Geopolitica
La Waterloo di Xi Jinping
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews.
Il 5° Plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese ha dato uno schiaffo al presidente. L’autosufficienza invocata da Xi è bilanciata dalla richiesta dell’opposizione di un nuovo tipo di relazioni internazionali. Stop al conflitto con Taiwan; lavorare alla prosperità di Hong Kong. Il mondo diventerà sempre più anti-comunista. Una riflessione del «padre della democrazia» in Cina, ora esule negli Stati Uniti.
L’attenzione di Xi è rivolta alla recessione economica. La sua contromisura sarebbe l’autosufficienza economica: «Possiamo vivere bene anche senza di te America»
Il 5° Plenum del 19° Congresso del Partito comunista cinese (PCC) si è chiuso. Ciò che ha deluso i media di Hong Kong e Taiwan, è che esso non ha trovato un erede per Xi Jinping. Una dichiarazione del genere avrebbe portato le persone a riporre le speranze in un falso obiettivo, ignorando così le reali preoccupazioni.
Quali sono dunque le vere preoccupazioni? In questa fase, l’attenzione di Xi è rivolta alla recessione economica. La sua contromisura sarebbe l’autosufficienza economica: «Possiamo vivere bene anche senza di te America».
Nella dichiarazione finale del Plenum, l’opposizione a Xi nel PCC è stata in grado di inserire questa frase: «Dobbiamo creare un nuovo tipo di rapporti internazionali, un doppio ciclo di relazioni interne ed esterne». Le altre espressioni sono solo abbellimenti. Questo è un efficace contrattacco ai modi brutali del presidente cinese e alla possibilità del ritorno a un’economia pianificata.
Nella dichiarazione finale del Plenum, l’opposizione a Xi nel PCC è stata in grado di inserire questa frase: «Dobbiamo creare un nuovo tipo di rapporti internazionali, un doppio ciclo di relazioni interne ed esterne»
Quali altre preoccupazioni ha Xi? La diplomazia dei «wolf warrior» (una generazione di diplomatici cinesi molto più aggressiva rispetto al passato), con le loro dure prese di posizione contro Stati Uniti e Taiwan. Affermando la necessità di dare vita a un nuovo modello di relazioni internazionali, e dichiarando di voler promuovere i rapporti tra le due sponde dello Stretto di Taiwan e la riunificazione pacifica con l’isola, il Comitato centrale ha dato uno schiaffo a Xi. Anche se può sembrare di poco valore, tale presa di posizione può servire da freno a oltre un decennio di minacce a Taipei.
Xi pensava davvero che una guerra contro Taiwan, che gode della protezione degli Usa, potesse essere facilmente vinta. Con le sue minacce, il presidente ha portato i rapporti con l’isola a una situazione di «quasi-conflitto». Persino alcuni generali cinesi oltranzisti hanno dovuto dire la verità: questa carta non va giocata, altrimenti la battaglia si concluderà con una sconfitta. E non sarà solo un disastro per il regime comunista, ma anche per la popolazione cinese e taiwanese.
Xi pensava davvero che una guerra contro Taiwan, che gode della protezione degli Usa, potesse essere facilmente vinta
Anche il linguaggio sulla politica da seguire per Hong Kong è cambiato, data l’enfasi posta sul bisogno di garantire la prosperità dell’ex colonia britannica. Questo è un approccio diverso rispetto a quello di Xi, che ha ordinato una forte repressione della città, e può essere legato al recente ritorno sulla scena dell’ex premier Zhu Rongji e dell’attuale vice presidente Wang Qishan.
L’affermazione rimane però vaga. Se la soppressione continua, e porta all’abolizione del sistema legale e delle libertà di Hong Kong, allora il riferimento al «mantenimento della prosperità» si rivelerà una sciocchezza. Partendo dal presupposto che USA ed Europa non riconoscono più un trattamento speciale alla città, cosa si può fare per ripristinare la prosperità? Utilizzare Shenzhen per sostituire Hong Kong? Come potrebbe essere possibile? Questa è solo una fantasia in stile Mao Zedong, senza contatto con la realtà.
Il resto delle affermazioni nel comunicato del Plenum sono cliché e sciocchezze su cui la maggior parte dei membri del Partito non ha nulla da obiettare. È proprio come dice Cai Xia, ex docente della Scuola centrale del PCC: «Senza togliere il guscio al Partito, non ci può essere una vera riforma». Possono piccole riparazioni salvare il regime dal declino? Ovviamente no.
La diplomazia dei lupi guerrieri di Xi ha portato la reputazione e la credibilità del PCC a un punto molto basso. Gli amici della Cina all’estero non sono molto bravi a parlare a favore del PCC. L’anticomunismo è il nuovo politicamente corretto negli USA e si diffonderà presto nel resto del mondo
Come dice il proverbio, è più facile imparare il male che il bene. Negli ultimi anni, la diplomazia dei lupi guerrieri di Xi ha portato la reputazione e la credibilità del PCC a un punto molto basso. Gli amici della Cina all’estero non sono molto bravi a parlare a favore del PCC. L’anticomunismo è il nuovo politicamente corretto negli USA e si diffonderà presto nel resto del mondo. Anche con Joe Biden alla presidenza, Washington non tornerà alla passata politica di “appeasement” (pacificazione).
Lo stop alla follia senza cervello di Xi, e il ritorno a una politica di pace realistica e sobria è l’unico risultato positivo del 5° Plenum. Si è evitato così un disastro irreversibile. Si può dire che sia stata la vittoria della debole opposizione all’interno del PCC: la Waterloo del compagno Xi.
Wei Jingsheng
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Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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