Bioetica
Studio del Quebecco rivela che oltre il 10% dei bambini abortiti nel secondo trimestre nascono vivi
Uno studio della provincia canadese del Quebecco ha rivelato che più di uno su dieci bambini abortiti nel secondo trimestre nasce vivo, ma solo il 10% sopravvive più di tre ore. Lo riporta LifeSite.
A giugno, l’American Journal of Obstetrics and Gynecology ha pubblicato il paper «Second-Trimester Abortion and Risk of Live Birth», uno studio quebecchese che ha rilevato che l’11,2% degli aborti nel secondo trimestre ha portato a nati vivi.
«È più comune che i neonati nascano vivi dopo un aborto di quanto la maggior parte delle persone creda», ha scritto la sostenitrice pro-life Melissa Ohden nella sua newsletter settimanale. «Purtroppo, la maggior parte delle persone non sa nemmeno che i bambini sopravvivono agli aborti, o sono portate a credere che siamo solo in pochi».
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«I termini “sopravvissuta all’aborto” e “neonato nato vivo” sono spesso termini divisivi, equiparati a storie inventate per limitare i”diritti riproduttivi”», ha continuato. «Tuttavia, queste circostanze sono semplicemente una realtà relativamente compresa, poco segnalata e poco studiata».
In effetti, lo studio del Quebecco ha rivelato che un numero impressionante di bambini nasce vivo dopo essere stato abortito. Lo studio ha analizzato 13.777 aborti eseguiti su bambini nel secondo trimestre, tra le 15 e le 29 settimane di gestazione, negli ospedali del Quebec dal 1° aprile 1989 al 31 marzo 2021.
«L’aborto nel secondo trimestre comporta il rischio di una nascita viva, soprattutto tra la 20a e la 24a settimana di gestazione, anche se l’iniezione fetale può proteggere da questo esito», conclude lo studio.
La ricerca ha scoperto che i bambini abortiti tramite aborti indotti al travaglio avevano il 15,4% di possibilità di nascere vivi, mentre quelli abortiti tramite aborti con dilatazione ed evacuazione (D&E) avevano lo 0,2%. Inoltre, i bambini nati tra la 20a e la 24a settimana avevano il 21,7% di probabilità di nascere vivi, rispetto al 3,4% tra la 15a e la 19a settimana e all’8,5% tra la 25a e la 29a settimana.
La probabilità che un bambino sopravviva a un aborto dipende anche dall’età della madre. Secondo lo studio, i bambini con madri di età inferiore ai 25 anni avevano una probabilità del 5,5%, mentre i bambini con madri di età compresa tra 25 e 30 anni avevano una probabilità del 14,1%. Infine, i bambini con madri di 35 anni o più avevano una probabilità del 12,6%.
Forse la cosa più sorprendente è che il numero di bambini nati vivi è aumentato drasticamente dal 1989, quando c’era solo il 4,1% di possibilità di nascita viva. Il numero è salito al 10,2% nel 2001-2010 prima di balzare al 20,8% tra il 2011 e il 2021.
Purtroppo, lo studio ha anche rivelato che la maggior parte dei bambini nati vivi non sopravvive: solo il 10% vive più di tre ore. Infatti, solo il 24,5% dei bambini nati vivi è stato ricoverato nell’Unità di terapia intensiva neonatale (UTIN), mentre solo il 5,5% ha ricevuto cure palliative.
Il numero significativo di bambini nati vivi dopo un aborto richiama alla mente gli attivisti pro-aborto che spingono per la legalizzazione dell’infanticidio.
Poiché in Canada non esiste una legge che stabilisca l’età minima per l’aborto, molti hanno confuso il confine tra aborto e infanticidio, sostenendo che quest’ultimo è semplicemente un aborto tardivo.
Proprio il mese scorso, la deputata liberale canadese Hedy Fry ha bizzarramente lasciato intendere che i «neonati» corrono maggiori rischi per la salute poiché i governi di «estrema destra» limitano l’aborto, una pratica il cui unico scopo è uccidere i neonati in questione.
