Geopolitica
Trump minaccia Hamas
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha messo in guardia Hamas dal respingere una nuova proposta di cessate il fuoco sostenuta dagli Stati Uniti, affermando che la posizione del gruppo militante non potrà che peggiorare se si rifiuterà di accettare l’accordo, che secondo quanto riferito sarebbe già stato concordato con Israele.
L’avvertimento è stato diffuso martedì tramite la piattaforma Truth Social di Trump, in seguito a quello che ha descritto come un «lungo e produttivo incontro» tra funzionari statunitensi e israeliani.
«Israele ha accettato le condizioni necessarie per finalizzare il CESSATE IL FUOCO di 60 giorni, durante i quali lavoreremo con tutte le parti per porre fine alla guerra», ha scritto Trump, ringraziando i mediatori Qatar ed Egitto per i loro sforzi.
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«Spero, per il bene del Medio Oriente, che Hamas accetti questo accordo, perché la situazione non migliorerà, MA PEGGIORERÀ SOLTANTO».
I dettagli esatti della proposta, che si dice sia stata finalizzata durante le consultazioni ad alto livello tra Stati Uniti e Israele, rimangono poco chiari. Si ritiene che l’accordo preveda una pausa temporanea delle ostilità a Gaza in cambio del rilascio degli ostaggi israeliani e di un più ampio accesso umanitario all’enclave. Si prevede che i mediatori egiziani e qatarioti presenteranno l’accordo alla leadership di Hamas nei prossimi giorni.
La dichiarazione di Trump giunge in un momento di crescente divisione all’interno del governo israeliano sulla prospettiva di un cessate il fuoco. Il ministro delle Finanze israeliano, il sionista religioso Bezalel Smotrich ha dichiarato lunedì che «questa guerra deve concludersi con una vittoria decisiva… senza accordi, senza mediatori», avvertendo che l’interruzione delle operazioni rappresenterebbe «un pericolo maggiore» per il futuro di Israele rispetto alla continuazione della guerra.
Nonostante il dissenso interno, il primo ministro Beniamino Netanyahu ha permesso che si procedesse con i colloqui su una possibile pausa nei combattimenti, sotto la pressione degli Stati Uniti e in risposta alle preoccupazioni internazionali per il crescente numero di vittime civili a Gaza.
Dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023, oltre 56.000 palestinesi sono stati uccisi, secondo il Ministero della Salute guidato da Hamas. Il conflitto è scoppiato dopo un attacco a sorpresa di Hamas nel sud di Israele, che ha causato circa 1.200 morti e 250 ostaggi. La risposta di Israele ha ridotto gran parte di Gaza in macerie e ha innescato un grave disastro umanitario nell’enclave palestinese.
Washington ha sostenuto la campagna militare israeliana e ha fornito armi alle forze di Difesa israeliane (IDF), presentandosi pubblicamente come un promotore di pace che sollecita la moderazione.
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Alla fine di maggio, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta dagli Stati Uniti, ha iniziato a gestire corridoi umanitari dopo un blocco israeliano durato tre mesi. Tuttavia, da allora, oltre 400 palestinesi sarebbero stati uccisi nei pressi dei punti di distribuzione degli aiuti, secondo i dati delle Nazioni Unite e delle autorità sanitarie locali.
L’esercito israeliano ha recentemente intensificato la sua offensiva in seguito alle notizie secondo cui circa 20 ostaggi sarebbero ancora vivi nelle mani di Hamas.
Israele ha rivendicato una serie di omicidi di alto profilo nelle ultime settimane, tra cui quelli del comandante militare di Hamas Hakham Muhammad Issa Al-Issa e del leader politico Muhammad Sinwar.
Hamas ha negato di aver posizionato le sue infrastrutture militari in aree civili e ha condannato le uccisioni di civili durante gli attacchi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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