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Bergoglio sta male e va in ospedale. Abdicherà come previsto dalla sua lettera?

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Bergoglio è stato ricoverato questa mattina in ospedale a Roma per «esami diagnostici» e per ricevere cure per una «bronchite» in corso che dura da tempo.

 

Poco prima delle 11 di questa mattina, ora locale, la Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso un comunicato in cui si legge: «Questa mattina, dopo le udienze, Papa Francesco sarà ricoverato al Policlinico Agostino Gemelli per gli accertamenti diagnostici necessari e per proseguire le cure ospedaliere per la bronchite in atto».

 

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Nelle ultime settimane, la respirazione di Francesco è stata per lui un problema notevole: ha lamentato una «bronchite» e, di conseguenza, ha dovuto interrompere diversi discorsi e omelie.

 

Da giovedì scorso – quando aveva già chiesto ai collaboratori di leggere i discorsi – le udienze private si sono tenute nella sua casa di residenza, la Casa Santa Marta, anziché nel Palazzo Apostolico: questa disposizione è stata adottata per evitare ogni spostamento non necessario.

 

Il Bergoglio ha ricevuto in udienza ieri mattina il primo ministro della Slovacchia, prima che la dichiarazione della sala stampa venisse rilasciata alla stampa.

 

Meno di due ore prima della dichiarazione, nuovi eventi erano stati aggiunti al calendario pubblico del papa per la mattina di sabato 15 febbraio, vale a dire la sua partecipazione a un’udienza generale delle 9 per un pellegrinaggio dell’Anno giubilare. Tale tempistica suggerisce che il ricovero del Papa in ospedale sia stato un evento organizzato in fretta.

 

In un aggiornamento successivo rilasciato alla stampa intorno alle 13:00 ora locale, l’ufficio stampa ha dichiarato che la partecipazione del Papa agli eventi programmati per il 15, 16 e 17 febbraio è stata annullata a causa del suo ricovero in ospedale. Il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’istruzione, sostituirà Francesco agli eventi del Giubileo.

 

Come scrive LifeSite, la salute dell’88enne Pontefice è stata particolarmente fragile negli ultimi mesi. Già privo di gran parte di un polmone a causa di una malattia nei suoi primi 20 anni, il Pontefice è sempre stato particolarmente suscettibile ai raffreddori invernali che influenzano la sua capacità respiratoria.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa era stato improvvisamente ospedalizzato per una operazione chirurgica definita «urgente», facendo sospettare ad alcuni che si trattasse di un «malore».

 

Prima del ricovero odierno, era stato sottoposto a un round di brevi «test diagnostici» nel febbraio 2024, ma non si era più recato ufficialmente in ospedale per un’operazione dall’estate del 2023.

 

Tuttavia, negli ultimi mesi ha avuto due cadute pubblicamente riconosciute. Al concistoro del 7 dicembre per la creazione dei cardinali, Francesco si è presentato con un livido ben visibile sul mento. Il segno è stato spiegato dall’ufficio stampa come dovuto a una piccola caduta che il Papa ha avuto la mattina precedente, quando ha sbattuto il mento sul comodino.

 

Poi, a metà gennaio, il Papa sarebbe stato vittima di un’ulteriore altra caduta che questa volta lo costrinse a usare una fasciatura al braccio destro per alcuni giorni.

 

Anche la mobilità del Papa è stata notevolmente più limitata nelle ultime settimane. Mentre ha dovuto usare una sedia a rotelle e un bastone per alcuni anni, la sua incapacità di camminare liberamente senza assistenza è stata particolarmente evidenziata quest’inverno. Anche i suoi lineamenti presentano segni di notevole gonfiore, un aspetto accuratamente nascosto dagli operatori delle telecamere durante gli eventi trasmessi in diretta streaming.

 

Parlando con il giornale francese La Croix, fonti vicine al Papa hanno affermato che Francesco «non è in buona forma», un’osservazione che sembra facilmente accertabile per chi ha un occhio di osservazione.