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Nel 2013 il governo conservatore dell’ex primo ministro Stephen Harper si rifiutò di indagare sui dati di Statistics Canada che segnalavano che 491 bambini erano stati lasciati morire dopo essere nati vivi in seguito ad aborti, scrive LifeSiteNews. «L’aborto è legale in Canada», affermò all’epoca lo Harper.
Allo stesso modo, nel 2011, un giudice dell’Alberta aveva suggerito che l’infanticidio è semplicemente un aborto eseguito in fase estremamente avanzata, pronunciandosi in un caso in cui una giovane madre aveva strangolato il suo neonato e ne aveva gettato il cadavere oltre la recinzione nel cortile di uno dei suoi vicini.
«Mentre molti canadesi considerano senza dubbio l’aborto una soluzione tutt’altro che ideale al sesso non protetto e alla gravidanza indesiderata, generalmente comprendono, accettano e simpatizzano con le onerose richieste che la gravidanza e il parto esigono dalle madri, in particolare dalle madri senza sostegno», ha affermato il giudice.
In effetti, l’infanticidio è spesso il passo successivo per gli attivisti pro-aborto che negano la dignità della vita umana: molti abortisti sono stati smascherati per aver ucciso bambini nati vivi durante le procedure di aborto.
In realtà, perfino la bioetica «laica» – cioè abortista e genocida – ha coniato per l’infanticidio un’espressione specifica, che è appunto «aborto post-natale».
L’idea di poter uccidere un bambino anche dopo la nascita è penetrata profondamente nella società americana, soprattutto fra i membri dei Partito Democratico, come dimostrano incredibili dichiarazioni rilasciate in questi anni in casi come quello del governatore della Virginia Ralph Northam.
Nel 2019 il Northam aveva dichiarato che gli aborti nel terzo trimestre «vengono eseguiti nei casi in cui possono essere presenti gravi deformità. Potrebbe esserci un feto non vitale. Quindi, in questo esempio particolare, se una madre è in travaglio, posso dirvi esattamente cosa accadrebbe», ha detto in una trasmissione radiofonica della stazione radio di Washington WTOP il Northam, un neurochirurgo pediatrico. «Il bambino verrebbe partorito. Il bambino verrebbe tenuto a suo agio. Il bambino verrebbe rianimato se questo fosse ciò che la madre e la famiglia desideravano. E poi inizierebbe una discussione tra i medici e la madre».
Tale discussione, pare chiaro, decide se il bambino vive o se deve essere ammazzato per volontà di genitori e medici.
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Siamo consapevolmente a forme di crudeltà antiumana che superano quelle naziste, dove gli aborti venivano avocati dallo Stato-Moloch di Hitler. Nel punto in cui siamo arrivati, è la popolazione stessa assieme alla classe medica (in spregio assoluto di Ippocrate) ad operare per l’assassinio di quella che ritengono «lebensunwertes Leben», espressione della Germania nazionalsocialista «vita non degna di essere vissuta», perfettamente adatta a descrivere la situazione.
L’aborto post-natale tuttavia non è solo una teorizzazione di filosofi e bioetici utilitaristi e un’idea trasmsessa alla classe politica progressista.
Come riportato da Renovatio 21, è un vero fenomeno politico che ha portato a leggi come quella voluta dall’allora governatore dello Stato di Nuova York Andrew Cuomo, che aveva reso possibili l’aborto oltre la 24esima settimana (la settimana a cui corrisponde la viabilità del feto, ovvero la possibilità di vita autonoma fuori dal grembo materno), anche se tuttavia solo in caso di pericolo di vita della madre.
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Bioetica
Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando. Nel 1990 fa il Re… https://t.co/6mGMkIamVd
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 24, 2025
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Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
Amelia Bonow, fondatrice del movimento social Shout Your Abortion («grida il tuo aborto») e tra le attiviste pro-aborto più note negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro per bambini intitolato Abortion is Everything («L’aborto è tutto»), destinato a lettori dai 5 agli 8 anni. Lo riporta LifeSite.
Annunciato sui canali ufficiali di Shout Your Abortion, il volume – scritto insieme a Rachel Kessler e illustrato da Emily Nokes – presenta l’aborto in termini esclusivamente positivi e accessibili, definendolo un «superpotere unicamente umano»: la capacità di «immaginare il futuro e fare scelte che ci portino alla vita che desideriamo».
