Cina
Biden chiama Xi dittatore in una conferenza stampa dopo il Summit
Il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ha definito il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping come «un dittatore» durante una conferenza stampa a seguito di un incontro avutosi tra i due alla conferenza APEC 2023 tenutasi a San Francisco.
Fino a quel momento, il vertice sembrava essere andato molto bene. Per questo motivo alcuni suppongono si tratti dell’ennesimo episodio di demenza senile del Biden, che di fatto ha rovinato l’intero incontro con le sue parole proferite pure in scioltezza davanti alla stampa del Paese e del mondo.
«Dopo oggi, si riferirebbe ancora al Presidente Xi come ad un dittatore» ha chiesto un giornalista.
«Guardi, lui lo è. È un dittatore nel senso che è un tizio che governa un Paese che è un paese comunista che è basato su una forma di governo totalmente differente dalla nostra» ha risposto Biden.
"After today, would you still refer to President Xi as a dictator?" asks a reporter.
"Look, he is. He's a dictator in the sense that he's a guy who runs a country that is a communist country that's based on a form of government totally different than ours," says Pres. Biden. pic.twitter.com/JjZeGBNcU2
— Last Call (@LastCallCNBC) November 16, 2023
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Come è possibile vedere in alcuni filmati, al presidente subito dopo il commento sullo Xi dittatore viene detto di andar via dalla sala.
Biden advisors scream at press to leave the room after Xi’s statement???? pic.twitter.com/U8b9yuGvsg
— Benny Johnson (@bennyjohnson) November 15, 2023
In rete circola anche un video del segretario di Stato (cioè il ministro degli Esteri) Anthony Blinken, che pare non riuscire a contenere lo shock dopo la dichiarazione del suo presidente. Blinken «sta morendo dentro», scrivono i commentatori in rete osservando il filmato.
Blinken’s face when Biden calls President Xi a dictator ???????????? pic.twitter.com/2sAPeGxwlZ
— Kim Dotcom (@KimDotcom) November 16, 2023
The guy who concocted the infamous “Hunter Biden laptop Russian disinformation” letter signed by 51 American intelligence Democrat stooges.
pic.twitter.com/B5T7t2YaCy— James Woods (@RealJamesWoods) November 16, 2023
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«Il commento sul dittatore probabilmente metterà in ombra quello che sembra un taglio su alcune aree molto importanti, vale a dire il controllo del fentanil e il dialogo tra i due eserciti. La Cina potrebbe scegliere di ignorarlo… o no» ha scritto la testata economica Bloomberg.
La Cina invece pare proprio di non aver scelto di ignorare alcunché.
Il governo cinese ha già espresso, mentre il volo di Xi era diretto verso Pechino, la sua prima reazione al fatto che Biden abbia definito il presidente cinese un «dittatore». Va sottolineato che l’insulto è stato proferito mentre Xi era letteralmente ancora lì a San Francisco – se non addirittura ancora nello stesso edificio.
La descrizione del presidente Joe Biden del leader cinese Xi Jinping come di un dittatore è «estremamente sbagliata», ha detto ieri la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning in una regolare conferenza stampa a Pechino.
La Mao ha criticato l’osservazione del Biden come «manovra politica irresponsabile». In molti ritengono che molte altre condanne da parte della Cina potrebbero essere in arrivo. Questo potrebbe essere solo l’inizio.
Biden aveva definito Xi come un dittatore altre volte in precedenza. L’appellativo era stato usato anche dal ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock a settembre durante un’intervista con una TV americana. Anche in quel caso, la diplomazia cinese reagì.
Polemiche ulteriori riguardo all’incontro di San Francisco erano sorte quando i cittadini si sono resi conto che la città era stata ripulita per l’arrivo di Xi: niente tende, niente barboni, drogati, sporcizia, gente che defeca per strada – cioè quella che è divenuta la normalità della cittadina californiana. Perché mai, si sono domandati in molti, non è possibile farlo in ogni altro giorno dell’anno?
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In un altro segno interessante della disastrosa conferenza stampa, Biden ha parlato in modo elogiativo del governatore della California Gavin Newsom, che peraltro è appena arrivato da un viaggio in Cina.
