Spirito
Sinodo sulla sinodalità: programma della seconda sessione (2024)
Nel corso di una conferenza stampa tenuta il 16 settembre 2924, i cardinali Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, e Mario Grech, segretario generale, hanno presentato la seconda sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che avrà luogo che si svolgerà a Roma dal 2 al 27 ottobre 2024.
Si è già detto su questo sito che i cambiamenti nei partecipanti sono pochi, ma talvolta significativi, come nel caso dei vescovi cinesi. Tra i partecipanti figurano membri a pieno titolo, ospiti speciali e altri partecipanti, come già avveniva. Il loro numero arriva a 368, di cui 272 vescovi.
È stato spiegato, come riporta Vatican News, che i ritmi saranno più leggeri rispetto allo scorso anno: meno riunioni plenarie, più momenti di pausa per poter riflettere o pregare.
Come per la sessione precedente, i partecipanti seguiranno un ritiro spirituale di due giorni, il 30 settembre e il 1 ottobre, che sarà predicato da padre Timothy Radcliffe, un domenicano anziano, e dalla monaca benedettina Maria Ignazia Angelini. La sera del 1° ottobre è prevista una cerimonia penitenziale, per confessare i (nuovi) peccati della Chiesa. Se ne è già parlato su questo sito.
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In programma anche una preghiera ecumenica con Papa Francesco, la sera dell’11 ottobre 2024, come avvenuto durante la prima sessione. Questa data è stata scelta per commemorare la solenne apertura del Concilio Vaticano II, l’11 ottobre 1962.
Il cardinale Grech ha spiegato che questo grande concilio ha inaugurato una nuova stagione ecumenica «di cui l’attuale Sinodo è espressione e testimonianza, nel desiderio fattivo di aiutare la Chiesa intera ad avanzare nel cammino verso la piena unità».
Da segnalare, infine, che, in preparazione alla fase finale dell’Assemblea Ordinaria, i partecipanti avranno un’altra giornata di ritiro spirituale il 21 ottobre 2024: «sarà una sorta di sosta per implorare dal Signore i suoi doni con in vista di un discernimento sulla bozza del documento finale», ha commentato il card. Grech.
Ultime notizie, quattro forum saranno aperti a tutti: due si terranno il 9 ottobre sui temi «Il popolo di Dio, soggetto della missione» e «Il ruolo dell’autorità del vescovo in una Chiesa sinodale». Gli altri due si terranno il 16 ottobre sui «Reciproci rapporti tra Chiesa locale e Chiesa universale» e «L’esercizio del primato e il Sinodo dei vescovi».
Tali forum dovranno trattare il tema dal punto di vista ecclesiologico, in relazione al contenuto dell’Instrumentum laboris, e coinvolgeranno teologi, canonisti e vescovi.
Non c’è molto da dire se non: wait and see…
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Spirito
«Rimarrà solo la Chiesa Trionfante su Satana»: omelia di mons. Viganò
Qui legit intelligat
Omelia nella Prima Domenica di Avvento
Terra vestra deserta; civitates vestræ succensæ igni: regionem vestram coram vobis alieni devorant, et desolabitur sicut in vastitate hostili.
Il vostro paese è desolato, le vostre città consumate dal fuoco, i vostri campi li divorano gli stranieri, sotto i vostri occhi; tutto è devastato, come per un sovvertimento di barbari.
Is 1, 7
Intervenendo all’Assemblea Generale della CEI ad Assisi (1), il card. Matteo Zuppi ha detto che «la Cristianità è finita», e che questo fatto dev’essere considerato positivamente, come un’occasione, un καιρός. Non vi sfuggirà l’uso del lessico globalista, secondo il quale ogni crisi indotta dal Sistema è anche un’opportunità: la cosiddetta pandemia COVID, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica, l’islamizzazione delle nazioni occidentali. Zuppi – uno dei principali esponenti della chiesa sinodale – si guarda bene però dal riconoscere che la distruzione dell’edificio cattolico e la cancellazione della presenza cattolica nella società siano l’effetto logico e necessario dell’azione eversiva del Concilio Vaticano II e dei suoi sviluppi remoti e recenti, ostinatamente imposta dalla Gerarchia stessa. D’altra parte, nel momento in cui viene spodestato Cristo Re e Pontefice sostituendolo con la volontà della base – prima la collegialità, oggi la sinodalità – non poteva che accadere nella Chiesa Cattolica ciò che duecento anni prima era accaduto nella cosa pubblica.Sostieni Renovatio 21
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Spirito
Il cardinale Zen mette in guardia dalla sinodalità: «Non è forse questo il suicidio della Chiesa cattolica?»
