Psicofarmaci
Filippo Turetta in carcere chiede psicofarmaci. Li prendeva anche prima?
La notizia rilevante, da leggere fra le righe in quello che hanno riportato ieri tutti i giornali, è che il presunto assassino di Giulia Cecchettin, l’ex fidanzato Filippo Turetta, ora in carcere, avrebbe chiesto degli psicofarmaci.
«Filippo Turetta e i primi giorni in carcere: chiede libri e prende ansiolitici» scrive La 7.
«I primi giorni in carcere di Filippo Turetta: “Potrò studiare?”. Vuole leggere e prende ansiolitici per dormire la notte» titola il Corriere.
«Pare che stia cercando di occupare il tempo, leggendo e cercando informazioni: avrebbe chiesto di poter studiare, cosa accadrà ora, si sarebbe mostrato “curioso” delle regole del penitenziario e assumerebbe ansiolitici per dormire» scrive Il Giornale.
Quindi: ansiolitici. La parola è ripetuta a pappagallo da tutte le testate, e con una certa timidezza. Nessun giornalista, come abbiamo già notato, pare interessato a chiedersi che cosa siano queste sostanze, né a chiamarle in altro modo. E, soprattutto nessuno ha la curiosità di chiedere se il ragazzo mai assumesse queste sostanze prima dell’orrore di cui ora è accusato. Al popolo va servita la parolina tecnica e rassicurante, «ansiolitici». Va ripetuta.
Nella mente del lettore si crea già un recinto importante: il ragazzo prende sì sostanze, ma sono banali «ansiolitici», e forse lo fa solo da ora che è in carcere – la notizia è strutturata così, in carcere chiede gli ansiolitici per dormire. Vien da pensare: da ora in avanti, comincia ad assumerli – e con quale ricetta? Ha visto un dottore? Domande che ai giornalisti non salta in mente di chiedere.
La notizia, per come la mettono, non è che il ragazzo «chiede i suoi ansiolitici», né che «domanda di continuare la cura». Al momento, viene da pensare, questi ansiolitici li vuole prendere ora che è in carcere. Forse ha iniziato adesso, perché non riesce a dormire. No?
Ma che cos’è un «ansiolitico»? Secondo la Treccani è una sostanza «Che attenua o dissolve l’ansia, riferito, nel linguaggio medico e farmaceutico, a particolari medicamenti (benzodiazepine, meprobamato, etc.) e alla loro azione».
Quindi, diciamolo noi, visto che nessuno esce dal recinto, e tutte le testate usano ossessivamente la stessa parola: gli ansiolitici sono psicofarmaci.
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Gli ansiolitici sono droghe che alterano la psiche umana. Fanno sparire l’ansia? In teoria. Ma ci sono quegli «effetti collaterali» di queste sostanze sulla mente del paziente di cui vi parliamo spesso.
Gli ansiolitici non vengono prescritti solo per dormire, ma anche per disturbi ossessivi, attacchi di panico, etc. Essi si dividono in vari gruppi di sostanze: barbiturici, benzodiazepine, SSRI.
I barbiturici sono la prima generazione di psicofarmaci nel trattamento di ansia e insonnia. Oggi vengono impiegati solo per l’epilessia e casi di grave emicrania, nonché, nei Paesi dove è legale, per il suicidio assistito e eutanasia. La pena capitale per iniezione letale viene eseguita tramite barbiturici ad alti dosaggi. L’eutanasia veterinaria pure usa tali sostanze.
I barbiturici sono stati ampiamente sostituiti nel tempo dalle benzodiazepine. Fra le benzodiazepine, che rappresentano gli ansiolitici più storicamente noti, i nomi riconoscibili sono il Valium (Diazepam), il Tavor (Lorezepam), il Lexotan (Bromazepam), lo Xanax (Alprazolam), il Rivotril (Clonazepam), il Roipnol (Flunitrazepam), l’Halcion (Triazolam).
Il principale problema associato all’uso cronico di benzodiazepine è lo sviluppo di tolleranza e dipendenza. La tolleranza si verifica quando il corpo si adatta gradualmente alla presenza della sostanza, richiedendo dosi sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto. La dipendenza, invece, implica una condizione in cui l’individuo diventa psicologicamente e fisicamente dipendente dalla sostanza e può sperimentare sintomi di astinenza se cerca di interrompere l’uso.
L’uso prolungato di benzodiazepine può portare a una dipendenza fisica e psicologica, il che significa che interrompere bruscamente il trattamento può causare sintomi spiacevoli, come ansia, insonnia e persino convulsioni in casi gravi. Esiste a Verona una clinica, forse l’unica in Italia, dedicata al trattamento delle dipendenze da benzodiazepine.
