Alimentazione
Inflazione e collasso: Bloomberg dice al popolo di mangiare lenticchie e lasciar morire il cane
Bloomberg, testata finanziaria controllata dal miliardario Michael Bloomberg, ha comunicato che gli americani dovrebbero far fronte all’aumento dell’inflazione mangiando lenticchie invece della carne e risparmiando sui conti dei veterinari lasciando morire i loro animali domestici.
Legumi ed eutanasia canina, ma non solo, per celebrare i successi della presidenza Biden, peraltro spinto dal Bloomberg, acerrimo nemico del Trump.
L’articolo, intitolato «L’inflazione punge di più se guadagni meno di 300.000 dollari l’anno. Ecco come fare», dice agli americani che dovrebbero considerare di rinunciare alle loro auto e di utilizzare i mezzi pubblici perché le tariffe sono aumentate solo dell’8% rispetto a un aumento del 38% per la benzina.
Non fa una grinza.
Inflation stings most if you earn less than $300K. Here’s how to deal:
➡️ Take the bus
➡️ Don’t buy in bulk
➡️ Try lentils instead of meat
➡️ Nobody said this would be fun https://t.co/HGJEoXL5ZZ— Bloomberg Opinion (@bopinion) March 19, 2022
Nell’articolo si dà la colpa alla guerra in Ucraina per l’aumento dell’inflazione e dei prezzi dei generi alimentari, nonostante ciò stesse accadendo già da mesi sotto l’amministrazione Biden.
«Anche se il tuo palato potrebbe non essere abituato, i gustosi sostituti della carne includono le verdure (dove i prezzi sono aumentati di poco più del 4%, o lenticchie e fagioli, che sono aumentati di circa il 9%). Pianifica di eliminare la creatura centrale e consumare direttamente le piante. È un modo più efficiente, più sano ed economico per assumere calorie», afferma l’articolo.
Il vegetarianesimo di Stato, quindi, sta arrivando, grazie alla scusa della guerra e al lockdown inflattivo in preparazione.
«Bene, almeno non hanno suggerito agli americani di mangiare insetti o bere liquami, come suggerisce il World Economic Forum» nota Summit News.
L’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) suggerisce anche utile che gli americani dovrebbero cambiare la loro guida dell’auto, anche riducendo la velocità sulle autostrade, per risparmiare denaro sui costi del gas alle stelle.
L’articolo suggerisce anche che gli americani dovrebbero dimenticare di cercare di salvare la vita del loro amato cane se viene colpito dal cancro.
«Se sei uno dei tanti americani che sono diventati un nuovo proprietario di animali domestici durante la pandemia, potresti voler ripensare a quei costosi bisogni medici degli animali domestici. Può sembrare duro, ma i ricercatori in realtà non raccomandano la chemioterapia per animali domestici – che può costare fino a $ 10.000 – per motivi etici».
Bloomberg News è di proprietà dell’uomo d’affari e filantropo Michael Bloomberg, che gode di un patrimonio netto di 82 miliardi di dollari, e, come riportato da Renovatio 21, è sempre stato in prima linea nel fronte della Cultura della Morte.
Come abbiamo scritto, il multimiliardario ora è di fatto parte del Pentagono, come presidente del comitato per l’Innovazione alla Difesa.
Almeno Maria Anonietta diceva «magiate brioche». Qui invece il re dice al popolo di mangiare lenticchie.
Prossima fermata: il consiglio di mangiarsi il proprio cane?
Alimentazione
Un leader agricolo messicano assassinato in seguito allo sciopero nazionale
Bernardo Bravo Manríquez, presidente della principale associazione di agrumicoltori di Michoacán e membro del Fronte Nazionale per il Salvataggio della Campagna Messicana (FNRCM), il gruppo agricolo più attivo del Messico, è stato assassinato la mattina del 20 ottobre.
Bravo, alla guida degli Agrumicoltori della Valle di Apatzingán, aveva partecipato allo sciopero nazionale degli agricoltori del 14 ottobre, organizzato con successo dal FNRCM per sollecitare il governo a introdurre politiche a sostegno dell’agricoltura nazionale, minacciata da speculatori finanziari internazionali e dai loro cartelli.
Gli agrumicoltori avevano guadagnato l’attenzione nazionale gettando in strada circa due tonnellate di lime di alta qualità durante lo sciopero, permettendo alla gente di raccoglierli, per evidenziare che il prezzo pagato ai produttori per ogni chilo di lime è nettamente inferiore al costo di produzione.
Secondo Aristegui News, l’associazione di Bravo ha spiegato la partecipazione allo sciopero con la richiesta di istituire una banca per lo sviluppo agricolo con crediti agevolati e tassi bassi, per rilanciare le campagne. I coltivatori di lime hanno anche proposto concessioni idriche, protezione della filiera produttiva e prezzi equi.
