Geopolitica
Il presidente goscista rivendica la sovranità del Cile sull’Antartide
Il presidente cileno Gabriel Boric è entrato nella storia diventando il primo leader latinoamericano a visitare il Polo Sud, riaffermando la rivendicazione di sovranità del Cile su parte dell’Antartide.
Accompagnato dal ministro della Difesa Maya Fernandez, dal ministro dell’Ambiente Maisa Rojas e da alti funzionari militari, il presidente Boric ha intrapreso il viaggio il 2 gennaio 2025, partendo da Punta Arenas nel Cile meridionale a bordo di un aereo da trasporto militare Hercules C-130. La sua prima tappa è stata la stazione di ricerca cilena sul ghiacciaio Union prima di proseguire verso il Polo Sud.
Più tardi quel giorno, la delegazione ha visitato la stazione Amundsen-Scott South Pole degli Stati Uniti, dove hanno trascorso circa due ore incontrando ricercatori e osservando progetti scientifici. L’ufficio presidenziale ha descritto la visita come avvenuta «in un momento importante per gli sforzi scientifici del Cile nella regione».
Llegar al Polo Sur, un orgullo para Chile. Seguimos trabajando para que la Antártica siga siendo un continente de ciencia y paz. pic.twitter.com/4AlwC8YgK8
— Gabriel Boric Font (@GabrielBoric) January 4, 2025
«Questa è una pietra miliare per noi», ha detto il Boric in un filmato trasmesso dalla televisione cilena. «È la prima volta che un presidente cileno viene al Polo Sud e parla della missione antartica del Cile».
Boric ha anche dichiarato che la visita è stata «una conferma della nostra rivendicazione di sovranità» su una parte del continente.
🙌🏻 Con el orgullo de haber vivido una experiencia histórica, a más de 20 grados bajo cero y con la certeza de que el planeta necesita de nuestro cuidado y protección, les comparto este video que grabamos con el presidente @gabrielboric en el Polo Sur.#estrellapolarIII 💪🏻 pic.twitter.com/HDzi1Hr6VC
— Maisa (@Maisa_Rojas) January 4, 2025
Nel corso del XX secolo, diversi Paesi, tra cui Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Argentina e Giappone, hanno istituito stazioni di ricerca in Antartide per supportare studi scientifici e mantenere una presenza nella remota regione. Dal 1961, il Trattato Antartico ha regolamentato le attività sul continente e sui mari circostanti, designando la regione una riserva scientifica e proibendo al contempo le operazioni militari per prevenire tensioni geopolitiche.
Il Cile ha mantenuto una presenza continua in Antartide per decenni, gestendo diverse stazioni di ricerca e partecipando attivamente al Sistema del Trattato Antartico. Storicamente, i suoi sforzi di ricerca si sono concentrati nell’Antartide settentrionale. Tuttavia, secondo una dichiarazione della presidenza, il Cile ora mira ad espandere i suoi sforzi scientifici ai mari di Bellingshausen e Weddell.
Sebbene sette paesi, tra cui il Cile, abbiano rivendicazioni territoriali in Antartide, il dipartimento di Stato americano sostiene che «gli Stati Uniti e la maggior parte degli altri Paesi non riconoscono tali rivendicazioni».
L’ex segretario di Stato Enrico Kissinger (1923-2023) ebbe a definire il Cile come un «pugnale puntato al cuore dell’Antartide», per sottolinearne il ruolo in teoria innocuo che esso avrebbe nella sfera della geopolitica.
Il Boric è noto per le sue tendenze gosciste, che lo hanno portato a figure grottesche, come quando pensò bene di portare una squadra tutta femminile al campionati mondiali SWAT – riservati cioè alle squadre di intervento della polizia – con esiti tra l’umiliante e l’esilarante.
Il Cile di Boric si è unito al Sud Africa nella causa alla Corte Internazionale di Giustizia contro Israele per genocidio.
