì-Cesena: «Tragico schianto contro un muro. Muore 60enne: possibile malore». Lo riporta Il Resto del Carlino.

 

Caorle, città metropolitana di Venezia: «Morta a 26 anni per un malore improvviso vicino Venezia: aveva già sconfitto un tumore». Lo riporta Virgilio.

 

Settimo Milanese, città metropolitana di Milano: «Malore mentre è in fila in farmacia: donna salvata da due agenti-eroi». Lo riporta Il Giorno.

 

Cairo Montenotte, provincia di Savona: «È di turno ma non risponde, farmacista stroncato da malore a 55 anni». Lo riporta Il Secolo XIX.

 

Trentola Ducenta, provincia di Caserta: «Stroncato da un malore: muore 21enne dell’agro aversano». Lo riporta LaRampa.

 

Portoferraio, provincia di Livorno: «Cinquantunenne stroncato da un malore». Lo riporta Elbareport.

 

Civitanova Marche, provincia di Macerata: «Malore fatale al centro scommesse, morto un uomo». Lo riporta Cronache Fermane.

 

Brescia: «Corpo senza vita ritrovato in via Rose a Brescia. Ipotesi malore». Lo riporta ÈliveBrescia TV.

 

Castiglione del Lago, provincia di Perugia: «Muore turista polacco. Ha accusato un malore mentre andava in bicicletta». Lo riporta il Corriere dell’Umbria.

 

Rescaldina, città metropolitana di Milano: «Malore fatale al negozio Vodafone». Lo riporta Il Saronno.

 

Biella: «Malore mentre fa fisioterapia in ospedale: guardia giurata muore a 53 anni». Lo riporta Notizie Oggi Borgosesia.

 

Frosinone: «Colto da Malore. Muore in Ospedale». Lo riporta frosinone web.

 

Caserta: «Dramma sul lavoro, muore per un malore operaio della centrale Enel». Lo riporta ECASERTA.

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Ivrea: «Aereo precipitato in quota: il pilota, Dennis William Craig, morto per un malore improvviso». Lo riporta il QC QuotidianoCanavese.

 

Taranto: «Malore improvviso, soccorritore del 118 muore nella notte, aveva 50 anni». Lo riporta Tarantine Time Quotidiano.

 

Barberino, città metropolitana di Firenze: «Terremoto nel Mugello: muore una donna di 75 anni per malore mentre esce da casa». Lo riporta Prima Firenze.

 

Villorba, provincia di Treviso: «Malore fatale, papà muore a 32 anni». Lo riporta Il quotidiano del Polesine.

 

Sannazzaro de’ Burgondi, provincia di Pavia: «Malore fatale: muore operaio 54enne». Lo riporta La Provincia Pavese.

 

Bologna: «Studente 25enne di Termoli trovato morto in casa a Bologna, non si esclude malore». Lo riporta Virgilio.

 

Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta: «Muore 58enne per un malore improvviso». Lo riporta CasertaCE.

 

Rieti: «Donna anziana trovata senza vita in casa per un malore». Lo riporta Il Messaggero.

 

Anduaia, provincia di Brescia: «Malore sui monti di Berzo Demo. Morto un 46enne». Lo riporta ÈliveBrescia TV.

 

Cologno al Serio, provincia di Bergamo: «Malore sul lavoro, muore 46enne padre di tre figli». Lo riporta Prima Treviglio.

 

Marocco: «È morto per un malore mentre era in Marocco, lutto per la Sangiovannese». Lo riporta Arezzo Notizie.

 

Trieste: «Malore nei campi, all’arrivo dei sanitari il 60enne era ormai morto». Lo riporta Il Gazzettino.

 

Roma: «Due morti per malore in dieci minuti in via Labicana: un turista americano e una donna nell’androne di un palazzo». Lo riporta il Corriere Roma.

 

Messina: «Malore durante un comizio, Cateno De Luca ricoverato in ospedale». Lo riporta RaiNews.

