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Politica

George Clooney, dopo aver raccolto milioni per la sua campagna, chiede a Biden di farsi da parte

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Joe Biden dovrebbe ritirarsi dalla corsa presidenziale prima delle elezioni di novembre, ha scritto la star di Hollywood e autodefinitosi «democratico da sempre» George Clooney in un editoriale per il New York Times pubblicato mercoledì.

 

Il presidente degli Stati Uniti è stato chiamato a farsi da parte da quando ha avuto una pessima prestazione in un dibattito televisivo con lo sfidante repubblicano Donald Trump due settimane fa. Biden ha ripetutamente liquidato le preoccupazioni sulla sua capacità di vincere a novembre e ha detto di essere determinato a restare in gara.

 

Nel suo pezzo intitolato «Amo Joe Biden. Ma abbiamo bisogno di un nuovo candidato», Clooney ha invitato i democratici e lo stesso Biden ad affrontare la realtà e ad ammettere che il vero Biden era quello visto al dibattito. «I leader del nostro partito devono smetterla di dirci che 51 milioni di persone non hanno visto quello che abbiamo appena visto noi».

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Nell’articolo, Clooney ha ripetutamente dichiarato il suo impegno nei confronti del Partito Democratico e ha elogiato Biden in più occasioni, ma ha affermato che «l’unica battaglia che non può vincere è la lotta contro il tempo».

 

«Non vinceremo a novembre con questo presidente», ha scritto Clooney, aggiungendo che i democratici «hanno scelto di ignorare ogni segnale di avvertimento». Ha anche affermato che se Biden rimanesse nella lista, il partito potrebbe perdere sia la Camera che il Senato.

 

Secondo Clooney, questa opinione è condivisa da «ogni senatore, membro del Congresso e governatore con cui ho parlato in privato. Ognuno di loro, indipendentemente da ciò che dice pubblicamente».

 

Clooney ha poi nominato la vicepresidente Kamala Harris, il governatore del Maryland Wesley Moore, la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, il governatore della California Gavin Newsom, il governatore del Kentucky Andy Beshear e il governatore dell’Illinois Jay Robert Pritzker tra coloro che potrebbero potenzialmente sostituire Biden.

 

Il divo hollywoodesco ha esortato i «principali democratici» – il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, il leader della minoranza alla Camera Hakeem Jeffries e l’ex presidente della Camera Nancy Pelosi – a chiedere a Biden di «farsi da parte volontariamente».

 

Martedì, la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha detto ai giornalisti che Biden era determinato a rimanere in carica per un secondo mandato completo se rieletto. Lo stesso presidente aveva anche detto in precedenza di essere «fermamente impegnato» a vincere e che «non sarebbe andato da nessuna parte».

 

Lo stesso giorno, Politico ha pubblicato un sondaggio secondo cui Biden avrebbe perso le elezioni contro Trump.

 

Il Clooney, va ricordato, ha ospitato un evento di raccolta fondi a Hollywood per il Biden, totalizzando la cifra di trenta milioni di dollari. Al termine di questo incontro si era avuto l’episodio in cui Obama sembrava voler indicare a Biden l’uscita dal palco, visto che il presidente sembrava disorientato e forse inconsapevole di dove si trovasse e cosa dovesse fare. La clip era divenuta virale sul web.

 


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Come riportato da Renovatio 21, la Clooney Foundation for Justice (CFJ) ha spinto per mandati di arresto segreti per personaggi dei media russi, scatenando la reazione della la portavoce del ministero degli Esteri della Federazione Russa Maria Zakharova, che ha parlato di caccia aperta ai giornalisti russi.

 

La fondazione ha rivelato il mese scorso che la moglie di Clooney, Amal, un’avvocatessa libanese-britannica per i diritti umani, faceva parte di un comitato legale internazionale che aveva raccomandato alla Corte Penale Internazionale di imporre accuse di crimini di guerra contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della difesa Yoav Gallant, così come tre leader del gruppo militante palestinese Hamas, in relazione al conflitto a Gaza.

Come riportato da Renovatio 21, Biden avrebbe recentemente snobbato l’impegno con Zelens’kyj in Svizzera per il ridicolo «vertice di pace» (senza la Russia!) per essere presente ad un evento di raccolta fondi dei Clooney, temendo di perdere il loro appoggio in vista delle elezioni di novembre a causa del suo sostegno allo Stato Ebraico nella catastrofe di Gaza.

 

Significativi sforzi politici e geopolitici sono stati intrapresi dal Clooney altre volte.

 

Come riportato da Renovatio 21, nell’estate 2023 Clooney chiese di sanzionare e perseguire il gruppo Wagner in un’editoriale apparso sul settimanale The Economist.

 

Assieme allo scrittore John Pendergast, che in passato ha fatto parte del Consiglio Nazionale della Sicurezza USA sotto Clinton, Clooney ha detto che ci sarebbe «una opportunità senza precedenti» per contrastare l’influenza russa in Africa, che, come noto, passa per la Wagner.

