Geopolitica
Ennesimo capolavoro di Putin: nel giorno in cui gli USA dicevano avrebbe invaso l’Ucraina, smobilita tutto

Nel giorno in cui – aveva assicurato Biden – Putin doveva invadere l’Ucraina, i tank russi lasciano il confine.
La disfatta della comunicazione guerrafondaia della politica e dei media di Washington è evidente sino al ridicolo.
Una volta di più, ecco che i guerrafondai occidentali sono stati giocati dallo scacchista di Mosca.
I russi hanno diffuso un video in cui i tank schierati al confine vengono rispediti altrove per via ferroviaria.
Si tratta di immagini incruente che, nella loro composta solennità marziale, in realtà demoliscono l’intero edificio della guerra occidentale.
#Видео Погрузка на железнодорожный транспорт для убытия в пункты постоянной дислокации подразделений Южного военного округа.#Минобороны #АрмияРоссии #ЮВО pic.twitter.com/p60Ww2gZKK
— Минобороны России (@mod_russia) February 15, 2022
Vi è, in questo video, una manovra geopolitico-militare di sottigliezza epica.
Chi tamburellava per la guerra, magari termonucleare, è reso impotente, è umiliato. Come aveva dichiarato l’ex deputata americana Tulsi Gabbard, l’intero Complesso Militare-Industriale americano, e i politici che ha nel taschino, speravano con ardore che la Russia invadesse l’Ucraina. Sono rimasti con nulla.
In attesa che crolli anche la narrazione pandemica, una narrazione fasulla è cascata – e con essa la farsa del countdown all’invasione.
Al conto alla rovescia prima della guerra, con tanto di data precisa, hanno poi partecipato tutti – il senile presidente USA incluso, che aveva comunicato l’imminenza dell’invasione agli alleati. A soffiare sul fuoco pubblicamente c’era, soprattutto, Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, che aveva assicurato che l’invasione sarebbe arrivata prima della fine delle Olimpiadi (20 febbraio), e che quindi i cittadini statunitensi avrebbero dovuto lasciare l’Ucraina.
Il Sullivan è emerso in queste ore, sarebbe coinvolto nelle recenti accuse di spionaggio contro il candidato e il presidente Trump, che fu accusato di essere colluso con la Russia.
La Russia, insomma, ritorna sempre: gli angloamericani, per delle questioni mai del tutto approfondite, ne sono ossessionati – da secoli. Nel caso delle recenti tensioni ucraine, l’ex ministro degli Esteri di Vienna Karin Kneissl ha puntato il dito su Londra come fomentatrice dell’escalation. Lo stesso ha fatto il presidente croato Zoran Milanovic.
Nonostante l’ipotesi fosse scartata e derisa perfino dai vertici ucraini, la storia del 16 febbraio come data di invasione era stata diffusa a piene mani dagli americani, inducendo la portavoce degli Esteri di Mosca Maria Zakharova a parlare di «russofobia psichedelica».
Bloomberg aveva addirittura titolato «per errore» con le parole «la Russia invade l’Ucraina». Come riportato da Renovatio 21, si tratta della testata fondata da quel Michael Bloomberg è stato appena cooptato del Comitato di Innovazione del Pentagono.
Sta circolando in rete un brano tratto da un episodio del cartone I Griffin che descrive piuttosto bene quello che sta è accaduto.
La capacità strategica di Putin – che ricordiamo sta sfidando la più grande forza militare della storia umana, la NATO – è stata semplicemente magistrale, insuperata.
Ancora una volta, Putin ha dimostrato la sua superba lucidità.
Di più: egli ha confermato, come tante volte in questi decenni, il suo ruolo di «garante di Westphalia», ultimo difensore del sistema di relazioni tra Stati che gli americani, con i loro «interventi umanitari» e più sotto con i golpe e le «rivoluzioni colorate», paiono non comprendere.
Torna alla mente uno strano, incredibile omaggio che comparve su un ponte di Nuova York anni fa, negli ultimi mesi della presidenza di Barack Obama – personaggio che Putin superò pubblicamente in tattica, intelligenza e spirito, scatenandone l’odio. Si era all’altezza dell’intervento risolutore della Russia nella Siria devastata dall’ISIS (e da altre sigle terroriste fiancheggiate da CIA e Pentagono).
«Peacemaker» diceva lo striscione issato da anonimi sul ponte di Manhattan. «Pacificatore».
A giant banner of Vladimir Putin a Peacemaker was draped over the Manhattan Bridge#Russia #Putin#NewYork pic.twitter.com/MdBa25nEh7
— Scott’s Humor (@ScottsHumor) October 6, 2016
Proprio così. Putin uomo della Pace.
Nessuno può, a questo punto, avere dubbi.
Immagine screenshot da Twitter
Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un «crimine atroce» e un «atto di aggressione», mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq — War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha. An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources. Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5 — Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region” pic.twitter.com/dKHnqEHNqN — Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America». «Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me». Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE». Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio». La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».( @realDonaldTrump – Truth Social Post ) ( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )
This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW — Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF — ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta

La Russia non ha intenzione di vendicarsi dei paesi occidentali che hanno interrotto i rapporti e fatto pressioni su Mosca a causa del conflitto in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Intervenendo lunedì all’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca, Lavrov ha sottolineato che la Russia non intende «vendicarsi o sfogare la propria rabbia» sulle aziende che hanno deciso di sostenere i governi occidentali nel loro tentativo di sostenere Kiev e imporre sanzioni economiche a Mosca, aggiungendo che l’ostilità è generalmente «una cattiva consigliera».
«Quando i nostri ex partner occidentali torneranno in sé… non li respingeremo. Ma… terremo conto che, essendo fuggiti su ordine dei loro leader politici, si sono dimostrati inaffidabili», ha affermato il ministro.
Secondo Lavrov, qualsiasi futuro accesso al mercato dipenderà anche dalla possibilità che le aziende rappresentino un rischio per i settori vitali per l’economia e la sicurezza della Russia.
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Il ministro ha sottolineato che la Russia è aperta alla cooperazione e non ha alcuna intenzione di isolarsi. «Viviamo su un piccolo pianeta. Costruire i muri di Berlino è stato in stile occidentale… Non vogliamo costruire alcun muro», ha affermato, riferendosi al simbolo della Guerra Fredda che ha diviso la capitale tedesca dal 1961 al 1989.
«Vogliamo lavorare onestamente e se i nostri partner sono pronti a fare lo stesso sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, siamo aperti al dialogo con tutti», ha affermato, indicando il vertice in Alaska tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense, Donald Trump, come esempio di impegno costruttivo.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha dichiarato sabato che le aziende occidentali sarebbero state benvenute se non avessero sostenuto l’esercito ucraino e avessero rispettato gli obblighi nei confronti dello Stato e del personale russo, tra cui il pagamento degli stipendi dovuti.
Questo mese Putin ha anche respinto l’isolazionismo, sottolineando che la Russia vorrebbe evitare di chiudersi in un «guscio nazionale», poiché ciò danneggerebbe la competitività. «Non abbiamo mai respinto o espulso nessuno. Chi vuole rientrare è il benvenuto», ha aggiunto.
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