Bizzarria
Donna colpita da meteorite mentre beve il caffè
Una donna in Francia è stata colpita da un minuscolo pezzo di meteorite mentre chiacchierava con un amico davanti a una tazza di caffè. Lo riporta il giornale locale alsaziano Les Dernières Nouvelles d’Alsace (DNA)
«Ho sentito un grande “Poom” provenire dal tetto accanto a noi», ha detto la donna, che non è stata identificata per nome. «Nel secondo che è seguito, ho sentito una scossa nelle costole. Ho pensato che fosse un animale, un pipistrello!»
Se confermata, sarebbe sopravvissuta a un evento estremamente raro. Secondo alcuni calcoli, le probabilità di essere colpiti da una meteora sono all’incirca quelle di vincere due volte alla lotteria, o di lanciare una moneta e farla uscire testa 44 volte di fila.
Ciò nonostante circa 48,5 tonnellate di materiale meteoritico cadano sulla Terra ogni giorno, secondo la NASA, la maggior parte dei quali atterra negli oceani o in altre aree disabitate.
Dopo che il microasteroide è rimbalzato sulla malcapitata donna, è stato preso in custodia dal geologo Thierry Rebmann, che ha scoperto che conteneva una miscela di ferro e silicio, il che significa che potrebbe davvero essere un meteorite.
«È molto raro, nei nostri ambienti temperati, trovarli», ha detto il professor Rebmann a DNA. «Si fondono con altri elementi. Invece, in un ambiente desertico, possiamo trovarli più facilmente».
Ci sono state solo pochissime segnalazioni di persone colpite da meteoriti nel corso della storia. Nel 1954, una donna Alamba fu colpita da un meteorite rimbalzante di nove libbre che si schiantò contro il suo soffitto, lasciando un profondo livido.
L’incidente è spesso citato come l’unico esempio confermato di un essere umano colpito direttamente da una roccia spaziale nella storia.
Per quanto concerne gli animali, c’è un una morte documentata, quella di una mucca venezuelana uccisa da un sasso proveniente dall’abisso celeste nel 1972,
Come riportato da Renovatio 21, meteoriti hanno preso di mira anche il miglior amico dell’uomo: un asteroide avrebbe distrutto la cuccia di Roky, uno sfortunato pastore tedesco, cagionando un buco di 20 centimetri sul tettuccio. Il canide ha avuto la sua casetta distrutta, ma è sopravvissuto.
La casta d’aste Christie’s ha venduto la cuccia devastata dall’oggetto spaziale per quasi 50 mila dollari. Christie’s aveva già venduto nel 2007 una cassetta delle lettere danneggiata da corpo celeste per 83.000 dollari. Nel 2016 aveva venduto pure il meteorite che aveva ucciso la mucca, totalizzando 7.100 dollari.
Non paghi, gli asteroidi – che ora pure si fregiano di nomi papali – minacciano di rovinare la festa di San Valentino 2046.
Bizzarria
Adolf Hitler vince ma cambia nome
Adolf Hitler Uunona, 59 anni, consigliere regionale namibiano da venti anni in carica, ha annunciato che rinuncerà ufficialmente al secondo nome «Hitler» dopo essere stato rieletto per il quinto mandato consecutivo nel distretto di Ompundja (regione di Oshana).
Membro del partito al potere Swapo, Uunona ha sempre goduto di un largo consenso locale nonostante il nome che, a livello internazionale, genera inevitabilmente sconcerto. Gli elettori della sua circoscrizione lo hanno costantemente premiato per il suo impegno nella lotta anti-apartheid e per i risultati concreti ottenuti sul territorio.
«Ho già provveduto a cancellare “Hitler” dai miei documenti ufficiali», ha dichiarato ai media namibiani. «D’ora in poi voglio essere chiamato semplicemente Adolf Uunona».
Il lettore di Renovatio 21 sa che la faccenda dell’Hitler negro è risalente.
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L’ex Hitler ha spiegato che ilpadre gli impose quel nome decenni fa senza conoscerne il peso storico né i crimini associati al dittatore nazista; per lui, all’epoca, era semplicemente un nome tedesco abbastanza diffuso nell’ex colonia dell’Africa sud-occidentale tedesca (1884-1915). Solo crescendo il consigliere prese coscienza del macabro retaggio e cominciò a dissociarsene pubblicamente.
