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Geopolitica

Il conflitto in Ucraina è stato «provocato»: parla l’inviato di Trump

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Il conflitto in Ucraina è stato «provocato» ed è sbagliato dare la colpa esclusivamente alla Russia, ha affermato Steve Witkoff, consigliere senior del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Mosca ha dovuto rispondere a una minaccia alla sicurezza creata dalle promesse dell’Occidente di accettare l’Ucraina nella NATO, ha affermato.

 

Lo Witkoff ha rilasciato queste dichiarazioni in un’intervista pubblicata dalla CNN martedì, nella quale gli è stato chiesto se Washington stesse scegliendo la parte giusta tenendo colloqui con Mosca invece di continuare a convogliare aiuti a Kiev.

 

La situazione non è netta, e i russi non sono «i cattivi», ha detto Witkoff a Jake Tapper della CNN. «La guerra non doveva accadere, è stata provocata», ha aggiunto. «Non significa necessariamente che sia stata provocata dai russi».

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Secondo lo Witkoff, «ci sono stati tutti i tipi di conversazioni… sull’adesione dell’Ucraina alla NATO» prima del conflitto che sono state trattate da Mosca come una minaccia diretta alla sua sicurezza e l’hanno spinta a rispondere.

 

Il funzionario statunitense ha parlato anche della disponibilità della Russia a porre rapidamente fine al conflitto attraverso negoziati, sottolineando i colloqui svoltisi a Istanbul nella primavera del 2022, subito dopo l’inizio della campagna militare di Mosca. Il processo di pace si concluse bruscamente a maggio di quell’anno, quando Kiev si ritirò dai colloqui dopo che l’allora Primo Ministro britannico Boris Johnson la esortò a continuare a combattere.

 

I funzionari russi «hanno indicato di essere reattivi» nel porre fine al conflitto impegnandosi in «negoziati convincenti e sostanziali» a Istanbul, ha detto Witkoff, aggiungendo che le due parti «sono arrivate molto, molto vicine a firmare qualcosa».

 

I colloqui di pace russo-ucraini del 2022, facilitati dalla Turchia, hanno portato a un accordo preliminare per un trattato che avrebbe visto l’Ucraina diventare una nazione neutrale con un esercito limitato, sostenuta da garanzie di sicurezza da parte delle principali potenze mondiali, tra cui la Russia.

 

Secondo lo Witkoff, l’accordo preliminare di Istanbul potrebbe essere utilizzato da Washington come quadro e «guida» per un futuro accordo di pace.

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La scorsa settimana, il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha descritto i colloqui di Istanbul come «un importante punto di riferimento e la piattaforma in cui le parti si sono avvicinate di più a un accordo», definendo la Turchia un «ospite ideale» per potenziali negoziati tra Kiev, Mosca e Washington. Il presidente russo Vladimir Putin ha più volte fatto riferimento agli accordi di Istanbul come possibile base per un futuro accordo di pace con Kiev.

 

Lo Witkoff, che ha un passato da immobiliarista, è l’uomo inviato da Trump prima dell’insediamento in Israele a trattare con il premier dello Stato Ebraico Beniamino Netanyahu l’avvio di una tregua con Hamas. La stampa ha detto che l’incontro fu molto teso.

 

L’inviato era anche con Marco Rubio nella delegazione statunitense mandata ad incontrare i russi in Arabia Saudita la settimana scorsa.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo Witkoff è stato inviato da Trump a Mosca per riportare a casa giorni fa il cittadino americano Marc Fogel, prigioniero nelle carceri russe. Alla presenza del presidente Trump, il Fogel ha ringraziato profusamente lo Witkoff definendolo un uomo straordinario.

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Geopolitica

Ebrei VIP chiedono sanzioni contro Israele

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Centinaia di eminenti figure ebraiche a livello globale hanno sollecitato le Nazioni Unite e i leader mondiali a imporre sanzioni a Israele per azioni definite «sconsiderate» a Gaza, che, secondo loro, equivalgono a un genocidio.   Una lettera aperta, che invita i governi a ritenere Israele responsabile per presunte violazioni del diritto internazionale a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, ha raccolto oltre 450 firme VIP, tra cui ex funzionari, intellettuali e artisti israeliani. L’iniziativa coincide con notizie secondo cui i leader dell’UE potrebbero rinunciare a sanzioni contro Israele durante un vertice a Bruxelles giovedì.   «Non dimentichiamo che molte leggi, statuti e convenzioni per proteggere la vita umana sono nate in risposta all’Olocausto», hanno scritto i firmatari. «Israele ha ripetutamente violato queste garanzie».   Tra i firmatari ci sono l’ex presidente della Knesset Avraham Burg, il negoziatore di pace Daniel Levy, gli scrittori Michael Rosen e Naomi Klein, il regista premio Oscar Jonathan Glazer, gli attori Wallace Shawn e Ilana Glazer e il filosofo Omri Boehm. Il gruppo ha chiesto di far rispettare le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte Penale Internazionale, di interrompere le vendite di armi e di applicare sanzioni mirate a funzionari ed entità israeliane coinvolte in presunti crimini.