 

Nel 2023 il gesuita argentino subì due ricoveri ospedalieri significativi, il primo dei quali fu descritto come «programmato», ma che Francis in seguito descrisse come un’emergenza, essendo arrivato in ospedale «privo di sensi».

 

Nel giugno 2023 è stato sottoposto a un intervento chirurgico per un’«ernia incisionale incarcerata», che la Sala Stampa della Santa Sede aveva descritto come una procedura necessaria, ma non un’urgenza.

 

In precedenza, nell’estate del 2021, il Papa era stato ricoverato in ospedale per 10 giorni, dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico di sei ore al Gemelli per l’asportazione di una parte del colon dovuta a diverticolite.

 

Le informazioni che circondano la salute del Papa sono sempre avvolte nel segreto e le preoccupazioni private vengono minimizzate al pubblico. Resta da vedere quali informazioni sulle condizioni di Francesco saranno fornite nelle prossime ore dal Vaticano.

 

La domanda più importante, più che sulla salute del papa, riguarda la condizione del papato.

 

Varie volte il pontefice ha sollevato la possibilità di divenire «emerito», seguendo la via del predecessore Benedetto XVI. Nella sua autobiografia Life. Storia della mia vita uscita nel 2024, traccia lo scenario delle sue dimissioni, pur ricordando che si tratta di «un’ipotesi lontana», dichiarando oscuramente che in caso di rinuncia lui divrebbe non un «papa emerito» ma il «vescovo emerito di Roma».

 

Una rinuncia ulteriore sarebbe per l’istituzione del papato – di cui Bergoglio ha operato incontrovertibilmente una vera decostruzione – un colpo tremendo.

 

Nel 2022 il Sacro Palazzo confermò l’indiscrezione della stampa secondo cui il Bergoglio avrebbe già scritto una lettera di dimissioni preparata nell’evenienza di una malattia che paralizzi le sue capacità governative e decisionali. La lettera sarebbe stata concepita ancora nel 2013 durante i primissimi mesi di pontificato, quando era segretario di Stato vaticano il cardinale Tarcisio Bertone.

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«Io ho già firmato la mia rinuncia» ha dichiarato il papa al quotidiano spagnuolo ABC nel dicembre 2022. Era quando Tarcisio Bertone era segretario di Stato. Ho firmato la rinuncia e gli ho detto: “in caso di impedimento medico o che so io, ecco la mia rinuncia. Ce l’hai”. Non so a chi l’abbia data Bertone, ma io l’ho data a lui quando era segretario di Stato».

 

Nel 2023 parlando con il direttore della rivista gesuita Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, Bergoglio aveva assicurato che «i papi dimissionari non devono diventare, diciamo così, una ‘moda’, una cosa normale. Benedetto XVI ha avuto il coraggio di farlo perché non se la sentiva di andare avanti a causa della sua salute. Io per il momento non ho in agenda questo. Io credo che il ministero del Papa sia ad vitam».

 

Tuttavia, con la morte di Ratzinger (definito simpaticamente da Bergoglio «un nonno in casa»), nel 2022 fu discussa l’eventualità per il papato bergogliano di normare la figura del papa emerito, ossia riformare il papato stesso.

 

Nel caso di un’abdicazione del gesuita, verso un conclave riempito di suoi cardinali, chi potrebbe quindi davvero sorprendersi?

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Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto su X un breve testo in cui accusa papa Leone XIV di voler divenire leader di una religione globalista uscita dalle logge massoniche.   «È evidente che Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica» scrive sua eccellenza. «Prevost non si discosta minimamente dal “nuovo corso” sinodale inaugurato da Bergoglio, nel tradimento del Mandato petrino e nell’abdicazione al ruolo di Vicario di Cristo».   Il prelato lombardo commenta così un videomessaggio con intenzione di preghiera di papa Prevost diffuso con immagini di eventi «ecumenici» dei passati pontificati come Assisi (1986) con Giovanni Paolo II , la visita in Sinagoga di Benedetto XVI in sinagoga e il famoso incontro con l’islam di papa Francesco ad Abu Dhabi.   «Preghiamo perché noi credenti di diverse tradizioni religiose lavoriamo insieme per difendere e promuovere la pace, la giustizia e la fratellanza umana» dice il testo del messaggio.  

