Spirito
Birmania, Natale di sangue per i cattolici Karen

Nessuna tregua di Dio per l’etnia Karen: il 24 dicembre 2021, poche ore prima della festa di Natale, trentacinque civili, tutti cattolici, sono stati bruciati vivi nel villaggio di Mo So, nello stato di Kayah, a est del Myanmar.
Questi oppositori accusano Tatmadaw – il nome usato dall’esercito birmano – di essere responsabile di questo atto barbarico: anche quest’ultimo ammette i fatti, sostenendo che si trattava di punire i «terroristi».
Poche ore prima della festa di Natale, trentacinque civili, tutti cattolici, sono stati bruciati vivi nel villaggio di Mo So, nello stato di Kayah, a est del Myanmar
A questi, bisogna aggiungere due operatori birmani che hanno collaborato con l’ONG internazionale Save the Children: la tesi delle rappresaglie militari contro presunti terroristi non sta in piedi… Come ha appreso l’agenzia Fides da una fonte attendibile, i soldati hanno dato il permesso ai parenti delle vittime per entrare nell’area e recuperare i corpi, tutti carbonizzati.
Il funerale era un semplice rito funebre guidato da catechisti, senza sacerdote né messa, poiché Tatmadaw non ha permesso nemmeno al parroco locale di raggiungere il villaggio. La maggior parte dei civili uccisi appartiene all’etnia Karenni – o Karen – etnia principale del Kayah, di fede cattolica, in un Paese per il 90% buddista.
Clément, laico cattolico presente alla cerimonia funebre, ha raccontato a Fides: «Siamo tutti tristi, spaventati, scioccati. Questa è vera crudeltà. Erano persone innocenti in fuga dai combattimenti. Questo tipo di attacco è atroce e disumano. C’è una totale perdita di coscienza tra i militari».
Secondo diverse fonti di informazione incrociate da Le Monde, la strage è avvenuta dopo aver combattuto per un’ora tra soldati del regime e combattenti del KNDF, nei pressi del villaggio di Mo So. Secondo quanto riferito, diverse dozzine di abitanti del villaggio sono state arrestate dai soldati che hanno legato loro le mani e li hanno accatastati in una mezza dozzina di veicoli che hanno poi dato alle fiamme.
Quattro membri delle Guardie di frontiera, che sono comunque unità filo-regime, ma con una componente etnica vicina ai gruppi ribelli, hanno avuto il coraggio di supplicare i soldati di risparmiare i civili, senza successo: sono stati giustiziati con un colpo alla testa, secondo i combattenti della KNDF.
Una strage che ha scosso l’intera Chiesa in Myanmar: appresa la notizia, il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Rangoon e principale dignitario cattolico del Paese, ha parlato di «atrocità straziante e orribile», invocando un cessate il fuoco e la fine della guerra civile.
L’uccisione del 24 dicembre ha messo anche l’alto prelato in una posizione molto delicata: poche ore prima il cardinale era stato fotografato in compagnia del generale Min Aung Hlaing, capo della giunta militare, mentre condivideva un dolce di Natale, per amore di dialogo per raggiungere la pace.
Immagini ampiamente diffuse dal regime, in quello che alcuni vedono come un tentativo di screditare l’arcivescovo di Rangoon, una delle ultime voci di opposizione al regime ad essere ascoltate.
In altre parti del Myanmar, l’eco della strage ha suscitato un’ondata di commozione e solidarietà.
Padre Dominc Kung, sacerdote cattolico della diocesi di Hakha, nell’ovest del Paese, ha detto a Fides: «il sangue di questi innocenti uccisi non sarà sparso invano, ma sarà una forza potente per il popolo. Ora sono un sostegno per la nostra gente, pregheranno per le nostre sofferenze in cielo, con il Signore».
E il sacerdote ha concluso lanciando un appello urgente alla comunità internazionale: «La nostra sofferenza è al limite. Imploriamo ormai l’aiuto di Dio».
Immagine di KNDF via Myanmar Now
Spirito
La chiesa africana respinge l’«arcivescova» di Canterbury

La Chiesa anglicana della Nigeria ha ufficialmente rigettato la nomina della prima «arcivescova» di Canterbury. La reazione era stata pienamente anticipata.