 

Solesino, provincia di Padova: «Improvviso malore in centro città: operata d’urgenza la figlia del sindaco». Lo riporta PadovaOggi.

 

Pavia: «Accusa un malore durante una videochiamata di lavoro, 24enne salvato dai colleghi». Lo riporta Prima Pavia.

 

Bulciago, provincia di Lecco: «Malore sul lavoro, grave 48enne». Lo riporta LeccoToday.

 

Pescara: «Malore mentre guida: 32enne di Pianella finisce con l’auto contro un cartellone pubblicitario sulla statale di Spoltore». Lo riporta IlPescara.

 

Gorgonzola, città metropolitana di Milano: «Incidente nel Milanese: colto da un malore si schianta contro il guard rail». Lo riporta MilanoToday.

 

Sarzana, provincia della Spezia: «Malore improvviso alla bocciofila: sessantenne portato d’urgenza in ospedale». Lo riporta la Città della Spezia.

 

Ancona: «Colpito da un malore va in arresto cardiaco: grave un 57enne portato in ospedale in codice rosso». Lo riporta AnconaToday.

 

Seregno, città metropolitana di Milano: «Malore in casa, soccorsi in forze a Seregno e strada chiusa al traffico». Lo riporta Il Cittadino di Monza e Brianza.

 

Romans d’Isonzo, provincia di Gorizia: «Malore in casa, anziano recuperato ieri sera dai vigili del fuoco». Lo riporta Il Goriziano.

 

San Buono, provincia di Chieti: «Malore sul posto di lavoro, intervento dell’eliambulanza a San Buono». Lo riporta Chiaro Quotidiano.

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Arenzano: «Malore per un sub dopo visita alla Haven, soccorso e portato al San Martino». Lo riporta Telenord.

 

Ferrara: «Malore dopo il furto a Lido Nazioni». Lo riporta La Nuova Ferrara.

 

Mantova: «Colpito da un malore mentre va alla manifestazione sui vini: grave un 41enne». Lo riporta Prima Mantova.

 

Pisa: «Malore sul lavoro, 44enne a Cisanello». Lo riporta IlCuoioInDiretta.

 

Lovere, provincia di Bergamo: «Malore per un ciclista, 64enne in ospedale». Lo riporta Valseriana News.

 

Bernate Ticino, città metropolitana di Milano: «Colto da malore in bici, finisce a terra: è gravissimo». Lo riporta Prima Milano Ovest.

 

Piano di Sorrento, città metropolitana di Napoli: «Malore improvviso per una donna in Via Mortora. Interviene l’ambulanza». Lo riporta Positanonews.

 

Trapani: «Malore turista inglese in crociera: salvata da Aeronautica». Lo riporta l’Agenzia Dire.

 

Arpino, provincia di Frosinone: «Malore a scuola, apprensione per una studentessa». Lo riporta IOWEBBO.

 

Ferrara: «Parcheggiatore abusivo ha un malore mentre scappa dalla polizia locale». Lo riporta Estense.com.

 

Vibo Valentia: «Una giovane donna del Reggino, forse a causa di un malore va a sbattere contro un palo con la sua auto». Lo riporta Approdo Calabria

 

Madrid: «Nadal si accorge del malore di una donna sugli spalti di Madrid e chiede di mandare soccorsi». Lo riporta Il Fatto Quotidiano.

 

Vasto, provincia di Chieti: «Anziano accusa malore sulla pista ciclabile». Lo riporta Vastoweb.com

 

Torino: «Accusa un malore e i genitori lo convincono ad andare in ospedale ma scoppia la lite». Lo riporta Youtvrs.

 

San Demetro Ne’ Vestini, provincia dell’Aquila: «Malore nelle Grotte di Stiffe, visite bloccate». Lo riporta Il Centro.

 

Pontedera, provincia di Pisa: «Malore alla Coop a Pontedera, attimi di paura». Lo riporta VTrend.