Tra gli effetti collaterali possibili delle benzodiazepine, si annoverano sonnolenza, vertigini e una riduzione della vigilanza e della concentrazione. La mancanza di coordinamento può essere responsabile di cadute e lesioni, e c’è il rischio di compromissione delle capacità di guida, aumentando la probabilità di incidenti stradali. Un effetto collaterale comune è la diminuzione della libido e problemi di erezione. Altri effetti indesiderati che possono emergere includono depressione e disinibizione. Tra gli effetti collaterali meno frequenti figurano nausea, variazioni nell’appetito, visione offuscata, confusione, euforia, depersonalizzazione e incubi.
La famosa enciclopedia online scrive che «A volte si verificano reazioni paradosse, quali l’aumento delle convulsioni negli epilettici, l’aggressività, la violenza, l’impulsività, l’irritabilità e comportamenti suicidari».
Insomma: disinibizione, violenza, impulsività, suicidio. Sono possibili effetti alla luce del giorno, ammessi.
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Sono considerabili come ansiolitici anche i farmaci antidepressivi, come gli SSRI, ossia gli inibitori della ricaptazione selettiva della serotonina: Setralina (Zoloft), Fluoxetina (Prozac), Citalopram (Elopram), Escitalopram (Cipralex), etc. È oramai ammesso pure dalla grande stampa che tali sostanze creano dipendenza. La teoria dello «squilibrio chimico» cerebrale alla base del loro utilizzo è sempre più duramente contestata da alcuni.
I legami tra comportamenti violenti e assunzione di psicodroghe SSRI è oggetto di vasta aneddotica e di un incipiente dibattito scientifico. Tuttavia, è ammessa la possibile correlazione tra l’assunzione di SSRI e l’ideazione suicidaria.
«Meta analisi di studi clinici randomizzati hanno dimostrato che l’uso di antidepressivi SSRI è collegato ad un aumentato rischio di ideazioni suicidarie in bambini ed adolescenti» scrive sempre l’enciclopedia online. «In particolare una revisione di studi clinici condotta nel 2004 dalla FDA ha trovato un aumento del rischio di “possibili ideazioni suicidarie e comportamento suicidario” dell’80% e di agitazione e comportamenti ostili del 130% in particolare nei primi mesi di trattamento».
Per qualche ragione, medici, ricercatori, pazienti, regolatori, politici, giornalisti accettano l’idea del suicidio come possibile effetto collaterale degli psicofarmaci, ma non sembrano concepire in alcun modo la possibilità che un cervello che si riprogramma biochimicamente per un progetto di morte possa portare anche all’uccisione non solo di sé ma delle figure più vicine al proprio mondo interiore.
Renovatio 21 aveva sollevato il tema del possibile uso di psicomedicinali da parte del presunto «femminicida patriarcale» pochi giorni fa. Ad oggi, non sappiamo ancora se Filippo prendesse qualcosa o meno. Il suo umore, ci hanno raccontato, era basso dopo essere stato lasciato, e non sappiamo se avesse cercato l’aiuto di qualche medico che gli avesse prescritto degli ansiolitici o degli antidepressivi – due categorie che possono sovrapporsi, soprattutto nel linguaggio dei giornalisti e della fonte originaria della notizia.
Stiamo a vedere se uscirà, magari sbadatamente, qualche altro pezzo di informazione. Il fatto rimane: vuoi per ingenuità, vuoi per corruzione, la grande stampa, intasata da osceni inni per la fine del patriarcato, non sta facendo l’unica domanda che ha materialmente senso fare.
La facciamo noi, ripetendoci: Filippo Turetta assumeva degli psicofarmaci?
Anzi: Filippo Turetta assumeva, anche prima, degli «ansiolitici»?
Non è che magari, usando le parole potate dalla narrazione mainstream, riusciamo per sbaglio ad avere mezza risposta in più?
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12enne si suicida tre settimane dopo aver iniziato ad assumere Prozac. La madre: la colpa è di social e antidepressivi
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Una ragazzina di 12 anni si è tolta la vita appena tre settimane dopo aver iniziato ad assumere Prozac, a seguito di anni di dipendenza dai social media che hanno contribuito alla sua depressione. Sua madre, Charay Gadd, ha aderito a una causa legale accusando TikTok, Snapchat e YouTube di prendere di mira i bambini vulnerabili con contenuti dannosi.
Dopo quattro anni di dipendenza dai social media che hanno alimentato la sua depressione, una ragazzina di 12 anni si è suicidata appena tre settimane dopo aver iniziato a prendere il Prozac, secondo quanto raccontato dalla madre, Charay Gadd.
Il Prozac, o fluoxetina, è un inibitore della ricaptazione della serotonina (SSRI) che agisce bloccando il riassorbimento della serotonina nel cervello, secondo la Mayo Clinic. Gli SSRI sono gli antidepressivi più comunemente prescritti. La serotonina aiuta le cellule nervose a comunicare e influenza l’umore, il sonno, la digestione, la nausea e altre funzioni.
