Geopolitica
Putin ribadisce il sostegno «radicato e di lunga data» della Russia alla Palestina
Mosca è a favore della risoluzione pacifica di tutti i conflitti, compresi quelli in Medio Oriente, ha dichiarato martedì il presidente russo Vladimir Putin durante un incontro con il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas, in visita a Mosca per tre giorni.
Putin ha elogiato i «legami di lunga data e radicati della Russia con il mondo arabo, e in particolare con la Palestina», aggiungendo che è motivo di «grande preoccupazione il fatto che in Palestina si stia verificando una catastrofe umanitaria in questo momento».
Secondo il leader russo, le radici del conflitto di Gaza sono dovute al mancato rispetto delle risoluzioni internazionali sulla creazione di uno Stato palestinese indipendente.
«Per stabilire una pace duratura e affidabile nella regione, è necessario che tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite siano implementate, prima di tutto deve essere istituito uno Stato palestinese indipendente», ha sottolineato Putin. «Abbiamo aderito a questa posizione per molto tempo e non è cambiata con i cambiamenti dell’ambiente politico».
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Il presidente russo ha detto che la situazione a Gaza è di «grande preoccupazione» a causa delle perdite di massa tra la popolazione civile, per lo più donne e bambini. Secondo l’ONU, il bilancio delle vittime ha già raggiunto le 40.000 persone, ha osservato.
«Facciamo tutto il possibile per sostenere il popolo palestinese. Come sapete, abbiamo già inviato circa 700 tonnellate di aiuti umanitari», ha concluso Putin.
Abbas ha ringraziato il governo e il popolo russo, affermando: «Riteniamo che la Russia sia uno degli amici più cari del popolo palestinese», sottolineando che dal 1947 sono state adottate più di 1.000 risoluzioni dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e dal Consiglio di sicurezza.
«Solo una risoluzione, se attuata, avrebbe potuto aiutare il popolo palestinese a garantire i propri diritti», ha detto Abbas, aggiungendo che «nonostante ciò, a causa della pressione degli Stati Uniti questa missione è fallita».
I Paesi occidentali favorevoli allo Stato palestinese hanno appoggiato l’Autorità Nazionale Palestinese, considerata a livello internazionale la rappresentante del popolo palestinese, ma rivale di Hamas e che controlla solo alcune parti della Cisgiordania.
Attualmente lo Stato di Palestina è riconosciuto da 146 membri dell’ONU e da metà del G20, tra cui Cina, India, Indonesia, Messico, Brasile, Sudafrica e Turchia.
Il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu ha giurato di non consentire la creazione di uno stato palestinese pienamente funzionante. Tuttavia, le autorità israeliane hanno assistito a un costante declino del sostegno occidentale a causa del crescente numero di vittime derivante dall’ultima incursione a Gaza.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Gli europei sotto shock per la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il 2025
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Geopolitica
Orban: l’UE pianifica la guerra con la Russia entro il 2030
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha sostenuto che l’Unione Europea si sta preparando a un confronto bellico con la Russia e mira a raggiungere la piena prontezza entro il 2030. Parlando sabato a un raduno contro la guerra, Orban ha denunciato come il Vecchio Continente stia già procedendo verso uno scontro militare diretto.
Il premier magiaro delineato un iter in quattro tappe che di norma conduce al conflitto: la rottura dei legami diplomatici, l’applicazione di sanzioni, l’interruzione della collaborazione economica e, da ultimo, l’inizio delle ostilità armate. Secondo lui, la maggioranza di questi passaggi è già stata percorsa.
«La posizione ufficiale dell’Unione Europea è che entro il 2030 dovrà essere pronta alla guerra», ha dichiarato, rilevando inoltre che i Paesi europei stanno virando verso un’«economia di guerra». Per Orban, taluni membri dell’UE stanno già riconfigurando i comparti dei trasporti e dell’industria per favorire la fabbricazione di armamenti.
Il premier du Budapest ha ribadito la contrarietà di Budapest al conflitto. «Il compito dell’Ungheria è allo stesso tempo impedire che l’Europa entri in guerra», ha precisato.
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Orban ha più volte manifestato aspre critiche alla linea dell’UE riguardo alla crisi ucraina. L’Ungheria ha sempre respinto le sanzioni nei confronti di Mosca e gli invii di armi a Kiev, invocando invece colloqui di pace in luogo di un inasprimento.
L’allarme riecheggia le recenti uscite del presidente serbo Aleksandar Vucic e del ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, entrambi i quali hanno insinuato che un scontro tra Europa e Russia diventi sempre più verosimile nei prossimi anni.
Malgrado la retorica sempre più bellicosa di certi membri dell’UE e della NATO verso la Russia, nessuno ha apertamente manifestato l’intenzione di impegnarsi in una guerra. La scorsa settimana, il presidente del Comitato Militare NATO, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha confidato al Financial Times che l’Unione sta valutando opzioni per un approccio più ostile nei riguardi di Mosca, inclusa l’ipotesi che un attacco preventivo possa configurarsi come atto difensivo.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Scontri lungo il confine tra Thailandia e Cambogia
Massive explosion on the Cambodian side of the Cambodia Thailand border from an F-16 airstrike from Thailand 🇹🇭🇰🇭‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️ pic.twitter.com/R8W7KtQtjv
— WW3 Monitor (@WW3_Monitor) December 8, 2025
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