BIDEN: “I want to talk about Gov. Newsom, want to thank him. He’s been one hell of a Governor, man — matter of fact — he could be anything he wants. He could have the job I’m looking for.” pic.twitter.com/KiMZnpp1fs
— Breaking911 (@Breaking911) November 16, 2023
«Voglio parlare del governatore Newsom, voglio ringraziarlo. È stato un governatore eccezionale, un amico, in effetti potrebbe essere tutto ciò che vuole. Potrebbe avere il lavoro che sto cercando» ha dichiarato dal podio il Biden.
Secondo alcuni osservatori, per le elezioni 2024 Biden potrebbe ritirarsi affinché per il Partito Democratico corra il Newsom, i cui risultati politici sono noti a tutti: molti californiani, considerati i lockdown pandemici draconiani, il crimine rampante, gli incendi, gli obblighi vaccinali perfino negli asili, la minaccia alla libertà di espressione, il transgenderismo inflitto ai bambini, la siccità, il caos urbano prosperanti sotto la supervisione del Newsom sono semplicemente emigrati, magari in Stati conservatori come il Texas o la Florida. Qualcuno, tuttavia, sembra essere andato addirittura in Messico.
Newsom, alunno del World Economic Forum è figlio dell’uomo che aiutò il miliardario Getty a pagare il riscatto del nipote rapito alla ‘Ndrangheta a Roma.
Come noto, la conseguenza del riscatto pagato fu la creazione del mercato intercontinentale della cocaina monopolizzato dai calabresi e dai narcos sudamericani.
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Cina
Prima vendita di armi a Taiwan sotto Trump
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Cina
Apple elimina le app di incontri gay dal mercato cinese
Le principali app di incontri gay in Cina, Blued e Finka, sono state eliminate dall’Apple Store locale su ordine dell’autorità di regolamentazione internet di Pechino. Lo riporta Wired. Nel contesto è tuttavia utile ricordare che sino a qualche anno fa la Cina controllava l’app di incontri gay più diffusa al mondo.
Lanciata nel 2012, Blued è la più grande app di incontri gay in Cina, che in passato contava oltre 60 milioni di utenti nel mondo, prima che i controlli statali più rigidi ne riducessero la portata globale. Finka, concorrente più recente e popolare tra i giovani, è diventata una delle piattaforme LGBT in più rapida crescita in Cina grazie alle funzioni di social networking e all’interfaccia in stile gaming.
Secondo Wired, Apple ha rimosso entrambe le app dal suo App Store cinese su disposizione della Cyberspace Administration of China (CAC), che supervisiona i contenuti online e la sicurezza dei dati.
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L’articolo della rivista statunitense non specifica quando o perché sia stato emesso l’ordine, ma utenti dei social cinesi hanno notato la scomparsa delle app dagli store online durante il fine settimana. Le app, secondo quanto riferito, restano funzionanti per gli utenti esistenti, ma non sono più scaricabili per nuovi utenti.
Apple ha confermato la rimozione in una dichiarazione rilasciata lunedì.
«Rispettiamo le leggi dei Paesi in cui operiamo. In base a un ordine del CAC, abbiamo rimosso queste due app solo dallo store cinese», ha dichiarato un portavoce di Apple in un’e-mail alla testata. L’azienda ha aggiunto che entrambe le app erano già state ritirate da altri mercati. Né Blued né Finka hanno risposto alle richieste di commento.
La Cina ha depenalizzato l’omosessualità negli anni ’90, ma continua a vietare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Sotto la presidenza di Xi Jinping, le autorità hanno intensificato gli sforzi per promuovere i valori familiari tradizionali e contrastare quella che definiscono «influenza occidentale». La campagna mira ad aumentare i tassi di natalità, rafforzare i ruoli di genere e scoraggiare stili di vita ritenuti incompatibili con i valori tradizionali. Gli attivisti LGBTQ+ cinesi affermano che la campagna ha alimentato censura e sorveglianza, con la chiusura di molti gruppi gay, il divieto di eventi Pride, la rimozione di contenuti omosessuali dai media e lo scioglimento di associazioni universitarie.
La maggior parte delle app di incontri LGBT è già bloccata in Cina. Grindr, con sede negli Stati Uniti, è stata rimossa dall’App Store cinese di Apple nel 2022 dopo l’inasprimento delle norme sulla sicurezza informatica e sulla privacy dei dati, che impongono l’archiviazione locale dei dati degli utenti. ZANK, un tempo tra le principali app di incontri gay in Cina, è stata chiusa nel 2017 per «diffusione di contenuti pornografici».
