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Economia

La Turchia sospende ogni commercio con Israele

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Il governo turco ha sospeso tutti gli scambi con Israele in risposta alla guerra di Gaza, ha dichiarato il Ministero del Commercio di Ankara in una dichiarazione pubblicata giovedì sui social media.

 

La Turchia è stato uno dei critici più feroci di Israele da quando è scoppiato il conflitto con Hamas in ottobre. La sospensione di tutte le operazioni di esportazione e importazione è stata introdotta in risposta all’«aggressione dello Stato ebraico contro la Palestina in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani», si legge nella dichiarazione.

 

Ankara attuerà rigorosamente le nuove misure finché Israele non consentirà un flusso ininterrotto e sufficiente di aiuti umanitari a Gaza, aggiunge il documento.

 

Israele è stato accusato dalle Nazioni Unite e dai gruppi per i diritti umani di ostacolare la consegna degli aiuti nell’enclave. I funzionari turchi si coordineranno con l’Autorità Palestinese per garantire che i palestinesi non siano colpiti dalla sospensione del commercio, ha affermato il ministero.

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La sospensione totale fa seguito alle restrizioni imposte il mese scorso da Ankara sulle esportazioni verso Israele di 54 categorie di prodotti tra cui materiali da costruzione, macchinari e vari prodotti chimici. La Turchia aveva precedentemente smesso di inviare a Israele qualsiasi merce che potesse essere utilizzata per scopi militari.

 

Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso il governo turco ha imposto restrizioni alle esportazioni verso Israele per 54 categorie di prodotti.

 

In risposta alle ultime restrizioni, il ministero degli Esteri israeliano ha accusato la leadership turca di «ignorare gli accordi commerciali internazionali». Giovedì il ministro degli Esteri Israel Katz ha scritto su X che «bloccando i porti per le importazioni e le esportazioni israeliane», il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si stava comportando come un «dittatore». Israele cercherà di «creare alternative» per il commercio con la Turchia, concentrandosi sulla «produzione locale e sulle importazioni da altri Paesi», ha aggiunto il Katz.

 

 

Come riportato da Renovatio 21 il leader turco ha effettuato in questi mesi molteplici attacchi con «reductio ad Hitlerum» dei vertici israeliani, paragonando più volte il primo ministro Beniamino Netanyahu ad Adolfo Hitler e ha condannato l’operazione militare a Gaza, arrivando a dichiarare che Israele è uno «Stato terrorista» che sta commettendo un «genocidio» a Gaza, apostrofando il Netanyahu come «il macellaio di Gaza».

 

Il presidente lo scorso novembre aveva accusato lo Stato Ebraico di «crimini di guerra» per poi attaccare l’intero mondo Occidentale (di cui Erdogan sarebbe di fatto parte, essendo la Turchia aderente alla NATO e aspirante alla UEa Gaza «ha fallito ancora una volta la prova dell’umanità».

 

Un ulteriore nodo arrivato al pettine di Erdogan è quello relativo alle bombe atomiche dello Stato Ebraico. Parlando ai giornalisti durante il suo volo di ritorno dalla Germania, il vertice dello Stato turco ha osservato che Israele è tra i pochi Paesi che non hanno aderito al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari del 1968.

 

Il mese scorso Erdogan ha accusato lo Stato Ebraico di aver superato il leader nazista uccidendo 14.000 bambini a Gaza.

 

Israele, nel frattempo, ha affermato che il presidente turco è tra i peggiori antisemiti della storia, a causa della sua posizione sul conflitto e del suo sostegno a Hamas.

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Immagine di Haim Zach / Government Press Office of Israel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported 

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Economia

La Banca Centrale d’Israele promuove lo Shekel Digitale

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Per accelerare lo sviluppo della valuta digitale della banca centrale ( CDCC ), Israele sta portando avanti l’iniziativa dello shekel digitale. La Banca d’Israele (BoI) collaborerà con una serie di fornitori di servizi per creare un sofisticato sistema di pagamento digitale basato su questa nuova valuta. Lo riporta il sito Reclaim The Net.   La Banca Centrale Israeliana ha delineato i suoi piani in un annuncio , rivelando il lancio della «Digital Shekel Challenge». Questa iniziativa, ispirata al “Progetto Rosalind” dell’Innovation Hub della Banca dei regolamenti internazionali (BRI), mira a esplorare prototipi di software avanzati per le transazioni. Il progetto BRI, condotto in collaborazione con la Banca d’Inghilterra, funge da modello per questo impegno israeliano.   Nell’ambito della sfida, la Banca Centrale dello Stato Ebraico offrirà un ambiente sandbox dotato di un livello API interfaccia di programmazione dell’applicazione»). I partecipanti competeranno per sviluppare soluzioni di pagamento CBDC in tempo reale progettate per un uso pubblico diffuso.