Nei post promozionali su Instagram e altri social si legge: «Genitori, educatori e operatori sanitari cercavano da tempo uno strumento per parlare ai bambini dell’aborto, soprattutto con tutto il rumore politico che lo circonda». Il libro, spiegano, «parla direttamente ai bambini di cos’è l’aborto, di come ci si sente e del perché lo si sceglie», omettendo completamente che l’aborto termina la vita di un essere umano.
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Un post descrive l’aborto come «uno strumento che permette agli esseri umani di plasmare il proprio destino e che ha plasmato il mondo intero che ci circonda». Il messaggio si chiude affermando che il libro serve a «riscrivere fin dalle basi i nostri copioni culturali sull’aborto».
I commenti sotto i post sono entusiastici: «Lo adoro. Parlo di aborto ai miei figli da quando erano piccoli ed è bellissimo sentire una bimba dire: “Non devi restare incinta se non vuoi”». Un’altra utente: «Lo compro oggi per la mia futura prole!!».
Molti degli stessi che celebrano questo libro per l’infanzia accusano invece Meet Baby Olivia – un video educativo che mostra semplicemente lo sviluppo prenatale umano, senza menzionare l’aborto – di essere «propaganda» e «lavaggio del cervello» ai bambini piccoli, solo perché si basa su fatti scientifici.
La Bonow non è nuova a iniziative di questo tipo. Nel 2019 era apparsa nella serie YouTube «Kids Meet» con l’episodio «I bambini incontrano una persona che ha abortito», dove aveva già annunciato l’imminente uscita di un libro per bambini sull’argomento. Il video originale è stato rimosso dalla piattaforma ufficiale, ma è ancora disponibile altrove.
Il libro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di materiale pro-aborto rivolto a bambini e adolescenti, spesso finanziato anche con fondi pubblici.
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Nel video della serie «Kids Meet», Amelia Bonow racconta ai bambini (soprattutto preadolescenti e adolescenti) di essere rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con il fidanzato, ma ha negato di essere stata irresponsabile e ha precisato che il compagno aveva appoggiato la decisione di abortire.
La maggior parte dei piccoli intervistati rimane impassibile alle sue parole; solo un ragazzo manifesta disagio ed è stato subito rimproverato dalla Bonow, che descrive l’intervento figlicida con termini volutamente disumanizzanti e imprecisi: «l’abortista ha semplicemente succhiato via la gravidanza», evitando di parlare di bambino o anche solo di feto. I bambini presto adottano lo stesso linguaggio riduttivo.
Un ragazzo più grande paragona il feto a un «cetriolo di mare», ridendo: «Non pensa, sta solo vivendo. È come il tuo braccio: non ha pensieri complessi. E nemmeno un bambino nel grembo». Bonow scoppia a ridere e ha replicato: «Mi piace la tua opinione».
Quando una bambina dice che «a volte l’aborto può essere sbagliato», la Bonow la interrompe bruscamente: «non lo so, non sono d’accordo. Vogliamo davvero che la gente faccia tutti quei bambini?». La donna poi scredita l’adozione, insinuando che far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia sia peggio che eliminarlo con un aborto.
La Bonowa ha anche attaccato i pro-life: «non li chiamo pro-life, li chiamo anti-scelta. Quelli che si dicono pro-life non si curano delle persone che hanno figli che non possono mantenere e finiscono in povertà assoluta. Vogliono negare l’accesso all’assistenza sanitaria. Io dico: voi non siete pro-life. Io sì che sono pro-life».
Resta da capire contro quale «scelta» siano gli anti-scelta e a favore della vita di chi si dichiari «pro-life» mentre difende l’uccisione intenzionale di un essere umano – che, tra le altre cose, viene privato per sempre anche dell’«accesso all’assistenza sanitaria».
Un’altra attivista pro-aborto, Mary Walling Blackburn, aveva già pubblicato un libro per l’infanzia in cui i bambini abortiti venivano presentati come «fantasmi felici».
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Bioetica
«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno
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