 

Salerno: «Salernitana, lieve malore per Gomis: è sotto osservazione in ospedale». Lo riporta Sky Sport.

 

Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta: «Con la scusa del malore detenuto prova a scappare dall’ospedale». Lo riporta CasertaCE.

 

Milano: «Festa Inter: nessuno scontro, ma quaranta malori tra tifosi». Lo riporta l’agenzia ANSA.

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Alimentazione

Primo decesso registrato dovuto ad allergia alla carne trasmessa dalle zecche: programma eugenetico avviato?

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È stato documentato il primo caso mortale di allergia alla carne indotta da zecche. Un quarantasettenne, in precedenza in ottima forma fisica, è deceduto entro quattro ore dal consumo di un hamburger di manzo quest’estate. La causa del decesso è rimasta enigmatica finché gli studiosi della Facoltà di Medicina dell’Università della Virginia non hanno riesaminato il fascicolo, individuando l’allergia.   Le allergie alla carne rossa possono scaturire dai morsi della zecca Lone Star, riconoscibile per la macchia a forma di stella sul dorso. Tale morso rende il sistema immunitario ipersensibile a uno zucchero presente nella carne rossa, denominato alfa-gal.   Nei soggetti affetti dalla sindrome alfa-gal, l’ingestione di manzo, maiale o agnello può scatenare reazioni allergiche, tra cui rash cutanei, nausea e vomito. Gli scienziati paventavano il rischio di anafilassi letale, una risposta allergica estrema, ma fino ad ora non erano stati registrati episodi fatali.

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La vittima, di cui non è stato ancora divulgato il nome, aveva trascorso l’estate in campeggio con la consorte e i figli. Una sera, durante il soggiorno, la famiglia consumò una bistecca e l’uomo accusò presto intensi dolori addominali, diarrea e conati. Sebbene si fosse ripreso, confidò ai familiari di aver temuto la morte.   A distanza di due settimane, dopo aver mangiato un hamburger a una grigliata, è spirato in meno di quattro ore.   L’autopsia non ha fornito indicazioni decisive, così la moglie si è rivolta alla Facoltà di Medicina dell’Università della Virginia per assistenza. L’analisi dei campioni ematici della vittima rivelato la sensibilizzazione all’alfa-gal e confermò una violenta reazione allergica.   Interrogata dai ricercatori sulla cronologia di punture di zecche del marito, la donna ha riferito che questi aveva subito 12 o 13 morsi intorno alle caviglie durante l’estate. Molti dei presunti morsi di acari sono in realtà punture di zecche Lone Star (Amblyomma americanum) in fase larvale.   Negli ultimi decenni, l’habitat della zecca Lone Star si è espanso sensibilmente per effetto di climi più miti, mutamenti nell’uso del suolo e crescita delle popolazioni di ospiti, come tacchini selvatici e cervi dalla coda bianca.   Sono state accertate colonie riproduttive stabili in alcune zone del Nord-Est, inclusi New York e New Jersey, e nel Midwest.   Il portale del CDC evidenzia che «la distribuzione dell’Amblyomma americanum nel 1750 interessava gli Stati Uniti orientali. Successivamente, l’areale delle zecche si contrasse con la deforestazione e il calo delle popolazioni di cervi dalla coda bianca. Questi ultimi rappresentano un ospite primario per la zecca».   «A partire dagli anni Quaranta, politiche di conservazione e reintroduzione dei cervi hanno favorito l’incremento numerico e territoriale delle popolazioni di cervi dalla coda bianca negli Stati Uniti orientali. Parallelamente all’espansione di tali popolazioni, la zecca Lone Star ha ricolonizzato il proprio areale storico».   Un portavoce della Facoltà di Medicina dell’Università della Virginia ha fornito i seguenti suggerimenti in merito a morsi di zecca Lone Star e allergie alla carne.   «Le informazioni cruciali per la popolazione sono: in primo luogo, un dolore addominale intenso che insorge 3-5 ore dopo l’assunzione di manzo, maiale o agnello deve essere indagato come possibile anafilassi; in secondo luogo, punture di zecca che provocano prurito per oltre una settimana o larve di zecca spesso confuse con “chigger” possono indurre o accentuare la sensibilizzazione alla carne di mammifero».   «D’altro canto, la maggior parte dei pazienti con episodi di orticaria da lievi a moderati può gestire i sintomi mediante una dieta mirata».   Come riportato da Renovatio 21, anni fa aveva destato scalpore la proposta di un bioeticista legato al WEF di bioingegnerizzare esseri umani con intolleranza alla carne in nome della lotta al cambiamento climatico.   Nella sua proposta il dottor Matthew Liao, direttore del Centro per la bioetica del College of Global Public Health presso la New York University, nominava specificatamente la zecca Lone Star.  

