Guerra cibernetica
Bot di propaganda ucraina invadono la rete occidentale: studio australiano
L’Università di Adelaide ha pubblicato uno studio sulla frenesia del sostegno all’Ucraina nel discorso occidentale.
Secondo i risultati della ricerca australiana, il 60% dei 5,2 milioni di tweet sui social media dal 23 febbraio all’8 marzo sono stati condivisi da account falsi, il 90% dei quali pro-Ucraina.
Picchi di attività si sono verificati in alcuni momenti della guerra, come la cattura russa di Kherson o la presa della centrale nucleare di Zaporiggia .
Gli account identificati erano prevalentemente in lingua inglese, sospettati di essere rivolti al pubblico occidentale, ma c’erano anche bot in lingua russa rivolti ai russofoni in Ucraina.
I bot hanno anche diffuso una serie di bufale sul cosiddetto «fantasma di Kiev», un presunto pilota di caccia ucraino che ha abbattuto 40 jet russi all’inizio dell’operazione contro Kiev. Sembrerebbe, in tutto e per tutto, un’operazione delle forze antirusse del tutto speculare a quella di cui hanno per anni accusato la Russia con la storia dell’interferenza elettorale nelle elezioni 2016 e oltre, il lavoro della fantomatiche Internet Research Agency di San Pietroburgo.
Come riportato da Renovatio 21, sia il Cyber Command degli USA che il GCHQ britannico – servizi militari e civili di guerra cibernetica – hanno ammesso di condurre operazioni informatiche contro Mosca.
L’articolo rileva anche un’organizzazione sospetta nota come «North Atlantic Fellas Organization» (NAFO), che secondo il rapporto è stata determinante sui social media nel prevenire la copertura da parte della CBS dell’uso ucraino di aree civili per condurre le loro operazioni militari nonché il rapporto di Amnesty International riguardo lo stesso argomento.
La testata britannica The Economist ha etichettato la NAFO come una «guerra dell’informazione di notevole successo».
Uno dei ricercatori, Joshua Watt, afferma: «In passato, le guerre sono state combattute principalmente fisicamente, con eserciti, aviazione e operazioni navali come forme primarie di combattimento. Tuttavia, i social media hanno creato un nuovo ambiente in cui l’opinione pubblica può essere manipolata su larga scala».
Gli utenti di Twitter potrebbero notare che i post critici nei confronti della NAFO ricevono centinaia di risposte da account che sostanzialmente sembrano tutti uguali. Che siano letteralmente robot o semplicemente gestiti in stanze piene di «guerrieri» dei social media in Ucraina, non ha importanza: è fondamentale, invece, realizzare che siamo davvero dentro ad una guerra dell’informazione.
Cioè avviene anche ad un macrolivello, sempre più spudorato, con la censura algoritmica delle grandi società tecnologiche – della quale è stata vittima anche Renovatio 21, che ha portato la questione in tribunale.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio conflitto Facebook, apparentemente contro i suoi invincibili e sempre cangianti «Standard della Comunità», aveva cominciato a consentire post che incitavano alla violenza contro i russi e elogiano il battaglione neonazista Azov. Facebook è arrivato a chiudere l’account di una delegazione diplomatica russa, quella per il controllo delle armi sita a Vienna. La società dello Zuckerbergo fu pubblicamente ringraziata dal presidente ucraino Zelens’skyj per l’aiuto nello «spazio informativo».
Dice uno scrittore inglese in una famosa favola adulta: «Tutti gli animali sono uguali, però alcuni sono più uguali degli altri».
Guerra cibernetica
Il blackout di Amazon mette offline importanti siti web
Un guasto ad Amazon Web Services (AWS) ha provocato disagi generalizzati a siti web e servizi online, colpendo piattaforme che includono streaming, servizi bancari, comunicazioni e media.
Il problema, verificatosi lunedì, ha coinvolto diverse grandi aziende, tra cui la piattaforma di Amazon, la piattaforma di intrattenimento in streaming Disney+, Lloyds Bank, l’app di trasporto Lyft, il New York Times, il forum Reddit e il celeberrimo (dopo la pandemia) servizio di teleconferenze Zoom.
AWS ha comunicato di aver rilevato «un incremento dei tassi di errore e delle latenze» su vari servizi, sottolineando di essere al lavoro «su più fronti paralleli per accelerare il ripristino». L’azienda ha successivamente riportato «progressi significativi» e promesso ulteriori aggiornamenti.