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Monsignor Viganò da anni parla del disegno soggiacente alla sovversione degli Stati e della Chiesa. Al cambio del paradigma politico corrisponde un cambio di paradigma teologico.   «Il Great Reset prevede l’instaurazione di una Religione Universale, ecumenica, ecologica e malthusiana, che vede in Bergoglio il suo naturale leader, come riconosciuto recentemente dalla Massoneria» aveva scritto in un intervento del marzo 2021 monsignore. «L’adorazione della pachamama in Vaticano, l’accordo di Abu Dhabi, l’Enciclica Fratelli tutti e il prossimo sabba di Astana vanno tutti in questa direzione, compiendo quell’inesorabile processo dissolutorio della Chiesa iniziato con il Concilio Vaticano II» .   In un’intervista di mesi fa, ricordando la figura del pontefice precedente, Viganò dichiarava che come «papa della chiesa sinodale», Bergoglio «si sentiva autorizzato a predicare il verbo globalista, l’ideologia woke, l’omosessualismo arcobaleno, la frode climatica e pandemica, l’immigrazionismo sfrenato, la morale situazionale e via dicendo».   Ciò, elaborava Viganò, corrispondeva ad un disegno di ingegneria spirituale precisa, architettata dagli incappucciati: «considerandosi un monarca assoluto, sciolto cioè da ogni vincolo con l’autorità di Cristo, Bergoglio ha svolto il compito assegnatogli dai suoi padroni: dare corpo a una chiesa dell’umanità – auspicata dalla massoneria – totalmente desacralizzata ed orizzontale, globalista, ecumenica e sincretista, green, gender fluid e gay friendly».   «Se Bergoglio è riuscito ad ottenere tanta ammirazione da chi detesta la Chiesa Cattolica e il papato è perché l’élite lo considera «uno di loro», altrettanto rivoluzionario, altrettanto imbevuto di filantropismo massonico, altrettanto ecumenico, sincretista, inclusivo, green woke» aveva dichiarato ancora l’arcivescovo in un’intervista dello scorso maggio con Steve Bannon.   Come riportato da Renovatio 21, Viganò considera «Prevost in evidente e inquietante continuità con Bergoglio».

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Consacrazioni dell’arcivescovo Lefebvre per la FSSPX, il video

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Quando l’Arcivescovo Lefebvre affrontò una grave crisi nella Chiesa, tradì la Chiesa o protesse la Fede? Con questo video di formazione di FSSPX.News, approfondisci il cuore della decisione che lo portò a consacrare vescovi senza mandato papale, in nome di una missione: salvaguardare la Tradizione cattolica.

(Video in lingua francese, ndt)

 

 

Articolo apparso su FSSPX.News

 

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Immagine da FSSPX.News

 

 

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Viganò contro papa Leone sull’onoreficenza dell’arcidiocesi al politico abortista

