Salute
Video di enormi coaguli fibrosi bianchi rimossi dalla vena giugulare di un cadavere. Cosa li ha provocati?
Un video che circola sui social media mostra un «imbalsamatore» – professione che esiste nelle pompe funebri dei Paesi anglosassoni ma meno da noi – che rimuove un coagulo fibroso bianco gommoso da una vena giugulare.
Nel video, l’uomo ipotizza che l’incredibile ritrovamento sia una conseguenza del vaccino COVID-19.
«Questo è un video in cui rimuovo uno degli strani coaguli fibrosi bianchi, dalla vena giugulare destra. La persona che lo stava registrando è Nicky King, anche lui imbalsamatore. Non me ne sono accorto finché non ho sollevato il vaso. Lo sentivo dentro la vena», ha scritto il direttore delle pompe funebri e imbalsamatore Richard Hirschman su Twitter.
«Lo mostro solo perché la gente ancora non ci crede e chiede prove video. Cosa sta causando questo? Non posso dirlo con certezza, ma ho iniziato a vederlo solo all’inizio del 2021. Sfortunatamente, trovo ancora strani coaguli in diversi corpi che imbalsamo».
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Il video, che Twitter non consente di incorporare qui, ha finora raccolto decine di milioni di visualizzazioni, evidenziando l’intenso interesse del pubblico per gli effetti delle iniezioni di COVID-19. Video simili di questi coaguli bianchi fibrosi gommosi sono diventati virali nei circoli antivaccinisti durante la campagna di vaccinazione contro il COVID.
L’imprenditore Steve Kirsch, ora attivista inesausto contro la vaccinazione mRNA, nel 2022 ha condiviso un video di un coagulo di 25 centimetri rimosso da una persona vivente che ha assunto il vaccino COVID.
L’anno scorso, il documentario sul vaccino COVID-19 Died Suddenly ha mostrato numerosi casi di questi coaguli fibrosi simili a calamari rimossi dai cadaveri che avevano precedentemente ricevuto l’iniezione di COVID.
In questi due anni abbiamo assistito al singolare scatto degli operatori delle pompe funebri, che sono divenuti protagonisti di queste agghiaccianti scoperte, filmando l’estrazione dai corpi dei defunti di questi che taluni hanno definito come formazioni simili a dei «calamari».
Proprio al calamaro sanguigno Renovatio 21 aveva assegnato il titolo di personaggio dell’anno a fine 2022.
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Immagine screenshot da Twitter
Salute
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Cervello
L’Alzheimer può diffondersi attraverso le trasfusioni di sangue: studio
I risultati di un nuovo studio pubblicato sulla rivista Stem Cell Reports suggeriscono che le trasfusioni e i trapianti di sangue, midollo osseo, organi e altra materia biologica da una persona con Alzheimer ereditario a una persona sana possono diffondere la malattia. Lo riporta il sito Futurism.
Gli scienziati canadesi dell’Università della British Columbia sono arrivati a questa conclusione dopo aver eseguito esperimenti di laboratorio con topi e cellule staminali.
Per definire e approfondire lo studio, sono stati allevati topi affinché fossero portatori del morbo di Alzheimer ereditario umano, e in particolare di un gene che sintetizza le placche amiloidi. Hanno quindi estratto le cellule staminali dal midollo osseo e hanno iniettato questo tessuto biologico in topi sani che non erano portatori.
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Nel giro di nove mesi, i topi normali hanno mostrato segni di declino cognitivo, nonché cambiamenti nel cervello, come l’accumulo di placche amiloidi, depositi fibrosi che sono i classici segni distintivi dell’Alzheimer.
I ricercatori hanno così potuto porre attenzione su diversi spunti. Il primo è che l’Alzheimer può originare da cellule staminali esterne al sistema nervoso centrale del corpo, il che ribalta alcuni preconcetti su come si forma la malattia.
«Uno dei potenziali risultati di questo studio è quello di stimolare il campo ad allontanarsi dal dogma centrale convenzionale della patologia dell’AD [morbo di Alzheimer, ndr], che afferma che l’accumulo di Aβ [amiloide] derivata dal cervello, specificamente prodotta dai neuroni, è la causa della malattia», scrivono i ricercatori. «Questo studio dimostra il contributo dell’Aβ, generato al di fuori del cervello, nell’instaurarsi della malattia».
Un secondo spunto della ricerca è che il percorso verso lo sviluppo dell’Alzheimer potrebbe essere simile a quello con cui le persone acquisiscono malattie cerebrali da prioni come quella di Creutzfeldt-Jakob, che può essere trasmessa. È noto che le persone che mangiano mucche affette dalla malattia della mucca pazza sviluppano una versione della malattia di Creutzfeldt-Jakob.
In estrema sintesi, parrebbe che l’Alzheimer possa essere trasmesso a persone sane attraverso la donazione di materia biologica. Ciò significherebbe che i potenziali donatori dovrebbero essere selezionati in base alle loro condizioni di salute.
«Ciò supporta l’idea che l’Alzheimer è una malattia sistemica in cui gli amiloidi espressi al di fuori del cervello contribuiscono alla patologia del sistema nervoso centrale», ha detto in una dichiarazione Wilfred Jefferies, immunologo e principale autore dello studio dell’Università della British Columbia. «Mentre continuiamo a esplorare questo meccanismo, il morbo di Alzheimer potrebbe essere la punta dell’iceberg e abbiamo bisogno di controlli e screening molto migliori dei donatori utilizzati nei trapianti di sangue, organi e tessuti, nonché nei trasferimenti di cellule staminali di derivazione umana. o prodotti sanguigni».
Come riportato da Renovatio 21, di recente altri ricercatori hanno scoperto che potrebbero trasmettere il morbo di Alzheimer ad animali giovani e sani trasferendovi il microbioma intestinale di soggetti umani affetti da Alzheimer. I risultati suggeriscono che il microbioma, l’insieme di batteri, virus e funghi che vivono principalmente nel colon, potrebbe avere un ruolo precipuo nello sviluppo dell’Alzheimer.
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Gli studi in questo campo sono diversi e talvolta contesta in toto. Nel settore vedono la luce alcune teorie che in qualche modo sembrano portare avanti la ricerca riguardo le cause e le possibili cure di questa malattia neurodegenerativa.
Un’altra equipe di neuroscienziati ha ipotizzato che i problemi con il sistema di rimozione dei rifiuti del cervello potrebbero essere alla base del morbo di Alzheimer. Utilizzando dei topi allevati per sviluppare la malattia, i ricercatori di neuroscienze ritengono di aver rintracciato la causa della malattia nelle sacche di rimozione dei rifiuti delle cellule cerebrali, note come lisosomi.
La scienza attorno all’Alzheimer sembra sempre più dibattuta e ricca di colpi di scena. Mentre alcuni sono arrivati a proporre un dentifricio che previene l’Alzheimer, il biofisico cinese He Jiankui – noto per aver prodotto in laboratorio embrioni con la bioingegneria CRISPR poi impiantati in donne e fatti nascere nel primo caso ufficiale di ingegneria genetica umana, cioè di eugenetica ottenuta a livello biomolecolare – ha dichiarato, appena uscito di galera, di volersi dedicare alla cura dell’Alzheimer.
Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi anni pare esservi stato un abbassamento dell’età del morbo: si ammalano di Alzheimer (e demenza) sempre più giovani.
Riguardo alle malattie prioniche, come la «mucca pazza», è stato suggerito una possibile correlazione con «errori di frameshift», effetti avversi del vaccino mRNA.
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Immagine di Governo do Estado de São Paulo via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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