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Il fornitore di servizi cloud ha individuato l’origine del problema in una specifica parte della sua infrastruttura che serve la costa orientale degli Stati Uniti, senza però chiarire immediatamente le cause.
Un’interruzione simile su vasta scala si era verificata a luglio 2024, quando un aggiornamento software dell’azienda di sicurezza informatica CrowdStrike aveva causato crash globali dei sistemi Microsoft Windows.
Elon Musk si è vantato del fatto che la sua piattaforma social, X, è invece resistita al blackouto. «X funziona» ha twittato laconicamente ed ironicamente il miliardario, che con Jeff Bezos di Amazon ha una rivalità anche sul lato di industria spaziale.
𝕏 works
— Elon Musk (@elonmusk) October 20, 2025
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La scorsa primavera a subire un’interruzione delle comunicazioni, un mese dopo aver visto un enorme blackout elettrico, fu il Regno di Spagna.
Un collasso delle grandi piattaforme internet di Meta si registrò nel marzo 2024, con alcuni che dettero la colpa ai miliziani Houthi che avrebbero tagliato i cavi del Mar Rosso.
Come riportato da Renovatio 21, già tre anni fa si era registrato un aumento delle interruzioni dell’internet in tutto il globo.
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Cina
La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico
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Guerra cibernetica
Aeroporti nordamericani hackerati con messaggi pro-Hamas
Messaggi che elogiavano Hamas e attaccavano alti funzionari americani e israeliani sono stati trasmessi tramite sistemi di diffusione sonora e visualizzati su schermi digitali in tre aeroporti canadesi e uno statunitense lo scorso martedì. Lo ha riportato la stampa locale.
Le autorità hanno avviato indagini su quello che appare come un attacco informatico coordinato.
L’attacco hacker avrebbe colpito i display informativi e i sistemi audio di due aeroporti nella Columbia Britannica, l’aeroporto internazionale di Windsor in Ontario e l’aeroporto internazionale di Harrisburg in Pennsylvania.
Dear @realDonaldTrump,
Canada’s Kelowna airport had a serious security breach. Hacked with Hаmаs propaganda.
Mark Carney won’t stand up to the Muslim Brotherhood, but will stand up for them.
🇨🇦 is a security threat to the world.
Thank you for your attention to this matter. pic.twitter.com/hm0DyMd3Nx
— dahlia kurtz ✡︎ דליה קורץ (@DahliaKurtz) October 15, 2025
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Le immagini dei display aeroportuali, diffuse dai notiziari locali, mostravano il messaggio «Israele ha perso la guerra, Hamas ha vinto con onore», insieme a una dichiarazione offensiva contro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Sullo schermo è apparsa anche la firma digitale «Hackerato da Mutarrif Siberislam». Le trasmissioni audio includevano, secondo quanto riferito, slogan pro-palestinesi come «Palestina libera» e insulti rivolti sia a Trump che al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Le autorità dell’aeroporto di Kelowna hanno confermato l’incidente, spiegando che una terza parte aveva avuto accesso sia agli schermi informativi sui voli sia al sistema di diffusione sonora. Un portavoce dell’aeroporto internazionale di Victoria ha precisato che solo il sistema audio dell’aeroporto era stato compromesso.
Transport Canada ha dichiarato di essere a conoscenza degli attacchi, incluso un ulteriore incidente all’aeroporto internazionale di Windsor.
Le autorità di Harrisburg hanno confermato che l’episodio è sotto indagine da parte di funzionari locali, statali e federali.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il sistema dell’aviazione canadese fu oggetto di un misterioso attacco hacker che lo paralizzò totalmente, poco dopo che uno stop fosse dato agli aerei delle Filippine e un «problema tecnico» (questa la versione ufficiale) mettesse a terra tutti gli aerei USA, evento che non ha avuto precedenti se non nelle ore dopo l’attentato dell’11 settembre 2001. In quel caso, alcuni ipotizzarono un attacco di hacking di tipo ransomware, con riscatto pagato in bitcoin, il cui valore, in quelle ore, di fatto aumentò.
Come riportato da Renovatio 21, un attacco hacker ha colpito il mese scorso anche grandi aeroporti europei.
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Immagine screenshot da Twitter
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