L’arcivescovo nigeriano, metropolita e primate della Chiesa nigeriana, Henry Ndukuba, ha definito l’elezione di Sarah Mullally un «doppio rischio»: in primo luogo, perché impone una leadership femminile a chi non può accettarla, e in secondo luogo, perché promuove «una forte sostenitrice del matrimonio tra persone dello stesso sesso».
In una dichiarazione pubblicata lunedì su Facebook, Ndukuba si è chiesto come Mullally «speri di ricucire il tessuto già lacerato della Comunione anglicana», considerando i dibattiti in corso sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Lo Ndukuba ha sottolineato che la Nigeria, parte della Global Fellowship of Confessing Anglicans (GAFCON), «riafferma la sua precedente posizione di sostenere l’autorità delle Scritture» e rifiuta quella che ha chiamato «l’agenda revisionista» presente in alcune sezioni della Comunione.
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«Questa elezione è un’ulteriore conferma che il mondo anglicano globale non può più accettare la guida della Chiesa d’Inghilterra e quella dell’arcivescovo di Canterbury», ha dichiarato Ndukuba.
La GAFCON ha espresso «dispiacere» per la nomina di Mullally, sostenendo che la Chiesa d’Inghilterra ha «abbandonato gli anglicani nel mondo» e ha perso la sua autorità morale. La Chiesa d’Inghilterra non ha ancora risposto alla dichiarazione nigeriana.
Sarah Mullally, 63 anni, è stata nominata venerdì come 106° Arcivescovo di Canterbury, dopo l’approvazione della sua candidatura da parte di Re Carlo III. Assumerà l’incarico a gennaio, dopo la conferma definitiva dei vertici della Chiesa d’Inghilterra, diventando la prima donna a ricoprire questo ruolo.
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In gran parte dell’Africa subsahariana, la Chiesa anglicana e altre denominazioni cristiane mantengono una visione tradizionale su matrimonio e genere. La Chiesa della Nigeria, una delle più grandi province anglicane, definisce il matrimonio esclusivamente come l’unione tra un uomo e una donna e non ordina donne come sacerdoti o vescovi.
In Kenya, nonostante la consarazione del vescovo Rose Okeno abbia rappresentato una svolta storica, le donne in ruoli episcopali rimangono rare e le unioni tra persone dello stesso sesso sono fermamente respinte. Posizioni conservatrici simili predominano in Uganda e in gran parte dell’Africa orientale e occidentale. L’eccezione principale è la Chiesa anglicana dell’Africa meridionale, che ammette donne vescovo ma continua a sostenere l’insegnamento tradizionale sul matrimonio.
Come riportato da Renovatio 21, la comunione anglicana ha già visto a causa dell’elezione di una donna ad arcivescovo del Galles una rottura nelle sue pendici africane. In una conferenza a Kigali di due mesi fa, a seguito della nomina della «vescova» Cherry Wann ad arcivescovo del Galles, è stato concluso che «Poiché il Signore non benedice le unioni tra persone dello stesso sesso, è pastoralmente fuorviante e blasfemo formulare preghiere che invocano la benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
«La decisione della Chiesa in Galles di eleggere la Reverenda Cherry Vann come Arcivescovo e Primate è un altro doloroso chiodo nella bara dell’ortodossia anglicana. Celebrando questa elezione e la sua immorale relazione omosessuale, la Comunione di Canterbury ha ceduto ancora una volta alle pressioni mondane che sovvertono la buona parola di Dio» aveva commentato Laurent Mbanda, Presidente del Consiglio dei Primati della Global Anglican Future Conference (GAFCON).
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Immagine screenshot da YouTube
Gender
Il cardinale Zen condanna il «pellegrinaggio» LGBT nella Basilica di San Pietro: «offesa a Dio»

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Misteri
Candace Owens pubblica i presunti messaggi di Charlie Kirk: «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore»

Candace Owens ha pubblicato presunti messaggi personali del defunto Charlie Kirk che dimostrano un crescente interesse per la Chiesa cattolica. Lo riporta LifeSite.
In uno dei messaggi, Kirk affermava che «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore». Owens ha affermato che Kirk le ha inviato il messaggio nel febbraio 2024 durante conversazioni private sulla teologia e sull’uso politico del termine «giudeo-cristiano».