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Shauli Rejwan, socio dirigente di Masterkey Venture Capital a Tel Aviv, ha fatto luce sulla struttura del programma in un’intervista, descrivendo la sfida come un processo in tre fasi: domande e presentazioni iniziali, successivo accesso alla nuova rete per progetti selezionati e una presentazione finale a una giuria, molti dei quali sono figure di spicco nella comunità crittografica.   «Questa iniziativa rappresenta un passo significativo per l’ecosistema israeliano, poiché potenzialmente colma il divario tra l’industria web3 e il governo, anche se DeFi, ZK e soluzioni senza autorizzazione non sono ancora state prese in considerazione», ha affermato il Rejwan.   Gli inviti a partecipare sono stati estesi a soggetti del settore privato, istituzioni pubbliche e ambienti accademici. La banca centrale ha sottolineato una preferenza per usi innovativi e originali nel settore dei pagamenti, siano essi miglioramenti ai sistemi esistenti o applicazioni completamente nuove.   L’iniziativa consente inoltre ai partecipanti di adattare le proprie soluzioni a nicchie specifiche e scenari unici, nonostante l’applicabilità universale delle CBDC.   Come ripetuto da Renovatio 21, Israele nel 2020 è stato uno dei primi Paesi a istituire, assieme ad un programma di vaccinazione massivo (e fallimentare, oltre che inutile), una potente architettura di sorveglianza biopolitica della popolazione, che andavano dai braccialetti di tracciamento geografico ad un sistema di green pass tale da non consentire di ordinare il cibo nemmeno da chioschi automatici dei fast food.   Le CBDC introdurranno un sistema di programmazione dell’esistenza del cittadino inappellabile e onnipervasivo, molto superiore al credito sociale della Repubblica Popolare Cinese. Ciò, unito ad un impianto tecnologico sull’essere umano, ci spinge a realizzare che siamo davvero di fronte all’«uomo terminale» – non solo nel senso dell’ultima umanità, ma della persona ridotta a terminale, interfaccia, di una grande macchina che lo comanda.   Il progetto di una CBDC globale, una valuta digitale sintetica globale controllata dalle banche centrali, ha lunga storia. Nel 2019, prima della pandemia, dedollarizzazionesuperinflazione e crash bancari che stiamo vedendo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ne aveva parlato all’annuale incontro dei banchieri centrali di Jackson Hole, nel Wyoming nel 2019.

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Come riportato da Renovatio 21, l’euro digitale sembra in piattaforma di lancio, e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sembra aver ammesso che sarà usato per la sorveglianza dei cittadini.   Come ripetuto da Renovatio 21la piattaforma su cui si è costruito il green pass è la medesima dell’euro digitale, i cui preparativi sono partiti ben prima del COVID.   L’abolizione del contante – che il CEO del mega-fondo internazionale BlackRock sostiene essere accelerata dalla guerra ucraina – non può che portare che alla piattaforma che sarà la vostra schiavitù definitiva.   Come riportato da Renovatio 21, l’economista tedesco Richard Werner ha dichiarato di aver sentito da un funzionario di una Banca Centrale che i sistemi per «i CBDC assomigliano a un piccolo chicco di riso che vogliono metterti sotto la pelle».   Di chip impiantati a Davos parla da molto tempo: dai telefonini «costruiti direttamente nei nostri corpi» immaginati dal capo di Nokia ospite di Klaus Schwab, ai farmaci con biochip raccontati dal CEO di Pfizer Albert Bourla, agli articoli sulle ragioni «solide e razionali» per piazzare microchip dentro il corpo dei bambini.

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Economia

Moody’s avverte di declassamenti sui cattivi prestiti immobiliari di sei banche regionali

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Il canale televisivo statunitense CNBC ha riferito lo scorso 6 giugno che a maggio i prestiti in sofferenza relativi agli immobili commerciali (CRE) hanno raggiunto poco meno dell’1% del patrimonio delle banche commerciali con sede negli Stati Uniti, pari a 23,3 trilioni di dollari.