Gli agricoltori hanno chiarito ai legislatori di non volere sussidi, ma misure per affrontare «le cause strutturali» della crisi che colpisce il settore, chiedendo «un solido quadro giuridico che ci protegga da speculazioni e abusi». L’articolo ha inoltre riportato che Bravo, come leader del settore, aveva denunciato estorsioni da parte di gruppi criminali organizzati e l’assenza di sicurezza per i coltivatori di lime.
A febbraio, Bravo aveva segnalato di aver ricevuto minacce, annunciando la chiusura degli uffici amministrativi della sua azienda. Nella dichiarazione rilasciata il giorno del suo assassinio, il FNRCM ha chiesto al governo di indagare sull’omicidio, ma ha anche criticato «l’indifferenza» del governo alle richieste di dialogo, che crea «condizioni di vulnerabilità per i produttori». La dichiarazione ha evidenziato l’esclusione, da parte del Segretario dell’Agricoltura Julio Berdegué, di due leader del FNRCM, Baltazar Valdez Armentía di Sinaloa e Yako Rodríguez di Chihuahua, da un incontro del 17 ottobre con i leader agricoli, nonostante l’approvazione del Ministero del Governo.
Il FNRCM ha avvertito che il governo dovrebbe collaborare con il movimento per «costruire un’alleanza con lo Stato per salvare le campagne e l’economia nazionale». Ha inoltre denunciato le pressioni del governo statunitense e delle sue entità, che cercano di «aggravare la polarizzazione sociale e l’ingovernabilità per giustificare interventi». In questo contesto, il governo non dovrebbe adottare «gesti divisivi e discriminatori contro i produttori nazionali», ha concluso il FNRCM.
È noto che i cartelli della droga abbiano anche interessi agricoli, soprattutto nel campo dell’avocado, frutto divenuto particolarmente popolare negli USA con le ultime generazioni per le sue proprietà nutritizie.
Alimentazione
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Alimentazione
Un terzo dei Paesi è afflitto da prezzi alimentari «anormalmente alti»: rischio di disordini sociali
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) lancia l’allarme: i prezzi dei prodotti alimentari restano eccezionalmente elevati in tutto il mondo, e in molti Paesi sono aumentati fino a cinque volte rispetto ai livelli medi del decennio scorso. Un’escalation che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia di alimentare nuovi disordini sociali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o politicamente instabili.
«Le condizioni attuali ricordano i periodi che hanno preceduto la Primavera Araba e la crisi alimentare del 2007-2008», si legge nel rapporto diffuso in questi giorni. E il messaggio è chiaro: le turbolenze globali, legate alla sicurezza alimentare, «sono tutt’altro che finite».
Un’analisi di BloombergNEF, basata sui dati FAO, evidenzia come il quadro sia il risultato di una combinazione di fattori: eventi meteorologici estremi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie espansive. L’aumento dei prezzi di gasolio e benzina – spinti anche dai conflitti in corso e dalle restrizioni commerciali – ha fatto lievitare i costi di produzione e di trasporto dei beni agricoli.
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A questo si aggiunge il fattore monetario: l’eccessiva stampa di denaro da parte di molte economie avanzate ed emergenti durante e dopo la pandemia ha rappresentato, secondo gli analisti, il principale motore dell’inflazione globale.
Secondo la FAO, nel 2023 il 50% dei Paesi del Nord America e dell’Europa ha registrato prezzi alimentari «anormalmente elevati» rispetto alla media del periodo 2015-2019. L’organizzazione definisce «anormale» un livello di prezzo superiore di almeno una deviazione standard rispetto alla media storica per ciascuna merce e regione, spiega Bloomberg.
La tendenza, tuttavia, non riguarda solo l’Occidente: anche in Asia, Africa e America Latina l’impennata dei prezzi sta riducendo l’accesso ai beni di prima necessità, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
La FAO richiama nel suo rapporto due momenti emblematici della storia recente che mostrano il legame diretto tra caro-viveri e instabilità politica.
Un esempio è la cosiddetta «Primavera araba» (2010-2011): il forte aumento dei prezzi del grano e del pane, dovuto alla siccità e ai divieti di esportazione imposti dalla Russia, contribuì a scatenare proteste in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. L’inflazione alimentare fu un fattore chiave, che si sommò al malcontento politico e sociale.
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Un ulteriore caso è quello della crisi alimentare del 2007-2008: in quel periodo, i picchi dei prezzi globali dei cereali provocarono rivolte in oltre 30 Paesi, tra cui Haiti, Bangladesh, Egitto e Mozambico, dove i beni di prima necessità divennero inaccessibili per ampie fasce della popolazione.
Gli analisti concordano sul fatto che quando «l’inflazione alimentare supera la crescita del reddito», si innesca una spirale pericolosa che può condurre a crisi sociali e politiche.
Con l’aumento dei costi dei beni di base e la perdita di potere d’acquisto, cresce la pressione sui governi, già provati da crisi energetiche, conflitti regionali e tensioni valutarie.
In breve, il mondo potrebbe trovarsi di fronte a «una nuova stagione di rivolte per il pane».
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