Candace ha descritto l’osservazione come parte di uno scambio continuo tra amici, aggiungendo di non aver mai affermato che Kirk si fosse convertito o si stesse preparando a farlo. «Charlie stava attraversando alcuni cambiamenti spirituali verso la fine», ha detto l’attivista, affermando che Kirk «non frequentava la chiesa del pastore Rob McCoy», ma piuttosto andava a messa ogni settimana e a volte anche più spesso.
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Owens ha anche attirato l’attenzione sul ciondolo di San Michele che Kirk indossava al momento della morte, aggiungendo che la sua vedova, Erika, aveva portato un vescovo a pregare sul suo corpo in seguito, e in precedenza aveva portato un prete a casa loro per pregare dopo una «fattura» comminatagli pubblicamente da giornalisti di sinistra.
Aveva anche parlato positivamente dell’importanza della Madonna, presentandola come la «soluzione al femminismo tossico» e invitando gli evangelici a venerarla di più.
.@charliekirk11: Mary is the SOLUTION to radical feminism in America! pic.twitter.com/75KsdXtS2s
— LifeSiteNews (@LifeSite) July 17, 2025
Tuttavia, pur notando che i cattolici «speravano che avrebbe fatto il passo successivo perché stava pregando il Rosario», Owens ha insistito sul fatto che Kirk non aveva deciso di convertirsi e che lei non aveva mai affermato il contrario.
La rivelazione arriva nel mezzo di controversie in corso sulla vita spirituale e l’eredità di Kirk, seguite al suo assassinio a settembre. Alex Clark e Andrew Kolvette della TPUSA avevano recentemente discusso dell’interesse di Kirk per il cattolicesimo, definendolo più estetico che teologico.
«Stava diventando cattolico? No», ha detto Kolvet, produttore e caro amico di Kirk. «Ma amava molto la Messa cattolica. Amava il suo rituale. Amava la bellezza delle antiche chiese cattoliche e le vetrate. E lui ed Erika ci andavano ogni tanto».
«Mi è sembrata una specie di insabbiamento», ha detto la Owens a proposito di questa conversazione, chiedendosi perché personaggi vicini a Kirk si fossero affrettati ad affermare che non si stava avvicinando al cattolicesimo.
«Sono rimasto un po’ stupita», ha detto Candace, definendo il modo in cui hanno parlato dell’argomento un «tentativo inautentico di dissuadere l’idea che Charlie si stesse ammorbidendo nei confronti del cattolicesimo».
Le opinioni religiose di Kirk sono diventate un punto focale nella più ampia lotta sulla sua eredità, con personalità interne a Turning Point, e commentatori come la Owens che offrono resoconti divergenti delle sue posizioni private su questioni di fede.
Il giornalista della testata d’inchista di sinistra Grayzone Max Bluementhal ha sottolineato che un’eventuale conversione al cattolicesimo di Charlie lo avrebbe reso forse più distante dall’influenza israeliana, che abbonda tra gli evangelici americani da cui il ragazzo proveniva.
Bluementhal aveva pubblicato uno scoop che raccontava come Kirk avesse rifiutato 160 milioni offerti dal primo ministro israeliano Netanyahu a Turning Point USA (per portarlo «al prossimo livello») e come fosse stato invitato ad un ritrovo nella prestigiosa magione del miliardario hedge fund sionista Bill Ackman, dove gli sarebbe stata fatta pressione al punto che una lobbista israeliana britannica gli avrebbe pure urlato.
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Parimenti, è stato detto che amici avessero rivelato come Charlie avesse «paura» delle forze di Israele, di cui pure era stato un accanito sostenitore. L’insofferenza di Kirk per le pressioni che gli stavano mettendo – specie dopo che aveva fatto parlare ad un evento estivo il giornalista Tucker Carlson e il comico Dave Smith, considerati ora come anti-Israele – erano state rese pubbliche durante una trasmissione con la celebre giornalista Megyn Kelly.
Tutti coloro che si sono interessati del caso ci tengono a ricordare, tuttavia che non vi sono prove che Israele sia implicato nell’omicidio di Kirk.
Come riportato da Renovatio 21, a ribadire l’estraneità dello Stato Ebraico è stato più volte, alla TV americana e in videomessaggi pubblici sui social, il premier israeliano Beniamino Netanyahu, il quale per qualche ragione ha negato simultaneamente anche le accuse sugli assassinii rituali ebraici medievali con vittime i bambini cristiani, come San Simonino.
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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