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India, nazionalisti indù attaccano pullman di ragazzi cristiani

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

A Khandwa gli estremisti indù hanno bloccato un raduno promosso dalla diocesi sostenendo che i minori tribali venivano trasportati «per essere convertiti». L’arcivescovo di Bhopal: «Provengono da famiglie che sono cristiane da generazioni. Ogni confessione religiosa ha la libertà di educare i propri giovani».

 

 

Nello Stato indiano del Madhya Pradesh, la furia degli estremisti indù arriva a prendere di mira persino i ragazzi.

 

Attivisti del Vishwa Hindu Parishad (VHP) e del Bajrang Dal – movimenti della destra nazionalista indù – hanno fermato un pullman che trasportava bambini e bambine tribali per un programma organizzato presso la Saint Pius School della diocesi di Khandwa.

 

Gli attivisti hanno creato un putiferio, intercettando il veicolo e sostenendo che i minori venivano portati a una cerimonia per la loro conversione religiosa. Il Madhya Pradesh è uno degli Stati indiani governati dai nazionalisti indù dove sono in vigore le leggi anti-conversione.

 

Secondo testimoni oculari, il blocco è durato per molto tempo, finché la polizia e i funzionari distrettuali non hanno raggiunto la zona.

 

Il segretario locale del VHP, Animesh Joshi ha dichiarato di aver «ricevuto informazioni sul fatto che un gruppo di ragazzi e ragazze tribali veniva portato per la conversione religiosa». La polizia ha registrato le loro dichiarazioni, insieme a quelle degli organizzatori e degli insegnanti della scuola.

 

Nel frattempo padre Jose, l’organizzatore dell’iniziativa, ha affermato che erano presenti solo bambini e bambine già cristiani e che i tentativi di ottenere il permesso per l’evento dall’amministrazione distrettuale non avevano avuto successo.

 

Da Khandwa, l’amministratore diocesano padre Augustine Madathikunnel ha spiegato che quello in programma era il raduno annuale dei giovani della diocesi e che sarebbe dovuto proseguire per tre giorni fino al 5 ottobre.

 

«Purtroppo – ha continuato – ieri abbiamo avuto un’inaspettata opposizione da parte di alcuni elementi, nonostante avessimo dato informazioni scritte alle autorità governative con largo anticipo. Grazie a Dio, i ragazzi hanno avuto il coraggio di affrontare queste situazioni intimidatorie. E poiché abbiamo rinviato l’evento, sono potuti tornare a casa sani e salvi».

 

Da parte sua l’arcivescovo di Bhopal, monsignor Alangaram Arokia Sebastian Durairaj che fino all’anno scorso ha guidato la diocesi di Khandwa, ha dichiarato ad AsiaNews: «sono molto rattristato: si trattava di un programma annuale organizzato per i giovani, durante il quale vengono forniti orientamento professionale, educazione ai valori, programmi culturali e altre competenze per la loro crescita… Non c’è assolutamente nessuna attività di conversione in corso; provengono tutti da famiglie cristiane da generazioni. È spiacevole che i programmi per la formazione dei nostri figli vengano fraintesi: ogni confessione religiosa ha la libertà di educare i propri giovani. Non stavamo assolutamente commettendo nulla di illegale o addirittura criminale».

 

 

 

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Immagine di SJISE via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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Persecuzioni

Indonesia, cattolici minacciati perché recitavano il rosario in una casa

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Un gruppo di universitari si erano radunati per pregare nell’abitazione di una famiglia cattolica ma sono stati costretti a smettere dall’irruzione da parte di alcuni uomini armati. L’uomo a capo del gruppo di estremisti islamici ha detto che i cristiani devono radunarsi in chiesa. La polizia ha aperto un’indagine.

 

Alcuni studenti cattolici dell’Università di Pamulang (Unpam) sono stati minacciati da estremisti musulmani mentre si apprestavano a recitare il rosario. Ieri notte, nel distretto di Tangerang meridionale, un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella casa di una famiglia cattolica locale che stava ospitando gli studenti. I musulmani hanno urlato minacce e intimato agli universitari di mettere fine all’attività di preghiera e di disperdersi il prima possibile.

 

Pare che le ostilità siano state fomentate da un uomo chiamato Diding: «se pregate fatelo in chiesa come noi musulmani siamo abituati a fare in moschea, non in una casa residenziale come questa», ha detto l’uomo a capo del gruppo in base alle testimonianze raccolte finora.

 

Un attivista politico noto con il nome di Mr. A ha confermato ad AsiaNews che «una decina di studenti dell’Unpam stava recitando il rosario a casa di una figura cattolica del posto».

 

«Siamo stati al posto di comando di polizia fino alle 3 di notte per chiedere che gli autori di questo gesto ostile vengano ritenuti responsabili a favore dell’interesse comune», ha aggiunto Mr. A.

 

Rivolgendosi ai media locali, il sovrintendente capo Alvino Cahyadi ha affermato che la polizia sta indagando sull’episodio, dopo che un video della vicenda ha cominciato a circolare sui social. Alcune studentesse hanno riportato ferite minori.

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Un simile episodio aveva avuto luogo nel 2014, quando Julianus Felicianus, un cattolico locale, aveva aperto la propria casa nei pressi di Yogyakarta alla comunità per pregare il rosario, un’attività a cui molti cristiani si dedicano nel mese di maggio. Un gruppo di musulmani aveva preso di mira il raduno cattolico e Julianus Felicianus aveva poi ricevuto minacce, anche di morte, da diverse persone.

 

Il mese di maggio è un momento speciale per molti devoti indonesiani, che si recano in visita a grotte e santuari mariani per rendere omaggio alla madre di Gesù.