Renovatio 21 ha spesse volte parlato di Grindr, l’applicazione usata dalla comunità omosessuale. La possibilità che i suoi dati fossero usati per fini di ricatto verso migliaia (milioni…) di persone con lavori sensibili per il governo spinse Trump, allora presidente, a chiedere ai cinesi, che l’avevano comprata, di averla indietro. I cinesi, incredibilmente, obbedirono, ma non è chiaro se possano essersi sbarazzati dei dati.
Grindr, che ad un certo punto pareva potesse essere comperata dall’apparentemente inarrestabile azienda italiana Bending Spoons, già coinvolta nell’app governativa di tracciamento COVID «Immuni» e partecipata da grandi famiglie del capitalismo nazionale, sarebbe subentrata anche in alcuni scandali che riguardavano la politica e pure il mondo religioso.
Renovatio 21 ha ipotizzato che parte del rapporto tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese, sbocciata negli accordi sino-vaticani, potrebbe essere dovuta al kompromat da Grindr che i comunisti cinesi detengono su tanti consacrati segretamente omosessuali.
Su Grindr infatti si dice che siano presenti quantità massive di sacerdoti. Il fatto è tornato alla ribalta di recente con il caso di un sacerdote USA, noto per le posizioni intransigenti verso lo sdoganamento cattolico di Sodoma, beccato sulla piattaforma. Ma anche in Italia sarebbero stati trovati consacrati di un certo spessore. Di uno in particolare, scriveva il Giornale, che raccoglieva il sussurro di Dagospia: «nella sua seconda vita si dava alle droghe (ecstasy, ma anche crack, Ghb e chetamina) e alla conquista di amanti (rigorosamente di sesso maschile) su Grindr». Una storia con parole che sembrano riemergere anche ora.
L’uso intensivo della app di incontri gay da parte perfino dei seminaristi è raccontato da un recente libro del sociologo Marco Marzano, La casta dei casti.
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Nata a Los Angeles nel 2009, Grindr per un periodo finì nelle mani dei cinesi, che acquistarono la società. Nel 2016 la società aveva venduto una quota del 60% nella società per 93 di dollari milioni a un gruppo di sviluppo di videogiochi cinese, Kunlun Tech Co.
L’acquisizione di una tale massa di dati sensibili non passò inosservata. Nel 2019 governo Trump chiese alla Cina di farla tornare in mano americana, perché i servizi USA paventavano che le informazioni contenute in quella app mettessero a rischio la sicurezza nazionale: quante persone, nell’esercito e nella pubblica amministrazione, nel governo e nelle grandi aziende, potevano essere ricattate? Quanti funzionari, generali, ministri, soldati, uomini delle pulizie hanno una doppia vita e quindi possono essere manipolati?
I cinesi, piuttosto incredibilmente, accettarono l’ordine di Trump. Il gruppo Kunlun cercò un compratore per liberarsi dell’applicazione. Nel marzo 2020, Kunlun annunciò che avrebbe venduto la sua quota del 98,59% in Grindr alla San Vicente Acquisition LLC con sede negli Stati Uniti per 608,5 milioni di dollari. Il lead investor, Raymond Zage, viene dall’Illinois ma ha base ora a Singapore – un luogo dove gli interessi della Cina Popolare non sono sconosciuti.
All’altezza del 2018, Grindr indicava perfino se l’utente fosse sieropositivo o meno: la feature venne ritirata, perché i giornali sinceri e democratici rabbrividirono per mancanza di privacy sanitaria (cosa che adesso fa ridere…), senza capire che probabilmente dietro a questa nuova spunta poteva schiudersi il mondo dei bugchasers e dei giftgivers, coloro che volontariamente contagiano o si fanno contagiare con l’HIV.
Da Grindr deriva Tinder, la app di incontri usata dagli eterosessuali: anche quella è sicuramente stata causa di migliaia di disastri famigliari, perché può esporre la doppia vita di «cacciatore» di appuntamenti di un coniuge. Tuttavia Tinder, nonostante la disperazione che produce la promiscuità della hook-up culture («cultura del rimorchio») che ha generato, non è stato in grado di impensierire i servizi di Intelligence USA. Grindr, invece, sì.
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Cina
Test dimostrano che i veicoli elettrici possono essere manipolati a distanza da un produttore cinese
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