La notte del 31 luglio 2024, London Izabella-Ryén Gadd ha ingoiatodecine di pillole dall’armadietto dei medicinali di casa sua, tra cui circa 40 pillole di bupropione, un antidepressivo venduto come Wellbutrin; 18 compresse di aspirina; e quantità sconosciute di azitromicina e penicillina, secondo la sua cartella clinica, che Charay ha condiviso con The Defender. London morì poche ore dopo in un ospedale locale.
Ora, a distanza di più di un anno, Charay sta ancora cercando di elaborare la perdita della figlia.
Secondo Charay, le piattaforme di social media che creano dipendenza e gli SSRI hanno creato una «tempesta perfetta» che ha portato alla morte di London. «Detesto questa analogia, ma è così che la penso», ha detto.
Charay ha intentato una causa legale sostenendo che le piattaforme di social media stanno commercializzando prodotti pericolosi per bambini e adolescenti. La causa sostiene che TikTok abbia bombardato Londra con contenuti a tema depressione e suicidio, anche quando lei cercava argomenti innocui come «stivali in pelle di coccodrillo».
«Non le avremmo somministrato SSRI se non ci fosse stata la questione dei social media», ha detto Charay.
Charay vuole che i legislatori vietino le prescrizioni di SSRI per bambini e adolescenti. Ha affermato:
«Non gli permetti nemmeno di votare a causa dello sviluppo del loro cervello e cose del genere, o di bere alcolici e di esprimere giudizi, ma gli stai somministrando farmaci che alterano il cervello a 12 anni».
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Le prescrizioni di antidepressivi aumentano vertiginosamente per le ragazze adolescenti
La Citizens Commission on Human Rights, un organismo di controllo del settore della salute mentale, ha lanciato l’allarme questo mese: i medici stanno prescrivendo antidepressivi alle ragazze adolescenti a un ritmo allarmante, creando una «crisi di salute pubblica» alimentata da «conflitti di interesse tra psichiatria e industria farmaceutica».
Secondo uno studio del 2024 pubblicato su Pediatrics, tra il 2020 e il 2022 il numero di ragazze statunitensi di età compresa tra 12 e 17 anni a cui sono stati prescritti antidepressivi è aumentato di circa il 130%.
Nel 2004 la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha emesso un avviso nel riquadro nero, obbligando le aziende farmaceutiche ad avvisare il pubblico di un aumento del rischio di suicidio nei bambini e negli adolescenti associato all’uso di SSRI.
La FDA ha esaminato 24 studi clinici che hanno coinvolto oltre 4.400 giovani pazienti trattati con SSRI. I pazienti trattati con SSRI hanno presentato un rischio di suicidio doppio (4%) durante i primi mesi di trattamento, rispetto al rischio del 2% riportato nei pazienti trattati con placebo.
«Per non usare mezzi termini, questo significa che è più probabile che si tenti il suicidio se si assumono questi farmaci rispetto a se si assume un placebo: si tratta di una scoperta schiacciante sull’efficacia e la sicurezza di questi farmaci», ha affermato il dottor Josef Witt-Doerring, psichiatra specializzato nell’identificazione e nel trattamento delle reazioni avverse ai farmaci in ambito psichiatrico ed ex responsabile medico della FDA.
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«Tutto quello che continuavo a sentirmi dire era che era il farmaco più sicuro in circolazione»
Charay ha affermato che lo psichiatra di Londra non l’ha mai informata dell’avvertimento quando ha raccomandato il Prozac a sua figlia.
«Ho ancora la confezione», ha detto. «Non c’era nessun avvertimento sul rischio di ideazione suicidaria. Non c’era nessun avviso sul riquadro nero, niente di tutto ciò. … Tutto quello che continuavo a sentirmi dire era che era il farmaco più sicuro in circolazione».
Charay ha esitato a prescrivere a London 10 milligrammi (mg) di SSRI perché sua figlia aveva provato con 5 mg nell’ottobre 2023, ma aveva smesso di usarli perché London le aveva detto che non le piaceva come la faceva sentire.
London è stato portato al centro di salute mentale pediatrico Pine Rest di Grand Rapids nell’ottobre 2023 e di nuovo nel luglio 2024.
Lo psichiatra del Pine Rest disse a Charay che London non aveva dato al farmaco abbastanza tempo per fare effetto.
«Per circa un anno e mezzo le ho dato delle vitamine per cercare di evitare i farmaci, ma noi come società siamo portati a credere che siano gli psichiatri e i medici a saperlo meglio», ha detto Charay.
Charay ha acconsentito a far assumere a London il Prozac dopo che lo psichiatra aveva lasciato intendere che avrebbe tenuto London al Pine Rest più a lungo se lei non avesse permesso che London assumesse farmaci.
Il 10 luglio 2024, London ha iniziato ad assumere il Prozac prescrittole dal suo psichiatra, consultando al contempo uno psicologo e assumendo vitamine per sostenere la sua salute mentale.
Charay ha raccontato che lo psichiatra le aveva detto che la prescrizione era per 10 mg di Prozac, ma in seguito ha scoperto che era per 20 mg.