Nonostante gli sforzi del Boriccio, il popolo cileno respinse due anni fa una proposta di nuova Costituzione che le forze vicini al presidente avevano riempito di temi gender, abortisti e «climatici».
Va ricordato, inoltre, che il presidente nulla fece per aiutare il caso di Gonzalo Lira (1968-2024), scrittore e giornalista, discendente dal fondatore del Cile José Miguel Carrera Verdugo, ingiustamente detenuto, torturato e lasciato morire nelle carceri ucraine.
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Mearsheimer: l’Europa occidentale si trova di fronte a un «futuro desolante»
Secondo il politologo statunitense John Mearsheimer, capofila della scuola realista nello studio delle relazioni internazionali, l’Europa occidentale è destinata a un «futuro tetro» a causa del conflitto ucraino, provocato – a suo avviso – dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti.
In un’intervista concessa al politologo Glenn Diesen e diffusa martedì, Mearsheimer ha spiegato che la guerra ha generato un’insicurezza profonda nel Vecchio Continente e ha creato «enormi difficoltà» nelle relazioni tra Washington e gli alleati europei.
Il professore di scienze politiche all’Università di Chicago ha osservato che la collaborazione su piani politici, militari ed economici si è complicata, citando i recenti negoziati come esempio di come gli europei stiano «litigando con gli USA su come gestire l’Ucraina».
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L’Europa, ha proseguito Mearsheimer, è «in guai seri» per due motivi principali legati al declino dell’impegno americano nel continente, che attribuisce in gran parte alla «presenza storica di una robusta forza militare statunitense in Europa».
Dopo la Guerra Fredda, governi di Washington e Bruxelles hanno esteso la NATO proprio per «collocare l’ombrello di sicurezza americano sulle teste degli europei orientali e occidentali», ha ricordato.
Tuttavia, questo equilibrio è ora minacciato da un «profondo mutamento nella distribuzione del potere» a livello globale. Negli anni Novanta e nei primi 2000 gli USA potevano mantenere massicci contingenti in Europa, ma l’ascesa della multipolarità li ha spinti a «rivolgere l’attenzione all’Asia».
Le sue parole riecheggiano il discorso tenuto da Mearsheimer al Parlamento europeo all’inizio di novembre, dove ha proclamato la fine dell’era unipolare con l’emergere di Cina e Russia come superpotenze. «Gli Stati Uniti non sono più l’unica grande potenza mondiale», ha concluso il professore statunitense a Brusselle.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva sostenuto in un’intervista che i governi occidentali continuano a perseguire politiche mirate a indebolire la Russia fino a privarla definitivamente del suo status di grande potenza.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva preconizzato ancora nel 2015 lo sfascio dell’Ucraina, accusando, già all’ora, l’Occidente di portare Kiev verso la sua distruzione invece che verso un’era florida che sarebbe seguita alla neutralità dichiarata dagli ucraini.
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Il politologo appartiene alla schiera delle grandi figure politiche americane che hanno rifiutato la NATO, talvolta prima ancora che nascesse. Uno è George Frost Kennan (1904-2005), ex ambasciatore USA in URSS, lucido, geniale mente capofila della scuola «realista» delle Relazioni Estere (quella oggi portata avanti accademicamente proprio da Mearsheimer) e funzionario di governo considerato «il padre della guerra fredda».
Mearsheimer è noto altresì per il controverso libro La Israel lobby e la politica estera americana, tradotto in Italia da Mondadori. Il libro contiene una disamina dell’influenza di Tel Aviv sulla politica americana, e identifica vari gruppi di pressione tra cui i Cristiani sionisti e soprattutto i neocon.
Il cattedratico statunitense ha anche recentemente toccato la questione israeliana dichiarando che le intenzioni dello Stato Ebraico sarebbero quelle di allargare il più possibile il conflitto nell’area di modo da poter svuotare i territori dai palestinesi: «più grande è la guerra, maggiore è la possibilità di pulizia etnica».
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Immagine di Maarten via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Gli Stati Uniti avvertono l’Ucraina di una «sconfitta imminente»
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