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La petizione riflette un’evoluzione dell’opinione pubblica tra gli ebrei americani e gli elettori in generale. Un recente sondaggio del Washington Post ha mostrato che il 61% degli ebrei americani ritiene che Israele abbia commesso crimini di guerra a Gaza, e il 39% lo accusa di genocidio. Un sondaggio Quinnipiac di agosto ha rilevato che la metà degli elettori statunitensi condivide questa visione.   La situazione è ben diversa per l’opinione pubblica israeliana.   Come riportato da Renovatio 21, un sondaggio pubblicato dall’Università Ebraica di Gerusalemme all’inizio di giugno rivela che circa il 75% degli ebrei israeliani concorda con l’affermazione secondo cui «non ci sono innocenti a Gaza».   Non si trattava del primo dato di questo tipo. Un sondaggio dell’Università di Tel Aviv di fine ottobre 2023 ha rilevato che il 58% degli ebrei israeliani ha affermato che l’esercito stava usando troppo poca potenza di fuoco nel suo assalto a Gaza e meno del 2 percento ha affermato che era troppa.   Un altro sondaggio condotto nel dicembre 2023 chiedeva: «In che misura Israele dovrebbe tenere in considerazione le sofferenze della popolazione civile a Gaza quando pianifica la continuazione dei combattimenti?». Oltre l’80% degli ebrei israeliani ha risposto «in misura molto limitata» o «in misura piuttosto limitata» (rispettivamente il 40% e il 41%).   Nel gennaio 2024, un sondaggio del canale israeliano Channel 12 ha rilevato che il 72% degli israeliani ritiene che gli aiuti umanitari ai 2 milioni di civili di Gaza, tra cui 1 milione di bambini, «debbano essere interrotti finché i prigionieri israeliani non saranno rilasciati» da Hamas.

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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
 
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Putin: la risposta della Russia agli attacchi Tomahawk sarebbe «schiacciante»

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La risposta della Russia a un attacco ucraino con missili Tomahawk di fabbricazione statunitense sarebbe «molto seria, se non schiacciante», ha dichiarato giovedì il presidente Vladimir Putin ai giornalisti. Fornire a Kiev armi a lungo raggio di questo tipo rappresenterebbe «un tentativo di escalation», ha avvertito.

 

Kiev ha più volte richiesto i missili Tomahawk. Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha sollevato la questione durante un incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca la scorsa settimana. Secondo Axios, Zelens’kyj non è riuscito a ottenere la consegna dell’arma. Funzionari americani avevano precedentemente indicato che l’opzione poteva essere considerata, ma la decisione finale spettava a Trump.

 

Parlando mercoledì alla Casa Bianca durante un incontro con il Segretario Generale della NATO Mark Rutte, Trump non ha chiarito se gli Stati Uniti potrebbero fornire i missili a Kiev in futuro, ma ha sottolineato che il loro utilizzo richiede un addestramento lungo e intensivo. I missili hanno una gittata massima di circa 2.500 km.

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«Sarebbe un’escalation. È un tentativo di escalation», ha commentato Putin riguardo a una possibile consegna. «Se il territorio russo fosse colpito con un’arma del genere, la risposta sarebbe molto seria, se non addirittura schiacciante», ha aggiunto, invitando i leader occidentali a «rifletterci».

 

Mosca aveva già avvertito che, pur non influenzando lo stato del campo di battaglia ucraino, la consegna dei Tomahawk ridurrebbe le prospettive di pace e danneggerebbe gravemente le relazioni tra Stati Uniti e Russia.

 

Putin ha discusso la questione con Trump in una telefonata la scorsa settimana. La consegna dei missili avrebbe «gravemente compromesso le prospettive di una soluzione pacifica», aveva dichiarato allora. In seguito alla chiamata, Trump ha affermato che fornire i Tomahawk a Kiev «non sarebbe stato facile» per gli Stati Uniti e ha sostenuto che Washington non dovrebbe esaurire il proprio arsenale per l’Ucraina.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump nelle scorse ore ha annullato il vertice con Putin a Budapest. Al contempo, gli USA hanno posto nuove sanzioni sul petrolio russo.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

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Geopolitica

Trump annulla l’incontro a Budapest con Putin

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha cancellato il vertice previsto con il presidente russo Vladimir Putin a Budapest, dichiarando che i colloqui, in questa fase, non avrebbero probabilmente prodotto i risultati sperati. Mosca non ha ancora commentato la decisione.   L’annuncio è stato fatto mercoledì durante un incontro alla Casa Bianca con il Segretario generale della NATO Mark Rutte, dove Trump ha spiegato che il vertice in Ungheria «non sembrava appropriato».   «Non pareva che avremmo raggiunto gli obiettivi necessari, quindi ho deciso di annullare il viaggio», ha affermato.   Tuttavia, Trump ha lasciato aperta la possibilità di futuri colloqui con Mosca. «Lo faremo in futuro», ha aggiunto, senza precisare quando o dove potrebbe avvenire.   Le dichiarazioni di Trump giungono dopo che il dipartimento del Tesoro statunitense ha imposto nuove sanzioni alla Russia, motivate dalla sua presunta «mancanza di impegno serio verso un processo di pace». Le misure hanno colpito due grandi compagnie petrolifere russe, Rosneft e Lukoil, e le loro filiali.   Trump ha comunque ammesso di non essere certo che le sanzioni possano modificare la posizione della Russia sul conflitto ucraino. «Spero che lui [Putin] diventi ragionevole, e spero che lo sia anche [Volodymyr Zelens’kyj]», ha detto. «Ci vogliono due persone per ballare il tango» ha dichiarato, usando un noto proverbio anglofono.   I piani per un vertice tra Putin e Trump erano stati annunciati la settimana precedente, dopo una telefonata tra i due leader, sebbene non fosse stata fissata una data precisa.   Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov aveva dichiarato in precedenza che un incontro tra Russia e Stati Uniti richiede «preparativi seri», sottolineando che un vertice tra i due leader «non dovrebbe essere sprecato», poiché entrambi i presidenti «sono abituati a lavorare per ottenere risultati concreti».   SOSTIENI RENOVATIO 21
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