Tre settimane dopo, London ha ingerito la serie di pillole.
Solo 18 ore prima dell’overdose, London ha inviato messaggi di testo angosciati al suo consulente, implorando aiuto. Il consulente non ha contattato mai la famiglia di London in merito ai messaggi né ha effettuato un controllo del suo stato di salute, ha detto Charay.
Charay di solito teneva chiuso a chiave l’armadietto dei medicinali della famiglia, ma a quanto pare London lo scassinò e nascose quattro flaconi di pillole nello zaino. Nella tarda serata del 31 luglio 2024, London iniziò a lamentarsi di mal di stomaco.
Alla fine London ammise di aver preso un sacco di pillole. Secondo Charay, sua figlia ha iniziato a urlare: «mi dispiace. Non volevo farlo sul serio».
Charay disse a London che dovevano correre al pronto soccorso per una lavanda gastrica. Durante il tragitto verso l’auto, London ha vomitato il 70-80% delle pillole, ha raccontato Charay.
Hanno raggiunto il Memorial Healthcare di Owosso, nel Michigan, in meno di 10 minuti.
Erano circa le 22.00. Il personale «si muoveva così lentamente», ha detto Charay. «Hanno avuto persino l’audacia di chiederci di sederci in sala d’attesa».
Un membro dello staff ha chiamato il Centro Antiveleni e gli è stato detto di aspettarsi una chiamata con le raccomandazioni di un tossicologo. Quando London è morta ore dopo, il Centro Antiveleni non aveva ancora richiamato, ha detto Charay.
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Il personale del pronto soccorso si rifiuta di fare la lavanda gastrica a London o di somministrarle carbone attivo
Charay ha implorato il personale di effettuare una lavanda gastrica a London, ma loro hanno rifiutato, dicendo che era «vecchio stile», ha detto. Hanno anche respinto le ripetute richieste di Charay di somministrare a London carbone attivo, che può aiutare a neutralizzare gli avvelenamenti.
In seguito, Charay ha appreso che l’ospedale aveva licenziato tutto il personale del pronto soccorso, tranne il medico che supervisionava le cure di London. Il medico era stato trasferito in un altro ospedale.
Alle 23:05 è arrivata un’ambulanza per trasportare London all’ospedale di Lansing. Tuttavia, nessuno ha caricato London sull’ambulanza, sebbene Charay avesse firmato i documenti di trasferimento entro le 23:18. Charay ha dichiarato:
«Continuavamo a chiedere loro perché non la caricassero sull’ambulanza e il personale continuava a dire che la stavano preparando per il trasporto. Quindi per noi non aveva senso. Non stavano facendo nulla».
Alle 00:30, London ha iniziato ad avere convulsioni. I medici le hanno somministrato l’Ativan, che inizialmente arrestò le convulsioni. Quando le convulsioni sono continuate, le somministrarono il Keppra, un anticonvulsivante, e un’iniezione di Versed, un rilassante.
Secondo la sua cartella clinica, il personale medico ha intubato London a causa delle convulsioni e delle preoccupazioni relative a un «trasferimento non sicuro».
A Londra vennero somministrati altri farmaci, tra cui Fentanyl, Propofol e Levophed.
Charay ha chiesto al medico se i farmaci avrebbero «fatto danni» al cuore di London. Il medico ha risposto di no. Circa 10 secondi dopo, London è andata in arresto cardiaco.
Inizialmente il personale ha ripristinato il battito cardiaco di London, ma in seguito la donna ha avuto diversi episodi di crisi e non è stato possibile rianimarla.
I medici ne dichiararono la morte alle 2:39 del mattino del 1° agosto 2024, indicando sul certificato di morte «effetti tossici del bupropione» come causa del decesso.
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Una causa legale sostiene che i prodotti dei social media «intrinsecamente pericolosi» hanno causato morti
Charay si è unito a una causa per conto di London e di altri adolescenti, sostenendo che le aziende di social media sapevano che i loro prodotti erano «difettosi e/o intrinsecamente pericolosi», ma li hanno comunque commercializzati per bambini e adolescenti.
Tra i querelanti figurano i genitori sopravvissuti di altri due adolescenti, morti suicidi dopo un uso eccessivo dei social media. Sostengono che le aziende abbiano causato morti ingiuste attraverso un «intenzionale disprezzo per la vita umana». Nel caso di London, tra gli imputati figurano TikTok, Snap, la società madre di Snapchat, e Google, la società madre di YouTube.
Gli attori hanno chiesto un processo con giuria e hanno intentato causa per numerosi danni, tra cui spese mediche e funerarie, mancati guadagni e spese legali.
Secondo la denuncia depositata il 28 maggio 2025 presso la Corte superiore della California, contea di Los Angeles, le aziende hanno progettato «prodotti difettosi che hanno causato gravi lesioni agli utenti» e non hanno fornito «adeguate avvertenze sui rischi per la salute gravi e ragionevolmente prevedibili derivanti dall’uso del prodotto».
