Persecuzioni
I cattolici mozambicani raccontano il brutale martirio subito dagli islamisti negli ultimi mesi
Fedeli cattolici in Mozambico hanno riportato le storie dei martiri cattolici uccisi dagli estremisti musulmani negli ultimi anni.
ACI Africa riferisce che i cattolici di Chipene a Nampulam, una provincia nel nord del Mozambico, hanno recentemente raccontato a una delegazione della Conferenza episcopale del Mozambico (CEM) come i cattolici sono stati assassinati durante l’insurrezione in corso da militanti islamici nella regione.
I fedeli, rimasti anonimi per motivi di sicurezza, hanno ricordato che il 5 settembre 2022 i ribelli islamici hanno ucciso un uomo di nome Francisco Massaya a Nacutho davanti a una cappella. Il giorno successivo, gli estremisti musulmani sono arrivati a Chipene e hanno ucciso diverse persone, hanno vandalizzato un ospedale missionario e una chiesa e hanno dato fuoco a diversi edifici e automobili, riporta LifeSiteNews.
Tra le persone uccise dagli islamisti c’era una suora veneta, suor Maria De Coppi, una missionaria comboniana che serviva bambini malnutriti e orfani.
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«Crediamo che la sua testimonianza e la sua fede non saranno da noi dimenticate: fu catechista e maestra che non rinunciò a diffondere il Vangelo in tutti i momenti difficili della guerra, della persecuzione religiosa, e nei luoghi dove il Vangelo non era ancora arrivato», si legge nel comunicato dei parrocchiani riguardo a Suor Maria.
«Il terzo giorno, gli insorti sono passati per Nantaca e hanno incontrato un uomo di nome Silvano Valentim. Gli hanno chiesto quale religione professasse e lui disse che era cristiano. Era accanto a sua zia, gli hanno detto di sedersi e lui è stato decapitato», raccontano i fedeli.
Secondo i parrocchiani, a Canyunya-Naheco gli insorti hanno dato fuoco a 190 case, tra cui una scuola cattolica e una cappella.
Quando gli islamisti arrivarono a Tataulo, chiesero alla gente del posto di separarsi in gruppi di uomini e donne, oltre che musulmani e cristiani. «Quando i primi tre cristiani si sono fatti avanti coraggiosamente, sono stati legati e decapitati», si legge nella dichiarazione dei parrocchiani.
«Mentre uccidevano il primo, di nome Francisco Rimo, battezzato e sposato in Chiesa con nove figli, gli misero sul petto il libro della liturgia (Masu Apwiya)», prosegue il rapporto. «Il secondo, conosciuto come Celestino Santos Mitupiya, era battezzato, sposato in chiesa, padre di sette figli, catechista, e aveva la Bibbia posta sul petto. Il terzo, di nome Silva António, era catecumeno e padre di due figli, ai quali fu impartito il catechismo della terza tappa».
ACI Africa riferisce che «i parrocchiani hanno detto ai loro Vescovi che coloro che sono morti avevano piantato un seme di testimonianza della fede nella Chiesa in Mozambico», ringraziando i vescovi del Mozambico per «essere sempre con noi per rafforzare la nostra fede».
Dopo la loro visita nella regione devastata dalla guerra, i vescovi della CEM hanno affermato in un comunicato di rimanere preoccupati per «la difficile e tragica situazione di sofferenza che il conflitto sta causando alla popolazione locale».
Hanno sottolineato il loro impegno nell’aiuto e nel servizio agli sfollati, «come [la Chiesa] ha fatto fin dalle prime ore, nonostante le difficoltà degli ultimi tempi nel collaborare con le strutture locali preposte alla gestione dei campi di accoglienza».
L’organizzazione OpenDoors, che segue la persecuzione dei cristiani in tutto il mondo, ritiene che il livello di persecuzione in Mozambico sia «molto alto», soprattutto nel nord del Paese, dove i gruppi musulmani stanno cercando di stabilire uno Stato islamico “e i cristiani sono spesso presi di mira come simboli di resistenza. a questa ideologia estremista”.
«Inoltre, i cristiani si trovano spesso nel fuoco incrociato del conflitto in corso tra forze governative e gruppi jihadisti, il che li rende ancora più vulnerabili alla violenza e allo sfollamento», afferma OpenDoors nel suo rapporto.
Le persecuzioni in Mozambico non sono mai terminate, con racconti di schiave sessuali ISIS uccise se hanno l’AIDS e non si convertono all’Islam.