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«La gente mangia troppa carne. E se dovessero ridurre il loro consumo di carne, allora aiuterebbe davvero il pianeta», aveva dichiarato il professor Liao.   «Quindi ecco un pensiero. Quindi si scopre che ne sappiamo molto: abbiamo queste intolleranze», ha continuato il Liao. «Per esempio ho un’intolleranza al latte. E alcune persone sono intolleranti ai gamberi. Quindi forse possiamo usare l’ingegneria umana per dimostrare che siamo intolleranti a certi tipi di carne, a certi tipi di proteine ​​bovine».   «C’è questa cosa chiamata zecca Lone Star che se ti morde diventerai allergico alla carne. Quindi è qualcosa che possiamo fare attraverso l’ingegneria umana. Possiamo forse affrontare problemi mondiali davvero grandi attraverso l’ingegneria umana».   Le zecche insomma, come le zanzare, potrebbero rientrare in un vasto programma eugenetico mondiale.   Le inquietanti dichiarazioni del bioeticista legato al WEF sono da collegarsi con recenti rivelazioni, sempre più credibili, di programmi di guerra biologica tramite le zecche: secondo alcuni, la malattia di Lyme potrebbe quindi essere uscita da un laboratorio americano che utilizzava le zecche come vettore epidemico-militare.   Va notato come le zecche, e la malattia di Lyme, si stiano diffondendo ora in tutta Europa, Italia compresa, così come ossessivi programmi vaccinali portati innanzi dalla regioni – si tratta, tuttavia, dell’encefalopatia, non del Lyme, per cui la protezione offerta è quantomeno limitata.   Nelle scorse settimane, un po’ a scoppio ritardato, il governatore della Florida Ron DeSantis ha pubblicamente respinto l’idea che gli esseri umani possano essere modificati geneticamente per sviluppare un’allergia alla carne rossa come un modo per limitare il consumo di carne e proteggere l’ambiente.  

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Gravidanza

L’esposizione prenatale ai PFAS è legata a cambiamenti «misurabili» nel cervello dei bambini

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Anni dopo, ricercatori scandinavi hanno scoperto forti associazioni tra diverse esposizioni al PFAS nelle madri incinte e diversi aspetti della struttura cerebrale dei loro figli, ha dichiarato a The Defender Aaron Barron, Ph.D., autore principale di uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health.

 

Una nuova ricerca dimostra che l’esposizione della madre a «sostanze chimiche eterne» durante la gravidanza è collegata a cambiamenti misurabili nel cervello del bambino entro i 5 anni di età.

 

Lo studio, pubblicato su The Lancet Planetary Health, è il primo a esaminare in modo esaustivo il legame tra sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) materne e cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello dei bambini.

 

I ricercatori hanno scoperto forti associazioni tra diverse esposizioni al PFAS nelle madri incinte e diversi aspetti della struttura cerebrale dei loro figli anni dopo, ha dichiarato a The Defender l’autore principale Aaron Barron, Ph.D.