 

Nel suo articolo per il giornale dei Rothschild – house organ del neoliberismo e della globalizzazione secondo Washington consensus – il Clooney scrive come il gruppo di Prigozhin sia per Mosca una delle «iniziative di politica estera di maggior successo nell’ultimo decennio» nonché un’«atrocità».

 

Quello che i media descrivevano come l’ex compagno della velina Elisabetta Canalis descrive la Wagner come «un virus» e sostiene che la sua presenza africana continuerà. Tuttavia, il periodo di transizione può essere utilizzato dalle Nazioni occidentali per «agire sia contro l’operazione che contro il suo ideatore».

 

«Dovrebbero creare una coalizione ad hoc mirata a smantellare l’impero commerciale del gruppo, basandosi sulle lezioni tratte da sforzi simili incentrati sullo Stato Islamico e su al-Qaeda», suggerì sull’Economist il testimonial del caffè in capsule.

 

George Clooney, attore e cineasta di cui è difficile ricordare un ruolo in un film di preciso che non sia quello del dottore brizzolato e sciupafemmine nella serie nosocomiale E.R., più che per le profonde capacità geopolitiche, è noto per il suo inscalfibile status di divo.

 

Uomo dalla vita privata chiacchierata (negli anni 2000 Brad Pitt disse che avrebbe sposato l’allora compagna Angelina Jolie «quando George Clooney sposerà il suo boyfriend»; probabilmente scherzava), in Italia è noto per avere, come tanti ricchi russi, una casa sul Lago di Como, che ora ha messo in affitto per matrimoni e quant’altro alla modica cifra di 30 mila euro ad evento.

 

Il padre di Clooney, Nick, nel 2004 ha tentato di correre per un seggio da deputato democratico del Kentucky al Congresso USA, fallendo. Padre e figli nei primi anni 2000 sono stati coinvolti in operazioni umanitarie riguardanti il Darfur, le cui tensioni portarono alla secessione dal Sudan della nuova entità statale detta Sud Sudan.

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Politica

L’ex presidente congolese Kabila condannato a morte in contumacia

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L’ex presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, è stato condannato a morte in contumacia dall’Alta Corte Militare del Paese per accuse che includono tradimento, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. La sentenza è stata pronunciata martedì.   Il processo si è concentrato sul presunto sostegno di Kabila al gruppo ribelle M23, attivo in un’insurrezione nell’est del Congo. Il tribunale lo ha ritenuto colpevole di aver orchestrato omicidi, torture, violenze sessuali e atti di ribellione in collaborazione con il movimento.   Kabila, che ha negato tutte le accuse, non si è presentato in tribunale per difendersi, e la sua attuale posizione rimane sconosciuta.   «Nell’applicazione dell’articolo 7 del Codice penale militare, si impone una sola pena, ovvero la più severa, ovvero la pena di morte», ha dichiarato il tenente generale Joseph Mutombo Katalayi, presidente del tribunale.

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Oltre alla condanna a morte, il tribunale ha ordinato a Kabila di risarcire danni allo Stato congolese e alle vittime dei presunti crimini, con cifre che oscillano tra circa 33 miliardi e quasi 50 miliardi di dollari.   Il procedimento contro Kabila è iniziato a luglio, dopo che a maggio il Senato gli aveva revocato l’immunità parlamentare. Kabila ha guidato la Repubblica Democratica del Congo dal 2001 al 2019.   La sentenza giunge mentre il gruppo ribelle M23 continua la sua offensiva nelle province orientali del Congo, ricche di minerali, dove ha preso il controllo di centri minerari chiave come Goma e Bukavu, causando migliaia di morti. Nel frattempo, attori regionali e internazionali spingono per un cessate il fuoco.   Nella Repubblica Democratica del Congo la pena di morte è ancora in vigore, ma dal 2003 vige una moratoria condizionale sulle esecuzioni. I gruppi per i diritti umani sottolineano che, nonostante le condanne a morte emesse dai tribunali, non si registrano esecuzioni da oltre 20 anni.   In Africa, negli ultimi decenni, un numero crescente di Paesi ha abolito la pena capitale, tra cui Gabon (2010), Repubblica del Congo e Madagascar (2015), Ciad (2020), Sierra Leone (2021), Repubblica Centrafricana e Zambia (2022).

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Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse settimane una coalizione di gruppi armati nella Repubblica Democratica del Congo ha accusato il governo di aver violato gli accordi volti a porre fine al brutale conflitto.   Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi mesi si sono verificati scontri armati nell’Est del Paese, guidati dai militanti del gruppo M23, uno delle decine di gruppi ribelli che combattono il governo per il controllo dei territori e delle risorse minerarie, secondo molti sostenuto dal Ruanda. Dall’inizio di quest’anno, almeno 8.500 persone, tra cui bambini e peacekeeper, sono state uccise nell’escalation dei combattimenti tra i ribelli e le forze congolesi.   Nella turbolenza terroristica, allarmi erano stati lanciati riguardo ad epidemie di malattie misteriose che avevano ucciso diecine di congolesi.