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Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi mesi vi è stata una recrudescenza degli attacchi dei jihadisti Ahl al-Sunnah wa al-Jamma’ah, gruppi affiliati all’ISIS che hanno intensificato l’attività terrorista nella provincia di Pemba, nel nord del Mozambico.
Si è distinto, per la sua resistenza all’ondata jihadista, monsignor Antonio Juliasse Ferreira Sandramo, vescovo di Pemba, diocesi di Cabo Delgado, nel Nord del Mozambico, regione divenuta terreno preferito dei gruppi islamici armati. Il prelato segnala che interi villaggi appartenenti alla sua circoscrizione ecclesiastica sono stati cancellati dalle carte geografiche.
«Rischiamo di dimenticare le vittime qui a causa di altre guerre che si svolgono in altre parti del mondo» ha detto il monsignore, che è stato è stato addirittura costretto a inviare missionari sulle strade, il più vicino possibile alle persone che ora scelgono la via dell’esilio, per fornire loro il sostegno della Messa e dei sacramenti.
Come noto, il Mozambico, sulla carta, sarebbe stato «pacificato» dalla Comunità di Sant’Egidio, una scheggia di CL che si è fatta strada sotto il papato di Woytila per arrivare ad esprimere persino un ministro nel governo Monti (2011).
Il «capolavoro» di Sant’Egidio fu la pace ottenuta tra il FRELIMO e la RENAMO, le due fazioni in lotta in Mozambico, che cessarono le ostilità con gli Accordi di pace di Roma del 1992. Presenti, oltre al fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi (poi ministro alla cooperazione internazionale nel gabinetto dei tecnocrati montiani), c’era il cardinale Zuppi, arcivescovo di Bologna, uomo della diplomazia vaticana fallita con Kiev, distributore di tortellini filomusulmani a base di pollo e secondo alcuni prossimo papabile.
Come aveva già scritto Renovatio 21 più di tre anni fa in un articolo sulla situazione mozambicana tra ISIS e giacimenti di gas, «proprio il fondamentalismo, complesso o semplificato, si è affacciato proprio al capolavoro diplomatico africano di Ricciardi e Zuppi, e ora minaccia di mangiarselo tutto – e con esso gli interessi dell’ENI e dell’Italia.
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Persecuzioni
Ultras rumeni espongono lo striscione «Difendiamo i cristiani nigeriani» durante le qualificazioni ai Mondiali
La persecuzione anticristiana in Nigeria si è aggravata dopo il 1999, quando 12 stati del Nord hanno adottato la sharia. L’ascesa di Boko Haram nel 2009 ha segnato un’ulteriore escalation, con il gruppo noto per il rapimento di centinaia di studentesse nel 2014, di cui 87 risultano ancora disperse. Recentemente, attacchi nel Paese hanno incluso rapimenti e omicidi di sacerdoti e seminaristi cattolici. A luglio, la diocesi di Auchi, nello Stato di Edo, ha riferito che uomini armati hanno attaccato il Seminario Minore dell’Immacolata Concezione, uccidendo una guardia e rapendo tre seminaristi.‘Defend Nigerian Christians’ Fans of the Romanian national football team unfurled a banner before their Worlld Cup Qualifier pic.twitter.com/asTnmvuV1l
— Catholic Arena (@CatholicArena) October 15, 2025
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Persecuzioni
Spagna, l’islamo-sinistra non riesce a imprigionare un prete
In Spagna, un processo senza precedenti mette in luce le crescenti tensioni tra le libertà della Chiesa e l’amministrazione catalana. Padre Custodio Ballester, un sacerdote cattolico di 61 anni di Barcellona, che rischiava tre anni di carcere e otto anni di interdizione dall’insegnamento per dichiarazioni critiche nei confronti dell’Islam pronunciate nel 2016 e nel 2017, è stato appena assolto.
Non tutte le verità sono belle da dire: padre Ballester, sacerdote dell’arcidiocesi di Barcellona e attualmente coadiutore della parrocchia di San Sebastián de Badalona, lo ha imparato a sue spese. Noto per il suo impegno nelle cause pro-life e per una visione piuttosto tradizionalista della Chiesa, il sacerdote è già stato oggetto di denunce per omelie anti-aborto, tutte respinte.