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I cambiamenti includevano volumi ridotti in diverse regioni del cervello e cambiamenti nei modelli di connettività funzionale in tutto il cervello.

 

Le tre principali regioni del cervello colpite sono state il corpo calloso, il più grande tratto di sostanza bianca del cervello, che collega i due emisferi cerebrali; la corteccia occipitale, responsabile della vista e dell’elaborazione visiva; e l’ ipotalamo, che regola i livelli ormonali e il metabolismo.

 

Hanno riscontrato effetti anche a bassi livelli di esposizione

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I PFAS sono sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino e che vengono comunemente utilizzate in un’ampia gamma di prodotti di consumo, dai prodotti per la pulizia ai cosmetici, fino alle pentole. Queste sostanze chimiche persistono nell’ambiente e possono accumularsi negli esseri umani e negli animali.

 

Le sostanze chimiche PFAS sono state collegate al cancroa difetti congeniti, a malattie del fegato, a malattie della tiroide, a un sistema immunitario indebolito, a squilibri ormonali e a una serie di altri gravi problemi di salute.

 

Secondo lo studio, la maggior parte delle persone è esposta cronicamente ai PFAS da anni.

 

«Questo studio descrive in modo doloroso come siamo costretti a vivere nell’ambiente tossico che creiamo», ha affermato Karl Jablonowski, ricercatore senior del Children’s Health Defense, che non ha preso parte allo studio.

 

«Interferire con lo sviluppo cerebrale è spesso irreversibile. I PFAS sono ovunque, ubiquitariamente presenti nelle gravidanze di tutto il mondo. Questo studio suggerisce che il nostro inquinamento sta avendo un effetto sullo sviluppo cerebrale in tutta la specie umana».

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I risultati sono «molto interessanti e potenzialmente allarmanti»

Jablonowski ha affermato che la tecnologia per identificare la contaminazione da PFAS è ancora agli inizi, motivo per cui gli studi più importanti che ne esaminano gli effetti sono recenti. Ricerche recenti hanno trovato collegamenti tra PFAS e problemi di sviluppo cerebrale, tra cui il disturbo dello spettro autistico e il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD).

 

Anche alcuni studi precedenti hanno riscontrato associazioni tra l’esposizione materna e la struttura del cervello esaminando porzioni limitate del cervello dei bambini.

 

Per testare ulteriormente questo collegamento, Barron e il suo team di ricercatori scandinavi hanno misurato i composti PFAS in campioni di sangue prelevati da un gruppo di oltre 50 donne incinte alla 24a settimana di gravidanza.

 

Hanno monitorato i loro figli cinque anni dopo, utilizzando tecniche di risonanza magnetica per misurare la struttura del cervello, i percorsi della materia bianca e la connettività tra le diverse regioni del cervello.

 

Barron ha definito i molteplici cambiamenti nella struttura cerebrale da loro identificati «molto interessanti e potenzialmente allarmanti».

 

Poiché la ricerca era uno studio di coorte basato sulla popolazione, le donne che hanno partecipato non erano casi anomali con livelli insolitamente elevati di esposizione ai PFAS. La loro esposizione era tipica della maggior parte delle persone.

 

«Ma anche a questi bassi livelli, i PFAS erano fortemente e linearmente associati alla struttura del cervello, il che significa che i potenziali effetti dei PFAS sullo sviluppo del cervello non sono rilevanti solo per la minoranza della popolazione con un’esposizione molto elevata ai PFAS, ma per tutti», ha affermato Barron.

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«Chiaro meccanismo attraverso il quale il PFAS materno può raggiungere il cervello fetale»

Barron ha avvertito che il suo studio non ha dimostrato la causalità. Per farlo, avrebbe richiesto esperimenti che non sono realmente possibili sugli esseri umani, ha affermato.