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato a X un commento ad un caso che sta tenendo banco negli Stati Uniti, dove l’arcidiocesi di Chicago, centro nevralgico del cattolicesimo americano da cui peraltro proviene lo stesso Leone, intende premiare un politico abortista.   «Alla domanda sull’opportunità di conferire il premio dell’Arcidiocesi di Chicago al Senatore Dick Durbin, esponente della Sinistra Radicale Woke e abortista notorio, Prevost ha risposto che “è importante considerare l’intera attività del Senatore” e che “Chi dice ‘Sono contro l’aborto ma sono a favore della pena di morte, non è veramente pro-vita. Così qualcuno che dice ‘Sono contro l’aborto ma sono d’accordo con il trattamento disumano degli immigrati che sono negli Stati Uniti’, non so se è pro-vita; quindi sono questioni molto complesse”» scrive monsignore.   «Prevost usa argomenti capziosi – come la presunta immoralità della pena di morte o del respingimento degli immigrati illegali da parte dell’autorità civile – ottenendo il risultato di derubricare l’aborto, con quel malcelato imbarazzo di chi è costretto suo malgrado a ripetere con poca convinzione una condanna che non pretende sia condivisa dal mondo moderno, al pari della intrinseca peccaminosità della sodomia» prosegue l’arcivescovo lombardo. «Prevost sposta l’attenzione su altri temi. Ed è sorprendente che un agostiniano come Leone non si accorga che questo atteggiamento è tipico del peggior gesuitismo modernista».  

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«Non solo: affermando che queste sono “questioni molto complesse”, Prevost delegittima la condanna di quei Vescovi americani verso il comportamento di Blase Cupich e favorisce lo scandalo dei fedeli, portati a credere che la pena di morte e il respingimento degli immigrati illegali vadano condannati al pari dell’uccisione di una creatura innocente nel ventre materno» tuona il già nunzio apostolico in USA.   «Diciamolo chiaro: l’aborto è un crimine esecrando che va sempre condannato senza appello. Chi se ne rende colpevole – anche favorendo l’uccisione di innocenti mediante leggi inique – compie un delitto che grida vendetta al cospetto di Dio» accusa Sua Eccellenza. «Come membro morto del Corpo Mistico non appartiene più alla Chiesa Cattolica e non può essere ammesso ai Sacramenti né tanto meno ricevere premi da Autorità ecclesiastiche. Lo Stato, per essere coerente con il fine per il quale esiste, dovrebbe proibire e punire l’aborto, e non dichiararlo un “diritto umano”».   «Contrariamente a quanto affermato da Leone, non c’è niente di “complesso” in questo, se non il rifiuto di affermare la Verità e di non delegittimare Blase Cupich, potente erede e seguace di Joseph Bernardin e di Theodore McCarrick, insieme ad altri Prelati tuttora in carica» continua monsignore in un successivo post.  

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  «La strategia modernista – basata sulla “morale situazionale” – non nega direttamente la dottrina, ma la “addomestica” in nome dell’evoluzione dei dogmi e la rende inapplicabile nella pratica, svuotandola dall’interno. E non stupisce che questa impostazione relativista, complice della dissoluzione morale della società, sia stata formulata dal Cardinale Joseph Bernardin».   «La sua pseudo-dottrina della “tunica inconsutile” pone l’aborto in un’unica “etica della vita” che include arbitrariamente la povertà, la guerra, la pena di morte. Ciò ha fornito ai politici “cattolici” liberali e ai sedicenti “cattolici adulti”, cari alla Sinistra woke, il pretesto per dirsi “pro-life” pur votando a favore dell’aborto (fino al momento della nascita), delle unioni sodomitiche, della transizione di genere e dell’ideologia LGBTQ+».   «(…) Ricordo bene che durante la cerimonia di imposizione del Pallio, Cupich ripropose la dottrina della tunica inconsutile, che contestai nel mio intervento come Nunzio Apostolico. Nel Novembre 2023 l’allora card. Prevost, nel discorso per il conferimento del Dottorato honoris causa in Perù, lodò Bernardin e Cupich proprio per questa loro aberrante falsa dottrina» chiosa Viganò.   «Se i Romani Pontefici avessero voluto “evitare polarizzazioni” – come sembra essere la principale preoccupazione di Leone – la Chiesa Cattolica avrebbe finito di esistere con San Pietro. Si direbbe che Prevost intenda seguire le orme di Simone nel cortile del pretorio, piuttosto che quelle di Pietro nella testimonianza della Fede. Cosa diranno i conservatori, così entusiasti dell’elezione di Leone?»

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