Fu una pubblicazione del dicembre 2016 ad accendere la miccia: un articolo intitolato «Il dialogo impossibile con l’Islam», pubblicato sulla rivista cattolica Germinans Germinabit. Questo testo rispondeva a una lettera pastorale dell’arcivescovo di Barcellona, il cardinale Juan José Omella, intitolata «Il dialogo necessario con l’Islam», in cui l’autore invitava i cattolici a promuovere la comprensione reciproca di fronte all’aumento delle migrazioni: un’eco religiosa di papa Francesco.
Nel suo saggio, padre Ballester sostiene ad hominem che un vero dialogo interreligioso è impossibile con la dottrina islamica. Cita esempi storici e contemporanei di persecuzione contro i non musulmani in Paesi a maggioranza islamica come Pakistan, Nigeria e Siria.
«L’Islam non ammette il dialogo. O credi, o sei un infedele che deve essere soggiogato in un modo o nell’altro», ha scritto, riferendosi ai versetti del Corano che legittimano la violenza contro i non credenti. Ha chiesto al cardinale Omella: «di quale dialogo stiamo parlando quando ci sono Paesi in cui coloro che non professano l’Islam vengono assassinati?»
Nel 2017, padre Ballester ha ribadito i suoi commenti durante un’intervista online al programma La Ratonera . Accompagnato da Padre Jesús Calvo, un sacerdote ottantenne, il dibattito ha affrontato le minacce che il jihadismo rappresenta per l’Europa. Questi scambi, insieme all’articolo iniziale, sono stati inseriti nel fascicolo dai procuratori di Malaga, dove si trova la piattaforma che ospita il dibattito online.
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Nel marzo 2017 è stata presentata una denuncia dall’associazione di Barcellona Musulmani contro l’Islamofobia, legata ad ambienti di sinistra. Finanziata dal governo regionale catalano, l’organizzazione ha accusato Ballester di promuovere la discriminazione e l’incitamento all’odio contro l’Islam. La procura di Malaga, guidata da una donna che dirige anche un Osservatorio per l’Uguaglianza, ha chiesto una pena esemplare: tre anni di carcere e otto anni di interdizione dall’insegnamento.
Il processo, inizialmente previsto per settembre 2024, si è finalmente tenuto il 1° ottobre 2025 presso il Tribunale provinciale di Malaga, in udienza pubblica. Dopo circa due settimane, la sentenza è stata emessa: il Tribunale ha stabilito che non sussistevano gli elementi oggettivi del reato, «per quanto spregevole e perverso potesse essere il messaggio», hanno aggiunto i magistrati.
Padre Ballester denuncia un «clima di terrore» progettato per mettere a tacere i dissidenti. «Vogliono dare l’esempio affinché altri si autocensurino», ha confidato a El Debate. Aggiunge di essere fortunato nella sua sfortuna perché, in Pakistan, i suoi commenti potrebbero costargli la pena di morte. Parlando alla Catholic News Agency, ha chiarito: «le mie dichiarazioni non sono mai state discriminatorie o odiose e avevano lo scopo di allertare i fedeli sulle minacce al cristianesimo, senza prendere di mira singoli individui».
I media di destra denunciano la persecuzione ideologica, sottolineando le presunte simpatie dell’associazione querelante per gruppi come i talebani o il regime iraniano, e notano anche che le richieste dell’accusa contrastano con la clemenza nei confronti dei discorsi anticristiani: i giudici si sono recentemente rifiutati di incriminare un comico per commenti che chiedevano di lapidare i sacerdoti o di bombardare la Valle dei Caduti, definendoli «umoristici».
Personaggi come l’eurodeputato Juan Carlos Girauta del partito di destra nazionale Vox sostengono padre Ballester, sottolineando che il suo articolo riecheggia la conferenza di Benedetto XVI del 2006 a Ratisbona su fede e ragione. Una petizione online ha persino raccolto oltre 25.000 firme chiedendo l’archiviazione delle accuse, affermando: «è surreale: gli attacchi alle chiese restano impuniti, ma un sacerdote rischia il carcere per aver messo in guardia contro l’estremismo».
Mentre Vox ha reagito, la gerarchia cattolica spagnola rimane in silenzio. La Conferenza Episcopale Spagnola non ha rilasciato alcuna dichiarazione e l’arcidiocesi di Barcellona ha optato per un «silenzio discreto». A magra consolazione, il cardinale Omella, la cui lettera aveva spinto il sacerdote a rispondere nel 2016, lo avrebbe «rassicurato» in privato: «se finisci in prigione, verrò a trovarti…». Ma padre Ballester è stato infine assolto.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Persecuzioni
Ciad, lo spettro dell’islamizzazione strisciante
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