Geopolitica
I BRICS sono il vero obbiettivo della guerra all’Iran?

Il vero motivo strategico alla base della guerra tra Stati Uniti e Israele contro l’Iran sia quello di colpire i BRICS: lo sostiene in un articolo pubblicato dalla testata governativa russa Sputnik l’analista brasiliano, molto noto nel mondo del dissenso anti-occidentale, Pepe Escobar.
Nel pezzo intitolato «L’Impero del Caos porta la guerra ai BRICS a un livello superiore», Escobar scrive: «Sono arrivati. Hanno sfondato i bunker. Sono fuggiti… Ciò che conta davvero è che l’Impero del Caos, con un singolo raid spettacolarmente criminale, abbia sfondato (di nuovo) la Carta delle Nazioni Unite; il diritto internazionale (di nuovo); il TNP (forse definitivamente); la Costituzione degli Stati Uniti; la “comunità internazionale”; e la base MAGA di Trump».
Lo Escobar osserva che la carta di ritorsione più forte dell’Iran sarebbe quella di bloccare lo Stretto di Hormuzzo. «La perdita di oltre il 20% della fornitura mondiale di petrolio innescherà l’implosione di oltre due quadrilioni di dollari in derivati, come già ipotizzato dalle proiezioni di Goldman Sachs alla fine degli anni 2010. Warren Buffett l’ha descritta come una reazione a catena dopo un’esplosione nucleare».
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Facendo notare che l’Iran è una delle principali nazioni BRICS, l’Escobarro ricorda che «la guerra dell’Impero è fondamentalmente una guerra contro i BRICS» citando quindi l’«inestimabile Prof. Michael Hudson», il quale a sua volta ha affermato che «l’Iran non è solo la pietra angolare del pieno controllo del Vicino Oriente e delle sue riserve di petrolio e dollari. L’Iran è un anello chiave del programma cinese Belt and Road per una Nuova Via della Seta di trasporto ferroviario verso l’Occidente».
«Se gli Stati Uniti riuscissero a rovesciare il governo iraniano, ciò interromperebbe il lungo corridoio di trasporto che la Cina ha già costruito e spera di estendere ulteriormente verso Ovest».
«L’Iran è anche un elemento chiave per bloccare il commercio e lo sviluppo russo attraverso il Mar Caspio e l’accesso a sud, bypassando il Canale di Suez. E sotto il controllo degli Stati Uniti, un regime cliente iraniano potrebbe minacciare la Russia dal suo fianco meridionale».
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Immagine di Avash Media via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
«Momento Francesco Ferdinando»: alti funzionari di Brusselle temono lo scoppio della guerra in Europa

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Geopolitica
Mosca: l’invito di Putin a Trump è ancora valido

Il presidente russo Vladimir Putin è ancora disponibile a ospitare il presidente statunitense Donald Trump a Mosca, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Trump ha condotto un’intensa attività diplomatica con Mosca sul conflitto ucraino, ma recentemente ha adottato una retorica più dura.
Da gennaio, quando ha assunto la presidenza, la Casa Bianca ha avviato diversi round di negoziati con funzionari russi, culminati in un incontro con Putin in Alaska a metà agosto. Durante il vertice, Putin ha invitato Trump nella capitale russa, e entrambi hanno descritto l’incontro positivamente: Putin lo ha definito «franco» e «sostanziale», mentre Trump lo ha giudicato «produttivo».
«L’invito rimane valido», ha dichiarato Peskov domenica all’agenzia di stampa statale russa TASS, rispondendo a una domanda su eventuali cambiamenti nella posizione di Mosca. «Putin è pronto e sarebbe felice di incontrare il presidente Trump. La decisione spetta a Trump».
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Per mesi, Washington ha sostenuto che Kiev dovesse cedere su alcune rivendicazioni territoriali per favorire un accordo di pace mediato dagli Stati Uniti. Tuttavia, questa settimana Trump ha cambiato posizione, affermando che l’Ucraina potrebbe sconfiggere la Russia e definendo Mosca una «tigre di carta».
Peskov aveva già replicato alle parole di Trump, sottolineando che la Russia è tradizionalmente vista come un orso e che «non esiste un orso di carta». Ha inoltre smentito le affermazioni di Trump sull’economia russa, sostenendo che si è adattata al conflitto e alle sanzioni occidentali senza precedenti, pur affrontando alcune «difficoltà».
Tuttavia, Peskov ha ribadito che Putin «apprezza molto» gli sforzi di mediazione di Trump, descrivendo il loro rapporto come «cordiale».
All’inizio di questa settimana, parlando dalla Casa Bianca, Trump ha dichiarato che non userà più l’espressione «tigre di carta» per descrivere la Russia e che non intende utilizzarla contro «nessuno».
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Putin: la Russia è fiera della riunificazione con il Donbass

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