 

«Ma le associazioni sono convincenti», in particolare se combinate con altre ricerche che hanno dimostrato che il PFAS può passare attraverso la placenta fino al bambino, può attraversare la barriera emato-encefalica e accumularsi nel cervello, e influenzare direttamente il modo in cui i neuroni e le cellule staminali neurali possono crescere e maturare.

 

«Esiste quindi un chiaro meccanismo attraverso il quale il PFAS materno può raggiungere il cervello fetale e causare cambiamenti che portano al tipo di associazioni che osserviamo», ha affermato.

 

Non esiste un cambiamento immediato nello stile di vita che le donne incinte possano apportare per ridurre i livelli di PFAS nel sangue, ha affermato. Ma le donne incinte non dovrebbero preoccuparsi in questo momento, né trarre conclusioni affrettate, anche perché non c’è nulla che si possa fare durante la gravidanza per affrontare il problema.

 

«Con i PFAS, non è vero che alcune persone li hanno e altre no: sono presenti nel sangue di quasi tutti. Si accumulano molto lentamente nel corso degli anni e in genere vengono eliminati dall’organismo molto lentamente», ha affermato.

 

Ha aggiunto che è importante che le persone siano consapevoli degli effetti dannosi, «ma se preoccuparsi eccessivamente durante la gravidanza porta a livelli elevati di stress materno, allora questo può avere conseguenze negative anche per lo sviluppo del bambino».

 

Barron ha affermato che sarebbe scettico nel raccomandare cambiamenti radicali nello stile di vita o nelle politiche basandosi su un singolo studio.

 

«Ma dovremmo parlare dei PFAS: ci sono sempre più prove che dimostrano che sono dannosi per la nostra salute, e il nostro studio non fa che aggravare questa situazione», ha affermato.

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Quali composti PFAS comportano il rischio più elevato? Non lo sappiamo ancora.

Anche se alcuni PFAS hanno iniziato a essere regolamentati, «continueranno a persistere nell’ambiente e sono ancora presenti nel sangue di quasi tutti», ha affermato Barron. «Dovremmo continuare a informare le persone su queste sostanze chimiche e trovare modi per rimuoverle dall’ambiente».

 

Poiché queste sostanze chimiche sono presenti nel sangue di ogni madre, «ogni cervello si sviluppa in presenza di PFAS» e queste informazioni devono essere integrate nelle attuali conoscenze sullo sviluppo cerebrale normale, ha affermato.

 

Questo fatto potrebbe non rappresentare una catastrofe, avvertono i ricercatori.

 

«È importante ricordare che solo perché il cervello appare “diverso”, non significa necessariamente che sia peggiore, e si spera che nuove ricerche dimostrino se questi cambiamenti strutturali del cervello siano realmente dannosi o meno per un bambino», ha affermato Barron.

 

I ricercatori hanno sottolineato la necessità di un follow-up a lungo termine e di replicare i loro risultati in altre popolazioni. Hanno inoltre affermato che ulteriori ricerche dovrebbero verificare se questi primi cambiamenti cerebrali si traducano in impatti misurabili a livello educativo, sociale o comportamentale in età più avanzata.

 

Hanno chiesto un’indagine per individuare quali specifici composti PFAS comportino il rischio più elevato, quanto sia importante il momento dell’esposizione e quali strategie di mitigazione possano ridurre il trasferimento materno-fetale.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 14 novembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Alimentazione

I pesticidi «neonicotinoidi» collegati al collasso delle colonie di api potrebbero danneggiare anche la fertilità maschile