 

Ciò porterebbe i crediti inesigibili CRE a 220 miliardi di dollari di debito in sofferenza. Pur rappresentando l’1% degli asset, i crediti inesigibili CRE equivarrebbero a un più pericoloso 10% del capitale azionario totale delle banche con sede negli Stati Uniti, che ad aprile era di 2,3 trilioni di dollari.

 

Il 5 giugno Moody’s Investors Service ha emesso avvisi di «revisione per downgrade» su sei banche commerciali regionali statunitensi, il cui patrimonio complessivo ammonta a circa 200 miliardi di dollari, a causa dell’ampia quota di asset CRE detenuta da tali banche nei loro portafogli.

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In pratica, il terremoto delle banche regionali americane partito due anni fa non sembra essere stato assorbito.

 

Come noto, a crollare per prima fu la Silicon Valley Bank. Seguì la First Republic Bank. Banche più grandi divorarono quindi quel che ne rimaneva. Il crash, per qualche ragione, non investì le banche israeliane che avevano 1 miliardo di depositi nella Silicon Valley Bank.

 

L’effetto domino arrivò fino in Isvizzera, dove collassò Credit Suisse, che fu fusa, su spinta del governo elvetico, con il colosso bancario UBS. Il salvataggio dell’Istituto di credito elvetico, tramite acquisizione da parte di UBS, è stato operato grazie alla liquidità fornita a UBS dalla Banca Nazionale Svizzera – cioè dallo Stato elvetico, che ha salvato così la sua principale industria nazionale – un settore che, come noto, ha i suoi lati oscuri.

 

Qualcuno cominciò a sussurrare che la banca successiva a saltare sarebbe stata Deutsche Bank, la nona banca più grande del mondo, certificando la trasformazione da crisi bancaria regionale a crisi finanziaria sistemica globale. La stessa Deutsche aveva pubblicato uno studio in cui avvertiva che «un’ondata di default è imminente».

 

Renovatio 21 ritiene che un collasso bancario transnazionale sia funzionale all’introduzione di una moneta digitale di Stato, la CBDC in caricamento presso quasi ogni ministero delle Finanze del mondo e nelle strutture sovranazionali come FMI, Banca Mondiale o come l’Unione Europea, dove la presidente BCE Christine Lagarde ha confessato che la valuta elettronica europea – l’euro digitale – sarà utilizzato per la sorveglianza.

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Economia

Un articolo generato dall’AI ha mandato a zero il mega-fondo dell'(ex) amico di Bill Gates?

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La settimana scorsa negoziazioni alla Borsa di Nuova York sono state appena interrotte a causa di un «problema tecnico» che ha portato a zero Berkshire Hathaway, uno dei più grandi fondi di investimento della Terra,   È stato sostenuto che l’intoppo sia stato causato di problemi con le bande di limite al rialzo e al limite al ribasso che vengono utilizzate per interrompere le negoziazioni quando un titolo diventa troppo volatile.   Tuttavia, come riportato da ZeroHedge, potrebbe in realtà essere dovuto ad un articolo di analisi generata dall’Intelligenza artificiale pubblicata sui terminali Bloomberg che affermava che le azioni erano scese del 100%, provocando una risposta del prezzo reale e manifestando le false affermazioni del rapporto automatizzato in realtà.