London «è sempre stata una bambina dolce e felice» fino all’età di 8 anni, quando ha iniziato a utilizzare i social media nel 2020, durante la pandemia di COVID-19. Nella causa si leggeva anche:
«Come conseguenza prevedibile dei progetti di utilizzo prolungato degli imputati e di altri progetti e azioni difettosi e/o intrinsecamente dannosi, London ha sviluppato dipendenze dannose da queste piattaforme, che hanno causato privazione del sonno, depressione, ansia, ideazione suicidaria, altri gravi danni alla salute mentale non sperimentati prima dell’inizio di tale utilizzo e, infine, la morte».
London si è recata in ospedale per la prima volta nel 2023 con pensieri autolesionistici. Secondo la denuncia, le sue condizioni sono peggiorate all’inizio del 2024.
All’inizio del 2024, London ha completato le pratiche burocratiche con uno studio legale che si occupa di casi di dipendenza dai social media. Quando le è stato chiesto di spiegare se fosse dipendente dai social media, London ha scritto che i social media sono «tutto ciò a cui penso. Mia madre mi chiede di smettere e, in meno di 1-2 minuti, ci torno di nascosto».
Dopo che il primo studio legale non è intervenuto, Charay ha contattato lo studio legale che in seguito ha presentato la denuncia del 28 maggio per suo conto.
Dopo la morte di London, la sua famiglia ha istituito una borsa di studio a suo nome per aiutare i suoi compagni di classe a realizzare i loro sogni. Secondo la pagina GoFundMe della borsa di studio:
«London era un faro di luce nelle nostre vite, nota per il suo amore per la famiglia, la sua risata contagiosa e il suo splendido sorriso che illuminava ogni stanza. La sua passione per il calcio, l’arte e la lettura ispirava chi la circondava, e coltivava il sogno di arruolarsi nell’Aeronautica Militare per diventare pilota commerciale».
«Crediamo che l’istituzione di una borsa di studio in suo onore porterà avanti la sua eredità e darà alle generazioni future gli strumenti per perseguire i propri sogni».
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«I farmaci, se usati, dovrebbero essere l’ultima risorsa»
Il rischio di suicidio nei giovani adolescenti che assumono SSRI è complessivamente basso, «ma reale e clinicamente importante», ha affermato Witt-Doerring.
I ricercatori non sono certi se le ragazze siano più esposte a rischi specifici legati ai farmaci rispetto ai ragazzi. I tassi di suicidio più elevati tra le ragazze che assumono SSRI potrebbero essere dovuti al fatto che riportano tassi più elevati di depressione e ricevono più prescrizioni di SSRI rispetto ai ragazzi.
Witt-Doerring, che di recente ha parlato in un panel della FDA sulla necessità di aumentare gli avvertimenti sui rischi degli SSRI durante la gravidanza, ha affermato che le famiglie meritano «una comunicazione chiara e semplice sul fatto che, in media, gli SSRI aumentano il rischio di comportamenti suicidi nei giovani».
«Francamente, se la maggior parte dei genitori comprendesse queste probabilità, molti non accetterebbero di iniziare a usare una strategia per i propri figli, a meno che tutte le altre non siano fallite», ha affermato.
Witt-Doerring ha esortato i genitori a ricorrere, ove possibile, a trattamenti non farmacologici se i loro figli soffrono di depressione o ansia.
«Nei casi lievi o moderati, si può iniziare con la psicoterapia, interventi familiari e scolastici, supporto al sonno, nutrizione e igiene digitale», ha affermato. «I farmaci, se utilizzati, dovrebbero essere l’ultima risorsa, e solo come parte di un piano più ampio».
Se un bambino o un adolescente assume un SSRI, i genitori devono monitorarlo attentamente per individuare eventuali segnali che indicano un peggioramento dei sintomi. Questi possono includere comportamento impulsivo, pensieri ossessivi, irrequietezza o paranoia.
Il dottor David Healy, psichiatra che ha parlato anche al panel della FDA sui rischi degli SSRI in gravidanza, ha affermato che i genitori possono capire entro due o tre giorni se un SSRI sta aiutando il loro bambino. «Se non si nota un effetto benefico già dopo quel momento, è opportuno interromperne l’assunzione», ha consigliato.
Witt-Doerring ha anche incoraggiato le famiglie a predisporre un piano di disassuefazione dagli SSRI, poiché questi farmaci possono scatenare sintomi da sospensione. «Più a lungo si continua a prenderli, più difficile può essere sospenderli. Quindi le famiglie dovrebbero avere una strategia di riduzione graduale e supporti non farmacologici fin dal primo giorno», ha affermato.
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Studio: tentativi di suicidio per overdose collegati all’uso notturno di schermi, medicina sbloccata
Uno studio presentato la scorsa settimana al convegno annuale dell’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry a Chicago ha ripreso i temi del caso di London.