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   I pesticidi neonicotinoidi, la classe di insetticidi più utilizzata al mondo, sono collegati alla tossicità riproduttiva maschile negli animali da laboratorio, soprattutto a dosi elevate, secondo una nuova revisione scientifica di due decenni di prove. I risultati, pubblicati a dicembre su Environmental Research, si aggiungono alle crescenti prove che i «neonicotinoidi» possono danneggiare la fertilità umana.   Secondo una nuova revisione scientifica di due decenni di prove, i pesticidi neonicotinoidi, la classe di insetticidi più utilizzata al mondo, sono associati alla tossicità riproduttiva maschile negli animali da laboratorio, soprattutto a dosi più elevate.   I risultati, pubblicati a dicembre su Environmental Research, si aggiungono alle crescenti prove che questi insetticidi possono danneggiare la fertilità umana. Noti come «neonicotinoidi», i pesticidi neonicotinoidi sono vietati nell’Unione Europea (UE), ma ampiamente utilizzati negli Stati Uniti.   Gli scienziati hanno analizzato 21 studi di laboratorio tra il 2005 e il 2025. Nonostante le differenze di progettazione, specie e dosaggio, oltre due terzi hanno scoperto che l’esposizione ai neonicotinoidi danneggiava la funzione testicolare e gli spermatozoi: il numero di spermatozoi diminuiva. Gli spermatozoi si muovevano più lentamente . Le forme diventavano anomale e i livelli ormonali cambiavano.   Gli effetti peggioravano con dosi più elevate o con un’esposizione più prolungata ai neonicotinoidi, causando lesioni più gravi o permanenti.   «Questa revisione narrativa… ha stabilito che i neonicotinoidi presentano una tossicità riproduttiva nei ratti e nei topi maschi, compromettendo in particolare la funzione testicolare e la qualità dello sperma ad alti livelli di esposizione», hanno scritto i ricercatori.   «La convergenza dei dati sugli animali e la mancanza di studi epidemiologici sull’uomo fino ad oggi dimostrano la necessità critica di indagare i potenziali rischi per la salute riproduttiva derivanti dall’esposizione ai neonicotinoidi negli esseri umani».   Gli studi dimostrano che l’esposizione a questi pesticidi ha causato:  
  • Funzione genetica alterata e sviluppo precoce dell’embrione interrotto.
 
  • Disfunzione ormonale, stress ossidativo (uno squilibrio chimico che danneggia le cellule), disfunzione dei mitocondri (le parti delle cellule che producono energia) e lesioni al tessuto testicolare.
 
  • Problemi riproduttivi che possono essere trasmessi alla prole.

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Inoltre, la revisione ha rilevato che le miscele di pesticidi possono amplificarne la tossicità. Alcuni fungicidi, ad esempio, impediscono la degradazione dei neonicotinoidi, rendendoli centinaia di volte più potenti, affermano i ricercatori.   La revisione giunge in un momento in cui crescono gli interrogativi sui benefici economici derivanti dall’uso di semi trattati con neonicotinoidi e mentre diversi stati degli Stati Uniti, tra cui New York, stanno agendo per limitarne l’uso.   La revisione sottolinea inoltre la necessità di un esame più attento dell’esposizione cronica ai pesticidi e del suo potenziale ruolo nel declino della fertilità maschile in tutto il mondo, soprattutto perché il sistema riproduttivo di base funziona in modo simile in tutti i mammiferi, affermano i ricercatori.   L’infertilità maschile contribuisce a circa la metà di tutti i casi di infertilità e colpisce il 7% della popolazione maschile. Gli scienziati citano molteplici cause, tra cui genetica, stile di vita ed esposizione a fattori ambientali come pesticidi e sostanze chimiche che alterano il sistema ormonale.   La nuova revisione ha mostrato:  
  • L’imidacloprid , il neonicotinoide più studiato, ha causato danni diffusi ai testicoli, riduzione del numero di spermatozoi, scarsa motilità, forme anomale e diminuzione del testosterone. Diversi studi hanno riscontrato danni al DNA e degenerazione delle cellule che producono spermatozoi.
 
  • L’acetamiprid ha compromesso la qualità dello sperma e la regolazione ormonale, riducendo l’attività genica necessaria per la produzione di testosterone.
 
