Geopolitica
Falliscono i colloqui Siria-Israele

I negoziati tra Israele e Siria hanno subito un «ostacolo dell’ultimo minuto» a causa della richiesta israeliana di stabilire un corridoio sicuro in territorio siriano. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti.
Israele aveva proposto l’apertura di un «corridoio umanitario» verso la provincia di Sweida per fornire aiuti, ma Damasco ha rifiutato, considerandola una violazione della sovranità nazionale, ha riportato Reuters venerdì. Le forze israeliane hanno occupato la Siria meridionale dopo la caduta del governo di Bashar Assad a dicembre.
Fonti siriane e statunitensi hanno indicato che la richiesta di Gerusalemme Ovest ha fatto naufragare l’accordo.
Venerdì mattina, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato l’avvio dei colloqui tra i due Paesi. «Le vittorie di Israele sull’asse terroristico iraniano hanno aperto possibilità di pace impensabili due anni fa. Prendiamo la Siria: oggi abbiamo avviato seri negoziati con il nuovo governo siriano», ha dichiarato il premier dello Stato Giudaico.
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Nelle ultime settimane, Damasco e Gerusalemme Ovest erano vicine a un’intesa sui punti principali di un accordo, dopo mesi di trattative mediate dagli Stati Uniti. L’inviato speciale USA per la Siria, Tom Barrack, aveva dichiarato martedì che le parti erano prossime a un accordo di «de-escalation».
Secondo i termini proposti, Israele avrebbe interrotto i suoi attacchi, mentre la Siria si sarebbe impegnata a non dispiegare macchinari o equipaggiamenti pesanti vicino al confine israeliano. Una zona demilitarizzata avrebbe incluso la provincia di Sweida, dove centinaia di drusi sono stati uccisi negli ultimi mesi.
I negoziati si svolgono mentre il presidente ad interim siriano, Ahmed al-Sharaa (precedentemente noto come il terrorista jihaddista al-Jolani, che ha guidato la rimozione di Assad, ha compiuto una visita storica a New York per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Al-Jolani ha espresso la speranza di raggiungere un accordo di sicurezza, sottolineando che Damasco non sta «creando problemi a Israele». «Siamo noi ad avere paura di Israele, non il contrario», ha affermato.
Sharaa-Jolani ha anche ridimensionato le possibilità di un accordo storico che preveda il riconoscimento di Israele da parte della Siria.
Lo Stato Ebraico, che ospita una minoranza drusa di 120.000 persone i cui uomini servono nell’esercito israeliano, ha dichiarato di voler proteggere i drusi in Siria, giustificando i suoi attacchi militari con la necessità di difenderli.
Come riportato da Renovatio 21, Israele arma e finanziai combattenti drusi nella Siria meridionale.
Come riportato da Renovatio 21, ad agosto era stato riportato che Siria ed Israele stavano tenendo colloqui inediti a Parigi, mediati dagli Stati Uniti. Due mesi fa al-Jolani aveva lasciato capire che potrebbe rinunciare alla rivendicazione di sovranità del Paese sulle alture del Golan occupate da Israele in cambio della normalizzazione dei rapporti con lo Stato Ebraico.
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Immagine di Israel Defense Forces via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Lavrov all’ONU parla di rinazificazione tedesca: «hanno lo stesso obiettivo di Hitler»

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Geopolitica
La Cina testerà la rotta rapida artica verso l’Europa

La Cina si appresta a inaugurare una nuova rotta marittima lungo la costa settentrionale russa, attraverso l’Artico, diretta verso l’Europa. Lo riporta Politico.
La Rotta del Mare del Nord (NSR), che si snoda per migliaia di chilometri nelle acque artiche lungo la costa settentrionale della Russia, è diventata più praticabile grazie allo scioglimento dei ghiacci marini ed è stata accolta a Mosca come un’opportunità per nuovi progetti internazionali.
Il 20 settembre, la Cina invierà la nave portacontainer Istanbul Bridge, accompagnata da rompighiaccio, per un viaggio di 18 giorni dal porto di Ningbo-Zhoushan a Felixstowe, nel Regno Unito. Questa rotta è notevolmente più veloce rispetto alle tratte tradizionali, che richiedono circa 40 giorni attraverso il Canale di Suez, 50 giorni passando per il Capo di Buona Speranza, all’estremità meridionale dell’Africa, e circa 25 giorni tramite le ferrovie eurasiatiche.
«L’Artico è la prima regione in cui il cambiamento climatico sta ridefinendo la mappa geopolitica», ha dichiarato a Politico Malte Humpert dell’Arctic Institute, sottolineando che la regione sta «modificando le dinamiche geopolitiche grazie alle risorse e all’accesso alle rotte di navigazione».
Humpert ha osservato che, nonostante la maggior parte del commercio globale passi ancora attraverso il Canale di Suez, il Mediterraneo e Singapore, l’Artico potrebbe presto diventare un’alternativa, con un percorso più breve di circa il 40% e «molta meno incertezza geopolitica».
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Queste osservazioni arrivano in un contesto in cui rotte tradizionali come il Canale di Suez affrontano problemi come l’aumento della pirateria vicino al Corno d’Africa e attacchi con missili e droni nel Mar Rosso, spingendo alcune navi a deviare verso l’Africa.
La Russia ha più volte sollecitato una cooperazione internazionale per lo sviluppo dell’Artico. All’inizio di quest’anno, il presidente russo Vladimir Putin ha illustrato gli obiettivi per la regione, tra cui rendere la Rotta del Mare del Nord un elemento chiave del Corridoio di Trasporto Transartico e incrementare i volumi di carico a 70-100 milioni di tonnellate entro la fine del decennio.
Putin ha anche annunciato piani per garantire la navigazione tutto l’anno, supportata dall’esclusiva flotta di rompighiaccio nucleari russi, oltre a espandere i porti esistenti, come Murmansk, e costruirne di nuovi lungo la rotta, sottolineando le enormi opportunità di estrazione di petrolio, gas, metalli e terre rare nell’Artico, promuovendo joint venture con partner stranieri come Cina, India, Emirati Arabi Uniti e altri. Putin si è anche impegnato a sviluppare le città artiche e a incentivare il turismo nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Tony Blair in lizza per governare Gaza

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