Geopolitica
Giornalista ucciso da un attacco di drone ucraino

Aleksandr Martemjanov, giornalista freelance del quotidiano russo Izvestia, è stato ucciso nella Repubblica Popolare di Donetsk in Russia dopo che il veicolo civile su cui viaggiava è stato attaccato da un drone ucraino, hanno riferito sabato i media russi.
Almeno altri cinque giornalisti, che erano anche a bordo dell’auto, tra cui due reporter della RIA Novosti, sono rimasti feriti nell’attacco, ha detto l’agenzia di stampa. Il veicolo è stato colpito mentre viaggiava su una strada lontana dalla linea del fronte tra la città di Gorlovka e la capitale regionale di Donetsk.
L’auto che trasportava i giornalisti è stata colpita da un drone kamikaze. Martemyanov è morto poco dopo per le ferite, ha confermato Izvestia.
Al momento dell’attacco, i giornalisti stavano tornando da Gorlovka dopo aver filmato le conseguenze degli attacchi alla città, sottoposta quasi quotidianamente a indiscriminati attacchi di artiglieria, missili e droni ucraini.
L’attacco all’auto dei giornalisti sembrerebbe essere deliberato, ha suggerito Maksim Romanenko, un reporter dell’agenzia RIA Novosti. Romanenko ha riportato ferite relativamente lievi, contusioni al volto e una commozione cerebrale, durante l’incidente.
Secondo il corrispondente di RT Roman Kosarev, che ha anche riferito dell’atrocità ma ha scelto un’altra strada, l’auto dei suoi colleghi è stata colpita lontano dalla linea del fronte, senza un singolo obiettivo militare in vista. La portavoce del Ministero degli Esteri russo ha definito l’incidente «omicidio deliberato».
Kiev ritiene di poter uccidere impunemente i giornalisti perché gli organismi di controllo dei diritti umani e le organizzazioni per la libertà di stampa filo-occidentali ignorano sistematicamente i crimini di guerra ucraini, ha affermato sabato in una nota stampa la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
«Il regime di Zelensky ricorre apertamente a metodi terroristici per eliminare i suoi oppositori ideologici», e questo «omicidio deliberato di un giornalista russo è l’ennesimo crimine brutale nella sua serie di sanguinose atrocità», ha affermato Zakharova.
La Zakharova ha criticato le organizzazioni internazionali, tra cui l’organismo per i diritti umani delle Nazioni Unite, per non aver affrontato i crimini contro i giornalisti russi. Kiev gode dell’impunità per le sue azioni perché «strutture internazionali come l’OHCHR delle Nazioni Unite, l’UNESCO e l’OSCE ignorano deliberatamente i suoi crimini», ha affermato.
La recente bozza del «Rapporto sulla sicurezza dei giornalisti e il pericolo dell’impunità», presentata dal Direttore generale dell’UNESCO Audrey Azoulay, «non ha menzionato un solo dipendente dei media russi ucciso dai militanti ucraini», ha osservato Zakharova. La parzialità e l’inazione di Azoulay la rendono di fatto una «complice diretta e istigatrice di attacchi terroristici».
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Dall’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, numerosi giornalisti russi che lavoravano nel Donbass sono stati uccisi da attacchi di droni e artiglieria ucraini, tra cui la caporedattrice della Narodnaya Gazeta Yulia Kuznetsova, il fotografo Nikita Tsitsagi, Valerij Kozhin della NTV e il corrispondente di Izvestia Semen Yeremin.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa il corrispondente di guerra di RIA Novosti Rostislav Zhuravlev è rimasto ucciso da bombe a grappolo a Zaporiggia.
Alla domanda se Kiev fosse dietro gli omicidi della giornalista e attivista Darja Dugina e del blogger militare Vladlen Tatarsky, così come l’attentato alla vita dello scrittore Zakhar Prilepin, il vice capo dell’agenzia di Intelligence di Kiev Vadim Skibitsky Die Welt, intervistato da ha affermato che si trattava di «lavori interni», aggiungendo che vari gruppi all’interno dell’élite russa si stavano combattendo tra loro per il potere.
Secondo il servizio interno russo FSB, una bomba sarebbe stata piazzata nel marzo 2023 sull’auto dell’editore russo Konstantin Malofeev, proprietario del canale televisivo Tsargrad, particolarmente citato anche dal giornalismo italiano (come la trasmissione Report) per le sue vedute pro-cristiane e pro-famiglia.
Il portavoce di Putin Dmitrij Peskov ha più volte definito l’Ucraina uno «Stato sponsor del terrorismo».
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Immagine da Twitter
Geopolitica
La Colombia accusa gli Stati Uniti di aver iniziato una «guerra»

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Geopolitica
Svelato il profilo dell’accordo tra Israele e Hamas

Il piano di cessate il fuoco per Gaza proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump prevede il ritiro delle forze israeliane da vaste aree dell’enclave palestinese e la liberazione degli ostaggi rimanenti da parte di Hamas entro pochi giorni. Lo riportano varie testate giornalistiche internazionali.
Una fonte egiziana coinvolta nei negoziati ha dichiarato a Sky News Arabia che i mediatori hanno raggiunto un accordo per un «cessate il fuoco completo» e un «ritiro graduale dell’esercito israeliano dal 70% di Gaza».
Nel frattempo, la testata israeliana Ynet ha riportato che le forze israeliane dovrebbero ritirarsi entro 24 ore lungo una linea prestabilita, lasciando a Israele il controllo di circa il 53% dell’enclave. Questo includerebbe il ritiro delle IDF da Gaza City e da diverse altre aree centrali, secondo l’articolo.
L’agenzia Reuters scrive che Hamas rilascerebbe tutti gli ostaggi vivi entro 72 ore dall’approvazione del governo israeliano. In cambio, Israele libererebbe 250 palestinesi condannati all’ergastolo e 1.700 abitanti di Gaza detenuti dal 2023, incluse tutte le donne e i minori. Hamas detiene ancora circa 48 ostaggi, di cui Israele ritiene che circa 20 siano ancora in vita.
Dopo aver annunciato un progresso significativo nei negoziati, Trump ha dichiarato a Fox News che gli ostaggi saranno probabilmente rilasciati lunedì, promettendo che Gaza «sarà ricostruita».
«Gaza… diventerà un posto molto più sicuro… altri Paesi della zona aiuteranno la ricostruzione perché hanno enormi quantità di ricchezza e vogliono che ciò accada», ha affermato Trump, senza specificare quali nazioni siano coinvolte.
Nonostante l’apparente passo avanti, rimangono diverse questioni irrisolte, come la governance di Gaza nel dopoguerra e il destino di Hamas, che Israele ha giurato di eliminare completamente. Il piano di pace originale di Trump prevedeva un ruolo amministrativo limitato per l’Autorità Nazionale Palestinese, che governa parti della Cisgiordania, ma solo dopo significative riforme.
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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
Il Cremlino: i colloqui Russia-USA sull’Ucraina sono in «seria pausa». Nessun incontro Trump-Putin in agenda

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