  • La clotianidina ha danneggiato la qualità dello sperma, ha causato il restringimento degli organi riproduttivi e ha indebolito le difese naturali dell’organismo contro i danni cellulari (antiossidanti). Ha inoltre causato una maggiore quantità di spermatozoi anomali e, a dosi elevate, una minore concentrazione di spermatozoi e un aumento della morte delle cellule testicolari. Lo stress ha aggravato il danno.

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I ricercatori hanno esaminato anche il thiacloprid, un neonicotinoide meno studiato, la cui vendita o il cui nuovo utilizzo non sono stati approvati negli Stati Uniti e sono soggetti a restrizioni nell’UE.   Gli studi dimostrano che il thiacloprid ha causato un calo sostanziale della conta spermatica e un’alterazione ormonale anche a dosi relativamente basse. Ha inoltre causato un netto calo della vitalità degli spermatozoi e un marcato danno agli spermatozoi e ai tessuti a dosi più elevate.   I pesticidi neonicotinoidi, introdotti per la prima volta negli anni ’90, uccidono gli insetti sovrastimolando i recettori nicotinici dell’acetilcolina, essenziali per la comunicazione tra le cellule nervose. Anche gli esseri umani possiedono questi recettori nervosi e gli scienziati suggeriscono che potrebbero essere interessati percorsi simili.   A differenza degli spray superficiali, i neonicotinoidi sono «sistemici». In altre parole, ricoprono i semi o vengono mescolati al terreno, per poi diffondersi in tutta la pianta, comprese radici, foglie, polline, nettare e frutti. Poiché diventano parte integrante della pianta, non possono essere lavati via.   I neonicotinoidi sono ormai così diffusi che vengono rilevati nelle colture, nell’acqua, nel cibo, nella fauna selvatica e nei tessuti umani, tra cui sangue, urina, latte materno, liquido cerebrospinale (intorno al cervello e al midollo spinale) e sangue del cordone ombelicale. Uno studio ha rilevato che circa la metà degli americani di età pari o superiore a tre anni presenta segni di esposizione.   Sebbene il rischio effettivo per l’uomo rimanga incerto, la coerenza delle prove sugli animali e dei primi dati sull’uomo che mostrano effetti ormonali e sullo sperma giustifica un esame più approfondito, affermano i ricercatori. Solo tre studi sull’uomo fino ad oggi hanno esplorato il legame diretto tra l’esposizione ai neonicotinoidi e la fertilità maschile.   In uno studio, una maggiore esposizione ai neonicotinoidi è stata collegata a una pubertà ritardata nei ragazzi. Un altro studio ha rilevato che un aumento di dieci volte dei livelli totali di neonicotinoidi corrispondeva a un calo del 38% del testosterone . Un terzo studio ha rilevato metaboliti dei neonicotinoidi nello sperma, correlati a una ridotta motilità degli spermatozoi.   Gli autori citano gravi lacune nei test e nelle normative sulla sicurezza dei pesticidi: ad esempio, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti non valuta attualmente gli effetti combinati di più sostanze chimiche, anche se le miscele possono aumentarne la tossicità.   Chiedono nuove ricerche che utilizzino livelli di esposizione reali, testando comuni miscele di pesticidi e monitorando gli individui dalla nascita fino all’età adulta.   «Dato che gli individui sono regolarmente esposti a più pesticidi contemporaneamente, è urgente studiare le interazioni additive o sinergiche, in particolare in combinazione con fungicidi ed erbicidi noti per aumentare la tossicità dei neonicotinoidi», hanno affermato.   Pamela Ferdinand   Per limitare l’esposizione, scegli semi e piante biologici per i tuoi orti domestici, acquista prodotti biologici quando possibile e sostieni politiche che promuovano un controllo più sicuro dei parassiti e proteggano il suolo, l’acqua e gli impollinatori.   Pubblicato originariamente da US Right to Know.   Pamela Ferdinand è una giornalista pluripremiata ed ex borsista del Massachusetts Institute of Technology Knight Science Journalism, che si occupa dei determinanti commerciali della salute pubblica.   © 14 novembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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