 

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Uomo cerca di sparare al pastore di una chiesa americana ma la pistola si inceppa

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Un video circolante su internet mostra un uomo che cerca di uccidere un pastore mentre teneva un sermone in una chiesa non cattolica dello Stato statunitense della Pennsylvania la scorsa domenica, ma sorprendentemente la pistola si è inceppata.   La polizia ha confermato di aver arrestato il 26enne Bernard Junior Polite dopo essere entrato nella chiesa di Jesus Dwelling Place a North Braddock e «aver tentato di sparare al pastore Glenn Germany mentre stava tenendo un sermone».   L’uomo è stato accusato di tentato omicidio. Il pastore Germany ha detto ai giornalisti di aver visto Polite esplorare la chiesa il giorno prima. «Sono grato a Dio di essere ancora qui, perché quello aveva decisamente premuto il grilletto», ha affermato il pastore.  

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Il pastore ha aggiunto che deve la vita a un membro della congregazione che ha aggredito il sospettato. «Avrebbe potuto perdere la vita in quella lotta. Ma si è sacrificato per tutti ed è lui l’eroe», ha detto il Germany.   Il canale WTAE News ha riferito anche che domenica sera, un cadavere identificato come Derek Polite, 56 anni, presumibilmente il padre di Bernard Polite, è stato trovato ucciso a colpi di arma da fuoco nella sua casa.   Come sempre, ci poniamo la domanda che dovrebbero a questo punto chiedersi autorità e giornali: l’uomo era per caso in cura psichiatrica? Quali psicofarmaci assumeva?   Pastore, fedeli e pure l’attentatore del video parrebbero afroamericani. La chiesa di di Jesus Dwelling Place a North Braddock si definisce «non denominational».   Come riportato da Renovatio 21, negli USA vi sono stati casi di edifici religiosi dati alle fiamme, tra cui una chiesa dell’Oregon dove si teneva la messa in rito antico. Tuttavia il record di chiese – qui tutte cattoliche – bruciate spetta al Canada di Giustino Trudeau.

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Secondo sacerdote ucciso a colpi di arma da fuoco in Sud Africa in poco più di un mese

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Fr. Paul Tatu Mothobi, membro della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (CSS/stimmatini) ed ex responsabile dei media e delle comunicazioni della Conferenza episcopale cattolica dell’Africa meridionale (SACBC), è l’ultima vittima di omicidio ecclesiastico in Sud Africa.

 

Fr. Tatu è nato nell’arcidiocesi di Maseru in Lesotho, ed ha esercitato il suo ministero nell’arcidiocesi di Pretoria in Sud Africa. Nella notizia della sua morte emessa dal segretario provinciale della CSS si legge con sobrietà che padre Tatu «è morto per stare con il Signore sabato 27 aprile 2024 dopo aver subito uno sparo».

 

Secondo i rapporti, p. Il corpo senza vita di Tatu con ferite da arma da fuoco è stato trovato il 27 aprile nella sua auto sulla N1 Road, una strada nazionale in Sud Africa che va da Città del Capo a Beit Bridge, una città di confine con lo Zimbabwe, passando per Bloemfontein, Johannesburg, Pretoria e Polokwane.

 

Il sito di notizie vaticano riferisce che padre Gianni Piccolboni, 76 anni, missionario della CSS, presente nel Paese da più di 30 anni e superiore provinciale, ha informato all’agenzia Fides che «la sequenza dei fatti non è ancora ben nota» ma che «padre Sembra che Paul abbia accidentalmente assistito all’omicidio di una donna».

 

Il religioso ha spiegato che l’assassino avrebbe costretto il fratello «a salire su un’auto, dove gli hanno sparato alla nuca per farlo tacere». E ha aggiunto: «Preghiamo per lui e per i missionari stimmatini che stanno vivendo un dolore così grande».

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In una dichiarazione di lunedì 29 aprile, i membri della SACBC hanno espresso le loro condoglianze ai membri della CSS e a padre Tatu e ha descritto la sua uccisione come «un incidente non isolato».

 

Hanno ricordato l’omicidio del 13 marzo di padre William Banda, dello Zambia e membro della Società Missionaria di San Patrizio (Padri Kiltegan), ucciso a colpi di arma da fuoco nella sagrestia della cattedrale della Santissima Trinità nella diocesi sudafricana di Tzaneen.

 

I vescovi della SACBC aggiungono: «va notato che la morte di padre Paul Tatu non è un incidente isolato, ma piuttosto un esempio doloroso del deterioramento dello stato di sicurezza e moralità in Sud Africa».

 

Gli omicidi di padre Tatu e p. Banda, deplorano i membri della SACBC, «si verificano in un contesto di crescente preoccupazione per il crescente disprezzo per il valore della vita, dove le persone vengono uccise arbitrariamente».

 

Nato nel 1978 a Teyateyaneng (TY), cittadina nel distretto di Berea nel Lesotho, padre Tatu si è unito agli stimmatini nel 1998. Ha studiato filosofia alla St. Francis House of Studies di Pretoria dal 1999 al 2000, prima di partire per il Botswana per il noviziato. È stato ordinato sacerdote nel 2008. Ha esercitato la professione in Tanzania prima di venire in Sud Africa.

 

La Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (in latino: Congregatio a Sacris Stigmatibus Domini Nostri Jesus Christi) è una congregazione clericale di diritto pontificio. Fondata da Gaspard Bertoni e approvata dalla Santa Sede nel 1855, all’inizio del XXI secolo contava poche centinaia di membri, chiamati «stimmatini», in quattro continenti.

 

Si dedicano all’organizzazione e alla predicazione dei ritiri spirituali e delle missioni popolari, nonché al catechismo, alla formazione dei chierici dei seminari, e infine all’educazione della gioventù.

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