Persecuzioni
Vescovo haitiano si offre ai rapitori in cambio di sei religiose prese in ostaggio
Un vescovo haitiano della provincia ecclesiastica di Port-au-Prince si è offerto di diventare ostaggio al posto di sei religiose che sono state rapite venerdì e sono tenute in ostaggio per un riscatto. Lo riporta LifeSiteNews.
Il vescovo Pierre-André Dumas di Anse-à-Veau e Miragoâne ha chiesto il rilascio delle suore dopo che uomini armati non identificati, secondo quanto riferito, hanno intercettato un autobus nel centro di Port-au-Prince e hanno preso in ostaggio tutti i passeggeri e l’autista.
«Questo atto odioso e barbaro non mostra alcun rispetto per la dignità delle donne consacrate che si donano con tutto il cuore e con totalità per educare e formare i giovani, i più poveri e i più vulnerabili della nostra società», ha detto monsignor Dumas riguardo alle suore, che appartengono alla Congregazione di Sant’Anna.
Sostieni Renovatio 21
«Per favore, portami al loro posto. Sono pronto!» ha detto monsignor Dumas secondo Vatican News, definendo il rapimento «inumano», aggiungendo che «un giorno, Dio chiederà conto».
I vescovi di Haiti avrebbero chiesto al governo di agire per proteggere i suoi cittadini, che sono sempre più soggetti a quello che i vescovi hanno denunciato come un «regno del terrore» da parte delle bande locali.
I rapimenti sono aumentati alle stelle nel paese dall’assassinio del presidente Jovenel Moïse nel 2021, con le bande criminali «incoraggiate» nel caos che ne è derivato, ha riferito il quotidiano Jamaica Observer.
Secondo le Nazioni Unite, da gennaio ad agosto 2023 ad Haiti sono morte almeno 2.500 persone, 902 ferite e 951 rapite.
L’organizzazione no-profit Assessment Capacities Project stima che le bande abbiano preso il controllo di circa l’80% dell’area di Port-au-Prince, la capitale del Paese.
Lo scorso ottobre, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato per l’invio ad Haiti di una forza armata multinazionale guidata dal Kenya per contribuire a tenere sotto controllo le bande violente. Un piccolo contingente anticipato di polizia keniota dovrebbe arrivare all’inizio di quest’anno. Segnerà la prima volta in quasi 20 anni che una forza verrà dispiegata in un paese turbolento.
«Il dispiegamento della missione multinazionale ad Haiti potrebbe portare un sollievo essenziale a un paese impantanato nel conflitto. Ma gli ostacoli sulla strada da percorrere rappresentano una grave minaccia per l’efficacia della forza», ha ipotizzato in un rapporto l’International Crisis Group (ICG).
Aiuta Renovatio 21
Da giorni manifestazioni antigovernative provocano disordini in tutto il paese. I manifestanti chiedono le dimissioni del primo ministro Ariel Henry, salito al potere dopo l’assassinio del presidente Moïse nel 2021. Lo criticano per aver affrontato in modo inadeguato la situazione La sicurezza e i problemi economici di Haiti.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso un sacerdote rapito era riuscito a fuggire, mentre erano state aggredite suore brasiliane.
Ad agosto gli USA avevano chiuso l’ambasciata di Haiti tra le «mitragliate» mentre bande armate si impadronivano della capitale.
Come riportato da Renovatio 21, da mesi Haiti sta sprofondando nell’inferno della violenza indiscriminata: decapitazioni, linciaggi, roghi tra gang e vigilantes. Da tempo la violenza ad Haiti è arrivata a livelli definiti dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umana Michelle Bachelet come «inimmaginabili e intollerabili».
Il disastro avanza da anni in quello che era definito un feudo dei Clinton (e del loro malaffare umanitario, come scrive il libro Clinton Cash), che ivi avevano avuto una certa parentesi esoterica, partecipando ad un rito del «papa del vudù» Max Beauvoir (detto anche «il re degli zombie) durante il viaggio di nozze.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Our Lady of Fatima International via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic
Persecuzioni
India, nuovo rapporto schiacciante sulla persecuzione dei cristiani
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Persecuzioni
Famosa suora croata accoltellata: possibile attacco a sfondo religioso
Una suora di 34 anni è stata gravemente ferita a coltellate nel quartiere Malešnica di Zagabria, in Croazia. L’aggressione, avvenuta il 28 novembre, è al centro di un’indagine penale della polizia che non esclude la matrice religiosa.
La vittima, Suor Marija Tatjana Zrno delle Suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, è stata colpita più volte all’addome con un oggetto appuntito. Rientrata per pochi istanti in convento, è stata poi immediatamente trasportata al Centro Ospedaliero Universitario delle Suore della Carità, dove i medici l’hanno sottoposta a cure e accertamenti. Le sue condizioni sono serie ma stabili: non è più in pericolo di vita.
Secondo fonti giornalistiche e informazioni circolate immediatamente dopo l’attacco, l’aggressore sarebbe un migrante che avrebbe urlato un inevitabile «Allahu akbar» durante l’aggressione. Il giornalista croato Marin Vlahović, primo a dare la notizia, ha parlato di una fonte attendibile secondo cui l’uomo avrebbe pronunciato slogan di natura religiosa.
Sostieni Renovatio 21
La polizia, pur confermando di aver aperto un fascicolo per lesioni gravi, non ha ancora reso pubblico il movente, limitandosi a dichiarare che sta «verificando tutte le circostanze». Fonti citate dall’agenzia cattolica IKA riferiscono però che gli inquirenti stanno valutando con attenzione eventuali «elementi di motivazione religiosa o ideologica».
Suor Marija Tatjana, originaria di Šujica (Bosnia ed Erzegovina) e residente nel convento di via Frankopanska a Zagabria, è molto conosciuta e amata in Croazia.
Insegna religione in una scuola elementare ed è divenuta celebre per la sua passione per il calcio, vissuta con gioia e senza mai nasconderla sotto l’abito religioso. Conduttrice su Laudato TV di programmi dedicati allo sport, è una grande tifosa del centrocampista Luka Modrić (che ha sempre difeso per la sua fede ostentata) e durante i Mondiali ha promosso l’iniziativa «Rosario per il Fuoco», coinvolgendo migliaia di persone – compresa la nonna di Ivan Perišić – in preghiera per la nazionale croata.
In un’intervista rilasciata in passato aveva spiegato: «Per essere un buon calciatore bisogna allenarsi ogni giorno; lo stesso vale per la vita spirituale: senza costanza nella preghiera si diventa tiepidi».
I media cattolici croati hanno lanciato un appello alla preghiera per la sua completa guarigione, mentre le indagini proseguono per fare piena luce sull’accaduto.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine da Twitter
Persecuzioni
Difensore dei diritti umani nigeriano: il cardinale Parolin sta «incoraggiando» gli attacchi dei musulmani contro i cristiani
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-



Spirito2 settimane faGiovane convertita esorta papa Leone a non andare all’inferno
-



Geopolitica2 settimane faCandace Owens afferma che il governo francese ha dato il «via libera» al suo assassinio
-



Bioetica2 settimane faMons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
-



Immigrazione2 settimane faLe ciabatte degli immigrati e l’anarco-tirannia
-



Morte cerebrale2 settimane faLe ridefinizioni della morte da parte dell’industria della donazione di organi minacciano le persone viventi
-



Cremazione2 settimane faDonna trovata viva nella bara a pochi istanti dalla cremazione
-



Vaccini2 settimane faUn nuovo sondaggio rivela che 1 adulto su 10 è rimasto vittima di un grave danno da vaccino COVID
-



Salute1 settimana faI malori della 48ª settimana 2025