I ricercatori della Virginia Tech Carilion School of Medicine hanno intervistato ragazzi di età compresa tra 12 e 17 anni ricoverati in ospedale dopo tentativi di suicidio intenzionali per overdose. Hanno scoperto che i tentativi di suicidio tendevano a verificarsi a tarda notte, mentre i ragazzi utilizzavano gli schermi o poco dopo.
«Dobbiamo essere consapevoli che l’accesso a tecnologie come Internet e i social media durante la notte, o per periodi illimitati con un monitoraggio minimo, aumenta il rischio di autolesionismo», ha affermato in una nota il dottor Timothy Ferrebee, uno degli autori dello studio.
Lo studio ha inoltre rilevato che spesso erano coinvolti sia farmaci con obbligo di ricetta che farmaci da banco, evidenziando che i genitori dovrebbero mettere al sicuro tutti i farmaci, non solo quelli con obbligo di ricetta.
I sospetti tentativi di suicidio tramite avvelenamento tra gli adolescenti sono aumentati di oltre il 30% tra il 2019 e il 2021, secondo quanto riportato dai Centers for Disease Control and Prevention. Tra i bambini di età compresa tra 10 e 12 anni, l’aumento è stato di oltre il 70%.
Suzanne Burdick
Ph.D.
© 29 ottobre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Questo articolo è stato aggiornato per chiarire che il bupropione (Wellbutrin) è un antidepressivo, ma non un SSRI. È un inibitore della ricaptazione della noradrenalina e della dopamina, o NDRI.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Gravidanza
Rischi incalcolabili: possibili effetti degli antidepressivi assunti durante la gravidanza sullo sviluppo del feto
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La ricerca dimostra che gli antidepressivi in gravidanza danneggiano lo sviluppo fetale
Un’analisi pubblicata dal Brownstone Institute ha esaminato come le organizzazioni mediche e i media tradizionali abbiano minimizzato le prove secondo cui gli antidepressivi assunti durante la gravidanza danneggiano il feto in via di sviluppo. L’autore, il dottor Peter Gøtzsche, co-fondatore della Cochrane Collaboration, ha riassunto i risultati presentati a un panel della Food and Drug Administration (FDA) statunitense, in cui gli esperti hanno lanciato l’allarme sui pericoli degli SSRI. Invece di riconoscere queste preoccupazioni, i principali gruppi medici hanno respinto le prove come parziali e hanno rassicurato il pubblico sulla sicurezza di questi farmaci.Lo sviluppo del cervello è a rischio
Studi sugli animali dimostrano che l’esposizione fetale agli SSRI interrompe lo sviluppo cerebrale e produce comportamenti dannosi a lungo termine. Questi includono ritardo delle capacità motorie, risposte anomale alla paura, ridotta capacità di provare piacere e maggiore vulnerabilità a depressione e ansia. Studi condotti sull’uomo hanno confermato questi risultati, rivelando un aumento dei rischi di aborto spontaneo, malformazioni congenite, basso peso alla nascita e ipertensione polmonare persistente. Ciò significa che l’uso di antidepressivi durante la gravidanza non è solo un problema a breve termine, ma ha effetti duraturi sullo sviluppo del bambino.I neonati spesso mostrano sintomi di astinenza
La ricerca ha anche rivelato che i neonati esposti agli SSRI nel grembo materno soffrono spesso di quella che i medici chiamano sindrome da astinenza neonatale. In uno studio, il 30% dei neonati esposti a questi farmaci ha mostrato sintomi quali nervosismo, pianto debole, scarso tono muscolare, difficoltà di alimentazione, convulsioni e difficoltà respiratorie. Questi problemi costringono molti neonati a essere ricoverati in terapia intensiva, rendendo i primi giorni di vita particolarmente difficili sia per la madre che per il bambino.I rischi di sviluppo a lungo termine sono significativi
La ricerca ha collegato l’esposizione prenatale agli antidepressivi a tassi più elevati di disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) infantile, disturbo dello spettro autistico e disturbi dell’umore in età adulta. Uno dei membri della FDA, il dottor Jay Gingrich, ha spiegato che i bambini esposti agli SSRI nel grembo materno sembravano normali all’inizio, ma che quando raggiungevano l’adolescenza, i loro tassi di depressione aumentavano drasticamente. Ciò è in linea con la ricerca sugli animali che dimostra che alterare la serotonina durante lo sviluppo fetale riprogramma l’amigdala, una regione del cervello responsabile della regolazione della paura e dell’umore.Sostieni Renovatio 21
I gruppi professionali hanno respinto gli avvertimenti sugli antidepressivi durante la gravidanza