«Ho sempre chiarito di non condividere in alcun modo l’ideologia nazista», ha ribadito il già Hitler. «Il mio impegno politico è radicato nella liberazione della Namibia e nello sviluppo delle nostre comunità rurali». In privato, familiari e collaboratori lo chiamano da tempo soltanto «Adolf», un’abitudine che ora desidera estendere a ogni contesto ufficiale.
Il caso richiama la complessa eredità coloniale tedesca in Namibia, dove nomi di origine teutonica restano relativamente comuni. Proprio in quel periodo (1904-1908) le truppe tedesche perpetrarono il genocidio degli Herero e dei Nama, un capitolo storico ancora poco noto a livello globale. Tuttavia, il fatto che esistano nel Paese africani bambini chiamati come il famigerato dittatore nazionalsocialista prova che forse la storia degli orrori coloniali non è esattamente conosciuta, o sentita, dalle popolazioni indigine.
Nonostante l’attenzione mediatica internazionale, lo Hitler namibiano continua a dominare le urne: nelle recenti elezioni locali ha nuovamente stravinto a Ompundja con un margine schiacciante. Per i suoi elettori, il curriculum di vent’anni di servizio concreto – strade, acqua, scuole e sostegno alle famiglie – pesa infinitamente più di un nome che il consigliere ha deciso di lasciarsi definitivamente alle spalle.
Renovatio 21 ritiene che si tratti di un caso in cui qualcuno potrebbe gridare alla frode elettorale: uno vota Hitler, e poi si trova uno qualsiasi, anzi un Uunona. È giusto?
Il cittadino sincero-democratico deve porsi a questo punto la domanda: se la democrazia vuole Hitler, perché toglierlo? Cioè, non è che lo si toglie, semplicemente, gli si cambia nome…
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Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo
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Arte
Bibita col DNA di Ozzy Osbourne disponibile con pagamento a rate
Una nuova partnership kitsch tra John «Ozzy» Osbourne e Liquid Death, il marchio di acqua in lattina, ha lanciato sul mercato una serie limitata di lattine di tè freddo infuso con il DNA del «reverendo rock».
Ovviamente il prodotto è andato subito a ruba ed è esaurito. Le lattine sono state tutte tracannate e schiacciate da Osbourne in persona, lasciando «tracce di DNA della sua saliva che ora potete possedere», secondo il sito web di Liquid Death.
Ma diciamoci la verità, non si compra lo scarto salivare di una rockstar per dissetarsi: lo si compra per fare necro-collezionismo probabilmente. Le leggende attorno al personaggio sono molteplici: si diceva che Ozzy fosse un mutante genetico, capace di resistere a secchiate di droga, alla rabbia per aver morso un pipistrello vivo e a un incidente quasi mortale in quad.
«Ozzy Osbourne è 1 su 1», recita il testo pubblicitario del sito, «ma stiamo vendendo il suo vero DNA così potrete riciclarlo per sempre».
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Ogni lattina viene consegnata in un «barattolo per campioni sigillato in laboratorio», etichettato con il nome del donatore, il numero del campione (su dieci) e la data del prelievo. Ozzy ha persino firmato il contenitore, apparentemente dando un assegno in bianco per qualsiasi futura clonazione.
«Ora, quando la tecnologia e la legge federale lo consentiranno, potrete replicare Ozzy Osbourne e godervi la sua musica per centinaia di anni nel futuro», si legge sul sito web. I pezzi disponibili sono solo 10 e sono stati venduti a 450 dollari ciascuno, anche in comode rate.
Vista la rarità del prodotto, il «bagarinaggio online» non poteva mancare: su eBay ce ne sono state due in vendita, ciascuna a migliaia di dollari.
Sui social media, i fan erano entusiasti della partnership di Ozzy con il suo brand, anche se il prezzo ha fatto storcere il naso a qualcuno. «Accidenti, avrei dovuto salvare il tuo DNA quando mi hai sputato addosso nell’84 durante un concerto alla LB Arena», ha scritto un fan su X.
Ozzy Osbourne, che da giovane sul palco aveva pure mangiato un pipistrello, è perito quattro mesi fa. Il fatto che fosse stato iniettato col vaccino COVID, che ci dicono venire da un chirottero di Wuhano, lo rende in qualche modo un personaggio simbolico della pandemica, e non solo di quella: alcuni hanno ipotizzato che la morte, avvenuta dopo una «lunga battaglia» (in genere dicono per qualche ragione così) contro il morbo di Parkinson, potrebbe costituire un caso di eutanasia.
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Carlos Varela via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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