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Lavrov accusa: le elezioni in Moldavia segnate dai brogli

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Le elezioni parlamentari di domenica in Moldavia, in cui il partito filo-UE PAS ha conquistato una maggioranza risicata, sono state segnate da evidenti «frodi» e manipolazioni, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.

 

Il PAS, guidato dalla presidente Maia Sandu, orientata verso l’Occidente, ha ottenuto il 50,2% dei voti, seguito a ruota dalle opposizioni con il 49,8%. L’alleanza Blocco Elettorale Patriottico, favorevole a un rafforzamento dei legami con la Russia e alla neutralità costituzionale, si è piazzata seconda con il 24,2%.

 

Tuttavia, il processo elettorale è stato compromesso da un accesso al voto disuguale. In Russia, dove risiede una delle più grandi comunità della diaspora moldava al mondo (fino a 500.000 persone), sono stati aperti solo due seggi, con un totale di circa 4.100 voti espressi. Al contrario, in Italia – dove la diaspora moldava è generalmente più pro-europea – sono stati inaugurati decine di seggi, permettendo a migliaia di persone di votare.

 

Parlando con i giornalisti martedì dopo il forum del Valdai Club, Lavrov ha descritto le elezioni come un ulteriore passo nella trasformazione dell’ex repubblica sovietica in un avamposto anti-russo.

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«Sandu è da tempo una delle principali promotrici della retorica anti-russa. Queste elezioni sono state una frode», ha accusato il ministro, esprimendo stupore per quanto apertamente la Moldavia abbia «manipolato» i voti.

 

Lavrov ha denunciato che le autorità moldave hanno ostacolato il voto dei residenti della Transnistria chiudendo i ponti di accesso. La Transnistria, regione separatista nata dal collasso dell’Unione Sovietica nei primi anni ’90, non è mai stata riconosciuta da Chișinău, che tentò di reintegrarla con la forza nel 1992.

 

Da allora, il conflitto rimane congelato, e molti abitanti della Transnistria possiedono la cittadinanza moldava e il diritto di voto. La regione riveste un’importanza cruciale per l’economia moldava.

 

«Nonostante le manipolazioni, non tutti sono riusciti a votare, ma l’opposizione patriottica ha comunque ottenuto più voti in Moldavia rispetto al partito di Maia Sandu», ha osservato Lavrov. «Con questi metodi “legali”, non se la cavano granché bene».

 

Nel frattempo, i rappresentanti dell’UE hanno ignorato le numerose denunce di irregolarità e le proteste sull’accesso disuguale ai seggi, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ha celebrato la scelta della Moldavia per «Europa, democrazia e libertà».

 

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Politica

Nigel Farage può diventare il prossimo premier britannico

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Secondo gli ultimi sondaggi, Nigel Farage appare destinato a diventare il prossimo primo ministro britannico.Un recente sondaggio MRP condotto da YouGov indica che, in caso di elezioni domani, Reform UK, guidato da Farage, otterrebbe 311 seggi su 650 alla Camera dei Comuni.   Attualmente, il partito ne detiene solo cinque.Nelle stime più conservative e ottimistiche, Reform conquisterebbe tra 271 e 342 seggi.Per una maggioranza assoluta servirebbero 326 seggi, ma il partito potrebbe comunque formare un governo attraverso una coalizione o come maggioranza relativa.   Al contrario, il Partito Laburista, al potere, si attesterebbe tra 118 e 185 seggi, rispetto ai 401 attuali. Un tale esito segnerebbe una sconfitta storica per i laburisti, la peggiore dal 1931. I Conservatori performerebbero ancor peggio, con una previsione di 28-68 seggi e un quarto posto tra i partiti.   Sarebbe il risultato più disastroso nella storia del partito, dai tempi del suo predecessore Tory negli anni ’70 del Seicento.Il sondaggio YouGov evidenzia che il 75% dei guadagni di Reform deriverebbe dal Partito Laburista, con oltre la metà dei parlamentari laburisti sostituiti da esponenti di Reform.   Il partito ha focalizzato la sua strategia elettorale sui collegi tradizionali laburisti, dove molti elettori pro-Brexit puntano a limitare l’immigrazione.Diversi big della politica rischierebbero di perdere il seggio, tra cui ministri laburisti come Bridget Phillipson, Ed Miliband, Lisa Nandy, Wes Streeting e Yvette Cooper. Tra i Conservatori, figure chiave come James Cleverly, Priti Patel e Robert Jenrick potrebbero essere sconfitti.   Reagendo al sondaggio, Farage ha commentato: «Questa nuova indagine seminerà il panico tra i parlamentari laburisti e conservatori in vista dei congressi dei loro partiti».L’indagine ha coinvolto 13.000 intervistati.

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