In un contributo apparso questa settimana sul suo blog personale, il cardinale Joseph Zen, 93enne porporato cinese in quiescenza, ha formulato un’ulteriore aspra reprimenda al Sinodo sulla sinodalità e al compianto pontefice Francesco.
Francesco ha lasciato in eredità «caos e disgregazione», ha asserito Sua Eminenza. «La nostra aspirazione più profonda è che papa Leone XIV ricompatti la Chiesa sulle basi della verità, radunando tutti noi nella missione evangelizzatrice. Offriamo le nostre invocazioni e le nostre rinunce per papa Leone».
Zen non ha mai celato le sue apprensioni sul cammino sinodale. In seguito alla scomparsa di Francesco, il cardinale aveva ammonito i porporati convocati al conclave che la Chiesa si trova di fronte a un «dilemma esistenziale» nel confronto con esso. In un’analisi divulgata a febbraio 2024, Sua Eminenza aveva espresso l’auspicio che «questo Sinodo sulla ‘sinodalità’ possa giungere a una conclusione dignitosa».
Nel testo odierno, Zen ha manifestato timore che la Chiesa cattolica si stia «trasformando nella Chiesa anglicana» e che stia «commettendo un suicidio assimilandosi» al mondo secolare.
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«Senza dubbio… i fedeli debbono contribuire agli indirizzi ecclesiali, ma il primato dei vescovi non può essere eluso», ha precisato in merito al sinodo. Tuttavia, «l’assemblea del 2024 sulla sinodalità non ha più costituito un Sinodo nella accezione classica… ha inaugurato un’ibrida “assemblea consultiva dei battezzati”».
Il porporato cinese ha quindi censurato il documento conclusivo del sinodo, bollandolo come «vago e innovativo», attribuendo alla Fiducia supplicans – che autorizza la benedizione delle «coppie» omosessuali – il merito di aver generato «turbamenti marcati e fratture profonde» nell’ambito della Chiesa.
Sua Eminenza ha pure confidato che, qualora Dio lo convocasse al martirio, lo accoglierebbe come una «grazia immensa», e ha deplorato la difficoltà, in quest’epoca, di discernere e diffondere la verità e la sapienza per le anime. La verità, ha soggiunto, non risiede nelle opinioni individuali, bensì nella consapevolezza di «essere figli di Dio» e nel sacrificio redentore di Cristo per i nostri falli.
Per lustri, Zen ha redarguito la Santa Sede per la sua linea conciliante verso il Partito Comunista Cinese sulla designazione dei vescovi. Nondimeno, ha chiuso il suo intervento ribadendo la propria fedeltà alla Cattedra di Pietro.
«La mia contestazione a taluni atti pontifici scaturisce proprio dalla mia devozione profonda al papa», ha chiarito, evocando passi evangelici quali Matteo 14 e Luca 22: il primo, in cui san Pietro – non ancora Pontefice – vacilla sulla superficie dell’acqua dubitando del Signore; il secondo, in cui Cristo preannuncia il triplice rinnegamento di Pietro.
A ottobre, il cardinale aveva condannato il pellegrinaggio LGBT ospitato nella Basilica di San Pietro. «Il Vaticano era al corrente dell’iniziativa con anticipo, ma non ha elevato alcuna protesta successiva. Lo riteniamo del tutto inspiegabile!», aveva esclamato, invitando a pratiche di penitenza quali preghiera e astinenza.
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Immagine screenshot da YouTube
Spirito
Un papa mette, un altro toglie
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