L’American Psychiatric Association, l’American College of Obstetricians and Gynecologists e altre associazioni mediche hanno rilasciato dichiarazioni in cui respingevano gli avvertimenti del comitato della FDA. Sostenevano che la depressione non trattata fosse il vero rischio durante la gravidanza e sostenevano che gli antidepressivi fossero sicuri. Tuttavia, come ha sottolineato Gøtzsche, le meta-analisi di studi clinici controllati con placebo mostrano che i benefici degli antidepressivi sono così minimi da non avere alcuna rilevanza clinica. Ciò significa che l’argomentazione secondo cui “i rischi del non trattamento superano i rischi del trattamento” non regge se si considerano le prove.Gli antidepressivi interferiscono con lo sviluppo del cervello e del cuore
La serotonina svolge un ruolo chiave nello sviluppo cerebrale, guidando la crescita, la connessione e il funzionamento dei neuroni. Bloccando la ricaptazione della serotonina, gli SSRI modificano il modo in cui le cellule fetali utilizzano questo neurotrasmettitore durante le fasi chiave dello sviluppo. Questa interruzione aiuta a spiegare perché gli studi sugli animali riscontrino costantemente cambiamenti duraturi nelle funzioni e nel comportamento del cervello. In parole povere, alterare i livelli di serotonina durante la gravidanza modifica il cervello del bambino in modi che aumentano il rischio di problemi di salute mentale permanenti. Uno studio pubblicato su Communications Biology ha inoltre scoperto che l’uso di SSRI durante la gravidanza aumenta il rischio di difetti cardiaci congeniti nei neonati.Gli antidepressivi aumentano le nascite pretermine
Uno studio condotto da Kaiser Permanente su 82.170 donne in gravidanza ha rilevato che la consulenza psicologica ha ridotto il parto pretermine del 18%, mentre l’uso di antidepressivi lo ha aumentato del 31%. Maggiore è la dose di farmaco, maggiore è il rischio. Ciò significa che scegliere trattamenti non farmacologici, come la consulenza psicologica, non solo evita questi rischi, ma può anche migliorare i risultati sia per la madre che per il bambino.Iscriviti al canale Telegram ![]()
I conflitti di interesse all’interno della psichiatria e della medicina portano alla negazione sistemica
Gøtzsche ha descritto come i conflitti di interesse abbiano dato vita a un’“industria del dubbio” progettata per confondere il pubblico. Inondando il campo di studi parziali o mal progettati, i ricercatori con legami finanziari con l’industria farmaceutica creano incertezza e proteggono gli antidepressivi da un esame approfondito. Questo lascia le future mamme disinformate e vulnerabili, spesso convinte che questi farmaci siano sicuri quando prove concrete dimostrano il contrario.Gli esperti avvertono di un rischio senza precedenti
Durante l’udienza della FDA, il dottor Adam Urato ha riassunto la gravità del problema: «Mai prima nella storia dell’umanità abbiamo alterato chimicamente lo sviluppo dei bambini in questo modo, in particolare lo sviluppo del cervello fetale, e questo sta accadendo senza alcun reale preavviso pubblico». La sua affermazione coglie la portata del problema. La responsabilità di mettere in discussione i consigli medici standard non è mai stata così urgente. Conoscere i rischi ti dà la forza di cercare alternative più sicure per la salute mentale durante la gravidanza.Modi più sicuri per sostenere la salute mentale durante la gravidanza
La depressione durante la gravidanza è reale e spesso può risultare opprimente, quando mente e corpo stanno già lavorando a pieno ritmo per far crescere una nuova vita. La verità è che gli antidepressivi non risolvono la causa principale del problema: interferiscono con la serotonina e interferiscono con lo sviluppo del bambino. Invece di affidarsi ai farmaci, consiglio di adottare misure che nutrano il corpo, ripristinino l’energia e calmino il sistema nervoso in modo naturale. Non si tratta di soluzioni rapide, ma di soluzioni concrete che offrono a te e a tuo figlio una base più solida per la salute. 1. Nutri le tue cellule con vera energia: il tuo cervello funziona a carburante e se le tue cellule non producono abbastanza energia, tutto ne soffre, incluso l’umore. Suggerisco di aumentare l’assunzione di carboidrati facili da digerire come frutta e riso bianco. La maggior parte degli adulti ha bisogno di 250 grammi di carboidrati al giorno e, se sei attivo, ne hai bisogno ancora di più. Elimina gli oli vegetali e i cibi lavorati, ricchi di acido linoleico che inibisce la funzione mitocondriale e prosciuga le energie. Cucina invece con grassi saturi come burro, ghee o sego di animali allevati al pascolo. Quando le tue cellule sono ben nutrite, il tuo cervello funziona meglio e la tua resilienza emotiva migliora. 2. Correggere le carenze nutrizionali che influenzano l’umore: se sei depresso, è molto probabile che tu stia esaurendo i nutrienti chiave. Il magnesio è uno dei più importanti: aiuta a regolare lo stress e spesso si riscontra una carenza nelle persone depresse. Anche le vitamine del gruppo B svolgono un ruolo centrale. Una carenza di vitamina B3 scatena ansia, paranoia o aggressività, mentre una carenza di vitamina B1 porta a irritabilità, disturbi del sonno e confusione. Se la tua dieta non è sufficiente, aggiungi più alimenti ricchi di questi nutrienti o usa integratori di alta qualità. 