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Come è stato notato dal sito Schiffgold, si tratta di «una piccola anteprima del caos che la follia dell’automazione può causare quando interi mercati possono essere spostati con poche parole».   «Quando i report generati dall’intelligenza artificiale vengono inviati ai terminali Bloomberg [computer usati per il trading di azioni, ndr] in tutto il mondo, i mercati li acquisiscono e rispondono automaticamente. Questa è un’anteprima di ciò che può accadere quando questi sistemi scompaiono e pubblicano allucinazioni, con implicazioni terrificanti per i mercati gestiti su sistemi computerizzati globali che diffondono informazioni – buone e cattive, vere e false – all’istante».   «Mentre l’Intelligenza Artificiale continua a sconvolgere i mercati tradizionali, le sue crescenti difficoltà stanno mettendo a nudo le sfide legate all’automazione dei flussi di informazioni e dati in quegli stessi mercati. Ma questi problemi crescenti mettono in luce anche alcune delle assurdità esistenti della finanza globale, amplificandole di 100 volte» continua Schiffgold.   «Ora, con i report e le analisi basati sull’intelligenza artificiale, all’interno di questa rete globale c’è una macchina emittente automatizzata che si è infiltrata nei megafoni dei terminali Bloomberg e dei principali giornali e ha il potere di provocare disordini incommensurabili. I crolli indotti dall’intelligenza artificiale causano un’instabilità economica che può sia distruggere finanziariamente gli investitori sia scuotere le fondamenta dell’economia più ampia con shock casuali che non è preparata a gestire».   «In un’economia in cui dominano la stampa di denaro, il pensiero a breve termine e la soggettività accademica, ciò cambia anche le dinamiche di mercato quando anche le fonti di verità “affidabili” stabilite iniziano a essere messe in discussione. Ciò include le analisi che appaiono sui terminali Bloomberg, il cui accesso costa decine di migliaia di dollari e offre ai già ricchi una visione privilegiata e più approfondita dei mercati con dati inaccessibili alla classe contadina globale».   In pratica, siamo dinanzi ad un esempio del disastro che può comportare l’inserimento dell’AI in un sistema centralizzato – cioè quello che pare demandato ad ogni settore umano, dall’industria tecnologica allo Stato.   Berkshire Hathaway è una società di investimento fondata nel 1888 che oggi nel 2022 ha registrato un fatturato di 302,1 miliardi di dollari con un utile netto di 22,8 miliardi: gli asset gestiti sarebbero (dato 2023) pari a 1,069 trilioni di dollari. La sua gamma di investimenti è assai diversificata, con importanti quote in enormi multinazionali statunitensi come Kraft Heinz (26.7%), American Express (18.8%), Bank of America (11.9%), Coca-Cola (9.32%) ed Apple (5.57%). Il fondo ha investito anche nel produttore di auto elettriche cinesi BYD, che certa stampa cerca di far percepire come concorrente della Tesla di Elon Musk.   Il CEO del fondo, acquisito nel 1965, è il notissimo Warren Buffet, chiamato anche «l’oracolo di Omaha» per la sua preveggenza riguardo ai mercati e per la sua scelta di stare in Nebraska invece che nella capitale finanziaria del mondo, Nuova York. Il Buffett, secondo stime Bloomberg, varrebbe qualcosa come 100 miliardi di dollari, cifra che lo renderebbe il settimo uomo più ricco del mondo   Come riportato da Renovatio 21, Warren Buffett fa parte di quella «cricca di amici» – tra cui George Soros e Bill Gates – che in cene miliardarie discutono entusiasticamente la riduzione della popolazione terrestre.

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L’oligarca finanziario Buffett, lo speculatore di borsa più ricco al mondo, sino al 2021 – cioè fino al divorzio di Bill e Melinda – faceva parte della Fondazione Gates, cui ha dato l’astronomica cifra di (almeno) 41 miliardi di dollari – un piccolo Recovery Fund per un Paese di medie dimensioni. Del resto sappiamo che la Gates Foundation, il più grande promotore dei vaccini al mondo, è oggi il primo contribuente dell’OMS – più di tanti Paesi europei messi assieme.   Come riportato da Renovatio 21, il Buffett nell’estate di tre anni fa aveva stranamente previsto che l’umanità sta per affrontare un’altra pandemia, la quale sarebbe peggiore dell’epidemia di COVID-19 che ha inferto un colpo devastante all’economia globale e non solo.   «Ho imparato che le persone non sanno tanto quanto pensano di sapere, ma la cosa più importante che impari è che la pandemia doveva verificarsi e questa non è affatto la peggiore che si possa immaginare», ha dichiarato Buffett durante un’intervista al canale televisivo CNBC.   «La società è in un momento terribile per prepararsi a cose che sono remote, che sono possibili e che prima o poi accadranno».   «Ci sarà un’altra pandemia, lo sappiamo. Sappiamo che c’è una minaccia nucleare, chimica e biologica e ora cibernetica, e sappiamo che ognuna di queste minacce prima o poi potrebbe terribilmente avverarsi. Dobbiamo fare alcune cose al riguardo, ma non è qualcosa che la società sembra particolarmente in grado di affrontare pienamente».   «La minaccia informatica: abbiamo appena iniziato», aveva ridacchiato il Buffett per poi aggiungere: «e guarda il danno che è già stato fatto». Anche qui, è stato preveggente, a giudicare dal disastro della settimana scorsa che ha devastato il suo fondo. Tuttavia stavolta non crediamo sia stato preso dalla ridarola.

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Immagine di BorsheimsJewelry via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic   
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