3. Muoviti con delicatezza: l’esercizio fisico è un antidepressivo naturale. Se sei incinta, scegli attività a bassa intensità come yoga, nuoto o camminate all’aria aperta. Questi movimenti migliorano la circolazione, equilibrano gli ormoni e rilasciano sostanze chimiche nel cervello che migliorano l’umore. Considera ogni passo come un piccolo aiuto per la tua salute mentale. Monitorare i tuoi progressi, anche annotando i minuti di cammino percorsi ogni giorno, ti aiuta a vedere quanta strada hai fatto e ad aumentare la fiducia in te stesso e a continuare ad andare avanti. 4. Trascorri del tempo all’aperto alla luce naturale: la luce del sole è una medicina gratuita per la tua mente. Quando esponi la pelle al sole, produci vitamina D, che è strettamente correlata a tassi più bassi di depressione. Punta a un intervallo compreso tra 60 e 80 nanogrammi per millilitro (150-200 nanomoli per litro in Europa) e controlla regolarmente i tuoi livelli per sapere se sei nella zona giusta. La luce solare ha anche un profondo impatto sulla salute mentale, oltre alla vitamina D, influenzando anche le endorfine e l’energia mitocondriale. Se la vostra dieta è ricca di oli vegetali, evitate per ora il sole di mezzogiorno e iniziate con la luce del mattino presto o del tardo pomeriggio per evitare danni alla pelle. Nel tempo, eliminando gli oli vegetali nocivi dalla dieta per almeno sei mesi, la pelle diventa più resistente. La luce del mattino resetta anche il tuo orologio biologico, facilitando il sonno notturno. 5. Dai priorità a un sonno ristoratore e a un rilascio di stress: il sonno è il momento in cui il cervello si resetta e, se non lo fai a sufficienza, il tuo umore precipita. Esci entro 30 minuti dal risveglio per stabilizzare il tuo ritmo circadiano, quindi crea una routine rilassante per andare a dormire che ti permetta di addormentarti e rimanere addormentato nel buio più totale. Riduci la luce blu la sera e abbassa le luci al tramonto. Per gestire lo stress durante il giorno, pratica la respirazione profonda, la meditazione o le Tecniche di Liberazione Emotiva. Questi metodi calmano il sistema nervoso e impediscono agli ormoni dello stress di sopraffare il cervello. Quando passi dall’intorpidire i sintomi con i farmaci al rifornire il tuo corpo di nutrienti, bilanciando le sostanze nutritive, muovendoti e riposando, dai a te stessa e al tuo bambino le maggiori possibilità di un esito positivo. (…)Aiuta Renovatio 21
Domande frequenti sugli antidepressivi durante la gravidanza
D: Gli antidepressivi sono sicuri da usare durante la gravidanza? R: No. Le prove dimostrano che gli antidepressivi, in particolare gli SSRI, interrompono lo sviluppo cerebrale fetale e aumentano il rischio di aborto spontaneo, basso peso alla nascita, parto pretermine e problemi a lungo termine come ADHD, autismo e depressione. D: Quali tipi di problemi devono affrontare i bambini esposti agli antidepressivi nel grembo materno al momento della nascita? R: I neonati sviluppano frequentemente sintomi di astinenza neonatale, tra cui nervosismo, debolezza del tono muscolare, difficoltà di alimentazione, convulsioni e difficoltà respiratorie. Uno studio ha rilevato che il 30% dei neonati esposti agli SSRI ha sofferto di questi sintomi. D: In che modo l’alterazione della serotonina danneggia lo sviluppo fetale? R: La serotonina è essenziale per guidare la crescita e la connessione delle cellule cerebrali di un bambino. Gli antidepressivi bloccano la ricaptazione della serotonina, interferendo con questo processo. Questo modifica il cervello in modi che aumentano il rischio di problemi di salute mentale in età adulta. D: Perché le organizzazioni mediche insistono sul fatto che gli antidepressivi sono sicuri durante la gravidanza? R: Gruppi come l’American Psychiatric Association e l’American College of Obstetricians and Gynecologists sostengono che la depressione non trattata sia più pericolosa. Tuttavia, meta-analisi di studi clinici controllati con placebo mostrano che gli antidepressivi forniscono benefici minimi, troppo esigui per compensare i rischi. D: Quali sono le alternative più sicure per gestire la depressione durante la gravidanza? R: I passaggi che affrontano le cause profonde includono: mangiare una quantità sufficiente di carboidrati facili da digerire, correggere le carenze nutrizionali, mantenersi fisicamente attivi con esercizi leggeri, trascorrere del tempo alla luce del sole, migliorare il sonno e praticare tecniche di riduzione dello stress come le tecniche di liberazione emotiva. Dottor Joseph Mercola Pubblicato originariamente da Mercola. I punti di vista e le opinioni espressi in questo articolo sono quelli degli autori e non riflettono necessariamente le opinioni di Children’s Health Defense.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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